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Puglia andata e ritorno

gimale

Well-known member
Le porte sono sormontate da decorazioni e stucchi a volte solo meramente decorativi e altre volte a ricordare il casato dei Gallone come in questo qui sotto dove si può intravedere al centro un gallo che sormonta tre colline ad indicare le "Tre Case"


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o come questo che sta ad indicare il titolo principesco assegnato alla famiglia

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IMG_20200918_113320.jpg Parti del più antico bastione quattrocentesco affiorano inglobate nel nuovo palazzo.....

Ed eccoci nel salone dove venivano organizzati balli e ricevimenti

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gimale

Well-known member
Arriviamo alle terrazze da dove si gode della vista sul centro storico di Tricase e sul campanile non terminato della Chiesa Madre



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gimale

Well-known member
La nostra visita continua scendendo nuovamente ai piani inferiori per accedere al torrione dove si trovano due piccole celle un tempo adibite a galere. Si tratta di due piccoli ambienti con le pareti annerite su cui sono visibili diversi graffiti lasciati dai carcerati.

Civette

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Un'imbarcazione, in basso figure umane con la corona in testa (caricature del principe che li aveva imprigionati?...) e ancora due civette

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Una scena di pesca con imbarcazioni, reti e pesci

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Uomini con copricapi orientaleggianti

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IMG_20200918_114118.jpg E ancora un uomo con copricapo ed abiti in stile ottomano
 

gimale

Well-known member
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Scendiamo ancora, passando davanti ad una teca dove sono custodite alcune suppellettili trovate durante alcuni lavori di restauro e torniamo al cortile principale da dove si accede alle scuderie.


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Queste erano le postazioni dei cavalli con le relative mangiatoie

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Il soffitto e le pareti erano completamente affrescate; nella prima e nell'ultima fotografia se ne possono scorgere i pochi resti
 

gimale

Well-known member
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In questa fotografia si apprezza meglio parte degli affreschi che erano ispirati alla cavalleria

La nostra visita del castello è terminata; ancora qualche scorcio ripreso dal palazzo

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Ed usciamo sulla piazza per andare a visitare la chiesa di San Domenico, altro gioiello barocco di Tricase

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gimale

Well-known member
La chiesa di San Domenico è stata costruita tra il 1679 e il 1688 dai Frati Domenicani ed è stata dichiarata monumento nazionale.
Il portale è affiancato da due colonne per parte che sorreggono l'architrave su cui si trova un insieme di statue, raffiguranti la Vergine di Pompei, San Domenico e Santa Caterina. Nel secondo piano della facciata, finemente lavorato e adornato da statue, si apre un grande finestrone mistilineo e, ai due lati, due colone che, incastrate nel frontale, reggono la parte terminale, su cui svettano altre undici statue, La Chiesa era annessa al convento dei domenicani e vi si accedeva per corridoi segreti, che vanno dalla sagrestia al vecchio convento.

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All'interno è presente un'unica navata, vasta e luminosa che termina in un presbiterio rettangolare occupato dal coro ligneo e dal bellissimo altare. Illuminato da un'ampia finestra a lira ospita cinque tele: di San Pietro e di San Paolo, della Vergine del Rosario (del seicento), l'Adorazione del vitello d'oro e infine il Sacrificio di Elia.

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Dalla parte opposta, sopra il portone d'ingresso si trova la cantoria dell'organo

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Ma ciò che più mi ha affascinata è il soffitto ligneo

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gimale

Well-known member
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Dopo la visita a questa meraviglia del barocco leccese, girovaghiamo ancora un po' per il centro storico

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gimale

Well-known member
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La nostra visita a Tricase termina qui. Il paese piccolo e al di fuori degli itinerari turistici salentini offre però grandi attrattive dal punto di vista storico e artistico. Se vi capita di passare da quelle parti merita davvero.

Prossima puntata: la Grecia Salentina....
 

