Gino Birindelli
Pescia, 19 gennaio 1911 – Roma, 2 agosto 2008
Ammiraglio e politico italiano. Prestò servizio nella Regia Marina durante la seconda guerra mondiale venendo decorato con la Medaglia d'Oro al Valor Militare. Fu anche deputato alla Camera e presidente del MSI-DN.
Dopo gli studi al collegio degli Scolopi di Firenze, entra alla Regia Accademia Navale di Livorno, uscendone nel 1930 con il grado di Guardiamarina ed imbarcandosi sull'incrociatore Ancona. Seguirono poi altri imbarchi sulla corazzata Andrea Doria, sui cacciatorpediniere Quintino Sella e Confienza, e sul sommergibile Santarosa. Promosso Sottotenente di Vascello nel 1931 e Tenente di Vascello nel 1935. Nel novembre 1936 fu secondo del Naiade, che partito dalla base di Trapani fu uno dei primi sommergibili italiani a partecipare alla guerra di Spagna.
Ebbe poi il comando dei sommergibili Foca, Millelire, Dessie e Rubino e, dall'aprile 1939, il comando del Gruppo Sommergibili di Tobruk.
Nel settembre 1939 viene destinato alla Spezia alla Flottiglia MAS per iniziare l'addestramento sui mezzi d'assalto insieme ad altri Sommozzatori e palombari quali Teseo Tesei, Elios Toschi, Emilio Bianchi e Luigi Durand de la Penne. Consegue il brevetto da Sommozzatore n° 14 e prosegue l'addestramento che veniva svolto a Bocca di Serchio; durante uno di questi addestramenti un respiratore dell'ossigeno gli lesiona un polmone. Ricoverato nell'Ospedale di Massa, dopo essere uscito di sua iniziativa per rientrare subito a Bocca di Serchio, chiese ed ottenne dall'ammiraglio Aimone di Savoia (comandante della Circoscrizione Alto Tirreno), di essere mantenuto in servizio tra gli uomini dei mezzi d'assalto.
All'inizio del secondo conflitto mondiale ebbe il comando della Vª Squadriglia MAS[senza fonte] per Gruppo Mezzi d'Assalto, con i quali operò poi in guerra. Imbarcato sul sommergibile Iride nell'Agosto 1940, prese parte attivamente alla prima spedizione dei Mezzi d'Assalto contro la base inglese di Alessandria. La data dell'attacco era stata fissata per il 26 agosto, ma il sommergibile, salpato dalla base della Spezia il 22 agosto, venne localizzato alla fonda nel Golfo di Bomba da un ricognitore inglese, ed alcune ore più tardi venne attaccato e colpito da tre aerosiluranti inglesi.[3] Nell'occasione Birindelli riuscì a portare in salvo un marinaio di leva dell'equipaggio del sommergibile, intrappolato nel battello in fase di affondamento. Per il suo comportamento Birindelli venne decorato "sul campo" con la Medaglia d'argento al valor militare.
Il successivo 30 ottobre 1940 Birindelli violò la Base inglese di Gibilterra nell'operazione "B.G.2", che fallì per un'avaria al proprio mezzo quando ormai si trovava a poche decine di metri da una grossa nave da battaglia. Birindelli autoaffondò il proprio mezzo ma venne fatto prigioniero degli inglesi. Per l'azione a Gibilterra venne decorato della Medaglia d'oro al valor militare uno dei pochi ad esserlo mentre era in vita. Viene liberato dalla prigionia alla fine del 1943.
Con l'armistizio rientrò nel Regno del Sud nel dicembre 1943, e venne promosso Capitano di Corvetta con anzianità retroattiva luglio 1941. Nel 1944 venne promosso Capitano di Fregata, assumendo l'incarico di Sottocapo di Stato Maggiore dell'Ispettorato Generale MAS, e partecipando alla Guerra di liberazione con mezzi di superficie lungo le coste albanesi ed jugoslave.
Al termine delle ostilità venne destinato prima al comando del Battaglione "San Marco", poi sulla corazzata Italia nell'incarico di Comandante in 2a, durante l'internamento ai Laghi amari.
