Il Comandante Schettino rimane ai domiciliari:
http://www.corriere.it/notizie-ulti...ta-domiciliari/07-02-2012/1-A_001227514.shtml
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Sembra un controsenso, ma una abbondante copertura della persona, maglioni, giacca a vento difende dal freddo anche nella malaugurata ipotesi che si dovesse cadere in mare. Lo strato di indumenti rallenta la dispersione del calore nell'acqua. Inoltre la cabina può diventare il luogo di "riunione" della famiglia nel caso gli occupanti fossero presenti in luoghi diversi della nave.
Ammetto che su di me, da sardo, per tanti motivi, ha avuto grande impatto la tragedia del Moby Prince.
Nei traghetti non si fanno esercitazioni di emergenza, ma queste navi imbarcano comunque anche 3.000 passeggeri.
Io la prima cosa che faccio appena mi imbarco, se non conosco la nave, è guardare dove si trovano i punti di riunione e dove si trovano in cabina i giubbotti di salvataggio. Non si sa mai.
Certamente statisticamente l'aereo è il mezzo più sicuro e facciamo bene a raccontarcelo soprattutto nel corso di una energica turbolenza magari condita da lampi nelle tenebre, personalmente, però, in 30 anni di trasferte in traghetti da e per Sicilia e Sardegna mi sono concettualmente esercitato a prendere atto di tutti i rischi collegati a quel tipo di trasporto ed in particolare il mio pensiero andava alla "santabarbara" contenuta nel garage, aggiungo, poi, che con la maturità mi mette più ansia un percorso trafficato e veloce in auto che una crociera transatlantica e poi...vuoi mettere che differenza quanto a gradevolezza! Quanto poi alle teste: in aereo devono funzionare pilota, copilota e torre di controllo, in nave comandanti, ufficiali e capitanerie ma siamo sicuri che siano a posto le teste delle migliaia di automobilisti che percorrono un'autostrada magari nelle feste comandate o che rientrano dopo la febbre del sabato sera? Intanto l'incidente più antipatico mi è capitato cavalcando a dorso di mulo... ah ah ah! Ciao a tutti.Vedi Laura, io personalmente, pur non essendo una persona ansiosa, all'incidente ci ho sempre pensato. E' comunque una possibilità, remota, ma è una possibilità.
Nelle mie numerose traversate tirreniche e non (alcune decisamente e fantasticamente agitate..), non mi sono mai trovato in situazioni di pericolo, però, leggendone i resoconti, tante volte anche dei piccoli incidenti sarebbero potuti finire in maniera ben peggiore.
Ammetto che su di me, da sardo, per tanti motivi, ha avuto grande impatto la tragedia del Moby Prince.
Nei traghetti non si fanno esercitazioni di emergenza, ma queste navi imbarcano comunque anche 3.000 passeggeri.
Io la prima cosa che faccio appena mi imbarco, se non conosco la nave, è guardare dove si trovano i punti di riunione e dove si trovano in cabina i giubbotti di salvataggio. Non si sa mai.
Un saluto
Grazie, come sempre preciso e condivisibile!!!!L'abbiamo già detto Agra; ci sono i pro e i contro delle due soluzioni. Tra le altre cose le cinture in genere sono sia in cabina e una scorta anche sul ponte lance.
Ma prova pensare; l'abbandono nave avviene in questi giorni nell'Adriatico mentre la maggior parte dei passeggeri è a cena. Probabilmente sei vestita da sera, in modo leggero, e compatibile con la temperatura dell'ambiente. Te ne vai fuori sul ponte lance, sferzato dal vento, con temperature prossime allo zero, tutta "scollacciata", tuo marito in giacca e cravatta? Quanto resisti? Uno dei motivi di ritornare in cabina è di prelevare con certezza il proprio salvagente, recuperare degli indumenti pesanti, e tutto quello che ti può servire per la tua persona, non ultimo dei medicinali.
Sembra un controsenso, ma una abbondante copertura della persona, maglioni, giacca a vento difende dal freddo anche nella malaugurata ipotesi che si dovesse cadere in mare. Lo strato di indumenti rallenta la dispersione del calore nell'acqua. Inoltre la cabina può diventare il luogo di "riunione" della famiglia nel caso gli occupanti fossero presenti in luoghi diversi della nave.