gimale

Well-known member
La Grecia salentina, in provincia di Lecce, è una zona della Puglia dove ancora oggi si parla un dialetto di origine greca che viene definito "griko" e dove sono sopravvissute tradizioni di derivazione ellenica. I contatti e le migrazioni di popolazioni di origine egea nel salento, sono attestate già nel periodo miceneo e sono continuate per tutta l'età classica.
La lingua grica (così è chiamato il greco salentino) è però probabilmente, derivante dalla colonizzazione bizantina dell'Italia meridionale a partire dal VI sec. d.C.
Dopo il definitivo abbandono degli imperatori d'Oriente di Terra d'Otranto, la cultura orientale è sopravvissuta anche con i nuovi dominatori: Normanni, Svevi, Angioini, Aragonesi ecc.
Questo testimonia quanto tale cultura fosse radicata nel popolo.
Nel XVI sec. il Concilio di Trento osteggiò in maniera decisa ogni forma di cultura che si allontanasse da quella latina. Iniziarono tempi molto duri per i greco-cattolici salentini che nel giro di un secolo abbandonarono la religione orientale per seguire quella occidentale. Ancora nel settecento, però, ci sono testimonianze di battezzi e matrimoni alla maniera greca.
Da questo momento in poi, anche la lingua subirà via, via, un costante ma inarrestabile degrado anche se, agli inizi del ‘900, la quasi totalità dei cittadini della Grecìa parlavano in greco ignorando quasi del tutto il dialetto latino e soprattutto l'Italiano. L'istruzione obbligatoria ha dato il colpo finale all'idioma. I bambini che a scuola parlavano in greco venivano puniti o addirittura picchiati perchè i maestri la consideravano la lingua dei meno abbienti e quindi doveva essere dimenticata.
Oggi, ancora una buona percentuale di persone si esprime in grico, anche se i giovani non la conoscono più.

Il primo paese che abbiamo visitato è Cutrofiano.
Di una serie di casali medioevali l'unico sopravvissuto alle distruzioni dei Turchi verificatesi nel XV-XVI secolo è stato Cutrofiano, il più vicino alle antiche paludi. È nella palude e nelle argille che si giustifica l'antropizzazione del luogo fin dai tempi remoti: l'industria ceramica è documentata non solo dai numerosi prodotti raccolti nel Museo civico, ma anche dalla scoperta di una fornace di epoca romana. Dopo la definitiva cacciata dei turchi Cutrofiano ha iniziato la sua espansione e nel 1664 la corona aragonese, proprietaria di questi territori, lo cedette alla famiglia dei Filomarini che ne rimasero proprietari fino al 1802 quando fu abolito il sistema feudale. Ancora oggi è sviluppato l'artigianato legato alla produzione di ceramica.

Prima di arrivare in paese le mie aspettative erano quelle di trovare tra i vicoli e le stradine diverse botteghe di artigiani ma non è stato così: forse per l'ora in cui siamo arrivati, forse per il covid che ha tenuto lontani i turisti abbiamo trovato tutto chiuso. Quindi niente ceramiche.
Arrivando in paese si entra in una grande piazza su cui si affaccia un palazzotto piuttosto austero: si tratta di palazzo Filomarini o palazzo Ducale.

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Il Palazzo è il risultato di una ristrutturazione e adattamento di un pre-esistente castello del 1400. E' anche conosciuto come palazzo della Principessa in riferimento all’appellativo che gli abitanti attribuirono a Sara Pryce, moglie di Gaetano d’Aragona, il figlio di Marianna, ultima dei Filomarini.
L’edificio è attualmente sede di esposizioni d’arte e d’estate ospita la tradizionale e rinomata Mostra Mercato della Ceramica Artistica.

Abbiamo gironzolato un po' per il paese alla ricerca di un posto dove mangiare qualcosa e vi assicuro che non è stato facile....Non si incontrava nemmeno qualcuno a cui chiedere.



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Alla fine siamo riusciti a trovare un bar ed abbiamo potuto rifocillarci prima di andare a visitare la Chiesa dell'Immacolata, sede dell'omonima Congrega.
Si tratta di una piccola cappella ma molto caratteristica.

Risalente al XVII secolo fu voluta probabilmente dai maestri della ceramica che in quella zona avevano la gran parte di botteghe e fu costruita con il sostegno economico della famiglia Filomarini. Presenta una singolare pianta a forma ottagonale allungata. La facciata è divisa in due parti e quella superiore è caratterizzata da una grande finestra riccamente adornata e sormontata dallo stemma borbonico. Ai lati della finestra sono presenti due nicchie che ospitano le statue di San Rocco e San Filippo neri. Mentre in alto sulla sommità è collocata la statua dell'Immacolata affiancata da due angeli.

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gimale

Well-known member
Riprendiamo la visita della congrega dell'Immacolata con due primi piani della sommità della cappella e del finestrone con lo stemma dei Borboni


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L'interno della cappella è piuttosto degradato ed avrebbe bisogno di un intervento di restauro ma ha comunque un suo fascino. Tanto per incominciare per la forma molto particolare di ottagono allungato

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E per i dipinti in essa contenuti ed eseguiti da una pittrice salentina, Maria Rachele Lillo, vissuta tra il 1768 e il 1845


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gimale

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Le pareti sono adornate da medaglioni in pietra Leccese che racchiudono tele raffiguranti alcuni episodi della vita della Madonna.

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gimale

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Lasciamo Cutrofiano e ci dirigiamo verso il prossimo paese della Grecia Salentina che visiteremo...

