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MSC Poesia: il nostro lento viaggiare tra ghiacci e vulcani

Stato
Discussione chiusa ad ulteriori risposte.

gimale

Well-known member
Il giorno successivo riceviamo in cabina gli auguri di buon compleanno per mio marito. Non abbiamo chiesto la torta e preferiamo semplicemente condividere un aperitivo brindando con un buon spumante con una coppia conosciuta a bordo con cui siamo entrati in sintonia. Anche la sera a cena brindiamo con i nostri compagni di tavolo.

Durante i due giorni di navigazione il mare è una tavola e in due occasioni rivedo le balene.
La nostra prossima tappa sarà Ísafjörður, in Islanda.

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Arriviamo a Ísafjörður al mattino e ci fermiamo di nuovo fuori dal porto; ci passa accanto la Viking Saturn che invece attraccherà al molo.

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Scendiamo per raggiungere il nostro autobus pieno di tedeschi. Prendo posto visino ad un finestrino per poter scattare foto durante il viaggio e si parte. La guida inizia a parlare in tedesco, pensiamo prima o poi ci dirà qualcosa anche in Inglese.

Usciamo dalla città e iniziamo ad attraversare la brughiera islandese fino ad entrare in un lungo e stretto tunnel in cui ci dobbiamo fermare un paio di volte per permettere l’incrocio con mezzi provenienti in direzione opposta. Intanto la guida continua imperterrita in tedesco….

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Passiamo vicino a paesi adagiati sulle sponde dei fiordi, attraversiamo ponti

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gimale

Well-known member
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Dopo una sessantina di km arriviamo alla nostra meta: la cascata Dinjandi. Appena scesi dall’autobus diciamo alla guida che l’escursione doveva essere anche in inglese mentre lui ci fa vedere il cartello sul bus con scritto a chiare lettere “Deutsch”.
Siamo in tutto una quindicina di persone tra Italiani, Australiani e Statunitensi che ci ritroviamo un po’ spiazzati perché sui nostri biglietti c’è scritto che l’escursione sarà in Inglese e decidiamo di chiedere spiegazioni all’ufficio escursioni una volta rientrati a bordo.

Il bus ci lascia nel parcheggio ai piedi della cascata dove, poco distante inizia il sentiero che porta fin sotto il salto principale e più spettacolare della cascata. Nel fiordo una piccola nave da crociera da cui continuano a sbarcare in gommone i passeggeri.

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Iniziamo la nostra salita. Prima sosta alla cascata Bæjarfoss, Hundafoss poi Hrísvaðsfoss e Kvíslarfoss, una opposta all’altra, Gongumannafoss, Strompljufrafoss e Dynjandi.

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gimale

Well-known member
Dynjandi, soprannominata velo della sposa e il cui nome in islandese significa tonante, è conosciuta anche con il nome di Fjallfoss (cascata di montagna). L’acqua delle cascate proviene dal lago Stóra-Eyjavatn, che si trova a 350 metri sul livello del mare, da cui scorre il fiume Dynjandisá. La cascata si trova immersa in un panorama mozzafiato, vicino alla baia di Dynjandisvogur e al fiordo di Arnarfjörður, il secondo fiordo più grande dei Fiordi Occidentali.

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Per rendervi conto delle dimensioni di questa cascata basta che guardate il confronto con le persone che si vedono soprattutto nella terza fotografia.

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Torniamo verso il parcheggio e ci spostiamo lungo la strada che costeggia il fiordo dove volteggiano decine di rondini di mare.

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Non è stato facile fotografarle: volano velocissime!

Risaliamo sull’autobus e prima di partire la guida si scusa dicendo che effettivamente l’escursione doveva essere bilingue, tedesco e inglese, ma che la compagnia non lo aveva avvisato. Quindi ripartiamo con le spiegazioni anche in inglese.

Torniamo indietro per un tratto di strada e ci dirigiamo verso Þingeyri, il paese che avevo fotografato all’andata dall’altra parte del fiordo. Qui vivono stabilmente solo 250 persone ma è una meta turistica degli Islandesi che da qui possono partire per escursioni a piedi, in bicicletta o a cavallo che possono essere prenotate presso la locale caffetteria.

