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Il mio viaggio in Turchia

A fianco di questo refettorio si trova la chiesa più bella di tutto il complesso: la Chiesa Oscura. E’ stata chiamata così perché scarsamente illuminata dall’esterno attraverso un’unica piccola finestrella e questo ha permesso di conservare i magnifici affreschi. E’ dedicata a Santa Caterina ed è veramente magnifica. Qui non è permesso scattare fotografie ma ne ho recuperata qualcuna dal web (sono mie solo le prime due)

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Gli affreschi sono veramente molto belli e i colori ancora vividi. Per entrare si paga un biglietto supplementare ma ne vale davvero la pena.


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A circa 14 km da Goreme si trova una delle città sotterranee scavate nel sottosuolo per sfuggire alle incursioni di armate provenienti dall’Asia centrale o dalla Persia che periodicamente arrivavano in queste terre.

La città sotterranea di Ozkonak è un capolavoro di ingegneria, costruita attorno al VI-VII secolo. È stata scoperta nel 1972 da un contadino che aveva notato l’acqua di irrigazione del suo campo sparire dentro una fenditura nel terreno.

Si entra attraverso questa porta e si scende una scala per raggiungere il primo piano sotterraneo.

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La città è costituita da 10 piani di stanze collegati tra loro attraverso stretti passaggi in discesa che potevano essere chiusi con pietre circolari che venivano fatte rotolare. All’interno della città veniva assicurata la fornitura d’acqua attraverso delle canalizzazioni e l’aerazione era garantita attraverso fori di aerazione che erano in grado di convogliare aria fresca in tutti i piani. Nei magazzini venivano stoccate provviste alimentari ed è stato calcolato che la città poteva ospitare oltre 20.000 persone che qui potevano sopravvivere per 3 mesi.

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Usciamo di nuovo in superficie e riprendiamo il viaggio.

e attraversiamo il ponte sul fiume Kızılırmak che in turco significa Fiume Rossso; è il fiume più lungo della Turchia (1150 km) che nasce in Anatolia e sfocia nel Mar Nero.

E’ chiamato così per il colore rossiccio che ha trasportando sedimenti di argilla dall’altopiano anatolico.

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Ultima tappa di questa fantastica giornata, la città di Ortahisar: un’altra città costruita, o meglio, scavata ai piedi di un “castello” rupestre che è considerato il camino delle fate più alto della Cappadocia. Sembra che questa struttura fosse già utilizzata a scopo difensivo dagli ittiti anche se la maggior parte delle stanze e dei tunnel sono di epoca bizantina.

Dal punto panoramico la città sembra un presepe.

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Inizia la nostra sesta giornata in Turchia. Anche oggi ci sarà un trasferimento piuttosto lungo interrotto dalla visita ad un caravanserraglio e dal pranzo. Dovremo percorrere circa 620 km e ci vorranno all’incirca 11 ore.

Si parte. Lungo il percorso vediamo il vulcano Erciyes Dağı; si tratta di un vulcano alto 3916 metri che attualmente è quiescente ma era ancora attivo in epoca romana quando veniva chiamato monte Argaius. E’ meta di escursioni scialpinistiche.

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Arriviamo a Sultahani una cittadina situata sulla strada Uzun Yolu (letteralmente strada lunga) che anticamente collegava Konya alla Persia. La città prende il nome dal caravanserraglio Sultan Han che qui si trova. E’ uno dei tre caravanserragli monumentali della regione ed è stato costruito nel 1229 durante il sultanato selgiuchide di Kayqubad I.

E’ considerato uno dei migliori esempi di architettura selgiuchide e, con i suoi 4900 metri quadrati di superficie, è il più grande caravanserraglio medievale della Turchia.

Si accede attraverso un portale di marmo alto 15 metri che mostra un arco a sesto acuto ornato da muqarnas, le stalattiti mussulmane, ornamenti geometrici e scritte in arabo.

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Si accede ad un vasto cortile che veniva utilizzato durante l’estate. Sul lato destro si trova un porticato dove venivano alloggiati animali e persone; dall’altro lato, attraverso piccole porte, si accedeva a stanze a loro volta collegate ad altri piccoli locali dove i carovanieri trovavano alloggio per la notte e potevano ricoverare le proprie merci. In tutti i caravanserragli le prime tre notti di alloggio erano gratuite: questo per facilitare e incrementare i commerci lungo questa via.

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Al centro del cortile si trova l’esempio più antico di moschea quadrata della Turchia. La sala della preghiera si trova al piano superiore che si raggiunge attraverso una scala posta sul lato sinistra della struttura. La parte sottostante veniva utilizzata come moschea estiva.

