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- Beauty will save the world...

Ciò che abbiamo visto al Museo dell'Opera del Duomo ci prepara a pregustare i luoghi dove queste opere sono state per diversi secoli.



Il Duomo.


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È qualcosa che lascia letteralmente senza fiato, imponente non pesante con una decorazione sottile attenta ad esaltare le preziosità dei materiali utilizzati, enfatizzando la luce che ne accresce ancor più la bellezza.


Pisa era al culmine del suo sviluppo politico, economico e militare. Massima potenza marinata nel Mediterraneo, quando con il bottino proveniente dal saccheggio di Palermo si cominciò ad edificare la nuova Cattedrale. L: architetto Boschetto, semisconosciuto, progettò l'edificio in vigorose forme romaniche, fondendo la tradizione classica con elementi bizantini, paleocristiani e arabi. Ne risultò un'opera unica in marmo candido.

Intitolata a Santa Maria Assunta, la chiesa venne consacrata nel 1118, venne ultimata alla fine del secolo da Rainaldo che prolungò la chiesa con una facciata a doppio spiovente, coronato da quattro ordini di loggette.


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L:esterno è modulato da ritmi di colonne e lesene, strisce avvolgenti di conci bianchissimi e neri; losanghe incavate e rosoncini a tarsia, marmi, mosaici e tasselli vitrei smaltati, conferiscono all'insieme autentico e smagliante splendore. I battenti dei portali sono attribuiti a seguaci del Giambologna.

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L'interno è ravvivato dalla dicromia del paramento marmoreo, un quadruplice colonnato conduce al transetto a tre navate, al centro del quale la cupola ellissoidale e il vano absidale col catino dorato ornato a mosaico; il soffitto a cassettoni dorati è del '500.


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Notare la particolarità delle panche personalizzate con il nome della famiglia illustre che ne " deteneva" il possesso.


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Particolare marmoreo del pavimento.





Continua...
 
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Nella navata centrale, addossate alle seconde colonne si trova una coppia di acquasantiere con statuette in bronzo di Felice Palma. Il pulpito accentra l'attenzione: in marmo di Giovanni Pisano. capolavoro della scultura gotica italiana. raffigura scene della vita di Cristo e del Giudizio Universale, affollate di figure. Nella navata di destra sul pilastro, una bella crocifissione, affresco del 400 e la Madonna delle Grazie di Andrea del Sarto. Nella crociera del transetto sotto la cupola, il pavimento cosmatesco. Il catino in mosaico dell'abside fu portato a termine da Cimabue.


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Particolare del pulpito di Giovanni Pisano.

Spesso li abbiamo citati, ma chi erano i Pisano?

I Pisano padre e figlio li troviamo nelle chiese e nei musei della città. Primo in ordine di tempo Nicola Pisano, scultore ed architetto. La sua opera radicata nei valori dell'arte antica e aperta agli impulsi esordienti del gotico francese. Il suo capolavoro è il pulpito del Battistero di Pisa....eccolo nell'immagine...

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Con la sua scuola e il figlio Giovanni, lavorò alla decorazione esterna del Battistero. A Giovanni, che fu capomastro della Cattedrale di Pisa, si devono il Pulpito del Duomo e una Madonna col Bambino nella lunetta del portale orientale del Battistero ( ora al Museo del Duomo, pochi post sopra l'immagine).
Nessuna parentela lega questa famiglia all'altra che ha come capostipite Andrea Pisano. Scultore, orafo e architetto, Andrea lavorò a Firenze ( Battistero e Campanile) dove incontro Giotto. A Pisa dove si era formato sotto l'influsso di Giovanni, tenne poi una fiorente bottega. Sue opere pisane sono la Madonna col Bambino sulla facciata del Duomo.









continua.....
 
Il Battistero

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Adeguato di proporzione alla Cattedrale verso cui apre il più prezioso dei suoi portali. Ornato da una Madonna di Giovanni Pisano, fu edificato tra il 1152/1365. A questo lungo arco di tempo dove l'impianto romanico concluso e decorato nei modi del gotico nascente vede l'intervento di nuovi artisti.