Noi veniamo ospitati nella sala di un teatro dove ci vengono servite due zuppe tipiche locali: una di verdure e una di pesce. Nonostante le piccole dimensioni del paese vengono organizzate diverse manifestazioni durante i mesi estivi tra cui una festa vichinga nella prima settimana di luglio che ci siamo persi per pochi giorni.

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gimale

Well-known member
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Per il resto il paesino non offre molto: gironzoliamo un po’, entriamo nel negozio di souvenir che come presagisce l’insegna vende prevalentemente manufatti di lana, e ci dirigiamo verso la piccola chiesa.

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Quindi ripartiamo alla volta del giardino botanico Skrudur a Núpur, posto sulla riva del Dýrafjörður
 

gimale

Well-known member
Il giardino botanico Skrudur fu fondato nel 1909 ad opera del reverendo di campagna Sigtryggur Guðlaugsson e di sua moglie con lo scopo di creare una piccola oasi in un territorio brullo e inospitale all’interno della quale coltivare piante e ortaggi che altrimenti difficilmente sarebbero sopravvissuti in tale clima. Affiancato ad un’attività didattica d’insegnamento della botanica, il giardino divenne in breve tempo un successo tra gli isolani, richiamati in frotte dalla presenza dell’allora unica fontana presente sull’isola.

Abbandonato verso l’inizio degli anni ’80, a seguito della chiusura della scuola di botanica, il giardino è stato rilevato nel 1992 da un’associazione nata ad hoc per la sua salvaguardia: grazie all’attività volontaria di studenti di agraria locali, pian piano vennero ripristinate dapprima le siepi e gli orti, poi gli elementi non naturali, come la sostituzione della segnaletica o del portale ̶ il cui originale è oggi esposto al Museo di Storia Naturale di BolungarvÍk ̶ realizzato con mandibole di balena abbandonate dalla comunità di pescatori locali che un tempo si dedicavano alla lavorazione dei cetacei. Il giardino è una esplosione di colori….

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gimale

Well-known member
Inizia poi il viaggio di ritorno verso la città: costeggiando il fiordo si scorgono le gabbie di allevamento dei salmoni e poco più avanti, su uno scoglio, una foca che si crogiola al sole.

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Si susseguono verdi distese, spiagge sinuose, montagne che un tempo erano vulcani e raggiungiamo la valle che conduce a Ísafjörður.

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gimale

Well-known member
Non ci fermiamo in città che sembra non offrire molto, come alla sera ci hanno confermato i nostri compagni di tavolo che non sono andati in escursione. Risaliamo a bordo e dopo un’ora circa Poesia riparte per percorrere le 163 miglia nautiche che ci separano da Akureyri.

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La sera altri passeggeri che hanno fatto l’escursione all’isola di Vigur e ci raccontano entusiasti della quantità di uccelli e di foche visti durante il tour di questa piccola isola. Ci hanno gentilmente passato queste foto dei puffins. È la seconda isola più grande del fiordo di Ísafjarðardjúp nei fiordi occidentali, in Islanda. Situata appena a sud del Circolo Polare Artico, l'isola è lunga circa 2 chilometri e larga 400 metri. L'isola è nota soprattutto per le sue fiorenti colonie di uccelli marini, in particolare le pulcinelle di mare, la produzione tradizionale di piumini e gli edifici storici. Il Viktoriuhús a due piani, costruito nel 1860, è uno degli edifici in legno più antichi dell'Islanda e fa parte della Collezione di edifici storici delle isole Þjóðminjasafn. Anche la barca più antica d'Islanda, Vigurbreiður, si trova a Vigur. Oggi c'è una sola fattoria situata a Vigur. Sull'isola si trova anche un mulino a vento, costruito intorno al 1840. È l'unico mulino a vento storico sopravvissuto nel paese e forse il mulino a vento più settentrionale del mondo. Ogni anno a Vigur si trovano circa 3500 nidi di Edredone comune. I nidi sono rivestiti con un soffice piumino (Eider Down) che viene raccolto una volta che le uova si sono schiuse e i pulcini sono volati via. L'Eider Down viene essiccato, selezionato e pulito a mano secondo metodi tramandati da generazioni.

