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MSC Poesia: il nostro lento viaggiare tra ghiacci e vulcani

Stato
Discussione chiusa ad ulteriori risposte.

gimale

Well-known member
Arriviamo a Stornoway verso l’una giusto per gustare un fish and chips in uno dei tanti locali sparsi per la città e quasi tutti gestiti da cinesi e poi ci avventuriamo per le stradine di questa cittadina. E’ la principale citta dell’isola in cui vivono circa 6000 abitanti. La lingua ancora abitualmente parlata è il gaelico: la nostra guida ci ha detto che l’inglese lui l’ho ha imparato a scuola. La popolazione vive principalmente di turismo, pesca e produzione di tessuti, in particolare tweed e tartan. Attorno alla città si vedono ancora molte pecore utilizzate per la lana ma la sua produzione ormai non è più redditizia come un tempo.

Ci dirigiamo verso la chiesa il cui campanile avevamo scorto da lontano ma era chiusa e non è stato possibile visitarla



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Poi abbiamo girovagato per le vie trafficate di questa cittadina scoprendo bei palazzi e case colorate

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Il porticciolo

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gimale

Well-known member
In prossimità del porto si trovano statue che abbelliscono le vie

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Il Castello di Lews sorge di fronte alla città circondato da un vasto parco dove è possibile passeggiare. Il castello fu costruito tra il 1844 e il 1851 come residenza di campagna per Sir James Matheson che aveva acquistato l'intera isola alcuni anni prima con i proventi dal commercio cinese di oppio. Nel 1918 la tenuta incluso il castello, fu acquistata dall'industriale Lord Leverhulme dalla famiglia Matheson, il quale nel 1923 donò il castello alla parrocchia di Stornoway. Durante la seconda guerra mondiale divenne sede degli alloggi dei militari. Dopo la fine della guerra negli anni 50, il castello fu utilizzato come alloggio per gli studenti del Lews Castle College. Dopo la chiusura degli alloggi, l'edificio cadde in disuso per diversi decenni. E’ stato restaurato a partire dal 2011 e tra il 2016 e il 2017 sono stati aperti al suo interno un albergo di lusso, una caffetteria e una sala da ballo.



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Ma è ora di tornare a bordo. Prendiamo un caffè prima di salire sul tender che ci riporterà in nave.

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Il punto di ristoro approntato dal personale della nave in ogni porto che ha avuto lo sbarco in tender è stata una chicca che ho molto apprezzato
Poesia parte puntuale; ci aspetta un giorno di navigazione in cui copriremo le 653 miglia nautiche che ci separano da Reykjavik. Stanotte portiamo ancora indietro di un’ora gli orologi. Lasciamo le Ebridi occidentali che ci salutano con l’arcobaleno.

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La navigazione verso Reykjavik è stata decisamente turbolenta in una giornata di pioggia e mare molto mosso. Non c’era molta gente in giro per la nave. Anche io ho trascorso buona parte della giornata in cabina anche perché era piuttosto difficile muoversi in sicurezza. Sono uscita solo per andare a pranzo e a cena .

Intanto hanno iniziato a comparire tavolini fuori da alcune cabine su cui venivano lasciati i pasti ai passeggeri confinati per covid.

Continua....
 

gimale

Well-known member
Durante la notte il mare si è fatto più calmo e siamo arrivati a Reykjavik con una meravigliosa giornata di sole e temperature decisamente gradevoli.
Intravediamo la città mentre ci avviciniamo e sullo sfondo sagome di vulcani per fortuna inattivi.

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Avvicinandoci al porto transitiamo vicino a isolotti che sembrano quasi cuscini verdi sul mare.

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In attesa della discesa a terra salgo sui ponti più alti per scattare qualche foto dall’alto

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Entriamo in porto e ci prepariamo per la discesa. Arriva il momento di recarci al punto di incontro per le escursioni: non essendo mai stati in Islanda abbiamo optato per il cerchio d’oro. Noi troveremo appena fuori dal porto il bus dedicato alla nostra escursione ma chi non ne ha acquistate può usufruire della navetta gratuita messa a disposizione delle autorità locali che fa la spola tra il porto e il centro città.

