Re: Tra tecnica ed arte, le meraviglie del passato..
Lo facciamo il giro finale? Questa volta non è un giro sulle 'meraviglie' ma dentro il 'come' erano fatte.. partiamo!!
Al posto delle parti del sistema idraulico originale (che tra l'altro portavano il nome di Caligola) vi mostro una generica valvola di un impianto romano:
(se non la vedete:
http://www.ambientandoci.it/scuole/itis_giorgi/images/Valvola_bronzo.JPG
dal sito
http://www.ambientandoci.it/scuole/itis_giorgi/Tecniche idrauliche.htm)
Analogamente ad oggi era tutto standardizzato, anche loro avevano l'equivalente di una chiave da dodici o da venti..
Visto che ci siamo metto anche la pompa dei Pompieri, ma non so se era presente sulle nostre navi (dovrei controllare), è solo per dare un'idea della varietà di soluzioni, per altro tutte molto efficaci..
(se non la vedete:
http://www.ambientandoci.it/scuole/itis_giorgi/images/Pompa_bronzo.jpg stesso sito di prima)
Lasciata la parte dell'impianto idraulico andiamo più sul marinaro..
Nella foto d'insieme si vedono una delle pompe a bordo, le ancore (che Caligola volle di vari tipi, anche superati per l'epoca) ed una ricostruzione dello scafo come era ai tempi del recupero..
per chi conosce le navi antiche, questo è l'interno di un bozzello, moderno ancor oggi..
un remo che funge da timone (in scala), nella nave più grande ve ne erano due a prua e due a poppa..
Ora però passiamo alla parte che stupì gli archeologi..
La costruzione dello scafo non era eseguita tramite la tecnica che utilizziamo di solito noi, vale a dire si costruisce prima la chiglia, poi le ordinate (le 'costole') ed alla fine si attaccano le tavole con chiodi..
Un pò come in un modellino navale..
Ma quando mai!!
Con una tecnica simile si ottiene uno scafo rigido, ma i Romani erano ben oltre, come lo erano prima di loro i Fenici, e prima ancora, ma con una modalità di costruzione diversa, gli Egizi!!
Questi legni hanno duemila anni, appartengono a navi Romane ritrovate a Fiumicino:
Se li guardate bene vedete che sono allineati, e tra di loro sporgono delle linguette, le linguette incastrano un legno con l'altro..
Al solito, Wikipedia mostra tutto:
(Wikipedia)
Capito mi hai? Si tratta di una costruzione realizzata con un meto detto mortase e tenoni: uno scafo così costruito si regge a prescindere dall'ossatura interna, è estremamente elastico ed è un guscio autosostenente..
Questa tecnica, ora conosciuta molto bene, era in uso sin dagli albori della storia della navigazione, ma è stata perduta nei secoli, ed agli archeologi ed Ingegneri del 1930 fece strabuzzare gli occhi..
Uno scafo così era molto ma molto meglio, seppur difficile da costruire, di qualsiasi costruzione navale in legno allora conosciuta!! Questa tecnica spiega come, ad es. le ossature delle navi in legno antiche sono assolutamente esigue rispetto a quelle delle navi moderne, proprio perchè lo scafo è un guscio autosostenente..
Quello sorpresa stupì gli archeologi, che tra l'altro non riuscirono a capire subito cosa fosse quella tecnica così strana, ma per loro questo era solo l'inizio, la foto di seguito è invece chiarissima..
(
http://www.webalice.it/cherini/Roma/roma.html)
guardate bene quella foto: lo scafo è interamente coperto da placche di bronzo, messe con grande perizia come se fossero delle foglie, del tutto simili a quelle che potete vedere nella parte immersa dello scafo di questa famosissima nave (il Cutty Sark)..
Quando si va per mari salati (non nel Baltico per es.) si incorre in un animale, la terendine, che mangia il legno.. e senza legno si affonda..
Per evitare il problema nei secoli si agì o ricoprendo con del legno leggero lo scafo vero e proprio, in modo che la terendine si mangiasse quello, o riempiendo l'opera viva di un impasto di pece e catrame, grigiastro, che non piaceva al simpatico animaletto..
entrambe lo soluzioni avevano i loro difetti, ad un certo punto gli Inglesi con un colpo di genio riempirono lo scafo di foglie di rame, fissate con chiodi di rame e non di ferro per evitare la corrosione tra i due metalli..
Ne andarono fieri come non mai, e ne vanno fieri a tutt'ora..
Ma ben prima di loro.. ricordate la Sirakosia? :wink:
Vi ricito un brano..
l'intero scafo era collegato da perni di rame, la maggior parte dei quali pesava dieci libbre ed alcuni quindici. Questi erano fissati alle ordinate, infilati in fori praticati in esse e poí coperti dallo strato di tessuto imbevuto di pece e dallo strato esterno di piombo che proteggeva il legno del fasciame.
Perfetto, ora era evidente a tutti, duemila anni prima degli inglesi questa tecnica era nota al mondo mediterraneo..
La terza sopresa venne dalle ancore, le quali erano esattamente come quelle inventate dai Francesi nel 1700.. smontabili per essere fissate sullo scafo senza danneggiarlo..
Per fortuna Caligola per motivi 'archeologici' la portò a bordo, quell'ancora era ormai superata..
Credo che per le navi di Nemi il 'giro' possa finire qui, è possibile capire di più di queste navi vedendo le loro contemporanee, se volete lo facciamo, è una cosa leggera ma può chiarire meglio le idee..
Invece per chi si è interessato a questo tema segnalo il link:
http://poliremi.altervista.org/punica/flotte2
dove è presente anche un disegno della nave di Archimede ed uno dell'odometro, il contachilometri romano, ben più avanzato (al solito) di quello che hanno fatto poi per secoli gli altri: soprattutto nelle navi, i nodi non servivano di certo..
Tra le ipotesi di ricostruzione della nave di Archimede quella di Casson (un catamarano) non mi convince per nulla, pur essendo il nostro un grandissimo esperto navale.. la prima è più recente ed affidabile..
Salutoni!!
Manlio