Re: una gita fuori porta
Con tutte le belle cittadine della Toscana, Pistoia rischia di essere trascurata. Io ci andai anche per vedere l’Ospedale del Ceppo di Pistoia costruito nel Duecento e nel Quattrocento arricchito di un bellissimo portico molto simile a quello che il Brunelleschi progettò per gli Innocenti a Firenze. Nel portico spicca un meraviglioso fregio in terracotta dipinta a colori vivaci e invetriata, realizzato da Giovanni Della Robbia e da Santi Buglione sul tema delle “Sette opere di misericordia”.
Sembra fatto ieri, si è conservato all’aperto in modo incredibile.
Ma il povero Luca Della Robbia ha avuto la sfortuna di avere come colleghi gente come Donatello e Brunelleschi, per cui passa per un qualunque.
E poi c’è tutto il “mistero” della terracotta invetriata…..mistero e spionaggio industriale, alchimia e Mata Hari del tempo,….
La scultura in terracotta invetriata rappresenta nella produzione artistica del Rinascimento un’innovazione fondamentale: un’idea dalla portata geniale, che consiste nell’applicare alla scultura il rivestimento di smalto della maiolica. Un’invenzione straordinaria frutto del genio artistico, la creatività, la fantasia e la tecnica, lo studio, la ricerca su materiali e tecniche di lavorazione. I Della Robbia furono straordinari maestri artigiani capaci di trasformare la terra in opere d’arte e di fondere una produzione artistica sconosciuta perfino agli antichi, la pittura, la scultura, l’architettura e le arti
La formula della terracotta invetriata fu per secoli un vero e proprio mistero, la famiglia la nascose gelosamente per decenni non lasciando alcuna indicazione o appunto sui metodi e sui procedimenti tecnici e convincendo tutti i contemporanei che si trattasse di una eccezionale invenzione. La leggenda narra che la magica ricetta poi passò nelle mani di Benedetto Buglione per tramite di una donna di casa Della Robbia e che così si sfatò il mistero: la tecnica dell’invetriatura non era un’invenzione bensì la rinascita di un’arte ereditata dal mondo romano e bizantino, quindi trasmessa per tramite degli arabi nelle regioni europee di cultura moresca, in particolare in Spagna.
A Luca della Robbia rimane il merito di aver riscoperto la tecnica, di averla fatta propria portandola a livelli eccelsi, di averla abbinata ad una capacità creativa difficilmente eguagliabile e anche di aver regalato per secoli il fascino del segreto. Di lui scrisse il Vasari: “Per che, considerando che la terra si lavorava agevolmente con poca fatica, e che mancava solo trovare un modo mediante il quale l’opere che in quella si facevano si potessono lungo tempo conservare, andò tanto ghiribizzando che trovò modo da diffenderle dall’ingiurie del tempo; per che, dopo aver molte cose esperimentato, trovò che il dar loro una coperta d’invetriato addosso, fatto con stagno, terra ghetta, antimonio et altri minerali e misture, cotte al fuoco d’una fornace a posta, faceva benissimo questo effetto e faceva l’opere di terra quasi eterne”.
Intorno alle terracotte invetriate gli studiosi non sono ancora riusciti a fugare del tutto il mistero della tecnica usata per l’applicazione del prodigioso smalto al biscotto (la terracotta, cioè, che ha subìto una prima cottura), che all’epoca poteva essere effettuata o per immersione (soluzione da escludere per le dimensioni di alcune opere) o con la pennellatura. Infatti, non appena si appoggia con il pennello lo smalto sulla superficie porosa del biscotto, la sospensione acquosa di vetro polverizzato (priva, cioè, di sostanze plastiche) di cui è composto viene avidamente assorbita in quel solo punto di contatto impedendone una pur rapida spennellatura su tutta l’opera. Come riuscivano, allora, Luca e i suoi discepoli, a fermare uniformemente sull’argilla quel corposo e lucente strato di smalto che ancora oggi continuiamo ad ammirare stupefatti?
Infine un’altra curiosità: il nome Robbia deriva da una pianta comune nelle zone incolte della Toscana dalle cui radici si ricava un colore rosso (ruber) da sempre impiegato nella colorazione di tessuti e di pellami, nonchè per la produzione di lacca per i pittori. Ebbene Luca della Robbia ha utilizzato nelle sue terracotte tutti i colori tranne il rosso. Chissà perché!
(chiedo scusa della lunghezza)