All'interno la bellissima cupola dodecagonale a piramide tronca, colonne monolitiche alternate a pilastri, delimitano lo spazio in cui trovano posto il fonte battesimale ad immersione di Guido Bigarelli e lo splendido, già citato, pulpito di Nicola Pisano.

Di forma esagonale su colonne tre delle quali su leoni stiloforo. Il pulpito narra le Storie della vita di Cristo scolpite a basso rilievo sui pannelli del parapetto.


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Campanile o Torre pendente.



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Suscita meraviglia non solo la sua statica mozzafiato, ma anche per l'eleganza dei sei loggiati sovrapposti che la percorrono tra il piano base ad arcate cieche e la cella campanaria.
Costruita nel 1173 ma sospesa attorno al 1185, al quarto livello per il cedimento del terreno. Audacemente ripresa nel 1275 e portata finalmente a termine nella seconda metà del '300 da Tommaso Pisano.

La pendenza venne tenuta sotto controllo con costanti lavori di manutenzione fino al 1838, quando Alessandro della Gherardesca interviene con dei restauri.
All'interno vi è una scala elicoidale di 293 scalini, sale fino al sesto loggiato, da cui si può proseguire per la cella campanaria. Un'esperienza impegnativa sia per gli spazi angusti che per i gradini consunti dall'uso e nell'ultimo tratto con passaggi esposti. Non è per tutti.








Continua......
 
E' il luogo meno appariscente del Campo dei Miracoli.....


Il Camposanto



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Il Camposanto monumentale di Pisa è un luogo di straordinaria bellezza. Secondo la tradizione, l’arcivescovo Ubaldo Lanfranchi di ritorno dalla Terra Santa ne riempì l’interno con terra portata dal Monte Calvario. Il cimitero fu iniziato nel 1277 da Giovanni di Simone, come ricorda l’iscrizione latina posta al lato del portale destro, anche se alcuni fanno il nome di Giovanni di Nicola, come ultimo degli edifici monumentali della piazza. Secondo la tradizione l’occasione fu data dall’arrivo di “terra santa” proveniente dal Golgota, portata dalle navi pisane di ritorno dalla quarta crociata (1203). La tradizione attribuisce il prezioso carico all’opera dall’arcivescovo Ubaldo Lanfranchi. Tali leggende di fondazione sono comunque diffuse anche per altri edifici simili in tutta Europa. Nella realtà fu più semplicemente creato per raccogliere tutti quei sarcofagi e le varie sepolture che si andavano affollando attorno alla cattedrale.
Qui trovavano sepoltura i rettori e i più prestigiosi docenti dell’Università di Pisa, i governanti e le famiglie più in vista, spesso riutilizzando sarcofagi di epoca romana di grandissimo pregio, e contemporaneamente, dal XVI secolo, iniziando anche un processo di “musealizzazione” con l’apposizione di iscrizioni romane sulle pareti e altri preziose testimonianze della storia cittadina.

Il “pantheon” pisano divenne così per vocazione naturale il primo museo della città quando nell’Ottocento vi furono raccolte opere d’arte provenienti dagli istituti religiosi soppressi per le riforme napoleoniche, impedendo così il disperdersi del patrimonio cittadino altrove, oltre ad altri oggetti di natura artistica o archeologica appositamente acquistati. Nello stesso periodo la funzione cimiteriale ebbe un picco, con i numerosissimi sepolcri ottocenteschi, spesso di ottima fattura, che iniziarono ad affollare i corridoi, da allora ribattezzati “gallerie”.
Architettonicamente il Camposanto è composto da un alto muro di forma rettangolare, con il lato verso il Duomo e il battistero più allungato. All’esterno è in semplice marmo bianco, con 43 arcate cieche con testine umane sugli attacchi degli archi, e due porte sul lato meridionale. L’accesso principale è quello che dà sulla piazza, a est, ed è decorato da un ricco tabernacolo gotico sopra il portale di accesso, opera della seconda metà del XIV secolo, contenente statue della Vergine col Bambino e quattro santi di un seguace di Giovanni Pisano, e Angeli di Tino di Camaino.

La semplicità della struttura esterna forma un’ideale quinta al complesso monumentale della piazza, particolarmente azzeccata anche perché poggia su un asse inclinato rispetto a quello Duomo-Battistero, facendo sì che la piazza sembri ancora più grande guardandola dalle estremità, per un gioco ottico della prospettiva. Questo effetto è particolarmente impressionante se si guarda dalla porta nelle mura medievali vicino al battistero.