L’escursione si svolge in italiano. La nostra guida è un ragazzo che ha studiato un anno in Italia e oltre a studiare ingegneria e ad aiutare nell’azienda di famiglia, quando gli capita, fa la guida a gruppi di italiani per migliorare la sua conoscenza della lingua.

Ci da qualche informazione sull’Islanda e la sua capitale: in tutta l’isola vivono circa 360.000 abitanti e oltre un milione di pecore. Nella capitale vive circa la metà della popolazione totale.

Le temperature raramente raggiungono i 18°C come oggi e la guida ci dice che per questo oggi gli Islandesi stanno facendo festa!

Mediamente ci sono 300 scosse di terremoto al giorno anche se negli ultimi giorni se ne registrano circa 1000: per questo motivo si aspetta una nuova eruzione del vulcano che si trova a sud della penisola su cui sorge Reykjavik. Ed infatti 3 giorni dopo, leggiamo che il vulcano Fagradalsfjall ha iniziato ad eruttare come già aveva fatto ei 2 anni precedenti. Ci ha anche spiegato che non si tratta di un vulcano pericoloso: è un vulcano lineare, cioè la lava fuoriesce da una spaccatura nel terreno che si apre per allontanamento delle placche tettoniche. Qui li chiamano anche vulcani “turistici” proprio perché non essendo particolarmente pericolosi sono una attrazione per i turisti.

L’Islanda si trova per metà sulla placca americana e per metà su quella euro-asiatica che si stanno allontanando una dall’altra creando spaccature e un continuo accrescimento dell’isola che è di circa 2 cm all’anno.

Lasciamo la città e ci dirigiamo verso il parco di Thingvellir dove avremo modo di vedere proprio la grande spaccatura tra le due placche.
 

gimale

Well-known member
Attraversiamo anche qui ampie distese verdi in cui si aprono laghi di un blu profondo. Arriviamo nel parco ai margini del grande lago Thingvallavatn, il bus ci lascia in un ampio parcheggio da dove inizia il sentiero. Il percorso inizia da una piattaforma rialzata da cui si può vedere tutto il territorio circostante e l’occhio spazia dal lago, alle spaccature nel terreno, all’ampia verde pianura di Thingvellir.

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In questa pianura da il 930 fino al 1798 si riuniva il consiglio degli uomini islandesi che provenivano da tutti i territori circostanti per discutere dei problemi ed emanare le leggi che avrebbero regolato la società in tutta l’isola.

Iniziamo a scendere lungo il sentiero che si snoda all’interno della spaccatura tra le due placche; l’idea di camminare in mezzo alle due placche mi fa un po’ impressione soprattutto per le alte rocce che le delimitano e che in alcuni punti sembrano star su in un equilibrio precario. Tra l’altro al mattino, appena arrivati avevo ricevuto un messaggio di allerta dalle autorità islandesi che consigliavano di stare lontani dai bordi di strapiombi o da pareti rocciose; per fortuna è andato tutto liscio.

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gimale

Well-known member
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All’interno di questo canyon è tutto un fiore

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Circa a metà del percorso deviando sulla destra si raggiunge un altro punto panoramico......
 

gimale

Well-known member
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E poco più avanti c’è una piccola cascata e una pozza chiamata Drekkingarhylur dove venivano annegate le donne colpevoli di adulterio, infanticidio e altri crimini. Agli uomini invece spettava la decapitazione.

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Scendiamo nella vallata dove arriva il fiume e in cui si trovano due piccole costruzioni: una chiesetta e un’altra costruzione costituita da tre casette in schiera. La chiesa è stata ricostruita nel 1859 ma la sua prima costruzione risale all’XI secolo; le case sono del 1930 e sono sede degli uffici dei guardia parco e residenza estiva del primo ministro.