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Siamo attirati soprattutto dal nome... Calimera in greco significa Buongiorno anche se sembra che in questo caso abbia un significato differente: "bel posto".
Quasi nulla è rimasto dell'antico centro storico ed oltre la piazza non scorgiamo nulla di particolarmente interessante

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La Chiesa Madre sorge sulla piazza ed ha un bel portale ma è chiusa e non possiamo visitarne l'interno. E' dedicata a San Brizio raffigurato nella statua sopra il portale ed ha un maestoso campanile di quattro piani di cui l'ultimo di forma ottagonale

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Prossimo paese Sternatia.
 

gimale

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Sternatia era un paese totalmente a me sconosciuto, scoperto per caso chattando con un'amica di Genova che, sapendo che mi trovato in Salento, mi ha parlato di questo paesino dove è nata sua mamma e dove ha ancora moltissimi parenti. Un pomeriggio girovagando nella provincia di Lecce ecco che incontriamo un cartello...

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Cinque minuti di strada ed eccoci arrivati. Parcheggiamo vicino al comune che ha sede nell'ex convento dei Domenicani costruito nel 1709 e dove i frati rimasero fino al 1809. La chiesa annessa è stata riaperta tre decenni dopo.

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Ci addentriamo nel centro storico

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ed in lontananza scorgiamo un alto campanile

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gimale

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Si tratta del campanile della Chiesa Parrocchiale; è stato terminato nel 1790 ed è alto ben 45 metri.

Arriviamo così alla chiesa dedicata alla Madonna dell'Assunta

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La facciata è veramente imponente e l'interno è decorato con bellissimi affreschi

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gimale

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. La pianta è a croce latina ed oltre l'altare maggiore sono presenti altri altari per lato, ricavati in profonde nicchie. Ogni altare è dedicato a un santo: si possono così ammirare: l'altare del patrono San Giorgio, in alto al quale è presente lo stemma del paese con il basilisco; l'altare della Madonna del Carmine, che presenta il basilisco nel drappo; l'altare del Santissimo Sacramento, caratterizzato dalle colonne sinuose e tortili; l'altare dedicato alla Madonna di Costantinopoli, in pietra leccese, con lo stemma dei Granafei signori del paese...

Altare maggiore

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gimale

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Usciti dalla chiesa ci dirigiamo verso palazzo Granafei una imponente residenza baronale oltrechè un pregevole esempio di barocco salentino.
La struttura è stata eretta negli anni 40 del Settecento su un precedente castello bizantino, il quale ha costituito nel passato il più importante quartier generale dell'entroterra della città di Otranto. La facciata principale del castello, rivolta verso il paese è decorata ed architettonicamente di gran rilievo. Il grandioso portale d'ingresso è sormontato dallo stemma della famiglia Granafei, i proprietari storici della residenza. Al contrario, il lato posteriore del complesso non ha nessun richiamo barocco e presenta una forma austera, priva di qualsiasi armonia decorativa.
Verso la fine del 1700, il Castello veniva descritto come costituito da sette camere, alcuni magazzini, locali adibiti a Corte di Giustizia e carceri. Anche qui la leggenda vuole che invece fosse composto da ben 365 stanze!

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Questa la facciata principale con il portale sormontato dallo stemma dei Granafei

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Il soffitto del breve corridoio d'ingresso è affrescato

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gimale

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arriviamo nell'ampio cortile quadrangolare

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Il palazzo ha interni pregevoli ma non visitabili in quanto adibiti ad abitazioni private.

Ci dirigiamo verso la parte più esterna del centro storico dove si trovano il frantoio ipogeo, che purtroppo non siamo riusciti a visitare poichè chiuso, e Porta Filia
 

gimale

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La porta "Filia" ed il tratto di mura ad essa adiacente è tutto ciò che rimane dell'antica cinta muraria che nel corso della storia venne più volte rifatta ed ampliata. Sternatia era sicuramente fornita di mura difensive fin dall'epoca bizantina. Le mura furono più volte rimaneggiate e ricostruite completamente nel 1540. Le mura erano provviste di quattro porte: una, porta Lecce, al lato opposto di porta Filia; una verso ovest detta Portaggio dell'Apano; un'altra in corrispondenza dell'antico Castello sui cui resti è stato poi edificato Palazzo Granafei e la quarta, porta Filia, unica rimasta.

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Il nome "Filìa" significa in greco "Amore", "Pace", "Amicizia". Attraverso questa porta si svolgono i riti principali della vita degli abitanti del paese ed essa è carica di significati legati alla tradizione e la vita sociale degli sternatesi. E' usanza, infatti, che il giorno del matrimonio entrino le spose con il corteo nuziale, a significare l'accoglimento della nuova famiglia nella comunità cittadina, ed è usanza anche che, sempre attraverso di essa, escano i morti, con il corteo funebre, all'epilogo della vita.
 
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