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I love Toscana, un viaggio tra Pievi Romaniche e borghi fortificati.

Volterra per quanto la si conosca offre sempre qualcosa di inaspettato, di unico, di sorprendentemente affascinante. Le sue stradine senza tempo hanno la capacità di proiettarti in altre dimensioni. La natura circostante è ciò che di più sublime ci sia un vero toccasana per l'anima. Fortunati gli abitanti di questi luoghi, anche se a volte sovrappopolati all' inverosimile dal turismo, hanno comunque tanto da dare, da raccontare per chi rifugge i luoghi iconici di massa nella stessa Volterra e va alla ricerca di altri luoghi più tranquilli, silenziosi e ricchi di storia e storie da raccontare....

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....e mi riallaccio al discorso botteghe di cui poco sopra ne raccontai. Parlare con i gestori specie quelli più anziani del mestiere, ti permette di entrare a conoscenza delle tradizioni di un tempo, quando la passione per i materiali che la natura dei luoghi abbondantemente donava. Sono pezzetti di storia che meglio ti sanno raccontare, ancora di più dei libri, le sfaccettature di questa città.

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I palazzi del potere racchiudono gemme preziose che il tempo ha saputo custodire....

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Ci raccontano di quel meraviglioso periodo, il Rinascimento, che ha visto i suoi primi vagiti in questa terra di Toscana ....si ha l' opportunità a Volterra, di incontrare nomi illustri di artisti di quel periodo.


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Interessanti incontri d'arte si possono avere nella piccola, rispetto alle altre istituzioni d'arte nella regione, ma non meno interessante nella Pinacoteca di Volterra. Siamo nello stesso palazzo dell' ecomuseo dell' alabastro dove è possibile fare biglietto cumulativo.

La Pinacoteca...





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La Pinacoteca di Volterra ha la sua origine nel1842, quando Luigi Fedra Inghirami, operaio della cattedrale, iniziò a raccogliere nella cappella di S. Carlo (annessa al Duomo) alcuni dipinti provenienti da chiese, monasteri e compagnie soppresse della città.
Nel 1905, su proposta di Corrado Ricci, si propone la costituzione di una galleria pittorica comunale, al secondo piano di Palazzo dei Priori, dove vengono
depositate le opere più significative presenti nella cappella di S. Carlo, altre di proprietà comunale e demaniale nonché alcuni dipinti provenienti da chiese ed enti cittadini.

Dal 1982 la Galleria , o Pinacoteca, è ospitata nelle sale del Palazzo Minucci-Solaini, esempio notevole di palazzo tardo-quattrocentesco, tradizionalmente attribuito ad Antonio da S. Gallo il Vecchio. Oggi alla Pinacoteca, che costituisce la sezione più importante, si affianca il Museo Civico, costituito da opere di grande interesse storico-artistico, pertinenti ad enti non più in grado di assicurarne una adeguata tutela o una soddisfacente valorizzazione.

Tra le opere più significative segnaliamo, oltre la celebre e grandiosa tavola della Deposizione del Rosso Fiorentino, i polittici di Taddeo di Bartolo, di Alvaro Pirez e di Cenni di Francesco, la Pietà di Francesco Neri da Volterra, una predella con storie della Vergine di Benvenuto di Giovanni, due sculture lignee di Francesco di Valdambrino, la pala del Cristo in Gloria di Domenico Ghirlandaio, la Sacra Conversazione e l’Annunciazione di Luca Signorelli da Cortona, un cospicuo materiale di sculture e ceramiche medievali, un ricco medagliere (interessante la collezione medicea) nonché una raccolta numismatica di notevole interesse.
La Pinacoteca organizza mostre ed esposizioni temporanee, talvolta in collaborazione con altri enti ed istituti, con particolare riguardo al patrimonio culturale cittadino. Conferenze e seminari di studio su argomenti attinenti alle raccolte fanno ormai partedei programmi abituali.
L’attività didattica, estesa a tutta la cittadinanza, si rivolge in particolare alle scuole e agli studenti di ogni livello, offrendo percorsi finalizzati alla conoscenza e all' analisi delle singole realtà artistiche....e questo è un bene. Si lavora sul futuro delle nuove generazioni!

