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Le ville di delizia....trame di bellezza.

Ho recuperato e letto tutto d'un fiato, questa bella passeggiata culturale tra ville straordinarie che ci proiettano in un'altra epoca dove, per i nobili, estate significava lunghi periodi trascorsi in luoghi da sogno tra arte e natura, rinfrescati dalla ricca vegetazione dei parchi e dalla presenza di fontane, laghetti e giochi d'acqua. Una vera meraviglia!
Grazie Oriana!
Grazie a te!
È un mondo perduto nel tempo ma è bello per un attimo farne parte sognando un po'.
 
L’angolo più affascinante della dimora è la terrazza belvedere, uno dei più interessanti punti panoramici della Brianza. Da qui, lo sguardo si perde in un paesaggio davvero unico che, per una serie di coincidenze favorevoli, ha mantenuto intatto il suo aspetto ottocentesco.

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Sono i monti di Lecco, Grigna, Resegone...peccato per la foschia...

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Uno spazio veramente incantevole...
 
Uno spazio veramente d'incanto...

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...le rose qui non si contano più! Ogni affaccio è coronato dalla sua pianta di rose che inebria gli occhi e non solo, profuma l'aria...

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Ma non solo loro. Il parco è rinomato per le sue ortensie, tante specie che ora sono in preparazione della futura fioritura... bisognerà sicuramente ritornare per vederle...
 
I lavori ripresero nei primi decenni dell’Ottocento, anche se non terminarono mai, lasciando di fatto la villa esterna “non perfettamente compiuta”. Dello stesso periodo è la realizzazione del grande parco, caratterizzato da tortuosi vialetti romantici, boschetti di piante esotiche, meravigliosi scorci paesaggistici ed un grande laghetto privato. L’immensa tenuta comprendeva anche la parte agricola, costituita da campi coltivati, marcite, ghiacciaie commerciali e grandi caseggiati per ospitare le famiglie dei fattori e dei contadini semplici.

L’attività agricola ebbe sempre un ruolo preponderante nella vita di villa Carcano, le coltivazioni nel corso della storia passarono dalle attività cerealicole alla gelsibachicoltura, dalla produzione vitivinicola a quella di patate. Per un certo periodo però, i rustici della villa vennero impiegati anche come “officina meccanica” per la produzione di piccoli motorini, soprannominati “motori Carcano”, da applicare alle biciclette o per creare motoveicoli autonomi. Dopo tante vicissitudini, la villa è arrivata ai nostri giorni, quasi completamente invariata, ed è sempre proprietà della famiglia Carcano. La stessa infatti è una delle poche strutture appartenute, dal ‘500 ad oggi, sempre alla stessa famiglia…motivo per cui custodisce intatto il fascino d’altri tempi.


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A questo punto, allontanandoci dalla villa, ci inoltreremo nel parco romantico, percorreremo tortuosi vialetti in ghiaia, antri ombrosi di magnolie e tassi, fitti boschetti di palme e cedri, per giungere, attraverso la “passeggiata degli innamorati”, al grande laghetto privato. Qui, troveremo un piccolo molo, con ormeggiata una barchetta davvero graziosa, e sarà bellissimo rievocare i piaceri della vita romantica. Inoltre, lungo il percorso ci verranno narrati i “segreti del verde”, il significato delle piante e i valori simbolici delle stesse, comprendendo così il motivo per cui sono state scelte e piantate proprio in quei punti.

La visita proseguirà poi nella parte agricola del parco, vedremo la grande ghiacciaia commerciale, usata in passato per accatastare i blocchi di ghiaccio da vendere, ricavati in inverno dal laghetto stesso completamente ghiacciato; vedremo le marcite, i boschetti di noci e nocciole, e i rustici al servizio dell’agricoltura.


Il parco

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Villa Carcano è circondata da boschi con sentieri. Seguendo questi si raggiunge il laghetto.

I sentieri del parco sono di forma circolare e costeggiano il parco, terminano tutti in un punto preciso presso il cancello di entrata.

Questi percorsi sono suddivisi in colori rappresentativi:

Verde , anello minimo, giardino domestico (30 minuti)
Blu , prati, lago e ghiacciaie (60 minuti)
Rosso , passeggiata tra acque, boschi e grandi viali
Il percorso Verde circonda la villa ed è il più elevato; costeggia la chiesa e il campanile per poi ritornare al punto di incontro con gli altri sentieri nel cortile della villa.

Nel percorso Blu si raggiunge il laghetto della villa circondato da piante e molti fiori caratteristici del posto.

