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Un libro al giorno

Re: Un libro al giorno

Ritorniamo a un libro da consigliare...Oggi, vi propongo uno dei libri che amo di più: "Poesie d' amore" di P. Neruda. Anche chi non ama le poesie, queste le potrà trovare bellissime e coinvolgenti, se poi le si potrà leggere in lingua originale...
Ve ne metto un incipit: "Due amanti felici fanno un solo pane,
una sola goccia di luna nell' erba,
lascian camminando due ombre che s' uniscono,
lasciano un solo sole vuoto in un letto.".....
Buona lettura!
 
Re: Un libro al giorno

Ciao! Si...bellissimo! Me l'ha regalato il Comune di Milano quando, nel 1988, mi sono sposato con rito civile. Veramente un bel pensiero, quello che il Comune di Milano ha voluto fare agli sposi. Forse potrebbe piacerti, a me è piaciuto molto, "Lettere d'amore", che è la raccolta delle lettere che Salvatore Quasimodo e Sibilla Aleramo si sono mandate dal 1931 al 1935. I due grandi poeti, amndosi, hanno tirato fuori dal loro bagaglio umano ed estetico il meglio. Leggere quelle lettere è un piacere, sia per la profondità dei sentimenti che per la raffinetezza linguistica con cui vengono esposti i sentimenti.
Ha comunque ragione Manlio. Questo topic va assimilato con maggior lentezza...altrimenti i consigli si accavallano e si inseguono...e alla fine se ne fa un'overdose.
Sono ora itneressato alle Sorelle Materassi e alla vita di Temistocle. Ma nel frattempo devo finire "Le correnti dello Spazio" di Isaac Asimov. Ah! Già! Devo anche studiare! Mannaggia!
Ciao! Marcello [smilie=ufficio[1].gif]
 
Re: Un libro al giorno

Hai ragione, "Lettere d' amore" è una bellissima raccolta di pensieri d' amore e non solo..l' ho letta anni fa, in un periodo "poetico"...
Gli utenti del forum potrebbero trovare in questo post degli interessanti spunti di lettura...
 
Re: Un libro al giorno

Oh! Eccomi qui a consigliare, come promesso, "I fiori blu" di Queneau. Difficile da descrivere, per me, per due aspetti fondamentali:
1) è di difficile classificazione. Se dico che è un libro psichedelico, io capisco cosa intendo...ma voi probabilmente no!
2) l'ho letto circa 10 anni fa...ed avendo una trama stranissima...beh! Dovrei rileggerlo.
E allora perchè ve lo consiglio? Perchè ricordo che mi aveva incuriosito, deliziato, divertito.
L'incipit:
"Il venticinque settembre milleduecentosessantaquattro, sul far del giorno, il Duca d’Auge salì in cima al torrione del suo castello per considerare un momentino la situazione storica. La trovò poco chiara. Resti del passato alla rinfusa si trascinavano ancora qua e là. Sulle rive del vicino rivo erano accampati un Unno o due; poco distante un Gallo, forse Edueno, immergeva audacemente i piedi nella fresca corrente. Si disegnavano all’ orizzonte le sagome sfatte di qualche diritto Romano, gran Saraceno, vecchio Franco, ignoto Vandalo. I Normanni bevevan calvadòs.
Il Duca d’ Auge sospirò pur senza interrompere l’ attento esame di quei fenomeni consunti.
Gli Unni cucinavano bistecche alla tartara, i Gaulois fumavano gitanes, i Romani disegnavano greche, i Franchi suonavano lire, i Saracineschi chiudevano persiane. I Normanni bevevan calvadòs.
“Tutta questa storia”, disse il Duca d’ Auge al Duca d’ Auge, “ tutta questa storia per un po’ di giochi di parole, per un po’ d’ anacronismi: una miseria. Non si troverà mai una via d’ uscita?”
Affascinato, continuò per alcune ore a osservare quei rimasugli che resistevano allo sbriciolamento, poi, senz’ alcuna ragione apparente, lasciò il suo posto di vedetta e scese ai piani inferiori del castello, dando di passata sfogo al suo umore cioè alla voglia che aveva di picchiare qualcuno.
Picchiò, non la moglie, inquantoché defunta, bensì le figlie, in numero di tre; batté servi, tappeti, qualche ferro ancora caldo, la campagna, moneta, e, alla fin fine, la testa nel muro. Ciò fatto, gli venne voglia di un viaggetto, e decise di recarsi nella Città Capitale in umile arnese, accompagnato solo dal paggio Mouscaillot.
Scelse tra i palafreni il suo roano preferito, chiamato Demostene perché parlava, pur col morso fra i denti.
" Ah, mio buon Demò, " disse il Duca d' Auge con voce lamentosa, " quanta tristezza, quanta melanconia m' opprimono! "
" Sempre la storia? " domandò Sten.
" Non c'è gaudio che in me lei non dissecchi ", rispose il Duca.
" Coraggio! Vossignoria si metta in sella, e andiamo a spasso! "
" La mia intenzione era ben questa, e altra ancora. "
" Qual mai? "
" Andar via per qualche giorno. "
" Così sì che mi piace! Dove vuole che la porti, signoria? "
. . ."