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In fondo al cortile si trova l’ingresso alla parte del caravanserraglio utilizzato in inverno. Anche questo portale è decorato come quello esterno e da accesso ad una enorme sala suddivisa in navate.

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La navata centrale ha una volta che nella parte centrale ospita una cupola con finestre e piccole aperture che servivano a dare aria e un po’ di luce all’interno.


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Appena fuori incontriamo la antica madrasa (scuola coranica) e l’attuale moschea.

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Il viaggio riprende; ci sarà una sosta per il pranzo e poi ancora strada da percorrere. Passeremo dalla città di Konya dove non ci fermeremo ma che vale la pena di ricordare come città in cui visse Jalāl al-Dīn Muḥammad Rūmī. Fu uno dei più grandi poeti mistici e teologo mussulmano nato probabilmente in Afghanistan o Tagikistan da dove la sua famiglia dovette scappare nel 1219 a causa delle invasioni mongole. La famiglia, dopo alcuni peregrinaggi tra Iran e Turchia, si stabilisce a Konya. Qui Rumi viene educato dal padre, importante teologo e predicatore molto conosciuto e stimato dai contemporanei, divenendo anch’egli un predicatore molto seguito tanto che arrivava gente anche dalle città vicine per ascoltarlo.

Però nel 1231, forse anche in seguito alla morte del padre, abbandonò la predicazione per dedicarsi allo studio delle leggi islamiche, alla teologia e alla contemplazione mistica ritirandosi in Siria dove visse tra le città di Aleppo e di Damasco.

Nel 1241 tornò a Konya e 3 anni dopo incontrò un misterioso personaggio chiamato Shams Tabrizi ("il sole di Tabrīz") che influenzò profondamente Rumi. Il loro legame divenne tanto stretto da creare scandalo e quando Shams Tabriz scomparve rumi ebbe un periodo di grande sconforto che superò scrivendo una raccolta di poesie di ben 40.000 versi: il Canzoniere di Shams Tabriz.

La sua filosofia predicava sostanzialmente la pace, l’accoglienza e indicava nella musica e nella danza il modo per entrare in connessione con il Divino.

Sulla sua tomba ha fatto scrivere questi versi:

«Vieni, vieni; chiunque tu sia, vieni.

Sei un pagano, un idolatra, un ateo? Vieni!

La nostra casa non è un luogo di disperazione,

e anche se hai tradito cento volte una promessa... vieni.»


Dal suo insegnamento è nata la “confraternita” dei dervisci, i monaci roteanti che raggiungono l’estasi e il contatto con Dio attraverso la danza che può durare anche tre ore al suono del flauto.

Ma eccoci arrivati a Pamukkale sotto una pioggia incessante. Il nostro albergo è uno dei più belli della città ed ha al suo interno tre piscine. La struttura è ad anello, a me ha ricordato la hall centrale di una nave, con ascensori trasparenti a collegare i diversi piani dell’hotel.

In fondo una grande piscina riscaldata. Appena arrivati in stanza abbiamo indossato i costumi e ci siamo fiondati nell’acqua calda della piscina.

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All’esterno si trova la piscina di acqua a temperatura ambiente (decisamente fredda) e la piscina di acqua termale caldissima dove siamo stati un bel po’. Ne siamo usciti decisamente rinfrancati dal lungo viaggio.

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Settimo giorno dedicato alla visita di Pamukkale. Il suo nome significa fortezza di cotone ed è situata nella regione Egea interna nella valle del fiume Meandro. Nei suoi dintorni sono presenti numerose sorgenti termali ricche di calcio che combinandosi con l’anidride carbonica formano depositi di carbonato di calcio.

Questo fenomeno ha dato origine a vere e proprie cascate di carbonato di calcio e candide vasche degradanti.

Una parte di queste vasche sono in realtà artificiali in quanto quelle naturali erano state distrutte nel XX secolo con la costruzione di alcuni alberghi poi demoliti. Queste sono le uniche vasche in cui i turisti possono camminare a piedi nudi. Le vasche naturali si trovano un po’ più in là e non sono accessibili per preservarle.

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Ma Pamukkale non è conosciuta solo per le vasche calcaree ma anche perché qui sorgeva l’antica città di Hierapolis. La città fu fondata dai Greci ma le rovine che oggi sono ancora visibili risalgono al periodo di massima espansione della città avvenuta dopo il terremoto del 60 d.C. tra il I e il III secolo d.C.

Nel IV secolo lo sviluppo della città subì una battuta d’arresto a causa di un violento terremoto che ne distrusse una buona parte. Alla fine del IV secolo i bizantini costruirono nuove mura che esclusero alcune parti della vecchia città dal nuovo assetto urbano ed utilizzando le rovine come “cave” di materiali di recupero.