Questo sentiero si suddivide in boschetti:

ll viale delle Magnolie si trova a sinistra della facciata occidentale della villa.
Al Faggio rosso, originale per la sua colorazione e tonalità che varia con il passare delle stagioni.
Il boschetto di Robinie: le robinie sono state introdotte in Europa da Jean Robin, botanico alla corte di Parigi; queste piante hanno un alto valore commerciale.
Il lago, creato artificialmente sbarrando una valletta ed è alimentato da una sorgente perenne. Ospita una vasta popolazione di piccoli pesci.
Nel percorso Rosso i viali di collegamento furono ricavati utilizzando gli antichi sentieri che mettevano in comunicazione una cascina con l'altra.

Superato il lago vi è l'entrata della Grande ghiacciaia dove si trasportavano lastre di ghiaccio a cavallo.

Il viale prosegue verso un ruscello che dà vita a due laghetti artificiali; l'acqua veniva fornita alla villa e agli abitanti di Anzano.

Il nostro percorso blu...


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Il parco di Villa Carcano è noto per contenere piante pregiate, come Celtis australis, Ginkgo biloba, Aesculus hippocastanum e Chamaecyparis. Nel parco si trovano grandi palme e numerosi lauri, un esemplare di Fagus 'Purpurea Tricolor', altissimi Abies nordmanniana, magnolie e castagni plurisecolari. Un viale conduce al laghetto principale, un tempo navigabile, popolato da ninfee e da fauna selvatica, nel quale emergono due isolotti e un promontorio attraversato da una galleria. Fino a metà '900, il laghetto era utilizzato per produrre ghiaccio, che veniva conservato in una delle diverse ghiacciaie della proprietà e venduto in estate o donato ai malati.

All'interno del parco, sono stati rinvenuti resti di tombe di epoca romana.


Ecco il laghetto... spettacolare. Purtroppo non avevo con me la reflex che con uno zoom avrebbe immortalato i numerosi abitanti di questo laghetto..

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Buongiorno a tutti, rieccomi a raccontare delle bellezze, di una parte delle bellezze, del nostro territorio.
Le dimore storiche e ville di delizia ...segno tangibile delle nostre radici, segnano un ruolo importante nella cultura italiana....bellezze che tutti ci invidiano ma che a volte ci dimentichiamo di averle relativamente vicine a casa.





Torna Ville Aperte in Brianza, l’eccezionale opportunità di visitare dimore storiche non sempre accessibili al pubblico! Anche la 23° edizione propone un doppio appuntamento, in Primavera e in Autunno, un format di successo che nel 2024 ha fatto registrare oltre 77 mila presenze complessive. L’edizione Primavera si è tenuta nei weekend dal 3 all'11 maggio 2025 con ben 44 ville di delizia e ville storiche che hanno spalancato le proprie porte, in moltissimi Comuni sparsi in ben 5 province lombarde: Monza e Brianza, Città Metropolitana di Milano, Lecco, Como e Varese.

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In anteprima ieri ho potuto visitarne la prima villa....visita speciale poiché mi farò promotrice di queste iniziative, accompagnando gruppi, che spero ardentemente abbiano successo di visita, come lo è stato nella precedente edizione.

Sono stati pensati diversi appuntamenti collegati ad eventi speciali e proprio adatti a tutti. Appuntamenti diurni con laboratori, caccia al tesoro che coinvolgono famiglie e bambini; visite in costumi d'epoca, visite in notturna per ammirare i luoghi più misteriosi di queste dimore....i ninfei ad esempio e non mancheranno momenti musicali.

Se siete pronti, si parte per questa splendida avventura....


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Continua...
 
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Palazzo Arese Borromeo

Incastonato oramai al centro del comune di Cesano Maderno, desta veramente ammirazione la grande esedra che accoglie oggi i moderni visitatori ma che in passato accoglieva le carrozze che si recavano a palazzo....una vera piazza delimitata da piccoli tempietti intervallati a pinnacoli. Immaginiamo come poteva essere ai tempi...adornata di statue nelle nicchie che ora vediamo vuote...




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Entriamo nella cosiddetta...corte...


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Da qui possiamo cogliere la profondità della piazza e immaginare il lungo viale alberato che conduceva alla villa.....






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Il palazzo fu edificato per desiderio di Bartolomeo III Arese nel secondo quarto del XVII secolo....ed è uno dei più bei palazzi settecenteschi in Lombardia.