Italo Calvino, traduttore di lusso di questo libro, disse:
"Appena presi a leggere il romanzo pensai subito: "E' intraducibile!" ...ma il libro cercava di convolgermi...mi tirava per il lembo della giacca, mi chiedeva di non abbandonarlo alla sua sorte, e nello stesso tempo mi lanciava una sfida".
Beh! Il mio dovere, per oggi, l'ho fatto.
Ciao bloggers! Marcello [smilie=pc_13[1].gif]
 
Re: Un libro al giorno

Ciao a tutti! Dopo un paio di giorni di assenza da questo post, rientro e vi invito alla lettura di un romanzo ambientato in Sicilia nella seconda metà dell' 800. "La zia marchesa" di S. Agnello Hornby racconta la breve ma intensa esistenza della marchesa Costanza Safamita.
In una grotta vivono Amalia e la nipote Pipuzza. La giornata scorre tra i lavori domestici e i racconti di Amalia che, prima di ridursi a vivere in una grotta, era la balia della marchesa Costanza. Il racconto della balia narra della nascita di Costanza, marchiata dai suoi capelli così rossi, così diversi da quelli dei fratelli. Quella diversità fisica, diventerà, con il crescere, una diversità di comportamenti: costretta dalla madre a vivere lontana da lei, Costanza cresce grazie alle persone di servizio nel palazzo e all’affetto del padre che la preferisce ai figli maschi. Costanza poi si innamora del nobile spiantato Pietro Patella di Sabbiamena che la sposa per la sua ricca dote. Il matrimonio e le infedeltà del marito portano Costanza a decidere che niente e nessuno può condizionare la sua vita: dal quel momento dimostra di essere molto più forte e indipendente dei fratelli....
 
Re: Un libro al giorno

Marcello, a parte rinnovarti gli auguri questa volta mi hai lasciato.. interdetto!!
Elena, apprezzo, ma visto il forum.. torno al mare!!
E come ci torno?
Con i massimi esperti mondiali del Titanic, Don Lynch e Ken Marshall..

Titanic. La storia illustrata - 1995
di Lynch Don - Marshall Ken - Ballard Robert D.


Ballard appare solo per la prefazione, ma i due hanno scritto in modo appassionante e coinvolgente la storia della nave, dalla sua ideazione fino alla fine ed oltre.. hanno seguito a bordo personaggi di prima seconda e terza classe, hanno girato in lungo e largo dentro il Titanic utilizzando la capacità di disegno di Ken Marshall..

Dopo aver scritto questo testo i due lavorarono con Cameron come consulenti storici per la realizzazione del film, il film è ineccepibile dal punto di vista storico proprio perchè realizzato da loro, con l'unica concessione dei due personaggi chiave cui vengono fatte vivere una serie di esperienze (troppe a parer mio) vissute in modo distinto da varie persone a bordo..
Per es. è vero che delle donne scesero dalle barche mentre queste venivano poste in mare, per tornare a bordo e vivere o morire con i mariti, è vero che un signore dalla seconda classe (e non dalla terza come nel film) si infilava in prima, è vero un pò tutto il vissuto dei due, solo che appartiene a più persone..

La realizzazione pratica della nave (ne fu fatto un modello in scala 1:0.9, ovvero quasi uguale) e la necessità di viverci a bordo per le riprese del film portarono poi ad apprendere nuove cose sul Titanic e sulle navi dell'epoca, quindi è interessante completare questo libro con l'acquisto dello speciale in quattro DVD sul film di Cameron, dove i due autori dialogano tra di loro spiegando tantissimi dettagli storici e tecnici (salvo esagerare nelle lodi del film ndr)..
In uno dei quattro DVD prendono una telecamera e fanno il giro della nave ricostruita e poi (è un destino :( ) riaffondata.. ed è una bellissima visione..