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Continua....
 

gimale

Well-known member
Ad Akureyri arriviamo la mattina presto; dall’altra parte del molo la Island Princess. Gli autobus sono già pronti per portarci in escursione. Prima di scendere faccio un giro sui ponti esterni per vedere cosa c’è oltre la visuale che abbiamo dal nostro balcone.

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Una cascata di acqua bollente si tuffa nell'acqua del fiordo.

Akureyri è chiamata "Città del sole di mezzanotte" o anche "Capitale dell'Islanda del Nord", è un importante porto e centro di pesca, con una popolazione di circa 16.000 abitanti. I primi insediamenti vichinghi risalgono al IX secolo ma la prima citazione scritta relativa alla città è del 1562 in un atto di condanna di una donna per adulterio. Fino alla seconda metà del 1700 però non ci fu un insediamento stabile: la città veniva abitata durante i mesi estivi e abbandonata in quelli invernali.

Akureyri è situata 100 km a sud del Circolo polare artico ed è posizionata sulla sponda occidentale al termine dell'Eyjafjörður, il fiordo più lungo dell'Islanda centro-settentrionale.

Al centro della città spicca certamente l'Akureyrarkirkja (chiesa di Akureyri). La grande chiesa, conosciuta anche come la Cattedrale del ghiaccio, è ben visibile sulla collina della città.

I dintorni della città offrono molte opportunità per le attività sportive e ricreative: sui sentieri e sulle piste delle montagne circostanti si possono praticare trekking, mountain bike e sci.

Ma arriva l’ora di scendere ed iniziare la nostra escursione che impegnerà tutta la giornata. Conosciamo la nostra guida una signora di Akureyri che parla molto bene l’italiano in quanto ha vissuto per circa 10 anni a Firenze dove studiava arte orafa. Ci dà qualche informazione sulla città di cui, si sente è veramente, innamorata.
 

gimale

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Si parte…. Costeggiamo la parte finale del fiordo ed usciamo dalla città. Ai lati della strada prati verdissimi e piccoli alberi ce ci spiegano sono gli unici autoctoni dell’Islanda. Si tratta di una particolare varietà di betulla che non cresce oltre le dimensioni di un arbusto. In Islanda c’è un detto: “se ti perdi in una foresta islandese basta che ti alzi in piedi”.

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Sullo sfondo vecchi crateri di vulcani ormai inattivi e cumuli di terra nera.

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La prima sosta sarà alla cascata Goðafoss, la cascata degli dei, a circa 50 km da Akureyri. La leggenda racconta che ci fu un consiglio dei signori dell’Islanda nella piana di Thingvellir e tra gli argomenti discussi ci fu il problema di uniformare le credenze religiose che condizionavano anche le leggi che regolamentavano la vita quotidiana. Si doveva decidere se mantenere gli dei pagani o passare alla religione cristiana. Non si arrivava ad una decisione perciò fu incaricato il il Lögsögumaður, cioè colui che decideva delle leggi, di scegliere quale religione seguire e dopo una notte di riflessione decise di optare per il cristianesimo e gettò le sue statue degli dei pagani nella cascata. Venne però lasciata la libertà di culto e oggi circa un 5% della popolazione islandese è Asatruar, ovvero pagana, e si ritrova nel giorno del solstizio d’estate qui alla cascata Godafoss a mettere in scena il rito inverso: dal basso della cascata vengono lanciati verso l’alto i simboli della religione pagana, quasi a volerli ripristinare al loro posto, dopo il danno subito diversi secoli fa.

In realtà il nome Goðafoss era già usato in precedenza in quanto le popolazioni locali consideravano sacra la cascata nei cui tre rami vedevano rappresentata la sacra triade: Odino, Thor e Freyr.

La cascata, anche se non è la più grande dell’Islanda (alta 12 metri e larga 30), è veramente molto bella ed è possibile vederla dall’alto ma anche dal basso, scendendo per un ripido sentiero (quasi una scalinata sulle rocce) e camminando per un tratto lungo le sponde del fiume: sono necessarie scarpe adatte e molta attenzione per non scivolare o inciampare ma lo spettacolo poi è impagabile.