Dopo la morte di Bartolomeo l’edificio pervenne in eredità alla figlia Giulia, che convolò a nozze con il conte Renato Borromeo, costituendo la famiglia Borromeo Arese alla quale il palazzo è debitrice del nome.

A Carlo IV Borromeo Arese è da ascrivere il primo significativo progetto decorativo di trasformazione, caratterizzato da un evidente linguaggio settecentesco. Al nipote Renato II, invece, è da attribuire il rinnovato interesse per le sale del palazzo, “ammodernizzate” in stile rococò.

Con il periodo della dominazione austriaca l’intero complesso architettonico cadde parzialmente in disuso e il palazzo fu trasformato in caserma. Dopo un periodo di disinteresse della famiglia Borromeo per il palazzo e il parco annesso, l’area a verde fu affittata con finalità agricole, mentre nelle strutture architettoniche vennero locati alcuni uffici comunali e la scuola.

All’inizio del XX secolo i proprietari diedero avvio ad un’attività di recupero del Palazzo che, tuttavia, non tornò mai agli antichi fasti.
Al termine del primo conflitto mondiale alcuni ambienti annessi al palazzo ospitarono famiglie profughe provenienti dal Veneto.
Dopo un rinnovato interessamento per il destino della nobile dimora di famiglia dimostrata dal conte Guido, la villa fu nuovamente abbandonata ed essa divenne oggetto di furti ed atti vandalici. Nel 1987 l’amministrazione pubblica acquistò il Palazzo e diede immediatamente avvio al restauro del parco e delle strutture architettoniche.

La struttura architettonica dell' edificio si presenta con un impianto planimetrico a corte chiusa e una serie di cortili di servizio di minore dimensione. All’edificio è anteposta una scenografica piazza a doppia esedra con elementi in cotto, pinnacoli decorativi in pietra artificiale, lesene e nicchie di ordine rustico. Attraverso un doppio porticato, la cui volumetria è dettata dalla sequenza di tre e sette crociere corrispondente alla tradizione dell’architettura nobiliare milanese, si accede alla corte nobile a forma quadrangolare, con i corpi di fabbrica dimensionalmente maggiori e riconoscibili per la semplice sequenza di aperture quasi simmetriche....

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...in una sala del palazzo troviamo un vero e proprio documento storico: un affresco in cui si vede la prima costruzione della villa a cui seguirà negli anni un ampliamento chiudendo la corte... ciò che resta impresso nel particolare, l'assoluta assenza di costruzioni limitrofe...in pratica, immersa nel verde mentre oggi non vi è un solo centimetro libero. Sullo sfondo i monti vicini ai nostri grandi laghi .....



Continua....
 
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Dal loggiato d'ingresso ci apprestiamo ad entrare nella parte della villa posta al pian terreno, in quei saloni denominati di attesa...


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Stucchi e decori non mancano anche se la saletta è molto piccola, quasi insignificante se non per la pregevole decorazione della volta.



...da un piccolo vano iniziale si accede alla prima sala...


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La sala è caratterizzata da un'impostazione molto semplice e da un impianto planimetrico rettangolare voltato a crociera, e probabilmente costituiva una delle sale d'attesa prima di accedere ai sontuosi saloni di rappresentanza, agli appartamenti nobiliari o all'originale Ninfeo. Questo ambiente si configura come una piccola galleria dedicata ai seicenteschi ritratti della famiglia degli Arese, oggi conservati sullo scalone di Palazzo Borromeo sull'Isola Madre.

La decorazione della volta non presenta particolari affreschi, ma solo eleganti decori rococò ingentiliti dagli stemmi dei due rami della famiglia Borromeo Arese ed Erba Odescalchi. L'opera maggiormente rilevante è il camino in pietra molera portato a Cesano Maderno negli anni Venti del Novecento da Guido Borromeo Arese dall sua dimora milanese.


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Particolare della volta della prima sala...

Tra i numerosi artisti che hanno lavorato a palazzo lasciando importanti testimonianze del loro operato si annoverano: Giuseppe Nuvolone, autore, tra l’altro, dell’affresco raffigurante La morte di Semele; il Montalto, che operò nella Sala del Ninfeo e nella Sala Aurora; Ercole Procaccini il Giovane, autore di numerose decorazioni a sfondo mitologico e di alcune scene del Salone da ballo; e Giovanni Ghisolfi, artefice di alcuni dipinti realizzati nel piano nobile.

