Ecco, sicuramente quanto contenuto nel link messo da Rodolfo può essere "classificato" come "diversità culturale" rispetto ad un approccio "di regola" differente come il nostro (anche se non mancano esempi poco edificanti anche da noi, per carità. Però con frequenza e clamore onestamente differenti).
Sono certamente situazioni che, seppur non violente, sono estreme. Uno sbarco "coercitivo" non è cosa da poco.
Mercato nuovo, poca maturità ed abitudine ad adattarsi a norme contrattuali che sono differenti rispetto a qualsiasi altro contratto che preveda delle prestazioni, poco interesse nel valutare le cause di "forza maggiore". Non è stato il singolo caso di dieci individui, ma qualche centinaio, fenomeno quindi importante e da non sottovalutare.
E' una sfida che le compagnie dovranno affrontare.
Mi sembra degno di nota lo spunto che propone Baby1978. In relazione sopratutto al cambiamento normativo. Mi conforta però che l'ufficio del turismo cinese si sia schierato dalla parte del Comandante e non da quella dei rivoltosi.
In linea generale, rifletto proprio su questa differenza di approccio. Le ragioni di chi si lamenta, si basano su un semplice presupposto: io ho comprato una crociera in Giappone, tu mi hai portato in Corea. A prescindere dalle motivazioni, io voglio un rimborso più congruo perchè avevo comprato altro.
Ovvio che in presenza di cause di forza maggiore che minano la sicurezza della nave e dei passeggeri, oppure di soccorsi in mare, tale richiesta è da considerarsi pretenziosa. Ed i modi utilizzati per farla valere descritti nell'articolo, sono da condannare a prescindere, anche in casi in cui si potrebbe avere ragione (ma non è questo il caso).
Però, riflettevo in generale su altre situazioni, e su come queste godano a mio parere di una "tutela" contrattuale a svantaggio del crocierista.
Ad esempio il guasto tecnico, piuttosto che la scialuppa penzolante sulla Mediterranea o l'incendio nella Freedom OTS.
Premesso che il guasto tecnico può sempre capitare e che quando capita, certi aspetti vanno comunque accettati serenamente (e non come su Fortuna e la questione di fare scalo in Sardegna o meno, cose senza senso).
Però, io trovo poco logico che in questi casi, ed è consuetudine contrattuale in ogni compagnia mass, che non sia dovuto nessun rimborso, o che nel caso in cui la compagnia gentilmente lo conceda, sia a sua discrezione deciderne modalità di erogazione, tempi ed importo.
Dico questo partendo da un quesito: sulla base di cosa il rischio di un guasto tecnico deve gravare praticamente in toto sul cliente e non sulla compagnia? E perchè non prevedere allora un rimborso più oggettivo, ad esempio dividendo l'importo pagato per il numero di tappe, abbatterlo di un 20% (indicativamente) e moltiplicarlo per le tappe saltate?
Alla fine, io crocierista ho comprato comunque un itinerario e fatto delle valutazioni e speso un importo per quelle tappe. Un generatore si rompe, un motore si ferma, per tantissimi motivi. Per una questione probabilistica, per scarsa manutenzione, per imperizia, e tante altre ragioni. Perchè il rischio deve essere a carico del crocierista a prescindere e non della compagnia come normale rischio d'impresa insito nella sua attività?
Ed aggiungo che in questo modo poi, una compagnia che spende zero euro in manutenzioni (estremizzo) e che quindi è maggiormente a rischio di guasti tecnici, verrebbe automaticamente incentivata a non risparmiare troppo in questo importante capitolo di spesa.
Ma poi, detto molto francamente, se a bordo della Freedom hanno deciso di installare lo scrub mentre la nave è in navigazione e scoppia un incendio e saltano le tappe, perchè deve essere la compagnia che unilateralmente ha facoltà di decidere se e come rimborsare?
Un meccanismo di rimborso oggettivo per queste casistiche eliminerebbe anche i lunghi contenziosi legali (e spesso per me sacrosanti dal punto di vista del crocierista) post crociera.
Ripeto, tutto ciò fatte salve le cause di forza maggiore (tra cui il soccorso in mare).