Riprendo per un momento questo discorso per chiarire meglio la grossa inesattezza che hai detto dovuta ad una tua conoscenza lacunosa del mondo marittimo.
Tu dici che la maggior parte delle persone che naviga lo far per passione? Io ti dico che non e’ vero e anche perche’.
Dobbiamo fare un discorso ampio e non guardare solo al nostro orticello.
Tu hai un’ idea di quante navi solcano i mari? E di quante decine di migliaia e migliaia di persone ci lavorano? Non esistono solo le navi da crociera ( lo so che qui si parla di navi da crociera ma devo fare un discorso piu’ generale per far capire), ma molte altre navi di diversa tipologia.
Tu sai perche’ la maggior parte degli equipaggi che fanno parte di queste navi provengono da nazione che hanno difficolta' economiche? Sai che gli italiani che navigano nel mondo sono in minima parte e questo e’ un trend negativo che continua?
Ora io, se su una nave incontro un marittimo proveniente da Milano, Aosta, Trento , Zurigo, Praga, Vienna,Roma, Cesena etc… ti posso dire che al 99% lo fa per passione. Se vedo un marittimo che arriva da Procida, Molfetta, Mazara del Vallo, San benedetto del Tronto ,Termoli, Vasto , etc… ti posso dire che alcuni lo fanno per passione , altri per necessita’ e altri perche' quello e' un lavoro molto radicato nella zona e che offre l' opportunita' di non rimanere disoccupati (e questo che uno sia appassionato o no del del mare). Una volta di Genovesi, Veneziani, Triestini, Anconetani erano piene le navi molto ma molto piu' di adesso. Cosa e’ successo ora ,di colpo hanno tutti perso la passione per il mare oppure sono cambiate le condizioni di vita nei luoghi dove vivono? Ora addirittura gli istituti Nautici vanno sparendo in Italia, ad Ancona addirittura e’ stato accorpato ad un altro istituto.
Spiegami il motivo del perche’ sulle navi da crociera , su navi da carico di qualsiasi tipologia la maggior parte degli equipaggi e’ formata da Indiani , Filippini, Pakistani e limitrofi e non da Americani, Francesi, Italiani, Svizzeri, Austriaci, Estoni, Finlandesi, Svedesi, etc..? Il tutto deriva dal fatto che i primi sono appassionati del mare e tutti i secondi invece il mare non lo vogliono vedere? Oppure perche’ i primi viste le condizioni di vita dai luoghi da dove provengono hanno necessita’ di navigare mentre i secondi hanno altre opportunita’?
Ti assicuro che non e’ la passione che spinge la stragrande maggioranza dei i Filippini etc… a navigare, ma le condizioni di vita dei loro paesi che li spinge per necessita’ a intraprendere il lavoro in mezzo al mare.
E questo te lo assicuro perche’ ho lavorato anni insieme a loro.
E ti diro’ di piu’ , siccome queste sono persone molto intelligenti e serie nel lavoro, il fatto che lo fanno per necessita’ e non per passione non cambia assolutamente la loro performance nel lavoro.
Un ultima cosa, tu scrivi “Scusami ma ce ne sono tanti dai call center alle pulizie.....se uno va per mare la maggior parte delle volte è passione.......”, questo dillo a queste persone, se ti capita di incontrarle in una delle crociere che farai, domandaglielo e vedrai che risposta ti daranno.
Il mondo del mare e’ molto piu’ complicato di quello che credi e queste affermazioni cosi semplicistiche forse vanno bene se dette riferendosi al proprio quartiere , non su un mondo , che e’ molto diverso dalla vita di quartiere come quello del mare e del marittimo che’ e’ composto da persone provenienti ogni parte del pianeta.
Un ultimissima cosa, il mondo non e’ fatto solo da navi giganti ma anche da imbarcazioni piu ‘ piccole. Il Nord Europa e’ un mare famoso per le sue “ Mazzate” durante il periodo invernale. Questo mare e’ pieno di piattaforme e ad assistere queste piattaforme ci sono delle imbarcazione chiamate supply vessel. Quando c’e’ mare forza 7 queste rimangono alla cappa ( non se ne tornano in porto) ad aspettare che passi. Sai cosa succede se ci vogliono 3 giorni perche’ il mare si calmi? Non si dorme, non si mangia, si viene sballottati a destra e sinistra , avanti ed indietro. E una volta che passa non e’ che uno dice “ Era ora, vado a letto e mi faccio 20 ore di sonno”, tutt’altra cosa ,si riprende subito a lavorare anche perche’ bisogna recuperare il tempo perso dovuto al mare cattivo. Ora ti chiedo , queste persone sono masochiste, lo fanno per passione o per necessita’ questo lavoro?