Per cui il consiglio è libro (prima) e DVD (poi)..

Salutoni!
Manlio
 
Re: Un libro al giorno

Elena , mi associo al tuo consiglio , mi è piaciuto questo libro .

Io consiglio un libro di Paulo Coelho , autore che io amo particolarmente , "La strega di Portobello" , l'ho divorato in 4 ore .
 
Re: Un libro al giorno

Dorina, vorrei invitarti a partecipare più attivamente a questo post...credo che tu ed io ci capiamo al volo in fatto di libri...
 
Re: Un libro al giorno

Grazie Elena , uno sguardo lo do sempre qui , è un piacere leggervi ; ho un lavoro molto impegnativo , seguo anche il forum e per leggere un buon libro mi rimangono 3-4 ore la sera , per fortuna non guardo la tv ! :lol:
 
Re: Un libro al giorno

pmanlio ha detto:
Marcello, a parte rinnovarti gli auguri questa volta mi hai lasciato.. interdetto!!
Elena, apprezzo, ma visto il forum.. torno al mare!!
E come ci torno?
Con i massimi esperti mondiali del Titanic, Don Lynch e Ken Marshall..

Titanic. La storia illustrata - 1995
di Lynch Don - Marshall Ken - Ballard Robert D.


Ballard appare solo per la prefazione, ma i due hanno scritto in modo appassionante e coinvolgente la storia della nave, dalla sua ideazione fino alla fine ed oltre.. hanno seguito a bordo personaggi di prima seconda e terza classe, hanno girato in lungo e largo dentro il Titanic utilizzando la capacità di disegno di Ken Marshall..

Dopo aver scritto questo testo i due lavorarono con Cameron come consulenti storici per la realizzazione del film, il film è ineccepibile dal punto di vista storico proprio perchè realizzato da loro, con l'unica concessione dei due personaggi chiave cui vengono fatte vivere una serie di esperienze (troppe a parer mio) vissute in modo distinto da varie persone a bordo..
Per es. è vero che delle donne scesero dalle barche mentre queste venivano poste in mare, per tornare a bordo e vivere o morire con i mariti, è vero che un signore dalla seconda classe (e non dalla terza come nel film) si infilava in prima, è vero un pò tutto il vissuto dei due, solo che appartiene a più persone..

La realizzazione pratica della nave (ne fu fatto un modello in scala 1:0.9, ovvero quasi uguale) e la necessità di viverci a bordo per le riprese del film portarono poi ad apprendere nuove cose sul Titanic e sulle navi dell'epoca, quindi è interessante completare questo libro con l'acquisto dello speciale in quattro DVD sul film di Cameron, dove i due autori dialogano tra di loro spiegando tantissimi dettagli storici e tecnici (salvo esagerare nelle lodi del film ndr)..
In uno dei quattro DVD prendono una telecamera e fanno il giro della nave ricostruita e poi (è un destino :( ) riaffondata.. ed è una bellissima visione..

Per cui il consiglio è libro (prima) e DVD (poi)..

Salutoni!
Manlio


Ciao Manlio. Perchè...interdetto?
Grazie per la collaborazione di tutti. Grazie per la pazienza degli amministratori del sito che ospitano questo argomento non crocieristico.
Prossima recensione: "Che tu sia per me il coltello" di David Grossman
A presto. M.
 
Re: Un libro al giorno

Diciamo che a leggerlo così il testo non mi ha proprio convinto..
Bisognerebbe vederlo sul serio..

Salutoni!
Manlio
 
Re: Un libro al giorno

bibilica ha detto:
Grazie Elena , uno sguardo lo do sempre qui , è un piacere leggervi ; ho un lavoro molto impegnativo , seguo anche il forum e per leggere un buon libro mi rimangono 3-4 ore la sera , per fortuna non guardo la tv ! :lol:
...però io ti aspetto lo stesso...
 