Come avete potuto leggere tanta " carne sul fuoco" , artisti prestigiosi conosciuti ovunque nel mondo e facente parte del nostro DNA.... orgoglio nazionale.

Qualche esempio..



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Annunciazione di Luca Signorelli

E' una tavola a tecnica mista realizzata dall'artista nel 1491. Proveniente dalla Cappella delle Disciplinanti del Duomo di Volterra.
La fuga di un loggiato in prospettiva divide al centro la scena dove, all'arrestarsi improvviso dell'Angelo, si contrappone il gesto della Vergine in atto di ritirarsi, mentre tutti gli elementi si armonizzano con la tendenza verticale della tavola.

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Altro fantastico esempio delle opere artistiche raccolte in questa Pinacoteca.


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La Vergine in trono e Santi, sempre di Luca Signorelli.
 
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Il fiorentino Giovanni Battista di Iacopo, detto Rosso Fiorentino (1495-1540) per il colore dei suoi capelli, si formò con il coetaneo Pontormo nella bottega di Andrea del Sarto, mostrando una personalità autonoma e originale fin dalle sue prime opere. A differenza dell’amico Pontormo, che era un uomo introverso e inquieto, Rosso è ricordato come irrequieto e trasgressivo. Nell’arte, come nella vita, egli operò sempre con spirito ribelle, mostrandosi come un critico spregiudicato e irriverente delle consuetudini pittoriche rinascimentali. In pochi anni, Rosso dipinse opere straordinariamente originali ed inquietanti, dove il senso della realtà è trasposto in una nuova visione artistica.



La Deposizione...di Rosso Fiorentino.

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La cosiddetta Deposizione di Volterra fu dipinta da Rosso Fiorentino nel 1521 per la Cappella della Confraternita della Croce di Notte, annessa alla Chiesa di San Francesco di Volterra. L’opera, firmata e datata sul piede della scala in basso (RUBEUS FLOR. A.S. MDXXI), è, secondo la critica, l’espressione più stilisticamente esasperata di tutto il filone anticlassico del primo Cinquecento. E questo per l’invenzione compositiva, la complessa gamma cromatica, ancora più astratta di quella michelangiolesca, la resa delle anatomie, il trattamento dei panneggi. La modellazione delle forme è particolarissima: dura, spezzata a tratti, ricca di spigoli vivi. Anche la luce svolge un ruolo fondamentale: il cielo del crepuscolo, cupo e senza nubi, crea uno sfondo uniforme, più luminoso nella parte inferiore, verso l’orizzonte, e più intenso verso l’alto, e amplifica l’atmosfera di angoscia che aleggia sulla scena.

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È un' opera di straordinario impatto visivo...si differenzia molto con i suoi contemporanei che prediligono scene scure...in lui il colore fluisce in maniera del tutto naturale con pennellate che anticipano di molto i tempi moderni.
 
L'arte in tutte le sue forme è di casa a Volterra, altre realtà museali le potrete trovare, ne cito una su tutte: il Museo Etrusco Guarnacci.
Non si può lasciare la città senza farvi una visita. Occorre molto tempo ma ne varrà sicuramente la pena.

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Il Museo Guarnacci è uno dei più antichi Musei pubblici d'Europa: nasce nel 1761 quando il nobile abate Mario Guarnacci dona il suo ingente patrimonio archeologico, raccolto in anni di ricerche e acquisti, al "pubblico della città di Volterra". La donazione che comprendeva anche una biblioteca ricca di oltre 50.000 volumi, fu un atto di estrema lungimiranza in quanto, oltre a dotare la città di uno strumento culturale importantissimo, scongiurò il pericolo che l'ingente patrimonio accumulato si disperdesse.

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Attraverso le sue sale si entra a contatto con il misterioso mondo degli Etruschi...