All’interno il Camposanto assomiglia a un chiostro, con arcate a sesto acuto particolarmente decorate, sostenute esili colonnine e arricchite da traforature plurilobate, che furono completate nel 1464 in stile gotico fiorito.

Le tombe più importanti si trovavano nel prato centrale, nella “terra santa” o contenute nei magnifici sarcofagi romani riutilizzati per le sepolture più prestigiose, mentre sotto le arcate trovavano spazio le personalità meno di spicco, con una più semplice lastra tombale sul pavimento dei corridoi. Con la risistemazione ottocentesca sono stati tolti tutti i sarcofagi dalla zona centrale e posti al coperto, per cui oggi le sepolture si trovano solo sotto le arcate. Nello spazio centrale si trovano oggi alcuni capitelli compositi medievali e due vere da pozzo duecentesche, decorate da protomi umane e animali.

Il braccio orientale è rialzato di due gradini, poiché destinato ad essere una sorta di zona sacra e presbiteriale, dove erano collocati gli altari per le funzioni. Si tratta inoltre del nucleo più antico e più intenzionalmente abbellito del complesso, comprese le estremità dei bracci settentrionale e meridionale che vi sono collegate.


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Sono stato più volte a Pisa, in piazza dei Miracoli, e non ho mai preso in considerazione la visita al Camposanto. Così ricco e interessante,
la prossima volta mi vedrà visitatore!
 
Sono stato più volte a Pisa, in piazza dei Miracoli, e non ho mai preso in considerazione la visita al Camposanto. Così ricco e interessante,
la prossima volta mi vedrà visitatore!
Come luogo non è molto conosciuto nel senso che la stragrande maggioranza delle persone identifica Pisa con la torre pendente, è uno stereotipo come a Roma il Colosseo. Senza togliere nulla a tutto il resto che è interessante, un po' meno è l'atteggiamento delle persone, poiché vedere una folla di turisti che " sorregge" la torre per delle foto alquanto " insipide " , tolgono pregio a questi monumenti.

Il Camposanto è un luogo mistico per un certo senso, poco frequentato , per i motivi di cui sopra, ma che è assolutamente da vedere per l'antichità dei reperti , per la moltitudine di tombe... più di 2000, e ciò che fa veramente impressione le lastre tombali a pavimento....tutto il pavimento è una sorta di grande tomba...


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...alcune transennate come questa, per evitare che il calpestio delle persone rovini le incisioni, tra l: altro molto pregevoli e antiche, come questa. Altre invece sono del tutto consumate e a stento si riesce a leggerle....


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...ma ti assicuro che è una grande emozione esserci.


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Fai conto Gabriele che è come entrare in un museo .





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Nei corridoi si trovano numerosi sarcofagi romani utilizzati per le sepolture delle persone importanti. Qui sono esposti alcuni anelli della catena di Porto Pisano che dopo la sconfitta della Meloria (1284) fu spezzata in segno di scherno e portata a Genova, che la restituì a Pisa dopo l’Unità d’Italia.

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Gli affreschi.

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Il grande affresco è dedicato al :Trionfo della morte , ed è stato uno dei primi affreschi ad esser stati realizzati: fu infatti dipinto, tra il 1336 e il 1341. L’autore, Buonamico Buffalmacco, è famoso anche per essere protagonista di tante novelle del Decameron di Giovanni Boccaccio, e ha dipinto anche le altre due scene del ciclo, ovvero le Storie dei santi padri e il Giudizio universale.

Buonamico Buffalmacco giunge ai vertici della sua arte, combinando diversi nuclei narrativi autonomi, funzionali alla rappresentazione del tema, e creando una narrazione angosciante che incolla l’osservatore alla parete per seguire il racconto di Buffalmacco, che ha inizio nel momento in cui un gruppo di eleganti giovani a passeggio in un bosco scopre la macabra presenza di tre cadaveri: di lì si apre la visione della morte che arriva dall’alto per mietere le sue vittime, senza risparmiare nessuno e senza fare distinzioni d’età, di condizione sociale o di censo.