Negli ambienti di rappresentanza del primo piano si possono ancora oggi ammirare significativi soffitti a volta, con cornici a stucco e medaglioni, e i maestosi affreschi fatti realizzare dai principali rappresentanti del classicismo milanese-lombardo. L’impianto generale mira, attraverso un complesso programma iconografico, a commemorare il potere, la saggezza e la genialità politica ed economica del casato, che trova il suo vertice espressivo nel Salone d’onore, emblematicamente denominato Salone dei “Fasti Romani”, in cui si ritrovano scene dipinte dai citati Ercole Procaccini il Giovane, il Montalto e Giovanni Ghisolfi.


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La "Sala Neoclassica", che in origine non doveva essere molto dissimile dalle adiacenti sale per quanto concerne l'impianto architettonico e la struttura decorativa, fu completamente modificata intorno al 1822 per essere trasformata in una sala da pranzo, su espressa volontà del conte Giberto V Arese Borromeo.

Varenna sostituì l'originale seicentesco medaglione affrescato al centro della volta, con una elegante decorazione a riquadri, di cui, quello centrale, presenta motivi geometrici. Le ulteriori otto riquadrature laterali contengono, invece, immagini ispirate al "Quarto Stile pompeiano", dipinte prevalentemente con soggetti naturalistici, animali e uccelli. Questa scelta rivela un certo gusto per l'archeologia da parte del proprietario del palazzo cesanese, in adesione alla moda dell'epoca fortemente influenzata dalla scoperta delle città travolte dall'eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. e dai conseguenti scavi, iniziati nel 1746 per volere di Carlo III di Borbone.






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Sala dei Centauri


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Il vasto ambiente rettangolare, collocato al pianterreno e accessibile direttamente dal giardino, era in origine ornato da una serie di venticinque tele, oggi conservate presso l'Isola Madre, realizzate dai maggiori pittori milanesi del Seicento e raffiguranti storie tratte dall'Antico Testamento e dalla mitologia greco-romana.

La volta è caratterizzata al centro dalla presenza di tre affreschi uniti a costituire un'unica fascia centrale tripartita, attribuiti dalla critica a Ercole Procaccini il Giovane (1605-1677).

Il tema raffigurato rappresenta i tre modi con cui l'Amore si manifesta, e diviene un pretesto per riferirsi alla politica del tempo e alle unioni coniugali tra le famiglie Arese e Omodei.


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Prima di proseguire nel nostro percorso a L del piano terreno, facciamo una deviazione verso un vero gioiello presente nelle ville settecentesche: il Ninfeo

Ma cos' era il Ninfeo?


Nelle ville del Settecento, il ninfeo era un edificio di piacere e frescura, spesso con giochi d'acqua, grotte artificiali e ricche decorazioni a mosaico, dedicato alle ninfe. Era una struttura pensata per il divertimento, l'ozio e la celebrazione dell'acqua, che si ispirava ai luoghi di culto acquatici dell'antichità romana e greca.
Le sue sale erano solitamente decorate con mosaici di ciottoli, spesso disposti in motivi geometrici o floreali, creando un ambiente unico e raffinato.

Un aspetto ludico fondamentale era rappresentato dagli "scherzi d'acqua" che sorprendevano i visitatori, rendendo l'esperienza più coinvolgente e divertente.

La sua origine è legata ai "luoghi d'acque" dell'antichità, santuari o costruzioni dedicate alle divinità acquatiche, le ninfe.

Nel contesto della villa, il ninfeo non era solo un elemento architettonico, ma un vero e proprio spazio ludico e di intrattenimento, un "luogo di delizie" che combinava natura, arte, ingegneria e un'estetica raffinata, riflettendo i gusti dell'epoca.

Ogni villa ha saputo reinterpretare quest' ambiente utilizzando gli spazi a disposizione , in questo palazzo lo spazio era rappresentato da un' ala laterale del palazzo prospiciente il giardino....

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L'accesso è interdetto in quanto vi sono presenti opere importanti di stabilità strutturale.... ciò detto , non è possibile entrarvi ma vederlo in sicurezza si.

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La "Galarietta fatta a Mosaico" costituisce uno dei più significativi ambienti del Ninfeo, riccamente decorato con pitture e con mosaici in acciottolato di fiume bianco e nero a motivo geometrico-floreale, tra le quali spicca l'emblema araldico delle ali aresiane sormontato da una corona.

La sala è caratterizzata dalla presenza, sulla volta, di tre affreschi raffiguranti virtù e allegorie, con i riquadri laterali racchiusi in cornici ottagonali. Questi ultimi furono eseguiti da Giovanni Stefano Doneda detto il Montalto (1608-1690), mentre il dipinto centrale, inserito in una cornice ovale, è opera di Giuseppe Nuvolone (1619-1703).

