Rieccomi.....vi avevo lasciato sul 21 per Betlemme;durante il percorso è filato tutto liscio ed effettivamente non abbiamo incontrato nessun posto di blocco , soltanto, ad un certo punto, il bus si è fermato in uno spiazzo dove c'erano numerosi taxi ad attendere, e sono scese diverse persone che sono salite nei taxi che avevano l'aria di essere li per attendere proprio loro.Premetto che noi avevamo un'idea di Bethlemme piuttosto fantasiosa, volevamo visitare la Basilica della Natività e chissà perchè pensavamo di andare in un piccolo centro, gravitante intorno alla Basilica, quindi quando il bus è arrivato al capolinea e il conducente ci ha detto che per la Basilica bisognava prendessre taxi, siamo rimasti sorpresi, non avevamo realizzato di essere un una città da circa 400.000 abitanti. Comunque, mentre cercavamo di capire se fosse possibile arrivarci a piedi, un tassista si è piuttosto insistentemente di accompagnarci alla Basilica per la modica cifra di 20 nis, circa 5 euro; ci siamo lasciati convincere, anche se titubanti,ma quando abbiamo visto che si trattava di un taxi regolare, con licenza, e non di uno improvvisato, ci siamo tranquillizzati.
Non so che strada abbia preso per arrivare alla Basilica, ma, durante il percorso , ci ha convinto a passare prima da altri due siti, tanto c'era tutto il tempo, e così ci ha portato prima al Campo dei Pastori, una collineta dove si trova una chiesina dei Padri Francescani, ma , francamente non è che ci abbia interessato più di tanto, niente di che, se non per il significato del luogo. Dopo invece ci ha portato all'Herodion, e questo, vaeramente, è stato molto bello:si tratta di una fortezza, fatta erigere da Erode il Grande nel deserto di Giuda per farne il suo palazzo e la sua tomba, su una collina di terra riportata per cui ha assunto una forma perfettamente conica.
http://www.archart.it/asia/Israele/Herodion/foto-herodion18.html http://www.archart.it/asia/Israele/Herodion/foto-herodion09.html
Si arriva a con l'auto sino all'entrata del centro visitatori, e si accede a piedi per una strada in salita intorno al "cono" della fortezza", e , una volta arrivati sulla sommità si possono ammirare i resti del palazzo di Erode ed una vista spettacolare sul deserto di Giuda, sulle colline che circondano Bethlemme e sul Mar Morto, che sembra così vicino!
Rimaniamo sul sito per circa tre quarti d'ora e, riprendiamo il taxi che ci attendeva, pronti per la Basilica della Natività.
Siccome , secondo Nasser , il taxista, avevamo molto tempo prima della chiusura della Basilica e dell'ultimo bus per il ritorno, ci ha proposto di arrivare fino ad Hebron, per vedere una moschea dove sembra siano sepolti Abramo, Isacco, Giacobbe con le rispettive mogli; la cosa ci spaventa un pò, ma la curiosità è tanta, sulla mia fida guida del Tourign il luogo è segnato con ben due stelle e allora..".portaci a Hebron" Nasser, ma, mi raccomando, non ci far perdere il bus per il ritorno!!!
Dopo una mezz'oretta di strada, arriviamo nel cuore dei Territori Palestinesi, ad Hebron, nome che non ci ha mai evocato niente di buono, non senza un pò di tensione, specialmente quando arriviamo in città, il cui aspetto non era quello delle città israeliane ma molto più disastrata, strade senza marciapiedi, edifici diroccati , non si capisce bene se sono stati distrutti o non sono stati completati, quasi nessuno per le strade e solo qualche bottega di artigiano aperta.
Scendiamo dal taxi, salutati da qualche famiglia più sorpresa di noi di vederci,e, seguiamo Nasser che ci rassicura continuamente. Per arrivare alla Moschea, dobbiamo passare dal suk, o, almeno da quello che resta: la desolazione più completa, avevo sempre visto i suk pieni di colori e di vita, non ero preparata a vicoli bui , con i negozi praticamente tutti chiusi, sbarrati da tempo. Entriamo in una botteghina aperta, dove un signore con una lunga barba ci fa entrare e ci mostra vassoi di rame, stoffe, cuscini ricamati a mano, sciarpine ecct, tutto con una patina di "dismesso", cose che avevano l'aria di essere li da anni, e non ci possiamo esimere dall'acquistare qualcosa.
