Un po do storia, presa da Wikipedia:
Amsicora:
Le fonti descrivono Ampsicora come il più ricco tra i proprietari terrieri della Sardegna che in quel periodo appariva divisa in due entità: da un lato un'ampia parte della fascia costiera con la quasi totalità delle aree collinari, inclusa la vasta pianura campidanese, direttamente sottoposta al dominio di Cartagine; dall'altro le aree interne più montuose, ancora abitate dalle popolazioni nuragiche, che seppur diventate tolleranti nei confronti dei Cartaginesi dopo molte ostilità, erano ovviamente ostili alla conquista romana.
In concomitanza con le vittorie di Annibale, Ampsicora fu animatore, insieme ad Annone di Tharros, della rivolta delle città costiere della Sardegna contro i romani del 215 a.C., riuscendo ad ottenere l'appoggio dei cosiddetti sardi pelliti, in particolare delle tribù degli Iliensi presso i quali si recò a cercare rinforzi per affrontare i nuovi dominatori. Inoltre i senatori di Cornus, la città della quale Ampsicora era il magistrato supremo, inviarono degli ambasciatori a Cartagine perché intervenisse in soccorso dei sardi che erano a conoscenza dei fatti accaduti in Italia e che avevano rafforzato la posizione di Annibale sempre più forte contro Roma. Cartagine inviò allora Asdrubale, detto il Calvo, con un'armata di circa diecimila soldati.
La battaglia campale si svolse nei pressi di Decimomannu, secondo F.C. Casula, tra i due fiumi della zona, quindi a poche miglia da Cagliari e vide la sconfitta degli insorti. Il piano di Amsicora consisteva nel marciare sulla città in modo tale da tagliare fuori dalla rotta dei rifornimenti le altre città della costa occidentale cadute in mano romana. Tuttavia le navi cartaginesi, giunte ormai in vista di Cornus, furono spinte dai venti verso le Baleari. Nel frattempo Manlio, console romano, radunò a Cagliari quattro legioni e si avviò verso Cornus. Manlio sorprese le poche truppe di Cornus, guidate da Josto, figlio di Amsicora, che fu sconfitto e perse la vita nella battaglia, avendo fatto l'errore di affrontare in campo aperto il nemico senza attendere ulteriori rinforzi. Infatti Amsicora si trovava a chiedere rinforzi alle popolazioni dei sardi pelliti e quando sopraggiunse, ricongiungendosi alle truppe cartaginesi sbarcate con ritardo, affrontò anch'egli il nemico, ma fu sconfitto anche perché i Cartaginesi si arresero. Egli successivamente si portò in salvo, rifugiandosi presso le tribù dell'interno. Tuttavia, secondo Livio, Ampsicora, addolorato per la morte del figlio Josto e desideroso di non cadere nelle mani dei romani, si tolse la vita.
N.S.di Bonaria:
Il rinvenimento del simulacro
Sul colle di Bonaria, nel 1324, si insediarono i Catalani, che vi fondarono una cittadella fortificata. Nel 1335 la chiesa della cittadella, intitolata alla Trinità e alla Madonna, venne affidata ai frati mercedari.
La leggenda narra che il 25 marzo del 1370 una nave, che dalla Catalogna dirigeva verso l'Italia, si imbatté in una improvvisa e violenta tempesta. Nell'estremo tentativo di salvare l'equipaggio, il capitano della nave diede ordine di gettare in mare tutto il carico. Questa fu la sorte anche di una pesante e grande cassa, di cui si ignorava il contenuto, che fu gettata per ultima. Appena questa toccò acqua, la tempesta si placò. Successivamente la cassa approdò nella spiaggia situata alla base del colle di Bonaria, vicino a Cagliari, dove suscitò la curiosità dei presenti. Nessuno però riuscì ad aprirla o a sollevarla se non i frati mercedari, chiamati dal vicino convento, situato sulla cima del colle. I frati portarono la cassa al convento, la aprirono e verificarono che il contenuto era un'imponente statua lignea della Madonna col Bambino, la quale teneva nella mano destra una candela accesa Santa Maria della Candelora. La Madonna, raffigurata nella statua, prese quindi il nome di Nostra Signora di Bonaria, dal luogo in cui venne rinvenuta.
La chiesa del convento ospitò il simulacro, divenendo da allora il santuario della Madonna di Bonaria. Solo nel XVIII secolo iniziarono i lavori di costruzione della grande basilica che affianca il santuario.
Diventando poi la Patrona massima della Sardegna.