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Costa Magica 17-28 novembre 2015 Le isole del sole
- Autore discussione chicca71
- Data d'inizio
- Stato
chicca71
Member
4° giorno - Malaga
Arriviamo in porto la mattina di buon'ora. Il nostro punto di ritrovo è il teatro per cui alle 8.30 siamo lì belli puntuali (si fa per dire). Ci appiccicano sulle magliette il numero 18 che corrisponde a quello del nostro pullman e dopo una breve attesa si scende e raggiungiamo l'uscita del Terminal dove ci sono ad attenderci una bella sfilza di pullman. Individuato il nostro saliamo a bordo, è quasi al completo e dobbiamo accomodarci in fondo. Ancora pochi minuti e si parte. Il nostro accompagnatore dall'aspetto tipicamente ispanico, inizia a parlare con la voce di Antonio Banderas (anche se di Banderas, aihmé, ha solo quello) e siccome al momento non me ne ricordo il nome per me da ora sarà Antonio. Ci allontaniamo dal porto e da Malaga e il nostro Antonio ci propina un pippone che durerà per tutto il viaggio sulle condizioni climatiche, le colture agricole ed altri argomenti irrilevanti su quella zona dell'Andalusia, il tutto tradotto in italiano, tedesco e spagnolo. Per distrarmi scatto qualche foto dal finestrino del pullman..il panorama se non altro è bello.
La strada che percorriamo si lascia alle spalle la costa e il mare e mentre ci addentriamo in una zona alquanto aspra e brulla, continuo a guardare dal finestrino anche se ora il paesaggio è un po' monotono e rischio di appisolarmi. Passa un'ora circa.. ci stiamo avvicinando a Granada e il nostro chaperon ha iniziato a darci qualche inormazioni sulla città quando...se ne esce con una frase che mi scuote del tutto dal torpore. Tra una spiegazione e l'altra definisce Granada città eterna...e no..un attimo..da brava romana faccio per alzarmi per redarguire Banderas che di città eterna ce n'è una sola ma vengo fermata nell'ordine: dal braccio di mio marito, dalla curva stretta presa dal pullman e dallo stesso Antonio che, forse preso dal dubbio di avere qualche romano a bordo, aggiusta il tiro lanciandosi in un elogio e un profluvio di apprezzamenti della mia città. Rabbonita dalle circostanze, mi riaccuccio nel mio angoletto e riprendo l'osservazione del territorio. Siamo giunti al passo chiamato "il sospiro del moro" da dove Boabdil, ultimo sultano di Granada, ormai sconfitto, si volge per lanciare un ultimo sguardo nostalgico alla città.
Così almeno dice la leggenda...
..to be continued..
Arriviamo in porto la mattina di buon'ora. Il nostro punto di ritrovo è il teatro per cui alle 8.30 siamo lì belli puntuali (si fa per dire). Ci appiccicano sulle magliette il numero 18 che corrisponde a quello del nostro pullman e dopo una breve attesa si scende e raggiungiamo l'uscita del Terminal dove ci sono ad attenderci una bella sfilza di pullman. Individuato il nostro saliamo a bordo, è quasi al completo e dobbiamo accomodarci in fondo. Ancora pochi minuti e si parte. Il nostro accompagnatore dall'aspetto tipicamente ispanico, inizia a parlare con la voce di Antonio Banderas (anche se di Banderas, aihmé, ha solo quello) e siccome al momento non me ne ricordo il nome per me da ora sarà Antonio. Ci allontaniamo dal porto e da Malaga e il nostro Antonio ci propina un pippone che durerà per tutto il viaggio sulle condizioni climatiche, le colture agricole ed altri argomenti irrilevanti su quella zona dell'Andalusia, il tutto tradotto in italiano, tedesco e spagnolo. Per distrarmi scatto qualche foto dal finestrino del pullman..il panorama se non altro è bello.