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gimale

Well-known member
L’acqua che defluisce dal laghetto che si trova sotto la cascata percorre una stratta gola tra le rocce e a poche decine di metri compie un altro salto formando una cascata meno spettacolare ma comunque molto bella chiamata Getafoss.

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Ci trasferiamo ora al lago Mývatn, il cui nome significa lago dei moscerini. Infatti qui di moscerini ce ne sono veramente tanti ma ci siamo attrezzati, già prima della partenza, acquistando per pochi euro on line le retine per proteggerci. Questi moscerini sono totalmente innocui ma molto fastidiosi; ma con le retine in testa, che i nostri compagni di escursioni ci hanno invidiato moltissimo, siamo andati alla grande. I moscerini rappresentano il primo gradino della catena alimentare del lago e sono addirittura protetti.

Il lago Mývatn con i suoi 37 km² di ampiezza è uno dei più grandi d’Islanda e sicuramente il più interessante dal punto di vista paesaggistico. Si è formato circa 2500 anni fa a seguito di una grande eruzione che produsse una imponente quantità di lava che si riverso in una depressione del terreno e sbarrò il corso dei fiumi causando la formazione del lago.

Gli pseudocrateri, presenti nel lago, si formarono per eruzioni di vapore, indotte dalla lava. Praticamente la lava eruttata si è infiltrata nei paludosi acquitrini della zona e l’interazione tra acqua e lava ha generato eruzioni di vapore, che hanno creato queste depressioni.

Attraverso comodi sentieri si può camminare tra gli pseudocrateri e salire sulla sommità di alcuni.

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Tutto intorno una vegetazione rigogliosa e molte specie di uccelli acquatici: qui si possono vedere almeno 20 diverse specie di anatre. In lontananza scorgiamo un folto gruppo di cigni: la guida ci dice che sono i giovani nati quest’anno che ancora vivono in gruppo; raggiunta la maturità sessuale formeranno delle coppie che rimarranno stabili per tutta la vita.

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gimale

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Il nostro viaggio continua e man mano che ci allontaniamo dal lago aumentano le formazioni di lava. Arriviamo a Dimmuborgir, il cui nome significa Fortezza Oscura; è un labirinto di formazioni laviche posto sulla sponda orientale del lago Mývatn. Si sono formate contemporaneamente al lago: la lava fusa ha defluito, lasciandosi dietro una distesa di rocce di forma simile a torri , archi e grotte. Nella mitologia islandese, Dimmuborgir è ritenuto un luogo di connessione tra il mondo degli uomini e quello degli inferi, un luogo abitato da elfi e troll, che mette in correlazione la nostra dimensione con quelle invisibili alle persone.

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All’interno di questa zona, totalmente gratuita (si paga solo per usufruire dei bagni), ci sono numerosi sentieri percorribili, ottimamente segnalati e facili da percorrere. Seguendo la guida facciamo un percorso ad anello di circa 40 minuti. Qua e là si intravedono spaccature nel terreno, piccole faglie, che si approfondano nel terreno anche per centinaia di metri e ammassi di lava in cui, con un po’ di fantasia, si possono vedere figure di animali o grandi troll.

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gimale

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La testa di un maialino

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L'unico scoiattolo dell'Islanda!

Qui vediamo da vicino le betulle islandesi e tra gli alberi troviamo anche un fungo: chi conosce la mia passione nella ricerca dei funghi mi ha detto “ma li trovi proprio dappertutto!”

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Dal parcheggio si vedono ancora gli pseudocrateri.

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Durante il tragitto verso la prossima meta passiamo vicino al cratere Hverfell. E’ il cratere più grande dell’Islanda e uno dei più grandi al mondo: profondo circa 140 metri e con un diametro di 1 km. Questo cratere quasi simmetrico si formò 2700 anni fa durante un’apocalittica eruzione ed è possibile salire sulla sua sommità e percorrerne tutto il bordo.

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Avvicinandoci all’area geotermica di Hverir iniziamo a vedere il vapore che fuoriesce dal terreno circostante e poi, al di là di una collina ci troviamo catapultati sulla “luna”!

