Rida pure, il mondo. Rida dei soliti italiani cialtroni, di questi codardi inaffidabili che girano la schiena in guerra e che scappano come conigli dalla nave, anche se la comandano. Il mondo però farebbe bene a non esagerare, a non generalizzare, a non disprezzare un intero popolo ritenendo che quel popolo sia tutto rappresentato da un comandante.
È vero, adesso c’è pure la telefonata a rendere ancora più patetica e grottesca la figura del grande condottiero di mare, la prova provata che come popolo di navigatori non siamo tutti dei Cristoforo Colombo, la dimostrazione finale che mentre vecchi e bambini ancora annaspavano terrorizzati sul relitto della Concordia il comandante stava imboscato al sicuro, in largo anticipo, raccontando un sacco di puerili bugie.
Sì, c’è una telefonata vergognosa e inequivocabile, ma il mondo farebbe bene ad ascoltarla tutta, di diritto e di rovescio, e a tirare qualche conclusione meno sarcastica: certo da una parte c’è l’indifendibile e spudorato Schettino, ma si dà il caso che all’altro capo del drammatico dialogo, nella Capitaneria di porto livornese, ci sia ancora un individuo di questa stessa etnia tanto strana e vilipesa, il comandante Gregorio De Falco, l’uomo e l’ufficiale capace da solo di salvare l’orgoglio e la dignità dal peggiore naufragio, l’umiliazione internazionale.
Onore al Comandante De Falco