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Il Guarnacci, eruditissimo storico, ebbe sicuramente il grande merito di attrarre su Volterra le attenzioni dei massimi intelletti dell'epoca come che si dedicarono alla divulgazione scientifica dei materiali della sua collezione attraverso importanti pubblicazioni e costanti notizie su riviste specializzate.

La prima sede del Museo fu il palazzo Maffei (in via Guidi, oggi Matteotti) acquistato dal Monsignore appunto per collocarvi il suo patrimonio, poi alla sua morte (nel 1785), fu trasferito, assieme alla biblioteca, nel dugentesco Palazzo dei Priori. In questa sede vi rimase fino al 1877 quando, accresciuto da donativi, acquisti e dai frutti di fortunate ricerche condotte in prima persona dai responsabili scientifici dell'Istituzione, fu collocato dal direttore Niccolò Maffei nella sede di palazzo Desideri Tangassi, dove ancor'oggi si trova.






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Una presenza indelebile, quella etrusca, da conoscere non solo in Volterra ma in tutta la Valdicecina.....Che sia guardando un’opera d’arte conservata nei musei o attraversando le antiche porte delle mura di Volterra, visitando le innumerevoli aree archeologiche o affacciandosi sulle necropoli, la presenza etrusca, leggera, ma nitida, avvolge il visitatore e lo chiama alla scoperta.

Nelle sere luminose, guardando verso il mare, è facile intuire perché quell’antico popolo qui visse e prosperò: la bellezza struggente di questi paesaggi ci colgono impreparati e allo stesso tempo sognanti...


Continua...
 
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La Val di Cecina si estende con eleganza lungo il corso del fiume Cecina, abbracciando la parte meridionale della provincia di Pisa e sfiorando delicatamente i territori delle provincie di Siena e Grosseto. Inoltre, si avventura per un breve tratto nella porzione centrale della provincia di Livorno, proprio nelle vicinanze della foce e del tratto finale del corso del fiume.
Si estende altresì a porzioni dei comuni di Radicondoli e Casole d’Elsa nella provincia di Siena, al comune di Cecina lungo la costa livornese, nonché al comune di Bibbona e alla frazione Vada, appartenente al Comune di Rosignano Marittimo. Tutte località a me molto note....in passato ho avuto modo di visitare queste zone e oggi, come oramai avviene da un po', mi fa molto piacere rivedere questi luoghi....sinonimo per me di belle vacanze toscane.

La strada più spettacolare è quella che discende da Volterra e che, con una serie di tornanti, si avventura in un mondo fatto di dolci colline che degradano sino al mare....l'azzurro di quest'ultimo è ben visibile di tornante in tornante , come un miraggio lontano. Percorrerla specie verso l'ora del tramonto regala suggestioni a non finire!!

Numerose sono le possibilità di visite in questo immenso territorio.


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Castelnuovo Val di Cecina è un borgo collinare della provincia di Pisa riconoscibile dalla sua caratteristica a forma di grappolo d’uva. Disseminato di piccoli paesi, il territorio è particolarmente variegato e spazia dall’atmosfera di montagna alla macchia mediterranea, per poi passare alle colline coperte di vigneti e oliveti.

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Castelnuovo è una meta adatta agli amanti della natura: dall’antico borgo medievale partono diversi percorsi naturalistici che raggiungono luoghi di interesse storico, come il ponte sul torrente Pavone, o punti panoramici da cui si possono ammirare la Val di Cornia e il Golfo di Piombino. Nella frazione di Sasso Pisano, inoltre, sono visibili le caratteristiche putizze, manifestazioni geotermiche naturali che identificano l’intero comprensorio. L’area in cui si trova Castelnuovo Val di Cecina è chiamata anche Valle del Diavolo per la presenza diffusa dei soffioni boraciferi, famosi già all’epoca di Dante Alighieri che, probabilmente, si ispirò proprio a questo paesaggio per descrivere l’Inferno nella Divina Commedia.