I pescherecci ed i pescatori che con questo freddo stanno in mare lo fanno per passione o per necessita’? Vaglielo a chiedere e vedi cosa ti rispondono.
Ripeto molto lo fanno per passione come tanti , la maggior parte lo fa per necessita’ e ripeto non capisco da quale dato tu possa fare una affermazione del genere.
Io l’ho fatto per passione, mi piace il mare e sin da piccolo mi erano sempre piaciute le navi da crociera. Tanti sono come me , ma la maggior parte lo fanno per necessita’ e te ne ho spiegati i motivi.
Quoto in toto La76. Mi sorge una domanda in merito alla esercitazione (chiedo scusa se l'argomento è già stato risolto ma non mi pare dai numerosissimi post sia ancora emerso) ed è questa: perchè si deve andare a prendere i giubbotti salvagente "solo" nelle proprie cabine e invece non si dice che sono disponibili anche sui ponti delle lance o nei vari luoghi tipo ristorante ecc.? Chiedo questo perchè potrebbe essere più pericoloso tornare in cabina che invece ritrovarsi subito al ponte per l'evacuazione! Grazie
L'abbiamo già detto Agra; ci sono i pro e i contro delle due soluzioni. Tra le altre cose le cinture in genere sono sia in cabina e una scorta anche sul ponte lance.
Ma prova pensare; l'abbandono nave avviene in questi giorni nell'Adriatico mentre la maggior parte dei passeggeri è a cena. Probabilmente sei vestita da sera, in modo leggero, e compatibile con la temperatura dell'ambiente. Te ne vai fuori sul ponte lance, sferzato dal vento, con temperature prossime allo zero, tutta "scollacciata", tuo marito in giacca e cravatta? Quanto resisti? Uno dei motivi di ritornare in cabina è di prelevare con certezza il proprio salvagente, recuperare degli indumenti pesanti, e tutto quello che ti può servire per la tua persona, non ultimo dei medicinali.
Sembra un controsenso, ma una abbondante copertura della persona, maglioni, giacca a vento difende dal freddo anche nella malaugurata ipotesi che si dovesse cadere in mare. Lo strato di indumenti rallenta la dispersione del calore nell'acqua. Inoltre la cabina può diventare il luogo di "riunione" della famiglia nel caso gli occupanti fossero presenti in luoghi diversi della nave.
Rodolfo, su RCL i giubbotti sono in cabina e sui ponti all' aperto.
Vedi Laura, io personalmente, pur non essendo una persona ansiosa, all'incidente ci ho sempre pensato. E' comunque una possibilità, remota, ma è una possibilità.
Nelle mie numerose traversate tirreniche e non (alcune decisamente e fantasticamente agitate..), non mi sono mai trovato in situazioni di pericolo, però, leggendone i resoconti, tante volte anche dei piccoli incidenti sarebbero potuti finire in maniera ben peggiore.
Ammetto che su di me, da sardo, per tanti motivi, ha avuto grande impatto la tragedia del Moby Prince.
Nei traghetti non si fanno esercitazioni di emergenza, ma queste navi imbarcano comunque anche 3.000 passeggeri.
Io la prima cosa che faccio appena mi imbarco, se non conosco la nave, è guardare dove si trovano i punti di riunione e dove si trovano in cabina i giubbotti di salvataggio. Non si sa mai.
Un saluto
a Giugno 2011 sul MOS i giubbotti erano in cabina (ma non si dovevano prendere per l' esercitazione) sul ponte piscina e sul ponte scialuppe/passeggiate (almeno quelli che ho visto io) però non so quanti fossero.Ehm, forse me lo avevi già detto, ma se non sbaglio, ora cerco il thread, mi sembra volessero adottare la sola distribuzione ai punti di raccolta.
Una volta tirato fuori il carburante credo che saranno in tanti cher vorranno che vada a finire in fondo.
Un saluto.