15 Ottobre Kobe.
La prima volta abbiamo visitato la zona del parco Merikken e il monte Rokko da cui si gode di una vista a 180 gradi sulla città, questa volta abbiamo optato per una passeggiata nel quartiere cinese e a Motomachi dove abbiamo acquistato qualche regalino da portare a casa.
Ma lo scopo principale della discesa a terra era andare a mangiare il manzo di Kobe.
Lo avevo studiato all'università e mai avrei immaginato di poterlo assaggiare e per di più proprio a Kobe!
Si tratta di un manzo che viene allevato con una alimentazione particolare ma soprattutto viene regolarmente massaggiato.
Il continuo massaggio fa si che il grasso penetri tra le fibre muscolari dando una carne particolarmente marezzata e quindi molto morbida una volta cotta
A vederla prima della cottura probabilmente nessuno di noi la comprerebbe ma una volta cotta vi assicuro che è una vera delizia!
Al rientro in nave nuovo controllo doganale con apposizione del visto in uscita dal Giappone visto che dopo un giorno di navigazione saremmo sbarcati di nuovo in Sud Corea
Ed eccoci al 17 ottobre a Jeju isola a sud della penisola coreana.
Già prima di sbarcare, guardando il panorama ci siamo resi conto che avremmo visto qualcosa di completamente diverso da quanto avevamo visto nelle altre tappe.
Nell'area portuale ci sono delle palme e le colline circostanti sono verdissime: mi è sembrato di arrivare in un isola caraibica!
Appena sbarcati siamo stati accolti da ragazze in costume che ci hanno offerto dolcetti ripieni di un composto a base di agrumi buonissimi!
Ci sono piaciuti così tanto che abbiamo fatto i furbi: siamo rientrati da un altra porta e siamo di nuovo usciti dove c'erano le ragazze con i dolcetti per prenderne altri 2!
Il terminal di jeju è l'unico in cui sono presenti dei negozi.
Fuori dal terminal siamo stati accolti da tre ragazze che suonavano strumenti a corda che non conoscevo
Da un gruppo folkloristico che ha ballato al suono di tamburi
e da lui.....
Lui è la rappresentazione del dio protettore di Jeju che ha un nome impronunciabile che significa "il nonno" e che avremmo incontrato un po' ovunque in giro per l'isola.
Questo era il nostro autobus:
L'isola di Jeju vive di turismo e della coltivazione dei mandarini.
La città è moderna e piena di grandi alberghi e casinò.
Dirigendosi verso l'interno si apprezza la vegetazione subtropicale che ricopre le colline e si attraversano zone con immenso campi da golf e coltivazioni di mandarini.
Dopo circa un'ora di viaggio siamo arrivati alla nostra meta: il tempio buddista di Yakcheonsa.
All' ingresso ci hanno accolto due grandi statue del "nonno" : le ragazze che ne toccano il naso entro un anno avranno un bambino.
Poi una piccola cascata
presidiata dai nonni....
i nonni imperversano anche fuori dal tempio ma sono in compagnia degli elefanti
Ed ecco finalmente il tempio
Le scale di accesso sono presidiate da draghi portatori della conoscenza
Si lasciano fuori le scarpe e finalmente si entra e si rimane a bocca aperta! Ci vuole qualche minuto prima di riaversi e di iniziare di nuovo a muoversi.
La statua del Buddha con i suoi 5 metri di altezza mi ha fatto comprendere quanto siamo piccoli e nello stesso tempo mi ha pervaso un senso di pace indescrivibile.
Ogni particolare del tempio è incredibile per la precisione con cui è stato realizzato e per la vivacità dei colori
In ogni angolo si scopre qualcosa di meraviglioso
Anche all'esterno...
Non me ne sarei più andata da lì
Poco sopra il tempio percorrendo un breve sentiero si arriva al budda della grotta
Ma le sorprese di Jeju non erano ancora finite.... Alla prossima puntata.
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