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Uzbekistan: mille sfumature di blu

Sveglia al mattino presto; le valigie devono essere fuori dalle stanze entro le 6.30. Una veloce colazione nel ristorante ancora deserto, un'ultima foto alla madrasa che ci ha ospitato e si parte.

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Percorriamo una strada che ci porterà sulla via cementata, costruita dai tedeschi, che conduce a Bukhara. La guida ci avverte che il primo tratto di strada sarà particolarmente dissestato ma che poi quando saremo sulla strada cementata migliorerà. Non è stato proprio così….. Siamo stati “frullati” praticamente per tutto il viaggio durato quasi 7 ore.

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La prima parte del viaggio si svolge ancora all’interno della grande oasi di Khiva e attorno si vedono grandi campi di cotone. Attraversiamo piccoli villaggi e passiamo a fianco a moschee sorte, apparentemente, nel nulla.

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Arriviamo in prossimità del fiume Amu Darya che attraverseremo passando su un ponte ad un’unica corsia su cui passano a turno e a senso unico alternato sia le auto sia i treni. Si tratta di un punto considerato strategico dal governo Uzbeko perciò il ponte è presidiato da militari armati e non è possibile scattare fotografie. Se si arriva al ponte quando è in procinto di transitare un treno capita di dover aspettare anche più di mezz’ora prima di poter passare; ma siamo fortunati e attraversiamo subito il fiume.

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Inizia il viaggio sulla strada cementata nel mezzo del deserto del Kizilkum che significa “della sabbia rossa”.

Si tratta di un deserto che si estende per circa 200.000 km2 separato dal deserto del Karakum (che ha la sabbia nera) dal fiume Amu Darya.

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Ci fermiamo in un punto panoramico per fotografare il fiume dove il suo letto si allarga nella pianura. Questo è il fiume più lungo dell’Asia centrale con i suoi 2650 km di cui 1450 navigabili.

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Continua il nostro viaggio e in lontananza si scorgono impianti di estrazione mineraria: infatti il deserto è ricco di giacimenti di oro, uranio, alluminio, rame, argento, petrolio e gas naturale.

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Durante il tragitto ci ritroviamo anche nel bel mezzo di una tempesta di sabbia che offusca il panorama.

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Arrivati a Bukhara ci sistemiamo subito in albergo dove pranziamo nel lussuoso ristorante e subito partiamo alla scoperta della città.

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Bukhārā (in uzbeco Buxoro) è capoluogo della omonima regione ed ha una popolazione di circa 270.000 abitanti. Sorge in una grande oasi nel centro del deserto Uzbeko.

Il territorio di Bukhara era abitato da zoroastriani, cristiani, ebrei e buddisti. Alla fine del nono secolo, Bukhara divenne uno dei centri islamici e culturali più importanti dell'Asia centrale. Per secoli viaggiatori, pellegrini, predicatori ed esploratori sono venuti a Bukhara e qui vissero per tre anni, tra il 1261 e il 1264 Niccolò e Matteo Polo, prima di partire verso la corte mongola di Kublai Khan, nipote di Gengis Khan.

La prima nota storica relativa alla città risale al X secolo ma già nel III secolo a.C. qui era arrivato l’impero di Alessandro Magno; la storia dei secoli successivi è un susseguirsi di conquiste da parte dei Turchi, degli Arabi, degli Iraniani e poi i mongoli e ancora i Timuridi di Tamerlano.

Durante l'invasione mongola, fu distrutta da Gengis Khan, per questo motivo sono pochissimi i monumenti dell’epoca precedente, e cadde poi sotto l'influenza di Tamerlano: in questo periodo la città rifiorì . Più tardi divenne famosa come Khanato di Bukhara e tra il XVI e il XIX vide svilupparsi considerevolmente la sua economia grazie ai ricchi traffici mercantili che la coinvolgevano, sorgendo sulla via della seta. La città divenne così un importante centro religioso dell'Asia; si costruirono numerose moschee e madrase che testimoniano ancora oggi uno splendido passato.

Proprio di fronte all’Hotel si trova la più antica moschea dell’Asia centrale: la moschea Maghoki-Attar, eretta nel IX secolo ed ampliata nel 1546. Scavi archeologici condotti dai russi hanno evidenziato la presenza di resti di un tempio zoroastriano del V secolo, nonché quelli di un precedente tempio buddista. La moschea sopravvisse alle devastazioni mongole, perché (secondo la leggenda) la gente del posto la seppellì sotto la sabbia occultandola.