La strada che percorriamo si lascia alle spalle la costa e il mare e mentre ci addentriamo in una zona alquanto aspra e brulla, continuo a guardare dal finestrino anche se ora il paesaggio è un po' monotono e rischio di appisolarmi. Passa un'ora circa.. ci stiamo avvicinando a Granada e il nostro chaperon ha iniziato a darci qualche inormazioni sulla città quando...se ne esce con una frase che mi scuote del tutto dal torpore. Tra una spiegazione e l'altra definisce Granada città eterna...e no..un attimo..da brava romana faccio per alzarmi per redarguire Banderas che di città eterna ce n'è una sola ma vengo fermata nell'ordine: dal braccio di mio marito, dalla curva stretta presa dal pullman e dallo stesso Antonio che, forse preso dal dubbio di avere qualche romano a bordo, aggiusta il tiro lanciandosi in un elogio e un profluvio di apprezzamenti della mia città. Rabbonita dalle circostanze, mi riaccuccio nel mio angoletto e riprendo l'osservazione del territorio. Siamo giunti al passo chiamato "il sospiro del moro" da dove Boabdil, ultimo sultano di Granada, ormai sconfitto, si volge per lanciare un ultimo sguardo nostalgico alla città.
Così almeno dice la leggenda...
..to be continued..
chicca71
Member
...Lasciata la strada principale, ci inerpichiamo su per una salita affrontando una serie di tornanti, al termine della quale ci ritroviamo in un ampio parcheggio: siamo giunti a destinazione. Seguiamo diligentemente Antonio fino davanti alla biglietteria e ci viene concessa una pausa di 15 minuti per esigenze varie, prima di essere affidati alla guida. Questa ci munisce di auricolari e radiolina e si raccomanda di tenere zaini, borse o tracolle davanti al corpo. Quest'accorgimento è d'obbligo al fine di salvaguardare i bassorilievi presenti nelle sale che andremo a visitare. Riunito tutto il gruppo, ci mettiamo in marcia..sta per iniziare la visita
Faccio una breve premessa. Io e mio marito avevamo già visitato l'Alhambra durante il viaggio di nozze (sempre con una crociera Costa) la guida dell'epoca che ci accompagnò anche sul pullman, fu molto brava a fornirci una serie di dettagli storici molto interessanti che in buona parte mi sono rimasti impressi nella mente, per quello che non rammento più bene mi avvalerò, per colmare le lacune, dell'ausilio di un libro che comprai proprio allora sul posto:"I racconti dell'Alhambra" di Washington Irving, diplomatico e storico americano, che soggiornò per diversi mesi all'interno del palazzo nel 1829.
Faccio una breve premessa. Io e mio marito avevamo già visitato l'Alhambra durante il viaggio di nozze (sempre con una crociera Costa) la guida dell'epoca che ci accompagnò anche sul pullman, fu molto brava a fornirci una serie di dettagli storici molto interessanti che in buona parte mi sono rimasti impressi nella mente, per quello che non rammento più bene mi avvalerò, per colmare le lacune, dell'ausilio di un libro che comprai proprio allora sul posto:"I racconti dell'Alhambra" di Washington Irving, diplomatico e storico americano, che soggiornò per diversi mesi all'interno del palazzo nel 1829.
chicca71
Member
"L'Alhambra è un'antica fortezza, o castello fortificato, dei re Mori di Granada; di là,essi dominarono sul loro glorioso paradiso terrestre; là rimasero fino all'ultimo per salvare il loro potere in Spagna.."
W. Inrving
Così l'incipit di uno dei primi capitoli dei Racconti. L'Alhambra era una cittadella fortificata, non una semplice residenza, non un semplice castello ma una vera e propria città in grado di essere autosufficiente ed autonoma da Granada. A differenza della precedente visita non accediamo dalla Porta della Giustizia ma da quella de los carros. Già partiamo male: in questo modo perdiamo l'Alcazaba, la parte militare un tempo riservata ai soldati. Ci ritroviamo invece in un piazzale: sulla nostra destra una chiesetta e davanti la mole imponente del palazzo voluto da Carlo V per eclissare la dimora dei re Mori.
