Ilheus
La città non offre molto da vedere per cui si decide di andare a vedere la spiaggia di Itacarezinho, definita una delle più belle del Brasile, e situata in un Parco naturale bellissimo.
Scendiamo per la nostra escursione con Paolo e Magna e grazie a loro e al loro portoghese contattiamo, senza problemi e senza soprattutto farci fregare, un taxi che ci dovrà accompagnare tutta la giornata.
Arriverà Luis, un omone alto almeno 1,90 mt e con delle mani molto simili a dei badili ma con due occhi di una bontà infinita. Starà con noi tutto il giorno e ci farà anche da guida turistica: grande Luis, in tutti i sensi
Prima di andare in spiaggia chiediamo di essere accompagnati al centro di Ilheus per comprare le immancabili calamite, qualche sigaretta (ahimè) e cambiare un po’ di euro.
Finiamo quasi per caso davanti alla Casa de Cultura di Jorge Amado, molto ben ristrutturata anche se un po’ scarna nell’allestimento, e davanti alla cattedrale di S. Sebastiano, non molto distante.
Nella piazza dove si trova la cattedrale, poi, è presente un mercatino di souvenir e dei chioschi dove è possibile vedere il seme del cacao, gustarne il sapore e farsi spiegare le fasi della sua lavorazione.
Mentre Vale e Magna fanno shopping nel mercatino, cercando i famosissimi bikini brasiliani e i coloratissimi pareo, io e Paolo, scattiamo qualche foto e facciamo qualche ripresa di questo scorcio di città.
La cattedrale di San Sebastiano a Ilheus
C’è caldo e ci si protegge a dovere…
Casa de Cultura di Jorge Amado
Stradine interne del centro storico di Ilheus
Terminato l’acquisto dei vari souvenir partiamo alla volta di Itacarezinho e iniziamo una bella chiacchierata con Luis: scopriamo che tutto il mondo è paese e anche qui i politici sono un po’, troppo, ladri e che per i lavoratori fanno poco o nulla, costretti dal potere delle lobbies del paese a curarne gli interessi esclusivi. Perfetto, per modo di dire………
Gli chiediamo poi se Itacarezinho è molto lontano e la risposta, a cui vi dovete abituare se chiedete ad un tassista brasiliano l’entità di una distanza, è: No, così così.
Si riveleranno più di 40 km di strada, un po’ dissestata ma incantevole per scenario naturalistico: palme da cocco e vegetazione lussureggiante ci accompagneranno per l’intero viaggio. Approfittiamo di una breve sosta al “Mirante”, con nostra sorpresa troviamo anche una bancarella minuscola, dove possiamo assaporare e rinfrescarci con una “agua de coco”.
Il litorale di Itacarezinho
Arrivati a Itacarezinho scopriamo che la strada percorribile in auto per andare in spiaggia è chiusa e il tratto da fare a piedi è davvero lungo.
Sarà la nostra fortuna perché, Luis, ingranata la prima, ci porterà poco più avanti e scopriremo, per puro caso, una splendida, meravigliosa, incantevole, incontaminata, piccola spiaggia chiamata Havaizinho, paradiso dei surfisti ma anche di chi come noi cerca di fuggire dalle spiagge troppo affollate.
Un posto incredibile: si lascia la macchina sulla statale e si percorre per 15 minuti un sentiero a piedi, immersi nella Mata Atlantica, per poi sbucare in questa piccola baia talmente bella che ti sembra di essere in una di quelle cartoline che tanta invidia ti fanno provare quando le vedi appese nei negozi di souvenir.
Passeggiata nella Mata Atlantica…
…e arrivo a Havaizinho
Spettacolo…
…e ancora spettacolo!!!
E’ una spiaggia minuscola e poco frequentata. Ci siamo solo noi e altre 5 o 6 persone e in spiaggia son presenti 3 chioschetti dove è possibile consumare qualche bibita fresca, la tapioca e del pesce fritto.