A Larderello, nel comune di Pomarance, per la prima volta in tutto il mondo si è iniziato a sfruttare l’energia geotermica, ovvero il calore che fuoriesce dalla terra, per produrre elettricità. Qui si può infatti visitare il Museo della Geotermia che permette di conoscere questo fenomeno nelle sue molteplici accezioni: la storia, le attività nel settore chimico, l’industria elettrica e gli usi del calore.

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La vicina Montecatini Val di Cecina, invece, è intimamente legata alle miniere di rame di Camporciano, ritenute nell’Ottocento le più grandi d’Europa e rimaste attive fino ai primi anni del Novecento. Il Museo delle Miniere racconta la storia degli operai che vi hanno lavorato; qui si possono vedere il celebre Pozzo Alfredo, la chiesa di Santa Barbara, patrona dei minatori e si possono ammirare tutte le varie fasi dell’antica lavorazione del rame.

Un territorio talvolta aspro e selvaggio, sempre nuovo a ogni girar di tornante, e mutevole nelle stagioni dell’anno. Pochi borghi sui cucuzzoli, antiche Pievi appartate, limpidi torrenti, castelli e fattorie abbandonati, greggi di pecore alla pastura. Par quasi di toccare il passato remoto, calarsi nel medioevo tanto le forme e i paesaggi sembrano immutabili.....


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Casale Marittimo sorge su una collina che domina la Valle del fiume Cecina, sulla Costa degli Etruschi. Il mare dista appena 12 chilometri e dalla costa sono ben visibili le isole dell’Arcipelago Toscano. I primi insediamenti risalgono intorno all’anno mille; la storia e le vicissitudini di questo paese hanno lasciato traccia sulle mura del centro storico, i cui edifici in pietra e cotto sono rimasti pressoché intatti.

Il borgo medievale è stato insignito della Bandiera Arancione da parte del Touring Club.

Come una cascata di case lungo il declivio”, così lo scrittore Carlo Cassola raccontava del suo incontro con Casale Marittimo, il bel borgo toscano che come tanti altri ha la particolarità di portare il nome marittimo pur non essendo sul mare. L’origine del nome non è in effetti chiara, Giovanni Targioni Tozzetti, esperto viaggiatore, nella seconda metà del 1700 scriveva: “a mano destra si stacca una propaggine di collina che si estende verso il mare e nel cui ultimo dorso è situato il moderno Casale”. Che ci fosse dunque un abitato molto più antico? Probabilmente si, un villaggio etrusco. Anche le credenze popolari aiutano a ingarbugliare la storia. Una molto diffusa parla per esempio di due castelli, Casalvecchio e Casale Nuovo, ma nessun ritrovamento archeologico supporta questa credenza. Le ultime diatribe sul nome del borgo arrivano fino ai primi del ‘900 quando assume il nome definitivo di Casale Marittimo.

Ma allora come definire questo borgo, questo lembo di paesaggio?

Potremmo cominciare così...

C' era una volta una Maremma infestata dalla malaria, dove la differenza tra vivere e morire la faceva la salubrità del posto. All’inizio del 1700 le campagne erano in una condizione di povertà assoluta, la maggior parte delle terre erano destinate a riserva di caccia del feudatario e i boschi si estendevano ovunque.

I lupi erano così numerosi che nel 1810 un decreto governativo liberò la caccia al lupo da ogni vincolo.

Ma le cronache già allora parlavano di Casale Marittimo come “il più grosso e salubre castello di tutto il Marchesato”. Le ragioni? “Una fonte di acqua buona e uno sporto di collina elevata benissimo ventilata”. E se allora gli abitanti erano poco più di trecento, con le riforme del Granduca Pietro Leopoldo e le progressive bonifiche, si arriva a superare quota mille. Oggi Casale Marittimo ha sconfitto la crisi demografica dovuta all’abbandono delle campagne grazie al turismo e all’arrivo di nuovi proprietari terrieri, soprattutto svizzeri e tedeschi che hanno ripreso a coltivare cereali, olio e vino....una buona cosa? Si, o forse no...ancora un lembo della nostra bellezza italiana svenduta allo straniero!