Per carità..non sarebbe un brutto edificio in un altro contesto..ma qui lasciatemi dire: è un cazzotto in un occhio..poi vedrete perchè.
Comunque sia entriamo a dare un'occhiata alla particolare corte circolare interna.
4/Francesca_Attanasio/20151120_120047_zpsj5bsx2fx.jpg[/img]
Tempo di fare due foto e siamo di nuovo fuori. Finalmente stiamo entrando dentro il palazzo nazarita...e no! ci risiamo! Anzichè entrare dalla sala dove si amministrava la giustizia, accediamo direttamente nel Patio dei Mirti..vabbè pazienza ma ho il presagio che questa visita abbia tempi più ristretti.
Eccolo lì..capito che volevo dire quando parlavo di cazzotto? E vi assicuro che dal vivo è peggio!
La Torre de Comares in fondo al patio.
..to be continued..
W. Inrving
Così l'incipit di uno dei primi capitoli dei Racconti. L'Alhambra era una cittadella fortificata, non una semplice residenza, non un semplice castello ma una vera e propria città in grado di essere autosufficiente ed autonoma da Granada. A differenza della precedente visita non accediamo dalla Porta della Giustizia ma da quella de los carros. Già partiamo male: in questo modo perdiamo l'Alcazaba, la parte militare un tempo riservata ai soldati. Ci ritroviamo invece in un piazzale: sulla nostra destra una chiesetta e davanti la mole imponente del palazzo voluto da Carlo V per eclissare la dimora dei re Mori.
Per carità..non sarebbe un brutto edificio in un altro contesto..ma qui lasciatemi dire: è un cazzotto in un occhio..poi vedrete perchè.
Comunque sia entriamo a dare un'occhiata alla particolare corte circolare interna.
Tempo di fare due foto e siamo di nuovo fuori. Finalmente stiamo entrando dentro il palazzo nazarita...e no! ci risiamo! Anzichè entrare dalla sala dove si amministrava la giustizia, accediamo direttamente nel Patio dei Mirti..vabbè pazienza ma ho il presagio che questa visita abbia tempi più ristretti.
Eccolo lì..capito che volevo dire quando parlavo di cazzotto? E vi assicuro che dal vivo è peggio!
La Torre de Comares in fondo al patio.
..to be continued..
MarBor
Member
Ciao chicca71
avevo iniziato a seguirti fin dall'inizio, poi, devo ammetterlo, mi sono un po' perso nel redigere il mio diario... purtroppo (o per fortuna) ci sono tantissime cose da ricordare e da inserire come commento a ogni foto e per "creare" un percorso logico occorre veramente molto tempo da dedicare alla stesura del racconto.
Ti faccio i miei complimenti, a presto,
Marco
PS Senza nulla togliere a "quella" ma, per me, "Alhambra" ha tutt'altro significato anche se, ognuna, ha il "suo personale fascino"...
avevo iniziato a seguirti fin dall'inizio, poi, devo ammetterlo, mi sono un po' perso nel redigere il mio diario... purtroppo (o per fortuna) ci sono tantissime cose da ricordare e da inserire come commento a ogni foto e per "creare" un percorso logico occorre veramente molto tempo da dedicare alla stesura del racconto.
Ti faccio i miei complimenti, a presto,
Marco
PS Senza nulla togliere a "quella" ma, per me, "Alhambra" ha tutt'altro significato anche se, ognuna, ha il "suo personale fascino"...
chicca71
Member
Grazie Marco! Anch'io sto leggendo il tuo diario e ti capisco benissimo. Ci vuole molto tempo per mettere insieme i pezzi e scrivere qualcosa che sia fluido e gradevole ma che fornisca anche informazioni sui luoghi visitati. Tu sei bravissimo, hai trovato un tuo modo di raccontare divertente e coinvolgente. Complimenti davvero! Quando hai menzionato la tua Alhambra, da strimpellatrice e mamma di un chitarrista in erba, ho subito capito a cosa ti riferissi
uno stesso nome, due cose diverse ma entrambe affascinanti.
