Eccolo qui, il diario di questo meraviglioso viaggio che ci ha portato a conoscere il fantastico Brasile e la meravigliosa voglia di vivere dei suoi abitanti e che ci ha portato a toccare entrambi i tropici, attraversando l’equatore prima in aereo e dopo in nave.
Quello che leggerete sono solamente le nostre esperienze e le nostre opinioni su quello che abbiamo visto e vissuto e non vuole essere assolutamente una sentenza o un giudizio.
Abbiamo passato tre settimane meravigliose, a terra come a bordo; abbiamo conosciuto splendide persone, anche qui sia a terra che a bordo, e incontrato lavoratori e uomini che si son impegnati perché il nostro viaggio fosse speciale. Mi permetto di dire, però, e so già che susciterò l’ira o perlomeno la disapprovazione di tanti, che Costa Crociere, intesa come società e organizzazione, è stata una grande delusione.
A partire dal volo verso il Brasile, passando per i trasferimenti al porto di partenza, all’organizzazione spesso deficitaria a bordo e finendo con lo sbarco, per noi, a Marsiglia, gli episodi in cui questa gloriosa società ci ha dimostrato che l’antico splendore sta diventando solo un ricordo sono stati tanti, troppi.
Non sto a tediarvi con quello che ci è successo: chi ha viaggiato con noi sa di cosa parlo e con i ragazzi del forum incontrati a bordo c’è stata occasione per parlarne nel particolare, ma vi assicuro che l’unica cosa che, forse, è rimasta della “vecchia” Costa italiana è la estrema cortesia dei cabinisti e del personale, non tutto comunque, dei vari ristoranti, la disponibilità e professionalità dei componenti la sicurezza e degli ufficiali addetti al controllo, ma l’organizzazione e il nuovo modo “tutto americano” di intendere l’efficienza a bordo stanno creando un bel problema a chi ci lavora (spesso è capitato di sentire il personale lamentarsi della nuova proprietà) e ai passeggeri che affrontano questo tipo di viaggio pensando alla pubblicità in cui si vede la gente sognare e piangere quando scende dalla nave.
Sicuramente faremo altre crociere ma non so davvero se le rifaremo a bordo delle navi Costa perché stavolta hanno esagerato davvero: l’altra volta ci avevano tenuto “solo” 36 ore senza acqua calda in cabina ma, forse per deformazione professionale visto che sono un “tecnico”, avevo voluto superare il problema senza troppe polemiche ma questa volta di tecnico non c’era nulla: basta solo voler fare le cose davvero bene e non solo per intascare denari.
La nave sta diventando molto più di prima solo un posto dove spillare soldi ai passeggeri: acquistare qualunque cosa può trasformarsi in un salasso clamoroso. Il centro benessere, ormai completamente in mano a terzi, è composto da persone spesso arroganti, che trattano i passeggeri come dei rifiuti umani che senza le loro mirabolanti cure non riuscirà mai a trasformarsi in un essere umano accettabile dalla società, i fotografi chiedono cifre fuori da ogni logica per delle foto normalissime, nemmeno fossero scattate da David Seymour, e già da una settimana prima di sbarcare capitava sentirsi rispondere dai baristi che il prodotto che si desiderava era terminata, anche se fosse solo un succo alla pesca per il bambino.
Ora basta, però! Sappiate solo che abbiamo passato 20 giorni comunque fantastici, durante i quali abbiamo soprattutto conosciuto belle persone e visitato posti spettacolari e questo è quello che ci porteremo dietro per sempre.
Se avete la possibilità non esitate a fare un viaggio simile perché ne vale davvero la pena.
