Il viaggio riprende; ci sarà una sosta per il pranzo e poi ancora strada da percorrere. Passeremo dalla città di Konya dove non ci fermeremo ma che vale la pena di ricordare come città in cui visse Jalāl al-Dīn Muḥammad Rūmī. Fu uno dei più grandi poeti mistici e teologo mussulmano nato probabilmente in Afghanistan o Tagikistan da dove la sua famiglia dovette scappare nel 1219 a causa delle invasioni mongole. La famiglia, dopo alcuni peregrinaggi tra Iran e Turchia, si stabilisce a Konya. Qui Rumi viene educato dal padre, importante teologo e predicatore molto conosciuto e stimato dai contemporanei, divenendo anch’egli un predicatore molto seguito tanto che arrivava gente anche dalle città vicine per ascoltarlo.
Però nel 1231, forse anche in seguito alla morte del padre, abbandonò la predicazione per dedicarsi allo studio delle leggi islamiche, alla teologia e alla contemplazione mistica ritirandosi in Siria dove visse tra le città di Aleppo e di Damasco.
Nel 1241 tornò a Konya e 3 anni dopo incontrò un misterioso personaggio chiamato Shams Tabrizi ("il sole di Tabrīz") che influenzò profondamente Rumi. Il loro legame divenne tanto stretto da creare scandalo e quando Shams Tabriz scomparve rumi ebbe un periodo di grande sconforto che superò scrivendo una raccolta di poesie di ben 40.000 versi: il Canzoniere di Shams Tabriz.
La sua filosofia predicava sostanzialmente la pace, l’accoglienza e indicava nella musica e nella danza il modo per entrare in connessione con il Divino.
Sulla sua tomba ha fatto scrivere questi versi:
«Vieni, vieni; chiunque tu sia, vieni.
Sei un pagano, un idolatra, un ateo? Vieni!
La nostra casa non è un luogo di disperazione,
e anche se hai tradito cento volte una promessa... vieni.»
Dal suo insegnamento è nata la “confraternita” dei dervisci, i monaci roteanti che raggiungono l’estasi e il contatto con Dio attraverso la danza che può durare anche tre ore al suono del flauto.
Ma eccoci arrivati a Pamukkale sotto una pioggia incessante. Il nostro albergo è uno dei più belli della città ed ha al suo interno tre piscine. La struttura è ad anello, a me ha ricordato la hall centrale di una nave, con ascensori trasparenti a collegare i diversi piani dell’hotel.
In fondo una grande piscina riscaldata. Appena arrivati in stanza abbiamo indossato i costumi e ci siamo fiondati nell’acqua calda della piscina.
All’esterno si trova la piscina di acqua a temperatura ambiente (decisamente fredda) e la piscina di acqua termale caldissima dove siamo stati un bel po’. Ne siamo usciti decisamente rinfrancati dal lungo viaggio.
Settimo giorno dedicato alla visita di Pamukkale. Il suo nome significa fortezza di cotone ed è situata nella regione Egea interna nella valle del fiume Meandro. Nei suoi dintorni sono presenti numerose sorgenti termali ricche di calcio che combinandosi con l’anidride carbonica formano depositi di carbonato di calcio.
Questo fenomeno ha dato origine a vere e proprie cascate di carbonato di calcio e candide vasche degradanti.
Una parte di queste vasche sono in realtà artificiali in quanto quelle naturali erano state distrutte nel XX secolo con la costruzione di alcuni alberghi poi demoliti. Queste sono le uniche vasche in cui i turisti possono camminare a piedi nudi. Le vasche naturali si trovano un po’ più in là e non sono accessibili per preservarle.