MarBor
Member
Ciao chicca,
grazie dei complimenti, è sempre un piacere riceverli; da parte mia, come già scritto, ho cercato di rendere il più scorrevole possibile la narrazione inserendo tutta una serie di considerazioni "fantasiose" per ravvivare il tutto... dai consensi ricevuti mi pare di essere sulla strada giusta...
Aspetto il Tuoi commenti nel mio diario, a presto,
Marco
PS Ho il rammarico di aver iniziato piuttosto tardi a suonare, auguro a Tuo figlio di non scoraggiarsi e di continuare... ancosa non ha idea di quale bellisima strada sta percorrendo...
chicca71
Member
Facciamo ingresso nel patio, che prende il nome da due file di cespugli di mirto disposte ai lati della lunga vasca, da uno dei lati corti dove è presente un colonnato. Sopra di noi, la parte privata della residenza, quella dedicata alle donne: l'harem. Parte che non visiteremo. Dal lato opposto invece l'imponente mole della Torre de Comares, si rispecchia nell'acqua. All'interno della torre c'è il salone degli ambasciatori dove il sultano riceveva coloro che venivano ammessi alla sua presenza. Prima di entrare nel salone però, facciamo anche noi un po' di anticamera (all'interno della sala vi sono già diversi gruppi e una parte è ingombrata da impalcature) nella sala antistante detta "della barca" per via del soffitto ligneo che ricorda per forma lo scafo di una nave.
Dopo qualche minuto di attesa entriamo nel salone che occupa l'intera ampiezza della torre. Fu fatto costruire da Yusuf I e venne completato da Muhammad V. A pianta quadrata con lati di oltre 11 metri e un’altezza di 18 metri coperta da un’armatura, con dodici drappeggi, con una piccola cupola centrale muqarna. La copertura è formata da più di ottomila pezzi dipinti in legno di cedro e rappresenta, in sette cerchi di stelle, i sette cieli e nel centro Dio, albero della vita, paradiso islamico.. Nei muri ci sono tre nicchie laterali e tre frontali, il centro lo occupava il Sovrano il cui trono veniva inondato dalla soffusa luce delle bifore della parete di fondo. Questa posizione era strategica in quanto in questo modo la figura del sultano rimaneva in penombra, la luce sembrava irradiarsi dal trono stesso e gli conferiva un'aurea di mistero e misticismo con il chiaro intento di infondere soggezione a chi gli si trovava davanti. Va detto che con la caduta di Granada, ultimo baluardo dei mori, i re spagnoli stabilirono presso l'Alhambra la loro dimora e questo salvò la cittadella dal triste destino che colpì altri edifici ovvero la distruzione. All'interno di questa sala continuarono a tenersi cerimonie e avvennero anche fatti storici di una certa importanza come la negoziazione dei re spagnoli della spedizione che portò Cristoforo Colombo alla scoperta dell'America.