Non è proprio semplice la visita di questo splendido borgo arroccato, sviluppato a mo' di chiocciola. Una sola strada porta quasi al cospetto delle mura, al parcheggio solo macchine con targhe straniere e solo la nostra con targa italiana... sarà un modus che incontreremo spesso in questo nostro Viaggio....peccato, veramente un peccato perché questo territorio è ricco di potenzialità. Un turismo lento, di qualità che nella sua apparente semplicità dona veramente tanto in bellezza autentica, tranquillità e un senso della vita che appaga più di mille luoghi blasonati e super affollati...provare per credere.


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Non cercate il castello di quello rimangono solo alcuni resti delle mura, lasciatevi invece avvolgere dalle stradine che disegnano un percorso ad anelli concentrici all’interno delle due cerchia murarie medievali. Un viaggio nel tempo, dove gli edifici vi racconteranno le vicende di ogni epoca. Tra storia e leggenda nella via che conduceva al castello, si può intravedere sopra una porta l’immagine di un teschio, probabilmente l’ingresso alle prigioni. Proseguendo, vicino alla Torre dell'Orologio, la residenza del Camerlengo, tesoriere addetto alla riscossione delle tasse e nominato direttamente dal feudatario. Il suo era, e resta, uno dei palazzi più belli del borgo. Ma è uscendo dalle mura, quando si arriva al cosiddetto “Coppaio”, sede originaria dell’immagazzinamento dei tradizionali coppi toscani, che si può godere della vista di un paesaggio straordinario e dove finalmente si intravede il mare con le isole dell’Arcipelago.

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Questo piccolo borgo sembra uscito dalle fiabe o da un presepe....avete presente quei presepi costruiti sapientemente da mani antiche? È proprio così. Anche l'atmosfera si fa mistica e misteriosa nel silenzio dei suoi vicoli, all' ombra dei suoi campanili, mentre il vento a tratti si insinua lungo i porticati voltati.
Siamo a Bibbona....si, la parte montana da distinguersi da Marina di Bibbona... tutt'altra cosa.




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Tu vo’ fà l’americano? Allora La California è il posto adatto. La frazione di Bibbona si chiama così in omaggio dello stato americano che si affaccia sulla West Coast. In origine c’erano solo campi coltivati e coloniche di contadini. Divenne ‘americana’ nella metà dell’Ottocento quando un francese, Leonetto Cipriani, di origine còrsa ma politico e giramondo con molte frequentazioni nel livornese, decise di battezzare una sua tenuta in onore della sua seconda patria negli States.

Cipriani ebbe una vita avventurosa. Grazie ai suoi affari costruì una fortuna, fece una discreta carriera politica diventando un fervente sostenitore di Napoleone, poi garibaldino nella spedizione dei Mille, oltre che ambasciatore del Regno di Sardegna a Belmont, un sobborgo di San Francisco. In tutto questo riuscì a coltivare un forte legame con il livornese dove investì in terreni e proprietà. Quando era in Italia naturalmente parlava sempre del continente americano, affascinando un po’ tutti con i suoi racconti del Mondo Nuovo. Per questo poi il nome della fattoria, chiamata appunto la California, fu esteso a indicare tutta la zona. Ancora adesso quando ci sono le presidenziali americane gli abitanti fanno per scherzo proprie elezioni e spediscono i risultati al consolato di Firenze. Una volta le ‘finte’ operazioni di voto sono state addirittura riprese da una tv americana incuriosita dal curioso gemellaggio.
È curiosa questa località, la California, posta sul litorale ci si passa accanto per poi deviare a monte verso l'entroterra di Bibbona.

È un minuscolo, veramente minuscolo borgo arroccato attorno alle sue mura, ci si deve arrampicare quasi scalare le sue vie tortuose, ma la fatica a fronte di tanta bellezza, vi ripagherà di ogni sforzo fatto.

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