Re: Un libro al giorno...e divagazioni cinematografiche

Re: Un libro al giorno...e divagazioni cinematografiche

Ciao ragazzi/e. Tra le molte (troppe) attività / passioni ho anche quella di scrivere articoli per una magazine annuale specializzata in anni '60, Misty Lane, scritta in inglese e dedicata al mercato internazionale. Sto scrivendo (in italiano...poveraccio quello che dovrà tradurlo) un articolo che, vista la lunghezza, sarà presentato in due puntate (quindi in due anni). E' un articolo su una serie di film del regista Edgar Reitz dal titolo "Heimat 2", dedicato ai sixteen in germania, che considero un capolavoro della cinematografia. Sono circa 25 ore di film in 13 episodi, e dopo una presentazione generale, nell'articolo recensisco tutti e tredici gli episodi. Mi piacerebbe proporvelo in anteprima, o in questo topic o in un altro appositamente creato. Di seguito, inserisco la prefazione e la recensione del primo film. Se dovesse interessarvi e incuriosirvi, me lo dite che proseguo con le altre recensioni, un film alla volta. Sono curioso di una vostra opinione. Se non vi dovesse interessare...no problem. Riprendo coi libri...argomento sempre entusiasmante! Aspetto vostre news.

" Bisogna prendersi del tempo per vedere l’opera cinematografica “Heimat 2 – Cronaca di una giovinezza”, di Edgar Reitz. E’ un film che si sviluppa in 13 episodi per un totale di 25 ore e 32 minuti e, sebbene la trama sia di suo già appassionante, necessita comunque di appropriata riflessione per ogni episodio conclusosi. Riflessione che proveremo a fare insieme proponendo, di seguito, una lettura critica di ognuna delle 13 parti.
Heimat in tedesco significa “patria”, “casa” e con questa serie di episodi continua un progetto cinematografico iniziato da Reitz di ricerca e documentazione che inerisce allo spaccato sociale tedesco del 1900. Una prima serie di episodi, intitolato Heimat 1, si dipana attraverso la saga di tre generazioni raccontate dagli albori del secolo al 1959. In un successivo terzo volume, non rinunciando alla formula della saga, il regista racconta gli anni della caduta del muro di Berlino. La seconda serie, quella a cui ci stiamo interessando, si sviluppa nei 10 anni sixteen. A tergo della bella confezione in DVD della Dolme Home Video, l’opera viene così sintetizzata: “Un vasto romanzo per immagini della generazione tedesca degli anni ’60, piena di sogni e utopie. Un variopinto gruppo di ventenni innamorati della vita, della musica e dell’arte alla ricerca di una “seconda patria” dove realizzare le proprie aspirazioni. Un terreno incerto dove il lavoro, le amicizie e gli amori si intrecciano alle speranze, alle sconfitte e al desiderio assoluto di libertà”. Si…ma non basta questa descrizione. C’è da dire molto altro.
Si…prendetevi il tempo necessario. Non rinunciatevi. Se leggete questa magazine nutrite la passione per quel periodo magico che è il decennio sixties e mai come questa volta e come in questo “ipermetraggio” ho trovato una trasposizione cinematografica così intelligente, esauriente e puntigliosa da rispettare il pathos che richiede un’opera di fantasia e il presupposto documentaristico che vuole avere il regista rivolgendo le sue telecamere nella Germania della contestazione e del fermento sociale e artistico del decennio in esame. Trasposizione intelligente, certamente…ma non ruffiana! Non occhieggia a nessuno, Reitz, nel mentre che dipana la trama dove i personaggi si distinguono più per la loro diversa forza piuttosto che per i sogni e gli ideali. Non c’è veramente un lieto fine. Non c’è un personaggio o una categoria che vinca. Piuttosto ci sono personaggi che si bruciano e altri che crescono e maturano in un presupposto storico importante e assolutamente ben tratteggiato ma che resta ancora materia collante di una società che segue un suo corso, influenzando e facendosi influenzare dall’uomo abbandonato alle sue tristezze o alla sua intraprendenza. E’ in questo quadro che può essere vista la scelta di Reitz di dedicare ad ogni episodio un approfondimento particolare a uno dei personaggi che attraversano la saga.
Il film inizia con una panoramica della società tedesca rurale e cittadina nel 1960 e introducendo il personaggio principale, Hermann Simon, che altri non è che l’alter ego del suo autore, già comparso peraltro nella prima serie di Heimat. Ma presto i personaggi che gireranno intorno al protagonista diventeranno tantissimi: Il sensibilissimo cileno Juan, la problematica Helga, la complessa Clarissa, donna dei sogni e degli incubi di Hermann, il disperato e sfortunato Ansgar.
Il film non è adatto a chiunque. Non ha effetti speciali eclatanti ma utilizza piccoli grandi stratagemmi visivi e farcisce la storia di enciclopedici riferimenti che spaziano dalla musica sperimentale al cinema di Truffaut e Antonioni, dalle citazioni di filosofi come Spinoza o Hoederlin agli avvenimenti storici e sportivi. E’ un film adatto per chi ama e ama leggere i libri con a fianco una enciclopedia, andare a fondo al significato di un dipinto, cogliere i suoni e cercare la logica della sequenza dei detti suoni in un pezzo musicale. E’ un film consigliato a chi voglia approfondire la propria cultura senza rinunciare a farsi struggere dalla “Sehnsucht”, nostalgia, parola che spesso appare nei primi episodi e che inevitabilmente s’inculca nell’animo dell’appassionato spettatore.

