Premesso che io vorrei che i marò fossero processati in Italia, perché se anche se fossero colpevoli, considero ciò che è accaduto un incidente e non un atto volontario e trovo giusto che essendo militari italiani debbano avere un processo in Italia, visto che mi sono messa a leggere ( mai lo avessi fatto
) …. riporto quanto ho appreso.
L’incidente avvenne alle 16,30 del 15.02.2012, ora indiana, a circa 20,5 miglia nautiche dalla costa del Kerala in Zona Contigua (questo è stato accertato dai dati recuperati dal GPS della petroliera italiana e dalle immagini satellitari raccolte dal Maritime Rescue Center di Mumbai). Inizialmente in Italia si sosteneva che la Lexie si trovava a 33 miglia marine dalla costa a sud-est dell’India in acque internazionali ma non è mai stato provato dall’Italia.
Secondo la versione indiana i fatti si sono succeduti in questo modo:
1. Intorno alle 16,30 la barca da pesca Saint Antony lancia un allarme alla guardia costiera a Neendakara nel distretto di Kollam descrivendo grosso modo l’imbarcazione dalla quale erano giunti gli spari;
2. la stessa guardia costiera da inizio alle operazioni di ricerca utilizzando due pattugliatori Samar e Lakshmi Bhai più un aereo di sorveglianza marittima Dornier Do-228.
3. sempre la guardia costiera afferma che non conoscevano il tipo di nave che aveva aperto il fuoco contro la Saint Antony e fecero un duro lavoro utilizzando i segnali radar e individuarono 4 navi che si trovavano nella zona nel raggio di 40/60 miglia dall’incidente.
4. Le navi individuate erano la Enrica Lexie, la Kamome Victoria, la Giovanni e la Ocean Breeze.
5. Nessuna di queste aveva fatto il consueto rapporto di incidente allertando l’MRCC, perciò la guardia costiera le contatta via radio tutte e quattro per chiedere se erano state coinvolte in un incidente. Delle quattro solo la Lexie risponde affermativamente. Erano già trascorse quasi due ore e mezza.
6. A questo punto la guardia costiera chiede alla Lexie di rientrare in porto, nel frattempo la Enrica Lexie si era allontanata dalla zona percorrendo circa 39 miglia marine in direzione dell’Egitto.
7. A questo punto la Lexie, alle 19,17, una volta intercettata dalla guardia costiera, invia un rapporto dell’accaduto all’armatore e i marò alla marina militare.
8. Mentre la Marina Italiana da ordini di non rientrare in porto, il comandante decide di assecondare le richieste della guardia costiera e inverte la rotta.
9. In caso contrario pare che i mezzi già in mare fossero pronti ad inseguirli.
Questi fatti non sono stati contestati dalla nostra difesa. Nella nostra petizione presentata all’Alta Corte del kerala abbiamo sostenuto che il comandante della Lexie aveva, prima dell’incidente, immediatamente attivato lo Ship Alert Security System (SSAS) e aveva fatto rapporto dell’incidente sulla Mercury chart per allertare l’intera comunità navale impegnata nella lotta contro la pirateria.
Ma in seno all’Alta Corte del Kerala è stato poi accertato che la Lexie non fece il dovuto rapporto all’MRCC ne nessun altro tipo di rapporto. Il giudice del kerala ha quindi sostenuto che l’Italia non ha portato nessuna prova per supportare le sue affermazioni e ha respinto le nostre richieste. Queste sono le sue parole:
«E’ pertinente notare che non è stata prodotta nessuna prova a testimonianza del fatto che i marò, prima di sparare ai pescatori, abbiano comunicato al Capitano dell’imbarcazione il pericolo di un attacco pirata, o che il Capitano ne abbia fatta menzione nel registro. Inoltre non esiste nessun documento a supporto dell’argomentazione di difesa che sostiene il Capitano abbia attivato lo Ship Alert Security System o che alcun segnale sia stato trasmesso al Marine Rescue and Coordination Centre, alla Mercury chart o a qualsiasi Marina in tutto il mondo».
De Mistura poi disse che la nave italiana aveva provato ad inviare dei segnali e aggiunse come dal rapporto dei marò consegnato in tribunale che i marò spararono in acqua. De mistura disse che qualche colpo andò nella direzione sbagliata uccidendo accidentalmente i due pescatori e che i nostri marò mai avrebbero voluto che ciò accadesse.
Nel rapporto consegnato in un primo momento dai membri dell’equipaggio dell’Enrica Lexie alle autorità indiane e italiane (perché entrambi i Paesi hanno aperto un’inchiesta) si specifica che i marò hanno sparato tre raffiche in acqua, come da protocollo, man mano che l’imbarcazione sospetta si avvicinava all’Enrica Lexie.
Gli indiani sappiamo che sostengono invece che tutti i colpi erano stati esplosi con l’intenzione di uccidere, come si vede dai 16 fori di proiettile sulla St. Antony.
Ciò che è certo e che l’Enrica Lexie non si trovava in acque internazionali e che i due marò hanno sparato. Questi per ora sono due fatti supportati da prove consistenti e accettati anche dalla difesa italiana.
Un saluto