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Riprendiamo il nostro viaggio in bus per raggiungere la regione geotermale di Geysir.
 

gimale

Well-known member
Lungo il tragitto panorami da fiaba, colline ricoperte di licheni e cavalli al pascolo.

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I cavalli islandesi sono cavalli piuttosto piccoli ma molto robusti e resistenti alle gelide temperature invernali. Sono particolari perché oltre ad avere le andature di passo, trotto e galoppo hanno naturalmente anche l’ambio e un altro passo a quattro battute detto skeid.

Durante l’estate l’erba viene tagliata e conservata insilata in rotoballe per essere disponibile per il bestiame anche durante l’inverno

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Solitamente le greggi vengono tenute allo stato brado durante la stagione più calda e vengono poi radunate per l’inverno e portate nelle fattorie.

Ma torniamo a noi: il parco di Geysir è un’ampia zona dove possono essere visti diversi fenomeni geotermici ma in particolare i geyser. Il nome geyser deriva proprio da Geysir che in islandese significa “che erutta”. Geysir era il più antico geyser ma ormai da qualche anno non erutta più.

Dal parcheggio attraversiamo la strada ed entriamo nel parco: già percorrendo la prima parte del sentiero si vedono piccole pozze di acqua bollente e vapore tutt’attorno.

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Passeggiando per il parco ci si imbatte in laghetti di acqua bollente più grandi in cui si intravedono fosse profonde e che hanno colori incredibili

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E' ora di andare al vedere il geyser....
 

gimale

Well-known member
Ci avviciniamo al geyser che ancora è attivo per aspettare l’eruzione che ci dicono avviene ogni 5-7 minuti; in realtà le eruzioni si susseguono con molta più frequenza (più o meno ogni 3 minuti) per cui abbiamo modo di fotografarlo e filmarlo più volte.

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Uno SPETTACOLO!!! (concedetemi una trasgressione alla Netiquette sull'uso del maiuscolo ma qui ci vuole)

E' ora di tornare verso l'autobus che ci sta aspettando vicino al Geyser center dove si trova un grande negozio e altri servizi

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Si parte per le cascate di Gullfoss.....
 

gimale

Well-known member
Le cascate Gullfoss si trovano a poca distanza da Geysir. Il nome significa “cascata d’oro” e ci sono diverse teorie o leggende che spiegano questo nome. La prima afferma che l'origine del nome sia dovuto alla luce dorata che riflettono le sue acque al tramonto. Un'altra ipotesi, invece, afferma che il nome "cascata dorata" sia dovuto all'arcobaleno che si forma quando la luce solare attraversa le particelle d'acqua sospese in aria. La terza spiegazione possibile, di carattere più leggendario, afferma che molti anni fa, nei pressi della cascata, viveva un contadino chiamato Gýgur, un uomo che, con il passare degli anni, aveva racimolato un'enorme quantità d'oro. Gýgur, invece di godere della propria ricchezza in vita, si preoccupava costantemente della sorte del proprio oro dopo la sua morte... Poiché non sopportava l'idea che qualcuno potesse sottrarglielo una volta deceduto, decise di nasconderlo in uno scrigno e gettarlo nelle profondità della cascata.

Gullfoss e costituita da due cascate, formate dal fiume Hvítá che ha la sua origine dal lago glaciale Hvítárvatn, alimentato dalle acque di fusione del ghiacciaio Langjökull: la prima compie un salto di 11 metri e la seconda di 21. Non impressiona tanto per l’altezza ma per la sua ampiezza e portata d’acqua. Davanti a lei non si può rimanere affascinati.

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Dalle dimensioni delle persone potete rendervi conto della maestosità di questa cascata

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Terminata la visita alle cascate è tempo di andare a pranzo nel vicino ristorante dove ci verrà servita una zuppa a base di pomodoro e un trancio di salmone con verdure superlativo: mai mangiato così buono!

E’ ora di tornare verso Reykjavik attraversando terre solcate da torrenti impetuosi o placidi fiumi, verdi pianure su cui si trovano le case di vacanza degli abitanti della capitale, zone fumanti per la presenza di falde acquifere bollenti, prati ricoperti di lupini fioriti.