Nel medaglione centrale, è dipinta la "Carità moderata dalla Temperanza".


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La grotta del Ninfeo diventa il luogo di volontario esilio di Bartolomeo III Arese, il quale poteva discretamente dedicarsi agli studi alchemici e alla tradizione cabalistica.


Proseguiamo...

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Da un'apertura del salone dei Centauri , il colpo d'occhio sul porticato classicheggiante privo di decori, di un candore lunare, ingentilito solo dagli accostamenti cromatici in pietra che contornano le finestre... l'interno di tutte le sale, se non lo avete notato, e in pregevole cotto lombardo.

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"Sala Aurora" costituisce il vertice di un articolato apparato iconografico che unisce i temi della mitologia classica alla cultura biblico-giudaica e politico-sociale del Seicento. Fulcro della decorazione è un medaglione dipinto ad affresco, raffigurante I'"Apparizione del Carro solare all'Aurora", attribuito a Giovanni Stefano Doneda detto il Montalto (1608-1690).

L'impianto decorativo comprende anche un ciclo di vele alternate a lunette, raffiguranti satiri danzanti e gli amori delle divinità mitologiche. Prima di tale intervento settecentesco, alle pareti erano appesi otto quadri che ritraevano sovrani spagnoli, mentre e le lunette ospitavano dodici dipinti ottagonali con ritratti di principi, motivo per cui la sala era detta anche "Sala grande dei Ritratti".

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Collocata al centro dell’edificio di massima rappresentanza, sotto la loggia scenografica dell’appartamento di Renato III, Sala Aurora costituisce il vertice di un articolato apparato iconografico che sapientemente unisce i temi della mitologia classica alla cultura biblico-giudaica e politico-sociale del Seicento.
 
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La scena principale, posta al centro della volta, raffigura l’Apparizione del Carro solare all’Aurora. In essa il giovane Giulio Arese III è rappresentato con la fiaccola della conoscenza accesa, mentre Minerva lo orienta verso il carro di Apollo che governa una quadriga trainata da impetuosi cavalli bianchi, preceduta dalla figura di Aurora e da amorini danzanti. La pittura simboleggia la salda conoscenza e la grande saggezza raggiunta dalla famiglia Arese, che governa e amministra con sapienza perché fonda il suo operato sulla tradizione e sulla storia che la legittima e che conducono Cesano Maderno e lo Stato di Milano verso una nuova Aurora fertile e giocosa.


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È detta anche "Sala del gioco del matto" per la presenza, durante il Settecento, di un tavolo da gioco simile al biliardo, detto appunto "del matto". Questo ambiente è noto come "Sala dei Giganti", in ragione della decorazione pittorica realizzata nel medaglione al centro della volta, troppo danneggiato perché la critica sia concorde nell'attribuirlo a Giuseppe Nuvolone (1619-1703) o ad Ercole Procaccini il Giovane (1605-1677), entrambi attivi nella decorazione di altri ambienti del palazzo. Il dipinto ritrae un soggetto mitologico dalla forte valenza politica: l'"Assalto dei Giganti all'Olimpo".

Di epoca settecentesca inoltrata sono le decorazioni della volta, dei pennacchi e delle lunette, caratterizzati da un elegante decoro floreale e da delicati monocromi raffigurante scene paesaggistiche, in cui si alternano rovine classiche e medievali.

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La stanza è denominata "Sala del gioco del trucco" per presenza, alla metà del XVIII secolo, di un particolare gioco den "trucco", molto simile al biliardo e la cui presenza era molto da nelle residenze nobiliari italiane. Precedentemente era chiamata anche "Sala dei Cardinali", poiché le lunette della volta erano originariamente decorate con una serie di tele ottagonali raffiguranti ritratti di prelati, oggi conservate nel Palazzo Borromeo dell'Isola Madre.

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Le pitture interne alle lunette che oggi si possono ammirare, rappresentano paesaggi in rovina, realizzati insieme alla decorazione settecentesca della sala con motivi geometrici, inserti floreali ed emblemi borromaici, intorno al 1743, in occasione delle nozze di Renato III Arese Borromeo con Marianna Erba Odescalchi.

La denominazione "Sala di Vulcano", invece, deriva dall'affresco eseguito probabilmente da Federico Bianchi (1635-1719) al centro della volta, raffigurante la "Caduta di Vulcano".
 
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