Prendetevi il tempo necessario…

1° episodio: Monaco
E’ la storia, che si svolge nel 1960, di Hermann, diciottenne tedesco che abita in provincia, intelligente e portato alla composizione musicale, che per un amore impossibile provato nei confronti di una clandestina che ha 18 anni più di lui e duramente interrotto dalla madre e dalla parentela, decide di diplomarsi e di andarsene di casa, a Monaco, per iscriversi al conservatorio. In una preghiera quasi blasfema, in mutande inginocchiato nella sua stanza da letto chiusa a chiave per non far entrare lo spirito patriarcale e il mondo rurale che l’opprime, prima di diplomarsi giurerà a Dio che non amerà mai più nessuna donna, perché se l’amore esiste è solo per una volta e non gli interessa l’amore di una seconda o terza volta. Al termine della preghiera l’anta a specchio dell’armadio si aprirà scricchiolando e Hermann, voltandosi sempre in ginocchio, si vedrà in mutande riflesso nello specchio. Tale figura simbolica, dove lui in più occasioni si guarderà indietro e vedrà riflesse le sue tante nudità, paure o solitudini in uno specchio, sarà più volte ripreso nel corso dei tredici episodi. Hermann finalmente parte dal suo paese con una valigia e una chitarra. Un viaggio in treno in compagnia occasionale di uno strambo filosofo chiacchierone che cita filosofi e scrittori del passato, adattandone le massime alle sue pretese discorsive non sempre coerenti. E’ in questa fase, durante il viaggio verso la città e verso l’indipendenza e la realizzazione dei sogni, che Hermann dirà:”Non riesco a credere che io riesca a vivere più di 30 anni. Se Gesù fosse arrivato a 50 anni, la sua religione sarebbe stata solo un peccato di gioventù e basta”. Ed è proprio in questa frase che riusciamo a cogliere uno dei presupposti che motivano questo film. In questo assunto si legge lo spirito dei sixties, della contestazione, della contro – cultura, del rifiuto di arrivare a pensare come le vecchie generazioni. Vivere oltre i 30 anni è visto da Hermann, che rappresenta la gioventù del mitico decennio, come uno spreco, un inquinamento, una banalizzazione. Non riesce a immaginare un progetto di vita che possa avere un senso e una valenza dopo una certa età.
Arriva comunque in una Monaco molto diversa dalla campagna ove abitava. C’è fermento e avanguardia. Molti cineasti in erba filmano per le strade; molti giovani si ritrovano in sit-in spontanei per suonare e per discutere. Hermann riesce a passare l’ammissione al conservatorio e inizia a fare alcune amicizie, tra cui alcuni ragazzi corsisti dell’ultimo anno del conservatorio che suonano in maniera strana, avanguardista, con il solo scopo di scandalizzare i professori. Hermann è attirato da questa musica. Fa amicizia anche con un giovane sudamericano, Juan, che verrà scartato alla prova d’ammissione al conservatorio, seppur dopo aver fatto una interpretazione stupenda con lo xilofono ed altri strumenti percussivi, che però viene definita dagli esaminatori troppo “folkloristica”. Nei discorsi tra Hermann e Juan, che peraltro ha imparato da autodidatta a parlare 11 lingue (l’undicesima è la musica che lui considera una lingua), compare sempre il ricorso tematico della nostalgia, soprattutto legata alla visione di una bella ragazza, Clarissa, che assomiglia alla clandestina unico amore di Hermann. Clarissa suona il violoncello e si intuisce che avrà nel proseguo della storia una parte importante.
Da subito viene affrontato un argomento ricorrente negli episodi: il conflitto generazionale e il rapporto genitoriale. Vedremo come, sia dal punto di vista sociologico che psicologico, siano molti e con diversi esiti i rapporti tra genitori e figli, come quando ad esempio Reitz, più avanti, tratteggia Evelyne, che non ha mai conosciuto la madre e che alla morte del padre partirà per Monaco per sapere quanto più possibile della genitore; quando narra di Ansgar, con la sua ferale rabbia verso la madre e il padre; quando indugia nell’indagine dei sogni e delle visioni paterne di Alex; quando dipinge il bell’affresco natalizio della numerosa famiglia provinciale di Schnusschen. Ma Reitz, forse in quanto il personaggio principale è il suo alter ego, racconta il rapporto tra Hermann e la sua famiglia in maniera anomala e quasi violenta; la madre di Hermann c’è, se ne sente la voce, se ne scorge l’ombra ma è anche sempre in un’altra stanza chiusa a chiave, in un altro paese, in un altro universo. Non viene mai ripresa da Reitz, come a indicare che in questa fase della saga e della sua vita ha esaurito il suo infausto ruolo e gli si preclude ogni diritto ad interferire ed anche ad esistere. Hermann ha già fatto una sua scelta autonoma dove la madre, oltre a non essere più decisiva nelle sue future scelte, viene anche già trattata come elemento passato, come ricordo. Ella esiste nella “Storia” e nella narrazione ma è nascosta dal personaggio.
Anche la fotografia regala spettacolari momenti di passaggio dal bianco e nero al colore. Ancor meglio quando il bianco/nero e il colore sono commisti come nella scena dello specchio su cui Hermann si ritrova, voltandosi, riflesso in bianco e nero mentre la scena reale è a colori.
Ciò che lega il tutto è il grande amore per la musica. La colonna sonora è soprattutto dettata dai graziosi esercizi che i vari giovani, dotati, eseguono. Stupenda è la scena d’improvvisazione musicale in cui alcuni studenti che si trovano nella mensa universitaria, con cucchiai, termosifoni bicchieri e quant’altro a disposizione nell’ambiente creano vera musica divertendosi.
Sono molti i richiami ai fatti storici della Germania del periodo, come la apparentemente casuale ripresa di un quotidiano che in prima pagina esalta la vittoria ed il record mondiale di un atleta tedesco.
 