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I lupini in Islanda si trovano praticamente ovunque, si vedono intere distese colorate di viola; in realtà questa pianta non è autoctona dell'isola, è stata introdotta nel XIX secolo con lo scopo di limitare l'erosione del terreno ma è diventata una pianta infestante che, si calcola, copre oltre 300 km quadrati del territorio islandese. Essendo una pianta molto più alta delle piante autoctone islandesi impedisce che queste possano godere della luce e ne causa la morte.
 

gimale

Well-known member
Quando arriviamo a Reykjavik ci sarebbe ancora un’ora di tempo per girare per la città ma siamo un po’ stanchi e preferiamo rientrare in nave accontentandoci di fotografare dall’autobus.
La città è circondata da aree verdi attraversate da sentieri e piste ciclabili dove in questa bella giornata di sole abbiamo visto molta gente.

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Anche sul lungo mare è presente una lunga pista ciclabile e un grande marciapiede su cui è piacevole passeggiare.

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Qui si trova Solfar, la scultura che rappresenta una nave vichinga stilizzata.

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Arriviamo in prossimità dell'Harpa Concert Hall e al laghetto artificiale che la guida ci ha presentato come una delle principali attrazioni della città e punto di incontro dei giovani.

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Tornando verso il porto, scorgiamo il campanile della cattedrale

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La vista sulla baia

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Informazione utile: anche in Islanda esiste il rimborso delle tasse sugli acquisti effettuati per importi minimi di 6000 corone islandesi (circa 42 euro); lo scontrino originale deve essere allegato al modulo di richiesta che va presentato nell’ultimo porto islandese visitato (nel nostro caso sarà Akureyri). Secondo quanto scritto nell’informativa ricevuta in cabina l’ufficiale a cui presentare il modulo è stato a bordo ad Akureyri fino ad un’ora prima della partenza. Non vi so dire se effettivamente è stato così perchè non ho usufruito di questa opportunità.

Alle 20.00 si parte; faremo una giornata di navigazione prima di raggiungere Prins Christian Sund. Si portano gli orologi ancora indietro di un’ora.

Non sono sicura che sia successo qui, partendo da Reykjavik, ma c’è stato un giorno che appena partita improvvisamente la nave ha iniziato ad inclinarsi su un lato, lentamente ma in maniera decisa. Sono passati alcuni secondi che sono sembrati interminabili prima che si “raddrizzasse”. Non sappiamo cosa sia accaduto; chi era a poppa ha detto che subito prima che la nave iniziasse ad inclinarsi ha sentito un colpo ed ha visto l’acqua in scia diventare marrone. In cabina si è rovesciato tutto quello che avevamo sulle mensole del bagno. Qualcuno ha ipotizzato che la nave sia finita su un fondale troppo basso uscendo dal porto ma non so se ciò sia possibile. Abbiamo provato a chiedere a qualcuno dell'equipaggio ma non abbiamo avuto risposta.

Continua....
 

gimale

Well-known member
La navigazione procede tranquilla su un mare che sembra olio per tutta la giornata e ci dedichiamo a varie attività di intrattenimento, come quasi ogni giorno facciamo anche un po’ di pilates per mettere a tacere la coscienza che con l’aumentare del giro vita inizia a farsi sentire. Inizia anche la sfida di Masterchef at Sea che seguiremo perché tra i partecipanti anche una iscritta a questo forum che abbiamo conosciuto. Abbiamo anche seguito la conferenza sulla Groenlandia purtroppo tenuta solo in Inglese e da una relatrice tedesca. Perciò è stato piuttosto difficile seguirla: il suo inglese era marcatamente “tedesco”.

Riportiamo, ancora e per l’ultima volta, indietro di un’ora l’orologio e durante la notte e la mattina seguente percorriamo le ultime delle 641 miglia che separano Reykjavik dall’ingresso del passaggio Prins Christian Sund e saremo in Groenlandia.