Per finire, last but not least, un grazie, di cuore, a chi questo viaggio ha contribuito a renderlo speciale:
Michele, Marta e Stefano, e allo steward di Alitalia di Cheremule incontrato sul volo Roma-San Paolo per averci fatto sentire un pezzo di Sardegna anche in questo viaggio;
Patrizia e Marco, per le chiacchierate e la compagnia e perché la classe non è acqua e anche un gesto che può sembrare insignificante dimostra che voi ne avete (grazie anche da mia suocera );
a Raffy, Thaìs, Jennifer, Ortiz, Beatriz, Rony, Renata, Malcolm, il sig. Carletti, Otton e agli altri ragazzi del personale di cui non ricordo il nome e che hanno fatto tanto per farci sentire a casa e hanno coccolato la nostra piccola peste per tutto il viaggio;
a Paolo e Magna perché……perché……perché c’eravate e perché abbiamo passato 20 splendidi giorni con voi, grazie di cuore e “è stato davvero un gran piacere”.
4 Marzo 2013: si parte!
Di buon ora siamo in aeroporto per poter fare il check-in anche per il Brasile visto che voliamo sempre con Alitalia.
In attesa dell’apertura dei terminali ci fermiamo al bar per un veloce, e caro, spuntino. Non ci importa nulla, però, nel del gusto del nostro cibo nel del suo costo: il Brasile ci attende e ciò ci fa dimenticare tutto.
Dopo un po’ di panico per aver pensato di aver dimenticato i passaporti a casa, ci avviciniamo al check-in e scopriamo che nel volo Fiumicino -San Paolo Alitalia ha pensato bene di non farci sedere in sedili attigui ma ci ha sparsi un po’ per l’aereo come le capitava. Ovviamente Costa non pensa a queste cose e lascia fare alla compagnia di bandiera nel più classico degli scaricabarili all’italiana, peccato, però, che stiamo viaggiando con un bimbo di 3 anni (voto a Costa e ad Alitalia: 0).
Il buon dipendente di Alitalia si rammarica per il disguido ma ci dice che non può fare nulla e di rivolgerci alla responsabile di cabina del volo intercontinentale e chiedere a lei di risolvere la grana: perfetto! Da qui avremmo dovuto capire cosa ci avrebbe atteso a bordo della nave…..
Terminate le pratiche burocratiche ci imbarchiamo e dopo un’oretta di volo tranquillo giungiamo a Fiumicino che sono le 16:15.
Lì, visto che il tempo a disposizione non manca (partiremo alle 22:05), ci avviciniamo comunque al nastro bagagli per verificare che ad Alitalia non sia venuta la geniale idea di sbarcarci i bagagli invece che imbarcarli direttamente sul Roma - São Paulo. Le nostre valigie non si vedono per cui, speranzosi saranno sull’altro volo, cerchiamo un posto dove passare il nostro pomeriggio in aeroporto.
Facciamo un salto in un Alitalia-point e chiediamo ad un gentilissimo operatore se può risolvere la grana dei posti in aereo e con molta, gradita, sorpresa riesce a sistemarci vicino senza molti problemi: grazie e chapeau (voto all’operatore di Alitalia e alla sua responsabile:10; voto ad Alitalia e Costa: sempre 0).
Tra uno spuntino ,un’occhiata alla vetrina dei negozi e la richiesta di un autografo al “grande” Paolino DiCanio, si fanno le 20 per cui ci prepariamo alle ultime formalità prima dell’imbarco.
L’attesa è tanta, la paura per un volo cosi lungo pure, ma finalmente ci siamo.
Saliti a bordo ci rendiamo conto che l’aereo sarà pieno come un uovo e i sedili non saranno tanto comodi; della compagnia di alcuni passeggeri non ne parliamo: purtroppo abbiamo a che fare con una donnina francese che farei volare volentieri fuori dal finestrino da quanto è cafona e scortese e invece me la dovrò vedere davanti anche in crociera……mi rilasso (!?) guardando “Taken 2:la vendetta” e, forse per la tentazione di emulare il protagonista del film menando la francese, non riesco a chiudere occhio. Meno male che almeno il pargolo e, in parte, la mia dolce metà riescono a riposare.
Dopo 12, infinite, scomode ore di volo, un pasto simile più al rancio dei detenuti a Guantanamo e dei bagni più a misura di Hobbit che di uomo, giungiamo a São Paulo, non prima di aver salutato uno degli steward di bordo che scopriamo con piacere essere sardo come noi.