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Le maioliche colorate che un tempo l'adornavano sono ormai andate quasi completamente perdute

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Entriamo nel cuore della città attraversando il Toki Sarrafon Bazar sormontato da una grande cupola. Ai tempi della Via della Seta qui avvenivano gli scambi di valuta oggi ospita un piccolo mercato

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Ma arriviamo a una delle piazze principali del centro storico dove si trovano alcuni dei più bei monumenti di Bukhara: Lyabi-Hauz che significa “vicino al laghetto”. La piazza costruita nel XVII secolo accoglie al centro una grande vasca circondata da gelsi secolari. Prima del periodo sovietico c'erano molte di queste vasche, che erano la fonte principale d'acqua della città, ma erano note per la diffusione delle malattie e sono state in gran parte riempiti durante gli anni 1920 e 1930.

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Il perimetro della piazza è delimitato dal Khanqah di Nadir Divan-begi, costruito tra il 1619 e il 1620, che funzionava come centro culturale e religioso e come foresteria per i sufi itineranti. Il sufismo è la dimensione mistica dell’Islam e nel tempo sono derivati diversi ordini sufisti tra cui i più conosciuti sono i dervisci della Turchia. Ai lati erano presenti alte torri ora crollate nelle parti più alte. Particolare la cupola con cuspidi ad ornarne il profilo.

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In un angolo del giardino si trova la statua di Hoja Nasruddin. E’ a cavallo di un asino ed è un personaggio furbo e irriverente delle tradizioni asiatiche dalla Turchia fino all’India, alter ego del nostro Bertoldo. Su di lui la tradizione orale ha tramandato numerose storielle. Eccone un paio:

Per festeggiare il suo compleanno, Tamerlano regalò a ciascuno dei suoi cortigiani una grande scatola. Aprendo i regali, i consiglieri e i nobili trovarono vesti cucite con fili d’oro e ornate con pietre preziose. Ma quando Nasruddin, che ultimamente era decaduto dal favore del re, scartò il suo regalo vi trovò dentro una vecchia gualdrappa da asino. “Misericordioso Allah,” gridò, “sii testimone della generosità di Tamerlano, che ha onorato il suo servo dandogli il suo pastrano personale.”

Il sultano convocò i cittadini dopo che una epidemia di peste era passata senza colpire la città e disse “grazie a me la peste non è arrivata in città” e Nasruddin gli rispose “ Allah non manda mai due disgrazie insieme nello stesso posto”


Tutti ambiscono a fare una foto vicino alla statua che lo ritrae e alcune parti sono più lucide di altre: forse toccarle porta fortuna? Per non sbagliarci anche noi accarezziamo la statua di Nasruddin…

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Di fronte al Khanqah si trova la madrasa di Nadir Divan-begi costruita nel XVII secolo è caratterizzata da elementi zoroastriani, persiani e islamici divenendo un esempio unico nel suo genere. Sul portale sono infatti rappresentati, oltre agli elementi geometrici e floreali tipici dei monumenti islamici, anche animale e un volto rappresentante il sole: tutti elementi che nell’arte islamica non possono essere riprodotti poiché solo Allah può creare. Il sole è un elemento zoroastriano, mentre i due uccelli rappresentati sono i mitici “simurg” della tradizione persiana. Si tratta di uccelli in grado di mettere in contatto gli uomini con il Dio e rappresentano il bene che schiaccia il male illustrato al di sotto delle loro figure come due cani o maiali secondo le diverse interpretazioni.

La madrasa ha una struttura tradizionale, con un ampio portale attraverso cui si accede al cortile su cui si affacciano le stanze degli studenti. Per un certo periodo è stata utilizzata anche come caravanserraglio. Oggi al suo interno si trovano ristoranti e bar.

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Infine, al di là della strada, si trova la madrasa Kukeldash che è la più grande di Bukhara e di tutta l’Asia centrale. E’ stata costruita in due anni, fra il 1568 e il 1569 ed oggi ospita un museo letterario.

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La visita della città continua......
 
Complimenti, un diario affascinante specie per me che mi sto orientando su destinazioni particolari, lo metterò tra le scelte del 2026 (nel 2025 abbiamo la Cina)
 
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