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Uzbekistan: mille sfumature di blu

Nel mercato si trovano vari oggetti di artigianato tra cui borse, teli e copricuscini ricamati, sciarpine e camicie di seta, oggetti in ceramica, cappelli di astrakan e tanto altro.
In esposizione per i turisti c'è anche un cammello. Una volta i cammelli erano molto diffusi e allevati per la lana, il latte e come animali da soma. Erano utilizzati lungo la via della seta. In una fotografia si vede il proprietario raccogliere l'urina del cammello: ho pensato che lo facesse per evitare di sporcare visto che tutta la città è estremamente pulita ma poi ho letto che viene utilizzata nella medicina tradizionale.
Un uomo da dimostrazione della lavorazione della ceramica e poco più avanti due donne preparano il pane tradizionale nei forni di terracotta.

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Il pane viene decorato con incisioni prodotte con questi appositi attrezzi e poi infornato

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Incontriamo anche una coppia di sposi; Khiva è spesso sede di matrimoni proprio per la sua caratteristica cittadella e la sposa si inchina davanti a noi per 3 volte con la mano destra sul petto: è il "saluto della sposa" beneaugurante per chi lo riceve

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A breve il viaggio continua....
 
Il primo monumento che visitiamo è la moschea Juma anche chiamata “moschea del venerdì” dove entriamo indossando un velo a coprire la testa delle donne. E’ stata ricostruita tra il 1778 e il 1782 sulle basi di una antica moschea dell’VIII secolo di cui restano alcune colonne erette su un pre-esistente edificio ancora più antico. La moschea è costituita da un’unica grande sala di 55 m x 46 m e caratterizzata dalla presenza di 213 colonne in legno di cedro, di albicocco e di altri legni. Ogni colonna è diversa dalle altre per forma, dimensioni e decorazioni di fiori e foglie. Su alcune è possibile anche scorgere alcune inscrizioni.

Le colonne di legno poggiano su piedistalli in pietra, alcuni sono incisi altri sono più semplici; ogni piedistallo ha una forma differente, alcuni sono più alti, altri più bassi, questo per compensare l’altezza della colonna, che a sua volta dipendeva dalla lunghezza del tronco dell’albero da cui è stata ricavata.

Tra piedistallo di pietra e la colonna è possibile vedere un pezzo di tessuto di lana di cammello utilizzato come isolante per preservare il legno dall’umidità.

Proprio queste colonne lignee intagliate e le antiche ante della porta di accesso rappresentano le principali attrattive di questa moschea.

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La nicchia del mikhrab si trova al centro della parete sud.

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Il settore destinato alle donne era separato dal resto della sala da paraventi

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L’ultimo restauro risale al periodo tra il 1996 e il 1997 con la sostituzione di alcune colonne ma abbiamo visto alcuni archeologi tedeschi che stavano lavorando all’interno.
 
Nel cortile della moschea si trova il Minareto Juma, il minareto più antico di Khiva, costruito tra il X e il XIII secolo per consentire al muezzin di chiamare alla preghiera i fedeli 5 volte al giorno. E’ in mattoni color sabbia ed è decorato da fasce di ceramica turchese. È alto circa 47 m ed è leggermente pendente per il cedimento del terreno sottostante. Oggi non è più utilizzato, come anche la moschea, ed è esclusivamente una attrazione turistica.

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Non lontano dalla moschea del venerdì si trova il mausoleo di Pakhlavan Makmud (patrono della città) Pakhlavan Mahmud fu poeta, filosofo e lottatore invincibile: come campione di lotta viaggiò in India, Iran, Uzbekistan e in altri paesi dell’Asia centrale. Su di lui esistono alcune leggende; una racconta che egli abbia aiutato un sovrano indiano e questi per ricompensarlo abbia richiesto cosa volesse in dono. Egli chiese di rilasciare i propri connazionali in carcere, tanti quanti ne potesse contenere una pelle di mucca. Ciò venne accettato, ma egli la tagliò in pezzi sottili in modo da ottenere una cintura assai lunga che ne salvò un gran numero. Un’altra vuole che fosse stato chiamato dal sovrano di Khiva a combattere con un giovane e chi avesse perso avrebbe perso la vita. La madre del giovane andò a supplicare Pakhlavan per salvare la vita del figlio e lui le disse che non doveva preoccuparsi. Il giorno della lotta Pakhlavan non combattè, sollevò il suo avversario e si coricò a terra supino in segno di sconfitta. Il sovrano di Khiva saputo che questo gesto era derivato dalla supplica di una madre graziò entrambi i combattenti.

Quando morì nel 1326 venne sepolto nel cortile della sua casa e subito iniziarono i pellegrinaggi da parte dei cittadini di Khiva. Pochi anni dopo venne costruito il primo mausoleo che venne progressivamente ampliato per accogliere le tombe di alcuni khan della città. Ancora oggi è un importante luogo di pellegrinaggio frequentato soprattutto dalle donne.

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Si accede attraverso un alto portale che da adito ad un cortile in fondo al quale si trova l’accesso al mausoleo vero e proprio sormontato da una cupola turchese che è la più grande di Khiva. All’interno, le diverse sale sono completamente ricoperte di maioliche blu con elementi floreali e frasi tratte dalle poesie di Pakhlavan.

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Ed ora, a seguire, una carrellata di immagini....
 
Continuando la nostra passeggiata per le vie della città passiamo accanto ad un’altra madrasa, quella di Mukhamed Rakhim Khan II, l’ultimo khan di Khiva. È stata costruita nel 1871 ed era la più grande della città. E’ in una posizione sopraelevata quasi a dominare tutti gli altri edifici ed ha un imponente portale con la volta decorata.

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Superato questo monumento ci dirigiamo verso un’altra madrasa altrettanto imponente e una delle ultime ad essere stata costruita.

La madrasa di Islam Khodja è stata costruita tra il 1908 e il 1910 e si compone di 42 celle e una grande sala sotto una cupola. Islam Khodja era il visir del khanato di Khiva; praticamente era la seconda autorità dopo il Khan. Oltre alla Madrasa e al minareto che la affianca fece costruire scuole, ospedali, ponti e strade. Diede un notevole impulso all’economia creando associazioni di mercanti, artigiani e industriali. Fece costruire la prima centrale elettrica e contribuì allo sviluppo delle arti visive.

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