Alla fine del VI secolo un altro terremoto distrusse quasi interamente la città comprese le mura bizantine e la città venne progressivamente abbandonata.

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Lungo il percorso che ci conduce alle rovine della città si trova una sala espositiva con alcuni sarcofagi e statue provenienti dalle 3 necropoli che si trovavano attorno alla città al di fuori delle mura bizantine.

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Usciti dal museo incontriamo la statua di un gallo: cosa ci fa qui?


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Quello qui rappresentato è il simbolo della regione in cui si trova Pamukkale; si tratta di una razza particolare con piumaggio molto colorato e noto per il canto più lungo. Ma è anche legato ad un mito greco….

Il dio Ares era solito incontrare di nascosto durante la notte Afrodite moglie di Efesto. Efesto era molto amico del dio Helios (il sole) e per essere sicuri di non essere scoperti Ares aveva incaricato Alectryon di avvisarli prima che il sole nascesse.

Però una notte Alectryon si addormentò, Helios sorse e scoprì i due amanti. Avvisò Efesto che forgiò una gabbia con fili talmente sottili da essere invisibile con cui riuscì a imprigionare gli amanti. Quando questi cercarono di uscire dopo una notte d’amore si trovarono bloccati e furono esposti al ludibrio di tutto l’Olimpo.

Ares, infuriato, trasformo Alectryon in un gallo costringendolo a cantare ad ogni sorgere del sole.

Ma iniziamo ad esplorare il sito archeologico che è accessibile solo in parte poichè sono ancora in corso scavi condotti dal Politecnico di Torino.

La città aveva due ingressi, uno quello da cui si entra oggi per visitare le rovine, e l’altro, dal lato opposto, chiamato Porta di Frontino.

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Le rovine del portico del Gymnasium

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Dietro le colonne si intravedono i resti del muro bizantino

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Il Tempio di Apollo risalente al III secolo con la sottostante scalinata

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La casa dei capitelli ionici, i cui resti si vedono nell'immagine qui sopra, era una casa signorile su due piani in prossimità del tempio di Apollo. Le colonne sono alte quasi 3 metri, sono in marmo policromo e sormontate da capitelli ionici in marmo bianco. La costruzione risale al IV-V secolo.

Ma arriviamo al pezzo forte del sito: il magnifico teatro.

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La prima costruzione risale al I secolo, rimaneggiato nel III secolo e sottoposto ad un primo importante restauro della facciata della scena nel 352 d.C. come testimoniato da una inscrizione.

A seguito dei terremoti del IV secolo e del VI secolo cadde in disuso e vi furono costruite addossate alcune piccole case.

Il restauro iniziò nel 1957 ed è andato avanti fino ai giorni nostri.

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Il frontescena è stato oggetto dei principali interventi di restauro che hanno riportato alla sontuosità originaria questo spettacolare monumento. Anche qui le parti non originali sono state ricostruite con materiali di diverso colore per poterle distinguere.

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Sulla collina soprastante si scorgono le rovine di una cattedrale eretta nel luogo dove erano sepolti i resti di San Filippo.

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Uchisar è una cittadina rupestre ed è famosa per il suo castello. In realtà non si tratta di un vero castello ma di una rocca di tufo il cui interno è stato scavato con tunnel e stanze. Si ritiene che sia stato utilizzato come punto di avvistamento visto che si trova nel punto più elevato della zona e che sia stato utilizzato fin dal XIV secolo.

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Cappadocia e Turchia indimenticabil. So rivedendo con immenso piacere queste bellissime foto.In particolare in castello di Uchisar dove abbiamo trascorso, io mia moglie e i miei figli, una notte irripetibile sotto un cielo pieno di stelle e una luna a falcetto. Sono curioso di vedere fin dove vi siete spinti a est. In ogni caso complimenti per questo viaggio fantastico! Continuo a viaggiare con voi. Grazie.
 
Cappadocia e Turchia indimenticabil. So rivedendo con immenso piacere queste bellissime foto.In particolare in castello di Uchisar dove abbiamo trascorso, io mia moglie e i miei figli, una notte irripetibile sotto un cielo pieno di stelle e una luna a falcetto. Sono curioso di vedere fin dove vi siete spinti a est. In ogni caso complimenti per questo viaggio fantastico! Continuo a viaggiare con voi. Grazie.
Grazie Jonny. In questo viaggio non ci siamo spinti più a est. Ma fine settembre siamo stati in Uzbekistan, altro paese meraviglioso.
 
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