La spiaggia è presidiata perfino da un poliziotto militare, armato ovviamente sino ai denti e che fa da deterrente ad eventuali malintenzionati. Un surfista, che fa mostra del suo fisico iper atletico che tutti i palestrati del mondo vorrebbero avere, in realtà non è altro che l’ausilio ai pescatori del posto: utilizza il suo surf per portare al largo il palamito con cui si cerca di pescare il pesce fresco che poi verrà fritto e offerto ai clienti del chiosco. Purtroppo la pesca non ha successo per cui oggi niente pesce fritto ma solo tapioca, dolce o salata.
Ma prima di gustare le specialità locali è ora di un bel tuffo nelle acque tiepide di questo posto incantato.
La sabbia dorata è finissima e l’acqua seppur agitata è limpida e pulita. Nonostante le onde, lo specchio d’acqua attiguo al bagnasciuga è perfetto anche per il nostro piccolo terremoto, che infatti non perde tempo e si fionda in acqua.
Lo scenario che si vede dal mare è incredibile: palme da cocco altissime, mata atlantica lussureggiante, rocce scolpite dall’acqua e dal vento, su cui si poggia tutta la vegetazione circostante.
Sulla sabbia è pieno di fori che sembrano fatti da degli ombrelloni mentre sono le “tane” di simpatici granchietti che circolano liberamente, solo un po’ infastiditi dalla presenza umana che gli impedisce di prendere pieno possesso di questo paradiso.
I granchietti di Havaizinho
Ancora entusiasti del paradiso in cui ci siamo per caso ritrovati, dobbiamo fare i conti col nostro pancino, che oramai deve tenere il passo coi ritmi culinari della nostra Costa Calorica: in parole povere abbiamo fame, per cui ci avviciniamo al chioschetto e chiediamo qualcosa da mangiare. Il chiosco è gestito in tutto e per tutto da un ragazzino che avrà si e no 14 anni: fa tutto lui, ti serve le bibite, prepara le pietanze, ripulisce tutto, va a prendere le noci di cocco e, da buon brasiliano, gioca a pallone, e se giochi con lui è molto più contento. A pensare a molti ragazzini della sua età che conosco mi viene voglia di abbracciarlo e fargli i miei complimenti: se questo vede la Fornero gli tira due sberle!
Il “nostro” barista ad Havaizinho
Luis nel frattempo che fa? Pensando a cosa farebbe un tassista qui da noi se dovesse accompagnare un gruppo di turisti per tutta la giornata lo immagino a smadonnare in attesa che le ore passino in fretta e invece lui si è preso una sdraio e si “spara” un epica pennichella sotto il fresco della mata atlantica: fantastico!
Dobbiamo svegliarlo e quasi costringerlo a mangiare qualcosa perché altrimenti non ne vorrebbe sapere. Alla fine lo convinciamo e anche lui gusta a quel punto una delle meravigliose tapioca proposteci.
Purtroppo il tempo a disposizione è poco e dobbiamo tornare alla nave ma questo posto rimarrà per sempre nei nostri ricordi e nei nostri cuori: mai stati in un paradiso simile. Speriamo rimanga sempre cosi incontaminato perché l’idea che venga rovinato ci fa piangere il cuore.
Le “cartoline”……
……del “nostro” Brasile
Con un po’ di saudade ripercorriamo la mata atlantica per raggiungere il nostro taxi e imboccare la strada per il porto di Ilheus. Chiediamo a Luis, però, di portarci in una fazenda di cacao: un posto molto carino dove non è consigliato entrare se si è a dieta perché la varietà di cioccolato e di suoi derivati è tale che anche un santo perderebbe la sua aureola e si butterebbe in quel mare di profumo e sapore (per il sapore ovviamente c’è il sempre valido detto De Gustibus).
Facciamo incetta di vari cioccolatini e andiamo via. Luis ci tiene, però, che vediamo da dove nascono e come vengono prodotte quelle squisitezze che affollano i nostri zainetti per cui ci porta da chi ci può spiegare queste cose. Mi aspetto di entrare in una fabbrica invece ci porta in città e si ferma in una piazzetta, normalissima, direi umilissima, dove troviamo un gruppetto di persone che, a mio parere, stava prendendo semplicemente il fresco. Tra loro scorgiamo quello che subito mi appare come un personaggio fantastico: sembra uno di quei fumetti letti da bambino in stile Zagor, carnagione ambrata, cappellone in cuoio, stivaloni ai piedi, occhi e sorriso splendenti e un machete da paura.