Re: Un libro al giorno

(Sospirone, poi.. fiato.. poi.. inizio del commento)

..Hola!!

Iniziamo da un pro..

Prima di tutto scrivi in modo superbo e fai delle analisi complesse e complete di quello che presenti, che è evidentemente visto da una persona che ha una cultura elevata su quel periodo ed una capacità di osservazione ed analisi estremamente sviluppata..

Ma come ogni pro, il contro.. la traduzione in Inglese di questo testo è una vera ammazzata, nulla di più facile che esca una cosa diversa da quella che hai pensato anche mettendoci tutta la buona volontà.. per cui sarebbe il caso di fare un (notevole me ne rendo conto) sforzo di semplificazione del linguaggio..
Perchè se lo fai tu e non il traduttore riesci a far passare pienamente il messaggio che hai in testa..

A parte il modo, veniamo all'oggetto del discorso?
Io non conosco quegli anni, in parte ammetto che non mi appartengono molto (forse i cinquanta erano più per me) in parte sono una di quelle cose che se le vai a studiare richiedono molto ma molto sforzo, e siccome o lo faccio seriamente o non lo faccio finisce che gli giro lontano..
Sicuramente la recensione che presenti parla di un lavoro di altissimo livello, che può effettivamente essere una porta per entrare in quella cultura, soprattutto utilizzando come viatico una società, quella Tedesca, che viveva nell'ordine e nella consuetudine, e che aveva alle spalle il ricordo di una guerra, davanti un conflitto pesante ed una divisione persino materiale della propria terra, il tutto condito da un benessere ritrovato grazie ai sacrifici dei padri..
Mettici che i Tedeschi le cose le fanno bene e non seguono le mode del momento ed arrivi alla conclusione che questa serie ha un valore intrinseco sicuramente notevole..