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Continua.....
 

gimale

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Il colore dominante è l’ocra e l’odore di zolfo è intensissimo. Prima di scendere dal bus la guida ci raccomanda di non uscire assolutamente dai percorsi segnalati per evitare brutte avventure. La temperatura raggiunta dal vapore e dal fango bollente in superficie è di almeno 100°C.

Iniziamo la nostra passeggiata tra le pozze di fango bollente, le fumarole e i camini di pietre formatisi con la pressione del vapore sottostante. Tutto ciò è dovuto alla presenza di acque sotterranee che vengono in contatto con il magma che in questa zona è vicino alla superficie terrestre. Il terreno è ricoperto di concrezioni bianco giallastre costituite in prevalenza da zolfo che un tempo venivano sfruttate per produrre polvere da sparo.

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Bolle nel fango...

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gimale

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Appena più in là le colline verdi contrastano con il paesaggio “infernale” di Hverir.

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Tornando indietro con il bus la guida ci fa notare la sommità di una collina letteralmente spaccata a metà: anche questo è frutto del distanziamento delle faglie e durante una serie di forti terremoti avvenuti, se non ricordo male, negli anni ’90 in 5 giorni la spaccatura si è ampliata di 20 cm.

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gimale

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Facciamo una breve sosta per un veloce spuntino in un vicino hotel con vista su un mare di lava e ripartiamo ancora costeggiando il lago Myvatn e ripassando dalle cascate Godafoss. Passiamo accanto al fiume Laxà famoso per la pesca al salmone: per pescare qui, ci dice la guida, si pagano cifre astronomiche.

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On line ho trovato questi prezzi riferiti al 2020 e pubblicati nel 2019:

26 – 29 giugno: 2 canne ISK 612,000 per pescatore (approx. Euro 4.200)

29 giugno – 2 luglio: 2 canne, ISK 624,000 per pescatore (approx. Euro 4.300)

11 – 14 luglio: 1 canna, ISK 828,000 per pescatore (approx. Euro 5.745)

26 – 29 luglio 4 canne, ISK 804,000 per pescatore (approx. Euro 5.580)

11 – 14 agosto: 4 canne, ISK 576,000 per pescatore (approx. Euro 4.000)

14 – 17 agosto: 4 canne, ISK 540,000 per pescatore (approx. Euro 3.750)

17 – 20 agosto: 4 canne, ISK 516,000 per pescatore (approx. Euro 3.500)

All'incirca 1000 euro al giorno !
 

gimale

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Poi tra valli verdissime e montagne ancora innevate arriviamo al fiordo Eyjafjörður; scorgiamo Poesia ancora vicina alla Island Princess. Da programma avremmo dovuto arrivare al porto almeno un’ora prima del tutti a bordo ma arriviamo proprio all’ultimo: stanno già ritirando il pontile a prua e appena siamo saliti tutti viene tolto anche quello di poppa e la nave, dopo averci aspettato, si appresta a partire.

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Così non abbiamo potuto visitare anche la città come invece ci eravamo ripromessi: mi sa che dovremo fare un’altra crociera in Islanda ;)
 

gimale

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Abbiamo ora due giorni di navigazione e approfitto per fare ancora qualche fotografia della nave.
Lo Zebra Bar dove si svolgevano tutte le attività diurne dell'animazione, dove venivano fatte le attività di fitness e lezioni di ballo e dove si poteva ascoltare buona musica

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Le zebre sule pareti sono riprodotte in modo che per illusione ottica sembrano in rilievo.

Il Pigalle Lounge: il bar apriva alle 20.00 perciò durante il giorno, se non era usato per eventi privati, era un ottimo posto per leggere. La sera diventava sede di lezioni di ballo private e poi delle attività serali dell'animazione. Qui erano ottimi anche i cocktails

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gimale

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Un altro bar molto gettonato soprattutto dai Tedeschi e Australiani è il Grappolo d'Oro Wine Bar. qui era piuttosto difficile trovare da sedersi a qualsiasi ora del giorno e della sera

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La sera del primo giorno di navigazione riceviamo le istruzioni per il “self assist-opzione bagagli” che permette di sbarcare da sè i propri bagagli. Ci ricordano che la crociera sta per finire… Noi non ne usufruiremo poichè abbiamo il transfert all’aeroporto fornito da MSC.