Arrivati a São Paulo parte subito la caccia alle valigie e, probabilmente perché imbarcate tra le prime a Roma, la ricerca ci fa un po’ penare: le recupereremo solo dopo 45 minuti di lunga attesa.
Proviamo a prelevare un po’ di Reais ma il bancomat mi dice picche perché intelligentemente non mi sono preoccupato di verificare che potesse essere usato nei circuiti extra europei per cui provo a cambiare un po’ di contante ma il cambio è sanguinoso: 1€=2,1 Reais (a Roma era meglio 1:2,22). Proverò a cambiare gli euro in qualche negozio a Rio (penso io) e mai decisione fu più sbagliata….mi spenneranno peggio che in aeroporto. (consiglio: cambiate i vostri euro nei numerosi punti di cambio che si trovano nelle varie città brasiliane, meglio ancora nelle agenzie di viaggio che hanno i tassi di cambio tra i migliori 1€=2,5 Reais)
Cerchiamo, quindi, la guida Costa e, trovatala, attendiamo tutti gli altri passeggeri per poterci, finalmente, accomodare in autobus, speranzosi che il viaggio verso la nave sia ormai alla sua conclusione.
Invece, inizierà subito quella che la guida italo-brasiliana, con una geniale trovata ironica, ribattezzerà la nostra Costa Calorica: veniamo portati al Ceasar Hotel per una frugale (?) colazione e iniziamo cosi a mettere subito su un po’ di peso.
Dopo la ricca colazione saliamo di nuovo a bordo e iniziamo un interessante tour nella città di São Paulo che troviamo caotica, molto “verde”, di quel verde che credo solo in Brasile puoi trovare, e nel complesso molto affascinante. Ci affascina soprattutto che nonostante il caos del traffico i colpi di clacson siano una rarità: abbiamo davvero lasciato l’Italia.
Il tour ci fa visitare i luoghi più interessanti della città compresi gli stadi e le sedi delle società calcistiche che hanno fatto parte della storia del calcio brasiliano: dico questo non solo per la mia passione per questo sport ma anche perché il Brasile nel prossimo lustro, tra olimpiadi e mondiali di calcio, sarà l’ombelico del mondo, per cui si trovano una marea di operai che lavorano nei brulicanti cantieri aperti per realizzare le opere necessarie.
São Paulo: Monumento ai Bandeirantes nel Parque do Ibirapuera
Abbandoniamo São Paulo e il traffico caotico si trasforma immediatamente in un’orgia di traffico: appena arrivati alla tortuosa strada che ci porterà a Santos siamo immersi in un mare di camion e mezzi pesanti che diretti al porto riempiono la strada e il paesaggio. Pare che agli autotrasportatori locali non sembrino sufficienti i 14 km del terminal marittimo di Santos e che quindi stiano manifestando perché lo si raddoppi. Terminato l’infinito serpentone di curve e tornanti e abbandonato il mare di mezzi pesanti che ci circonda, giungiamo finalmente al porto e vediamo quella che diventerà la nostra casa per questi 20 giorni: nel porto, infatti, si staglia maestosa la sagoma della Costa Favolosa. La sagoma che in quel momento ci interessa maggiormente, però, è quella di un letto (accetteremmo anche un piccolo divano a dire il vero) perché l’unica cosa che vogliamo fare è stendere le gambe che tra aereo e pullman sono piegate da una ventina di ore.
Costa Favolosa ai blocchi di partenza: si parte…
Che dire del primo impatto col Brasile? Gran caldo, grande umidità, grande e lussureggiante vegetazione, grande caos ma qui si respira un’aria diversa: negli occhi della gente leggi che la vita è vissuta diversamente, sembra che qui tutto si muova a minor velocità, tutto è vissuto prendendosi il gusto di godere pienamente il momento che si sta vivendo….non so se sto sbagliando ma quello che avverto mi piace, e non poco.