Il cacao…
Il machete non gli serve per eliminare i nemici ma per aprire il seme del cacao e spiegarci le meraviglie di questo prodotto. Non è un passante o un abitante del posto come credevo io ma è un dipendente comunale, e sta lavorando! Si occupa di promozione turistica (ce l’ha scritto nella maglia che indossa ma io sono incantato dai suoi modi e manco me ne accorgo) per cui fa vedere ai turisti com’è fatto il cacao e spiega loro come viene prodotto il cioccolato.
Ci apre un frutto e ci fa assaggiare un seme: è ricoperto da una gelatina bianca dolcissima ma appena rompi il seme ti accorgi che è di un amaro dirompente. Vorrei sputarlo da quanto è amaro ma non voglio mancargli di rispetto per cui, a malincuore, lo mando giù. Dopo il seme grezzo, ci offre una tavoletta di cacao, puro al 100% e senza conservanti e per me, che mangio solo cioccolato al latte o ancora meglio Kinder, sembra una provocazione ma ormai sono in ballo e continuo a ballare: scordatevi tutto quello che pensate sul cacao puro al 100%!
…i suoi semi…
…la sua pianta…
Quello che mangiamo da noi non ha diritto di chiamarsi cosi! Questo è nettare per gli dei! Udite udite: è dolce, dolcissimo, che solo un bacio della vostra amata o un abbraccio di vostro figlio può superare. Incredibile! La sensazione di amaro precedente scompare immediatamente e nel palato avverti un sapore speciale. Fenomenale (Il degustibus vale sempre).
Facciamo scorta di cioccolato puro e di semi, visto che Magna e Vale riescono a farsi dare la ricetta per preparare il liquore al cioccolato con la Cachaça e appunto i semi di cacao. Appena tornati a casa lo dobbiamo preparare!
Prima di andare via chiedo di fare una foto col machete: se gli avessi regalato 100 Reais non sarebbe stato cosi entusiasta. Mi mette il machete in mano e mentre i ragazzi mi scattano una foto attacca a cantare con stampato in faccia un sorriso e due occhi cosi felici che difficilmente dimenticherò.
Il Brasile ci sta entusiasmando: Havaizinho, Luis, il ragazzino delle tapioca, la mata atlantica, le palme di cocco, il cacao, gli occhi dei brasiliani e il loro atteggiamento nei confronti della vita sono grandiosi. Sarà la giornata che ricorderemo con più piacere del nostro viaggio, sia per il posto meraviglioso che abbiamo avuto la fortuna di trovare sia per il tipo di mentalità che stiamo scoprendo nelle persone che incontriamo: Paolo e Magna, poi, ci aiutano in questo facendoci capire meglio cosa caratterizza l’animo di queste persone.
Non so se sono tutti felici, è difficile crederlo, perché hanno davvero tanti problemi e molti di loro hanno poco o nulla, ma il loro modo di intendere la vita è diverso, ed è talmente evidente che ti arriva in faccia come uno schiaffo, ma non quelli dati per fare male ma come quelli dati per svegliarti. La domanda che mi pongo la sera prima di andare a letto è infatti perché non riesco a essere cosi sereno come le persone che sto incontrando in questo viaggio.
Risaliamo in auto, è davvero l’ora di rientrare ma Luis ancora non ne vuole sapere: dice che abbiamo ancora qualche minuto e allora ci porta a vedere una riproduzione della statua del Redentore che si trova vicino ad una spiaggia nella periferia di Ilheus. Scattiamo un paio di foto anche qui e poi scappiamo verso la nave.
Il Bignami del Redentore…
Costa Favolosa ci aspetta…è ora di salutare Luis
Salutiamo Luis con vero piacere e risaliamo a bordo.