Il pensiero di un grande velista:
«Due gli errori del comandante che io penso - e sottolineo penso - possano aver creato la tragedia». Jacopo Marchi, già skipper con Giorgio Falck in due regate Intorno al Mondo e oggi responsabile nel settore della nautica, fa alcune riflessioni sul naufragio del Bayesian, il maxi yacht affondato al largo di Porticciolo, nel Palermitano, nella notte di lunedì scorso.
«Primo, non aver messo una persona di guardia di notte - prosegue -. L'errore più grande di “buona pratica marina”, ancor più su uno yacht di quelle dimensioni, all'ancora di notte. Inspiegabile con, fra l'altro, ventidue passeggeri fra cui dieci persone di equipaggio». Il secondo motivo, anch'esso grave, sottolinea il velista, riguarderebbe «l'ingresso laterale (da dove si sale in barca dal tender, ndr) lasciato aperto. Se la barca si inclina di 30° per effetto di un forte colpo di vento, quella entrata diventa in pochi secondi una via d'acqua enorme». «Probabilmente anche altre vetrate, boccaporti e portelli, erano aperti per lasciare circolare aria naturale la notte e se ti passa sopra un downburst (piccolo tornado d’aria ascensionale, ndr) anche da lì entrano tonnellate di acqua in poco tempo. Ma è l' ingresso laterale da dove l'acqua del mare si strada. In due o tre minuti entrano decine di tonnellate di acqua».
Ma nel mirino c’è anche quella chiglia ritratta. «Questa non è un fattore critico, ma soprattutto non un errore. Uno yacht di quelle dimensioni quando si sposta sotto costa e nelle rade lo fa a motore e con la chiglia ritratta. Con la barca inclinata sempre più su un lato, chi era nelle cabine sottovento è rimasto in trappola. Con l'acqua che sale e il pavimento inclinato e bagnato non te la cavi più. Chi invece era sopra vento ha avuto forse un paio di minuti in più per uscire e salvarsi».