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Il ciclo procede con le Storie dei Santi Pisani a cui lavorò anche Spinello Aretino e con Storie dell’Antico Testamento, iniziate da Taddeo Gaddi e concluse da Benozzo Gozzoli.
Il ciclo pittorico fu gravemente danneggiato nell’agosto 1944 da un proiettile di artiglieria che colpì il tetto in piombo del Camposanto, provocandone la fusione e la conseguente colatura lungo le pareti affrescate.

Durante il distacco degli affreschi danneggiati dalle pareti furono riportati alla luce i disegni preparatori originali (sinopie) delle opere. Restituite alla loro bellezza le sinopie costituiscono un eccezionale documento storico-artistico custodito nel vicino Museo delle Sinopie. Il Trionfo della Morte, l’affresco più importante e meglio conservato è stato ricollocato nella sua posizione originale dopo un lungo restauro.

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Il Camposanto conserva la “lampada di Galileo”, la cui osservazione dette allo scienziato pisano lo spunto per la teoria sull’isocronismo del pendolo, nonché la statua di Leonardo Fibonacci, o Leonardo Pisano, che introdusse nel mondo occidentale il sistema di numerazione arabo, ed è famoso per la serie matematica per la quale “ogni numero è il risultato dei due numeri precedenti”. Particolare emozione per me, è stato trovare la tomba dell'Ammannati posta in una cappellina laterale del braccio lungo del Camposanto.


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Leonardo Fibonacci.



Altre stupende statue del Pantheon pisano...

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Sul braccio nord si trova la Cappella Ammannati, che contiene il monumento funebre a Ligo Ammannati (m. 1359), della scuola di Giovanni Pisano, già attribuito a Cellino di Nese: il sarcofago centrale è decorato da una Pietà, mentre sopra, entro un tabernacolo gotico, sta la figura del gisant, il defunto giacente; più in alto un bassorilievo con un dottore che insegna agli scolari.

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Quindi un sito che è un compendio di arte e di storia.
Si, ma è anche un'importante spaccato di vita di quel tempo. Tutto ciò lo vediamo rappresentato benissimo negli affreschi. Un incredibile ciclo di affreschi per dimensione e per qualità, con la capacità di anticipare l'evoluzione della pittura nel secolo successivo. Vengono ritratti gesti di una modernità inattesa ma contemporaneamente anche la capacità di riassumere un'epoca, il Medioevo che si sta concludendo. Il tema della morte in questi affreschi si svolge in una elegantissima vita di corte, mentre nei cieli avviene una lotta epica tra diavoli che trattengono le anime e gli angeli che riescono definitivamente a salvarle e a strapparle.

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Queste immagini di corte ci permettono di ricostruire le esatte fattezze delle persone di quel tempo, le acconciature, gli abiti che indossavano , i gioielli e ci danno una visione della società per sempre immortalata in questo affresco. È un magnifico modo di entrare a fare parte di un secolo che non c'è più. Fare parte della storia e qui in questo luogo ci si sente ancora più partecipanti.

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Un video dove il Professor Antonio Paolucci , sovrintendente alle opere di restauro, spiega il grande lavoro fatto per il recupero degli affreschi danneggiati e che con un paziente lavoro sono stati restituiti a tutti noi.




Termina qui la mia personale ricerca della bellezza insita nel nostro bel paese, basta solo che ci guardiamo attorno essa è lì...nel paesaggio , nelle opere dell'uomo che ha saputo così bene fondere in un unico messaggio di bellezza universale.

Termino con le immagini che mi hanno ispirato a raccontarvi questa mia prima parte del Viaggio....tanta bellezza è ancora là fuori ad attendermi..

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Grazie a tutti...alla prossima.
 
Da insaziabile esploratrice sono sempre alla ricerca di ciò che mi dà felicità....toccare con mano, vedere ciò che il nostro Paese, così amato dagli stranieri, ha di meraviglioso.

Il senso della bellezza è dimostrato anche scientificamente è ciò che dona ai nostri sensi la completezza di serenità, è l'appagamento dell'animo che trae beneficio da ciò che l'Italia è: bellezza di paesaggi unici e diversi da regione a regione e bellezze artistiche che ci raccontano epoche storiche ....