La Groenlandia è un’isola ed appartiene al regno di Danimarca, ha però un parlamento autonomo con sede nella capitale Nuuk composto da 31 rappresentanti eletti; I groenlandesi eleggono anche due loro rappresentanti nel parlamento danese. La lingua comunemente parlata è il groenlandese ma a scuola viene insegnato il danese e l’inglese.

Per gran parte coperta di ghiacci ha la più bassa densità di popolazione per km quadrato (0,03) ma quasi tutta concentrata nelle principali città. In tutto il paese ci sono solo 64 km di strade e la popolazione si sposta prevalentemente in barca e con piccoli aerei. Il nome deriva da un termine vichingo che significa “terra verde”; si racconta che il nome le sia stato dato da Erik il Rosso che qui si era rifugiato, con la famiglia e un gruppo di schiavi, dopo aver commesso un omicidio in Islanda attorno al 982 ma la presenza vichinga è stata accertata già nel secolo precedente. Nei 400 anni successivi ci fu un lungo periodo di innalzamento delle temperature, il così detto “periodo caldo medievale” che favorì la colonizzazione dall’Islanda. L’economia di quel periodo era basata sulla pesca, caccia e allevamento di ovini. Attorno al 1450 le temperature iniziarono nuovamente ad abbassarsi (il periodo è noto come “piccola glaciazione”), non c’era più la possibilità di allevare animali e poco per volta i suoi abitanti si spostarono nuovamente verso l’Islanda e arrivarono gli Inuit dall’Alaska, molto più abituati alle temperature glaciali e meno dipendenti dall’allevamento del bestiame. L’ultima testimonianza della presenza vichinga in Groenlandia risale al 1405 e riguarda una festa di matrimonio celebrata nella chiesa di Hvalsey.

La mattina della navigazione turistica del Prince Christian Sund ci prepariamo con calma, usciamo per la colazione al buffet e chiediamo al nostro cabinista, sempre molto gentile, se può rifare subito la cabina così che alle 11.00, orario previsto per l’ingresso nel passaggio, possiamo sistemarci in balcone e goderci lo spettacolo. (a proposito la cabina veniva regolarmente sistemata due volte al giorno).

Ci piazziamo in cabina provvisti di giacca e cappello, se ce ne fosse bisogno durante le numerose uscite in balcone per le fotografie o per ammirare la bellezza della natura in questo luogo. La cabina sul lato destro ci ha permesso di ammirare i ghiacciai, le cascate e anche il paesino di Aappilatoq stando comodamente seduti sul nostro balcone. All’ora di pranzo mio marito ha fatto una scappata al buffet a prendere due hot dog ed abbiamo continuato ad ammirare quanto avevamo intorno fino all’uscita dal canale avvenuta attorno alle 17.00.

Il canale separa la terraferma groenlandese dall’arcipelago delle isole di Cape Farvel ed è lungo circa 100 km. Ha preso il nome da quello che diventerà re Cristiano VIII di Danimarca ed è navigabile solo in estate.

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In lontananza iniziamo a vedere le prime montagne innevate e i primi iceberg: non vi dico l’emozione che ho provato! Avevo già visto qualche piccolo iceberg nel lago Argentino quando in Patagonia siamo andati a vedere il Perito Moreno ma non così tanti e così grandi.

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All’ingresso del canale le rocce che affiorano sono tutte arrotondate probabilmente per effetto dei ghiacciai che le hanno ricoperte nei passati millenni.

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E poi inizia la vera navigazione del Prins Christian Sund e comincia lo spettacolo….
 

gimale

Well-known member
La nave procede lentamente all’interno del canale per permettere di apprezzare ogni particolare dei ghiacciai, cascate e iceberg. Viene anche tolta la musica in modo da "sentire" il silenzio e i rumori della natura.

