Mi piace questo tono più pacato e sereno che ha preso la discussione.
Se vogliamo fare un'analisi anche psicologica di quei momenti, credo che di sbagliare nel proprio lavoro possa capitare a tutti, e che nessuno possa scagliare la prima pietra. Ma il comportamento più scellerato da parte di Schettino (ma anche Ferrarini e Costa hanno fatto lo stesso) è stato quello, nei momenti immediatamente successivi all'incidente, di pensare esclusivamente a come cavarsi d'impaccio per sé: Schettino a cavare d'impaccio se stesso a tutti i costi, Ferrarini a evitare ogni conseguenza alla compagnia (tutta la storia dei rimorchiatori, li mando, non li mando, chiamateli tu così la compagnia non è coinvolta...).
Fatto sta che i vertici di nave e compagnia nelle prime ore - determinanti per un salvataggio - si interessarono e occuparono solo di come fare a sgravarsi le rispettive responsabilità e uscirne puliti, dimostrando come la messa in sicurezza di passeggeri ed equipaggio fosse (e di fatto fu) l'ultima delle loro preoccupazioni. E quella fu, non l'urto sulle Scole, la ragione dei 32 morti.
Non saranno stati lucidi, o forse lo erano anche troppo, ma secondo me questo è stato il comportamento maggiormente condannabile, penalmente e moralmente, e non solo da parte di Schettino.
Quanto a Manrico Giampetroni l'ho conosciuto bene e ho avuto modo di parlare con lui anche dopo l'incidente.
Era (è ancora, ritengo) un uomo e un professionista molto serio dotato di carattere solidissimo, e lo ha dimostrato anche quella notte (dedicandosi ai passeggeri, rischiando la vita, e - dopo tutto quello che passò - vi ricordate la sua prima frase dopo il recupero?); ha sopportato con grande forza e dignità il processo e le conseguenze senza mai lasciarsi abbattere, ha affrontato tutto senza mai tentare di sfuggire. Dopo la condanna, che pure escludeva il carcere, il Tribunale di Sorveglianza non gli permise di tornare a navigare (imponendogli - a mio avviso fin troppo severamente - la reperibilità a terra): credo che abbia continuato a lavorare in Costa con mansioni di sede fino al pensionamento.
A lui oggi va il mio pensiero, e tutta la mia stima a un uomo di rara grandezza. Uno dei pochi, in tutta la meschinità che ha caratterizzato quella vicenda.