Chi vuole seguire...a presto.
 
Se fossimo capaci di sfruttare tutte le nostre bellezze artistiche, saremmo più ricchi di tutti gli altri stati del mondo...
 
Se fossimo capaci di sfruttare tutte le nostre bellezze artistiche, saremmo più ricchi di tutti gli altri stati del mondo...
Principalmente bisogna investire sul futuro delle nuove generazioni, fare capire loro che ciò che siamo è ciò che altri ci hanno lasciato. Educare al bello, a guardarsi attorno con occhi nuovi e conservare la memoria del passato come la propria memoria personale. La differenza con il resto del mondo è abissale. La nostra Italia è un substrato di epoche, ciò che fa la differenza è che solo poche nazioni al mondo possono vantare questo primato e noi siamo tra i primi se non i primi.
Prima di conoscere il mondo, sarebbe da conoscere bene il proprio Paese.
 
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Il senso della bellezza è l'appagamento dell'animo che trae beneficio dall'ambiente che ci circonda: bellezza di paesaggi unici e bellezze artistiche che ci raccontano epoche storiche....

L'orologio del tempo ci riporta indietro visitando questi luoghi, in un contesto storico ben preciso, in una regione che ha fatto del suo territorio un'icona di indiscussa bellezza unica.....

Repubblica di Venezia anno '400....la storia comincia da qui.

A partire dagli inizi del '400 la Repubblica di Venezia, inizia a volgere il proprio interesse verso l'entroterra a causa delle grandi scoperte geografiche e delle emersione di grandi potenze straniere. Venezia si rende conto che i traffici commerciali marittimi non sono più redditizi come un tempo e dopo una serie di annessioni, non sempre pacifiche, Venezia diede vita ad un nuovo Stato Continentale che durerà fino alla caduta della Repubblica nel 1797.
La forza e il prestigio della Serenissima rendono questi territori sicuri e tranquilli. È in questo contesto che la nobiltà veneta, inizia a concepire la possibilità di investire molto nell'agricoltura e di conseguenza c'è l'esigenza di progettare e costruire edifici che siano nello stesso tempo simbolo della grande ricchezza di chi li ha commissionati, ma che assolvono anche ad una attività pratica ben precisa : l'agricoltura.

Questi edifici sono le famose Ville Venete.





Le ville venete sono legate al territorio perché ne fanno parte integrante da sempre. Nate come centri agricoli delle proprietà delle famiglie veneziane in terra ferma. Come spiegato poco sopra.... ad un certo punto comincia questo ripensamento grandioso del rapporto tra Venezia, intesa come città stato e comunque come Repubblica e il suo territorio interno. Un nuovo territorio, spogliato dalla sua tradizione feudale, difeso dallo Stato con i propri mezzi senza alcuna delega di natura feudale. Risanato dal punto di vista idraulico e idrologico, immette nuove culture sconosciute in Europa e che creerà in questi territori, mai prima sfruttati, un boom di produzione agraria, boom demografico quindi una rivoluzione sociale, una rivoluzione agraria in formazione in Europa ma tutta sua che non ha eguali.

In questo contesto nasce così la villa veneta, su impulso di Venezia ma da possidenti locali e dalla realtà sociale locale che portandosi in campagna e impiantando un'industria dell'agricoltura così proficua per sé e per Venezia, dando forma a questa struttura architettonica : la villa.

A quel tempo nel territorio esistevano i castelli che vedono crollare le proprie mura, le torri di difesa diventano le torri colombare, quelle che poi si legano a ciò che saranno le murature della nuova abitazione. La villa è aperta al traffico, alle genti che vi entrano, difesa dagli stessi contadini. Non ha bisogno di mura di difesa, la campagna veneta viene concepita dal signore della villa , come un proseguimento del suo giardino Quando da Venezia passando dalle calle strette e dai campi, arriva in terra ferma prende respiro, si allarga e organizza questo sistema villa legato all'agricoltura.

Andrea Palladio l'artefice più conosciuto, i suoi primi committenti sono i vicentini che abitano in residenze gotiche di campagna. Residenze che avevano le torri, i portici, avevano recinzioni attorno per proteggersi...tutti questi elementi Palladio li seleziona e li sottopone ad una regolarizzazione seguendo il linguaggio della più antica civiltà: la civiltà antica romana.