Ci avviciniamo al primo ghiacciaio ed incontriamo altri due iceberg enormi i cui colori sono strabilianti

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ed ecco il ghiacciaio

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la navigazione continua ed incontriamo nuovi iceberg e ghiacciai

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Questo piccolo iceberg sotto il ghiacciaio non sembra una tartaruga?

Incontriamo anche le prime cascate che scendono dalle pareti scoscese delle montagne che si tuffano in mare

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Le montagne che delimitano il canale in alcuni punti sono alte più di 1000 metri.

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gimale

Well-known member
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Arriviamo al ghiacciaio principale dove la nave compirà un giro su se stessa per permettere a tutti di ammirarlo; qui verrà messa in acqua una scialuppa che andrà a raccogliere un pezzo di ghiaccio che sarà poi esposto in piscina.

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gimale

Well-known member
Ci allontaniamo dal ghiacciaio ed inizia quella che ci viene detto sarà la parte più spettacolare del canale

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Continua la navigazione e ci avviciniamo a montagne spettacolari; l'acqua del canale si colora di marrone dove "sfocia" un ghiacciaio che trascina sedimenti con se

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gimale

Well-known member
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Arriviamo a Aappilattoq, un piccolo villaggio dove vivono un centinaio di persone. Visto dalla nave e sormontato da una montagna maestosa sembra finto.
Dietro uno sperone di roccia scorgiamo le prime case colorate

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In questo minuscolo villaggio c'è la scuola, una piccola chiesa, uno stabilimento per la lavorazione del pesce (la costruzione lunga blu dell'ultima fotografia) e persino un campo da calcio.
 

gimale

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Ci avviciniamo al termine della navigazione del canale che ci regala ancora scorci meravigliosi

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Usciamo dal canale attorno alle 17.30 e iniziamo la navigazione verso Nuuk che impegnerà tutta la giornata successiva. Ed eccoci di nuovo in mare aperto

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Sullo sfondo ancora iceberg

Il cielo muta colore ogni minuto che passa

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e alla fine cala la nebbia

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La sera a cena tutti parlavano dello spettacolo che è il Prins Christian Sund.

Continua....
 

gimale

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Ci attende una giornata di sole e la navigazione ci regala ancora la vista di iceberg dalla forma straordinaria.

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sarà che ero tornata da poco dall'Egitto, ma qui mi è sembrato di rivedere la Sfinge

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E poco dopo ci è passato a fianco un catamarano di ghiaccio. Di questo c'è anche il video





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Altre foto delle piscine fatte nei giorni precedenti

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Nonostante le temperature rigide spesso c'erano persone che facevano il bagno: mi sono chiesta se l'acqua fosse riscaldata? Non ho avuto il coraggio di provare.

Verso sera il cielo inizia a coprirsi

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Praticamente durante tutti i giorni che abbiamo trascorso alle latitudini più alte alla sera calava la nebbia o il cielo si rannuvolava così che il sole “di mezzanotte” non sono mai riuscita a fotografarlo. Sono state diverse le notti e le mattine in cui la sirena della nave suonava a intervalli regolari.

Lo scalo successivo sarà Nuuk, capitale della Groenlandia. Qui abitano circa 18000 persone e la città è raggiungibile solo via mare o in aereo. Attualmente è in costruzione un nuovo aeroporto in grado di ospitare anche voli internazionali. Sorge nella parte sud-ovest dell’isola, all’imboccatura del fiordo Godthåb o Nuuk Fjord. E’ sede del parlamento e dell’Università della Groenlandia
 

gimale

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Arriviamo a Nuuk alle 6 del mattino avvolti nella nebbia più fitta e pioviggina. Da casa avevo acquistato l’escursione nel fiordo in barca ed è stata l’unica escursione che proprio non acquisterei più, non tanto per l’escursione in se ma per come è stata organizzata. Intanto ci hanno fatto andare in teatro alle 6.30 per poi farci scendere dopo le 7.30, ci hanno fatto partire ugualmente anche se c’era una nebbia così fitta, almeno alla partenza, che abbiamo potuto vedere ben poco. Credo che comunque si siano resi conto dello scontento generale (ho sentito anche altri lamentarsi) e, mentre per tutte le altre escursioni ci hanno mandato il questionario di gradimento, per questa no.
Comunque qualcosa abbiamo visto quando la nebbia si è alzata un po’.