In parte mi attira, in parte proprio per l'impegno che richiederebbe.. mi respinge..

conclusione?
Bhò.. :oops:

Salutoni!
Manlio
 
Re: Un libro al giorno

Ciao Manlio. Sapevo che rispondevi. Hai ragione circa la traduzione. Seguirò il tuo consiglio e lo semplificherò...ma dopo che l'avrò scritto così. Questo perchè, per un accordo tra due magazine amiche, dopo che ho pubblicato in inglese l'articolo su Misty Lane potrò poi proporlo alla "Vintage Magazine" che è invece scritta in italiano. Eh...si anche circa la mia preparazione sugli anni '60 ci hai "preso". Sono nato nel 1963, quindi non ho vissuto la contestazione e il fermento culturale che fu proprio del 1968. Sono arrivato ad amare e ad interessarmi di quel periodo per amore della musica, mia principale passione. Credo che tu saresti deliziato dal vedere "Heimat 1" (ancora più lungo di "Heimat 2"...!!!). In effetti "Heimat 2" ed "Heimat 3" è probabile che siano stati poi fatti per lo splendido risultato del primo. L'originalità dei films viene dal proporre la storia "romanzandola". Marco Tullio Giordana, quando girò "La meglio gioventù", non può non aver visto ed amato Heimat. In Heimat 2 (ma anche nell' "1" e nel "3"), come poi nel film di Giordana, i protagonisti della storia sono solamente prestati al presupposto documentaristico di ricostruzione obiettiva del periodo in interesse. Nell'appassionante storia che spazierà dall'amore, al sesso, all'amicizia, all'opportunismo, al tradimento, soprattutto alla profonda introspezione, verranno a galla tutti gli accadimenti che hanno caratterizzato i sixties: la contestazione e la reazione, la nascita di nuove tecniche cinematografiche, il terrorismo (quello tedesco è stato forse peggiore di quello italiano...se può essere!), le comuni, la cementificazione.... Ora apsetto di vedere se c'è qualche altro intervento e poi decido se mettere un altro capitolo o se interrompere. Il tuo cortese "Boh" mi lascia indeciso. In fondo...è solo un argomento e deve piacere ed interessare...altrimenti scrivo solo per me stesso.
Comunque...apprezzo molto ciò che scrivi e come lo scrivi.
Ciao! [smilie=pc_07[1].gif]
 
Re: Un libro al giorno

Ciao ragazzi. L'argomento...langue. Vuol dire che sta prendendo, per colpa mia, una piega sbagliata. Torniamo all'idea iniziale.
Oggi vi propongo un libro che ho letto circa sei anni fa, "Che tu sia per me il coltello" di David Grossman. E' un libro in 2 grosse parti ed una parte finale. Nella prima parte si leggono le lettere che Yair scrive a Miriam, ordinate cronologicamente. Yair ha notato, un giorno, una donna, Miriam, che si abbracciava da se, in un parco, racchiusa in un gesto che poteva dire molte cose e nessuna: senso di solitudine, di protezione, richiesta di aiuto. Decide di scriverle una prima lettera, senza sapere nulla di lei. Lei risponderà a questa lettera e alle successive, ma ciò che gli risponde si capisce solamente dalle successive lettere di lui. A metà romanzo inizia la seconda parte, quella dove si leggono le lettere di lei e si intuisce quello che risponde lui dalle successive lettere di Miriam. Solo che ti accorgi, leggendo le lettere di lei, che basandoti sulle parole delle lettere di lui, nella prima parte, ti eri fatta un'idea differente di come fosse realmente questa donna. Sembra, leggendo la prima parte, che chi abbia da dare molto sia Yair, mentre leggendo la seconda parte ci si rende conto che la persona veramente profonda e arricchente è lei. La terza parte, drammatica, è descrittiva e racconta della disperazione di Yair e del degrado a cui arriverà pur di poter incontrare fisicamente Miriam. Questo libro mi ha molto fatto pensare al rapporto epistolare che a volte si instaura in internet, nel bene e nel male. Consiglio vivamente la lettura (ma non esistono libri che vi consiglio di cui non caldeggi la lettura!).
Ciao! Marcello [smilie=pc_07[1].gif]
 
Re: Un libro al giorno

Senza offesa, questo mi ha davvero incuriosito, gli altri un pò meno; credo dipenda da gusti forse...diversi?
 
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