Cominceremo da qui, da una villa Palladiana, facendo una premessa :Non tutte le ville sono state costruite da Palladio, si dicono palladiane poiché di ispirazione alle leggi architettoniche che Palladio ha dettato a quel tempo....

Siamo nell'anno ' 500 quando nel territorio di Mira, per chi non conoscesse a pochissima distanza da Venezia, con Marghera che incombe quasi su di lei, sorge la meravigliosa...e non è eufemismo, Villa Foscari ma comunemente conosciuta da tutti come " la Malcontenta ".


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La Malcontenta......Ca' Foscari





Attraversiamo un tratto di strada che ci immette in un sentiero ombreggiato arrivando al cancello della Villa, già aperto per la nostra visita.
Il primo impatto è di trovarsi effettivamente in piena campagna, osserviamo molto verde attorno che si perde all'infinito e filari di alberi ci accolgono. In lontananza vediamo le case rurali, abitazioni più modeste dove risiedevano i contadini che lavoravano nella tenuta. Proseguendo un giardino all'italiana posto a fianco della villa con piante officinali, la lavanda che fa bella mostra di sè e le tipiche piante odorose utilizzate in cucina. Ambiente molto rilassante, bello e immagino cosa possa essere stata la vita in questo luogo da parte degli antichi proprietari...feste all'aperto, giochi o semplicemente a riposare magari leggendo un libro, sotto i salici piangenti che qui crescono rigogliosi. Osserveremo dapprima il retro della villa, quello posto a sud, molto diverso dalla facciata...che vedremo in seguito. Quello posto a sud ha molte vetrate per poter raccogliere il più possibile la luce ed il calore, immagazzinandolo all'interno delle mura. Queste ville di campagna abitate per lo più nella sola stagione, l'estate, non hanno riscaldamento, tranne qualche camino posto in un solo ambiente, per questo motivo si tendeva ad aprire più finestre possibile verso sud.





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Un po' di storia....non sarei coerente al mio stile se non ve ne parlassi;) ...sarò breve.

La Malcontenta, così per come è conosciuta, è uno dei capolavori dell'architettura rinascimentale italiana. Alla metà del Cinquecento, Andrea Palladio ha eretto questa stupenda architettura per due fratelli Alvise e Nicolò, discendenti di quel Doge, Francesco Foscari che nella prima metà del 400' aveva retto le sorti della Repubblica di Venezia per ben trentaquattro lunghissimi anni.
A comprare questo terreno sulla sponda destra della Riviera del Brenta era stato, assieme a due dei suoi fratelli, il padre di Nicolò e Alvise, Ferigo Foscari. Su questo terreno sorgeva una casa molto antica che era stata dei Valier. Oltre a questa sulla proprietà, esistevano alcune tipiche costruzioni con il tetto in paglia i "casoni" che spuntavano qua e là nella campagna veneta. A seguito di questo acquisto si affiancarono altri acquisti di terre confinanti, formando così un possedimento rurale di ampie dimensioni. La circostanza che questo possedimento fosse sulla riva del Brenta consisteva nell'essere raggiungibile velocemente via acqua dalla vicina Venezia. In più...una buona dose di compiacimento in quanto una casa che fosse stata eretta in questo luogo di passaggio fluviale quasi obbligato per chi voleva raggiungere l'entroterra, sarebbe stata vista ed ammirata ogni giorno da molte persone. Ma Frerigo muore precocemente e non potè assistere all'avviamento della costruzione della casa. Fu così che i figli di Frerigo contattarono Palladio per la realizzazione del progetto. Palladio fino ad ora non aveva costruito nulla a Venezia e l'occasione divenne opportunità di farsi conoscere e non solo per la villa, venne commissionato anche un altare in una chiesa di Venezia.




Alcuni particolari della facciata posta a sud.


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La creatività di Palladio venne stimolata sia per il prestigio della casata Foscari ma anche per la conformazione della zona. Con quest'opera intende dare prova ai veneziani della sua competenza di specialista dell'antico e della qualità del suo linguaggio architettonico. Per apprezzarlo al meglio bisogna spostarsi dall'altro lato quello rivolto verso il fiume.







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