Nel dopoguerra ebbe il comando del Gruppo Operativo Incursori (GOI) del Varignano (La Spezia), della 3ª Squadriglia Corvette e della 3ª Squadriglia Torpediniere. Promosso Capitano di Vascello nel gennaio 1952, frequentò l'Istituto di Guerra Marittima a Livorno e quindi, dal luglio 1954 ebbe il comando del Comando Subacquei ed Incursori del Varignano e dell'incrociatore Montecuccoli, con il quale, dal 1º settembre 1956 al 1º marzo 1957, effettuò una crociera di circumnavigazione che lo portò a toccare 34 porti di quattro Continenti, percorrendo complessivamente 33.170 miglia nautiche. Fu Capo di Stato Maggiore Aggiunto al Comando in Capo della Squadra Navale. Fu promosso contrammiraglio nel dicembre 1959 e destinato prima al Centro Alti Studi Militari, quindi a rappresentare il Comando delle Forze Alleate del Mediterraneo presso il Comando delle Forze Aeree e Terrestri del Sud Europa, e poi allo Stato Maggiore della Difesa. Nei successivi gradi di Ammiraglio ricoprì, in successione, i seguenti incarichi: Comandante della 1ª Divisione Navale, Direttore Generale per il Personale della Marina, Comandante in Capo della Squadra Navale.
Nel febbraio 1970 in qualità di Comandante in Capo della Squadra Navale, in una conferenza stampa a bordo dell'incrociatore Garibaldi l'ammiraglio Gino Birindelli denunciò la crisi in cui versava la Marina Militare e lo stato di profondo malessere morale e materiale in cui si trovava il personale che vi operava. secondo quanto raccontano i presenti, dopo aver ricevuto con i dovuti onori a bordo della Garibaldi i parlamentari della Commissione Difesa, li suddivise per le varie unità navali alla fonda nel porto di Cagliari, impartendo l'ordine ai Comandanti di tenerli prevalentemente nei locali macchine e caldaie. I parlamentari dopo quattro ore di navigazione con mare forza 2/3 furono riportati sul Garibaldi per la conferenza stampa di rito. All'arrivo dell'Ammiraglio si inalberarono tutti per il trattamento ricevuto, e di rimando Birindelli rispose che quelle erano le migliori condizioni in cui viveva il personale a bordo delle navi. Le dichiarazioni di Birindelli scatenarono reazioni e prese di posizione a tutti i livelli e portarono prima alla pubblicazione di un documento noto come "Libro Bianco della Marina" e di lì a qualche anno alla Legge Navale del 1975, che fu il presupposto di un sostanziale ammodernamento della flotta della Marina Militare.
Fu infine, Comandante navale Nato del Sud Europa (NAVSOUTH), a Malta e poi a Napoli (ottobre 1970-marzo 1972). Ha lasciato il servizio attivo nel grado di Ammiraglio di Squadra nel dicembre del 1973.
Durante la VI Legislatura fu anche eletto deputato nel Movimento Sociale Italiano Destra Nazionale ma vi uscì nel 1974 per aderire a Democrazia Nazionale, durante il suo mandato ricoprì l'incarico di presidente della Commissione Esteri e della Commissione Difesa della Camera. Fu anche affiliato alla Massoneria, il suo nome comparve nell'elenco degli appartenenti alla P2, in un'intervista rilasciata alla stampa parla della sua appartenenza alla P2 e ai suoi rapporti con i servizi segreti inglesi, monarchico convinto fu anche membro della Consulta dei Senatori del Regno. Muore a Roma il 2 agosto 2008, alle esequie celebrate in forma laica presso la caserma Grazioli Lante di Roma saranno presenti il presidente del senato Schifani, il presidente della camera Fini, il ministro della difesa La Russa, il sottosegretario alla Difesa Giuseppe Cossiga, l'ammiraglio Paolo La Rosa e Amedeo D'Aosta.
La cerimonia si è conclusa con le note della banda della Marina che hanno accompagnato il corteo funebre fuori dalla caserma. La bara, avvolta nel Tricolore, è stata portata a spalla nel piazzale della caserma da sei incursori del Comsubin, eredi del reparto con cui Birindelli operò in guerra, violando la Base inglese di Gibilterra. Accanto alla bara, su un camion, un siluro a lenta corsa, riproduzione del mezzo con cui Birindelli violò la base di Gibilterra.