Appena scesi abbiamo attraversato il piccolo porto per andare al punto di imbarco sugli watertaxi che ci avrebbero portato nel fiordo per un giro di circa un’ora e mezza. Noi siamo stati fortunati perché eravamo in una barca da 12 posti al chiuso quindi riparati dalla pioggia e potevamo guardare fuori senza bagnarci; altri invece sono finiti su una imbarcazione più grande ma i posti a sedere erano molto più bassi delle finestre per cui non vedevano niente. Probabilmente la disponibilità di imbarcazioni è quella che è ma forse sarebbe meglio che la compagnia non proponesse escursioni così.

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Saliamo a bordo e una ragazza molto gentile ci fa accomodare, ci da qualche indicazione sulla sicurezza a bordo, ci informa che se vogliamo possiamo servirci del the e del caffè che è a disposizione su un piccolo tavolino e che a bordi c’è anche il bagno. Quindi partiamo. Prima sosta vicino ad un iceberg, neanche troppo grande e dopo quelli che abbiamo visto nei giorni precedenti, direi, quasi insignificante.

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Poi ci fermiamo vicino ad una cascata


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Attorno a noi altri watertaxi con cui alla partenza il nostro pilota ingaggia una gara

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Continuiamo la navigazione verso un isolotto cu cui c’è un nido di aquile di mare e molto da lontano riesco a fotografarla: metteteci un po’ di fantasia e la riconoscerete (la qualità della fotografia è pessima ma tra la distanza, l'ondeggiare della barca e la nebbia non sono riuscita a fare di meglio

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gimale

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Continua la navigazione del fiordo nella speranza di vedere qualche balena, i piloti dei diversi watertaxi si sentono via radio per avvisarsi a vicenda della presenza dei grandi mammiferi marini; ma niente da fare: oggi le balene non ci sono. Ne vedremo nei giorni successivi direttamente da bordo di Poesia durante la navigazione.

I panorami sono comunque suggestivi: sembrano fotografie in bianco e nero ma questi erano i colori di quel giorno

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Inizia la navigazione di ritorno e passando vicino alla costa, tra la nebbia scorgiamo il nuovo carcere di Nuuk

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e la parte della città affacciata sul mare

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gimale

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Passiamo a fianco a Poesia e sbarchiamo un po’ delusi.

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Decidiamo di fare un giro in centro. MSC ha messo a disposizione una navetta che dal porto va fino al centro commerciale di Nuuk. Sul Daily Program ricevuto la sera prima c’era scritto che il tragitto in bus sarebbe stato di 15 minuti perciò abbiamo immaginato che il centro fosse troppo distante per raggiungerlo a piedi; invece a piedi ci volevano 15 minuti e con il bus meno di 3. Ingannati dall’informazione riportata sul Daily prendiamo la navetta a pagamento: 11 euro pp se non si ha escursione, gratuita per chi ha escursioni che passano dal centro città e sconto del 10% per chi ha l’escursione come noi che non passa dal centro.

Neanche il tempo di partire che siamo già arrivati al centro commerciale; entriamo per vedere se c’è un wifi libero ma c’è solo a pagamento, usufruiamo dei servizi ed usciamo per girare in città. Per fortuna siamo attrezzati con sopra-pantaloni e giacche impermeabili perché continua a piovigginare e con il vento non sarebbe stato agevole tenere gli ombrelli aperti.

Ci dirigiamo verso la parte vecchia dove sono le caratteristiche casette colorate: ci hanno spiegato che una volta ogni colore aveva un significato ben preciso: ad esempio il blu indicava gli esercizi commerciali, il rosso le chiese e le case degli uomini di culto e il nero le autorità di polizia. Oggi non è più così anche se effettivamente molte costruzioni blu ospitano negozi.

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Stato
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