11 aprile
Giorno 7
Mi sveglio alle 5 a causa del solito lavaggio notturno che fanno ai piani alti e che cade rumorosamente su Moby Tic. Guardo fuori e rimango incantata dalla città dorata. Sembra un presepe. Che visuale privilegiata, cabina sfortunata hai avuto il tuo senso in questo viaggio.
Penso a cosa si perdono le cabine sul lato destro e mi dispiaccio.
Ci svegliamo alle 8, mio marito è andato al buffet a prendere qualche dolcetto su cui appoggiare la candela da far soffiare alla nostra Giulia Rose, che proprio oggi compie 6 anni. Poi le diamo il regalo scelto da lei, un orribile toro dorato acquistato a Cadice che non vede l'ora ti tenere tra le manine! Insomma, contenta lei contenti tutti
Dopo colazione chiediamo alle piccole se vogliono scendere con noi, rispondono un categorico NO! e io e il socio ci "accontentiamo" di scendere da soli. Ripercorriamo la nostra zona preferita, l'Alfama, e all'altezza di Sao Vicente prendiamo il famoso tram storico n. 28. Siamo stipati come sardine, l'autista è tutto concentrato a non investire i turisti e a non fare frontali - la circolazione è davvero allucinante, sulle stesse rotaie passano tram che vanno in direzioni opposte - un tipo buffamente scontroso, sudato, che di tanto in tanto scende a prendere a calci una porta del tram che non si chiude a comando. Divertentissimo! All'altezza della statua di Pessoa, una bella piazza di cui non ricordo il nome, scendiamo dal tram abbandonando l'idea di fare un giro intero. Quei quindici minuti in piedi e ammassati hanno peggiorato la situazione delle nostre gambe già molte provate. Abbracciamo un Pessoa preso d'assalto da un gruppo di monelli francesi, e poi andiamo all'Hard Rock a prendere qualche souvenir (gli scialli da flamenco li avevamo presi a Cadice). Visitiamo la chiesa di Santo Domingo, domandandoci perché sia così rovinata e poi scopriamo che nel '59 era stata arsa dalle fiamme. Le colonne e il pavimento rovinati sono quasi distrutti e proprio per questo risultano molto particolari. Ricordano quasi Gaudì, questa volta però le mani che l'hanno modellato erano quelle di madre natura.
Rientriamo in nave attraversando piazze e chiese, salutando l'elevator di Santa Justa su cui non saliamo perché di far fila mica ci va. Respiriamo un ultima volta l'aria di Lisbona, un'aria leggera, che profuma di libertà e che ci lascia subito un briciolo di nostalgia.
La nave riparte e questa volta mi soffermo sul lato del Cristo Rey, promettendogli che la prossima volta andremo a visitarlo. Le bambine di godono il passaggio sotto il magnifico ponte 25 aprile, poi tornano tutte entusiaste allo Squok e io e mio marito andiamo a riposarci in cabina. Stanchi morti ma molto, molto felici.
La sera portiamo le bambine per la prima volta al ristorante, dove a fine pasto le viene portata la torta con i camerieri e il metre in corteo. Una bella sorpresa per lei, e con il regalino che le mandano anche gli animatori dello Squok possiamo dire di aver festeggiato alla grande questo dolce compleanno.