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E finalmente la seconda sera si vede un tramonto come si deve……

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Il giorno dopo arriviamo a Copenhagen.

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ci siamo già stati 3 volte ed abbiamo visto e visitato quasi tutti i monumenti del centro città; tra le escursioni proposte da MSC c’è la visita di Dragor, un villaggio di pescatori rimasto quasi immutato nel tempo. Ma all’ufficio escursioni mi dicono che l’escursione in italiano e inglese sono state annullate per poche richieste e che è disponibile solo in tedesco; quindi rinunciamo.

La mattina arriviamo alle 10.00 e scendiamo subito decisi ad andare a Dragor in autonomia intanto la nave rimane fino alle 19.30 (il tutti a bordo). Il terminal è in un posto decisamente sperduto e l’ufficio informazioni turistiche è a 600 metri dalla nave. Quando arriviamo l’addetto alle informazioni molto gentile ci spiega che per arrivarci dobbiamo prendere un autobus, la metro e poi un altro autobus. La coda per fare i biglietti del bus e poi per salire sul bus sono lunghissime e non abbiamo voglia di perdere tempo. Così andiamo verso i taxi ma il primo a cui abbiamo chiesto non ha voluto dirci quanto sarebbe costato, il secondo ci ha guardato con aria spaesata non sapendo dove si trovasse il paese, il terzo ci ha chiesto 120 euro per andare. Ci abbiamo rinunciato ed abbiamo preso la navetta MSC per il centro.
 

gimale

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La location del terminal crociere e Costa Firenze ormeggiata vicino a noi

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La navetta ci lascia in prossimità della statua della sirenetta ma ci dirigiamo dalla parte opposta verso il quartiere Fredriksstaden dove si trova Nyboder un complesso di costruzioni giallo brillante (chiamato giallo Nyboder) con tetti e scuretti rossi che fu fatto costruire da Re Cristiano IV per dare alloggio ai militari della Marina Danese e Norvegese agli inizi del XVII secolo. All’interno del complesso che poteva ospitare fino a 6000 residenti c’erano anche un ospedale, scuole, un corpo di guardia e persino una prigione. Ancora oggi parte delle residenze sono utilizzate dal Ministero della Difesa per ospitare il personale di leva e non della Marina, dell’Esercito e dell’Aeronautica.

Altre sono state messe in vendita e vi risiedono comuni cittadini.

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Arriviamo in prossimità della Frederik’s Kirk conosciuta anche come Marble Church che avevamo già visitato ma mio marito non la ricorda così entriamo. La chiesa fu commissionata da Federico V nel 1749 ma la sua costruzione fu prima rallentata da problemi di finanziamento e dalla morte del progettista e poi abbandonata. I lavori di costruzione ripresero nel 1877 e la chiesa fu finalmente completata nel 1894.

La cupola interna della chiesa poggia su 12 colonne e ha una luce di 31 m. La cupola è divisa in 12 parti uguali e decorata con angeli ei 12 apostoli posti in ogni sezione.

La pala d'altare del 1893-94 è realizzata in pino e decorata con stucchi a forma di arco trionfale in stile barocco romano attorno alla Croce sull'altare.

Intorno alla chiesa ci sono 14 statue in bronzo di importanti Padri della Chiesa danesi Sulla balaustra intorno alla cupola ci sono sculture in zinco di 18 personaggi storici della Bibbia - tra cui profeti e apostoli, nonché il fondatore della Riforma Martin Lutero

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Ci dirigiamo verso la Torre Rotonda, Rundetårn, che fu costruita originariamente come osservatorio astronomico. Nel 1635 Re Cristiano IV diede mandato di costruire un osservatorio astronomico in una zona della città piena di vicoli e di case. Queste furono abbattute, l’area bonificata ed iniziò la costruzione del Complesso Trinitatis di cui la Torre Rotonda faceva parte. La costruzione fu completata nel 1642 e la torre funzionò come osservatorio astronomico fino agli inizi del XIX secolo. La torre è caratterizzata da una rampa elicoidale che compie sette giri e mezzo fino ad arrivare alla scala a chiocciola che porta in cima alla terrazza da dove si gode di una vista sulla città a 360 gradi.

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