Entriamo nella moschea per un cancello di legno in un vicolo, con tanto di sbarramento di militari: ci fanno passare,ed entriamo per una visita veloce, ci sentiamo parecchio in soggezione e non quasi non vediamo l'ora di uscire.
A questo punto il nostro Nasser ci dice di seguirlo, e noi andiamo, entriamo in una povera casa e saliamo sino al tetto/terrazza. Il " padrone di casa", un giovane sulla trentina , forse meno, amico di Nasser, ci fa vedere dove abita, con la sua famiglia e i suoi figli, che giocano sul tetto: ci mostra la vista dai tetti di Hebron, la vista una città ormai "fantasma", senza attività,senza negozi, senza turisti,. Quando poi ci fa notare il militare con il mitra imbracciato su una torretta proprio sopra di noi, e le altre terrazze più alte con altrettanti soldati armati di tutto punto che sorvegliavano, la sensazione di trovarsi "in guerra" ha sopraffatto qualsiasi altra nostra emozione, tanto che io non riuscivo neanche più a seguire quello che il giovane si sforzava di dirci e farci capire in un inglese peraltro molto buono.
Si stava facento tardi e, se volevamo riuscire a vedere la Basilica della Natività, bisognava sbrigarci. Risaliamo sul taxi, in uno stato d'animo molto diverso da quello con cui eravamo partiti.
Prima di uscire dalla città, incrociamo un posto di blocco improvvisato al momento: tre o quattro militari armati, scesi da una camionetta, stendono per strada, su entrambe le carreggiate , una striscia metallica chiodata: tutte le auto , in entrambi i sensi si devono fermare.
Un'auto alla volta, vengono fatti scendere i passeggeri, documenti in mano e mani in alto, mitra puntato, vengono perquisiti accuratamente.
Nasser ci raccomanda di stare tranquilli e di non fare assolutamente foto.
Non ci sentiamo impauriti, sappiamo che i turisti vengono lasciati stare, ma si percepisce la forte tensione nei volti dei "controllati" e dei soldati, anche loro in una posizione non proprio tranquilla, visto che i colleghi gli coprivano le spalle; in più, dei bambini su delle biciclette scassate, giocavano a "chi passa il posto di blocco senza essere visto", ed ho avuto veramente paura per loro.
Ormai abbiamo perso un bel po' di tempo e, nonostante la corsa in macchina, arriviamo alla basilica troppo tardi: Nasser è molto dispiaciuto e ci offre di rimanere a cena e per la notte a casa sua, per portarci la mattina dopo, gratis; ci vuole convincere a tutti i costi, e convincerlo che per noi è impossibile, che dobbiamo tornare a Gerusalemme per la notte e ripartire il giorno dopo è davvero difficile, senza rischiare di offenderlo.
Comunque, dopo averci offerto un ottima caffè al cardamomo ed averci dato numero di telefono e mail, ci riaccompagna alla fermata in tempo per l'ultimo bus, sempre il 21, per Gerusalemme.
Al ritorno, il traffico è più intenso e ci vuole un pò più di tempo per tornare; inoltre, questa volta, incappiamo in un altro posto di blocco, anche se siamo sul 21:
uno alla volta tutti i passeggeri, turisti giapponesi compresi, vengono fatti scendere , tranne qualche bambino e noi due, e non capiamo perchè. L'autista ci dice di rimanere sul bus,che per noi non ci sono problemi, non ho ancora capito perchè. Anche qui perdiamo un bel pò di tempo; dopo un soldato sale sul bus , controlla anche i documenti dei bambini e ci chiede il passaporto e il visto. Tutto bene, uno alla volta gli altri passeggeri rientrano sul bus che può continuare il suo percorso.
Arriviamo a Gerusalemme intorno alle 20, in tempo per un succo di melagrana e dei dolcetti acquistati ad una festa all'aperto dentro le mura, vicino a Mamilla.
Torniamo all'hotel, siamo stanchi, domattina Spianata del Tempio , bisogna alzarci presto.