Torniamo nel patio e lo percorriamo di nuovo per tutta la sua lunghezza ma dal lato opposto da cui siamo entrati. Attraverso altri piccoli ambienti arriviamo al patio dei leoni così chiamato per via della vasca rotonda centrale sostenuta da 12 leoni di marmo. Al centro confluiscono anche 4 canaletti che raccolgno l'acqua che zampilla da piccole fontane poste a livello del pavimento. Una delle tante leggende dell'Alhambra che donano a queste sale un particolare fascino, dice che vi fu un tempo in cui queste acque si tinsero del colore rosso. Il racconto romantico narra che un sultano sospettava che la sua favorita avesse un altro uomo appartenente alla nobile famiglia degli Abenserragi. Non riuscendo ad ottenere dalla poveretta il nome del suo amante, fece entrare ad uno ad uno gli uomini di questa famiglia nella sala dove di solito si tenevano i banchetti e lì, li fece decapitare. Irving fornisce una versione, per quanto sempre leggendaria, più credibile ovvero che fu il padre di Boabdil a compiere questo crudele atto ma non per motivi romantici, bensì per quelli più pratici di voler sterminare gli autori di una congiura ordita ai suoi danni. Comunque sia andata il nome degli Abenserragi è rimasto ad indicare una delle stanze che si aprono su questo cortile.
anche qui, ahimè, impalcature..
La guida ci mostra l'appartamento privato del sultano dopo di chè ci lascia liberi di girovagare per 10 minuti.
Realizzo che non ci porterà a vedere la parte riservata alla sultana, la "sala della due sorelle" perciò, sebbene siano passati quasi venti anni, mi dirigo sul lato destro e ...grazie al cielo la memoria non mi tradisce! Come si può sorvolare su una parte di tale bellezza e delicatezza! Lascio la parola alle immagini..giudicate da soli:
ai lati di questa vasca, le due lastre di marmo "sorelle" da cui il nome della sala.
i miei due ragazzi..
e vabbè, mi ci metto pure io
continua...
Dopo qualche minuto di attesa entriamo nel salone che occupa l'intera ampiezza della torre. Fu fatto costruire da Yusuf I e venne completato da Muhammad V. A pianta quadrata con lati di oltre 11 metri e un’altezza di 18 metri coperta da un’armatura, con dodici drappeggi, con una piccola cupola centrale muqarna. La copertura è formata da più di ottomila pezzi dipinti in legno di cedro e rappresenta, in sette cerchi di stelle, i sette cieli e nel centro Dio, albero della vita, paradiso islamico.. Nei muri ci sono tre nicchie laterali e tre frontali, il centro lo occupava il Sovrano il cui trono veniva inondato dalla soffusa luce delle bifore della parete di fondo. Questa posizione era strategica in quanto in questo modo la figura del sultano rimaneva in penombra, la luce sembrava irradiarsi dal trono stesso e gli conferiva un'aurea di mistero e misticismo con il chiaro intento di infondere soggezione a chi gli si trovava davanti. Va detto che con la caduta di Granada, ultimo baluardo dei mori, i re spagnoli stabilirono presso l'Alhambra la loro dimora e questo salvò la cittadella dal triste destino che colpì altri edifici ovvero la distruzione. All'interno di questa sala continuarono a tenersi cerimonie e avvennero anche fatti storici di una certa importanza come la negoziazione dei re spagnoli della spedizione che portò Cristoforo Colombo alla scoperta dell'America.
Torniamo nel patio e lo percorriamo di nuovo per tutta la sua lunghezza ma dal lato opposto da cui siamo entrati. Attraverso altri piccoli ambienti arriviamo al patio dei leoni così chiamato per via della vasca rotonda centrale sostenuta da 12 leoni di marmo. Al centro confluiscono anche 4 canaletti che raccolgno l'acqua che zampilla da piccole fontane poste a livello del pavimento. Una delle tante leggende dell'Alhambra che donano a queste sale un particolare fascino, dice che vi fu un tempo in cui queste acque si tinsero del colore rosso. Il racconto romantico narra che un sultano sospettava che la sua favorita avesse un altro uomo appartenente alla nobile famiglia degli Abenserragi. Non riuscendo ad ottenere dalla poveretta il nome del suo amante, fece entrare ad uno ad uno gli uomini di questa famiglia nella sala dove di solito si tenevano i banchetti e lì, li fece decapitare. Irving fornisce una versione, per quanto sempre leggendaria, più credibile ovvero che fu il padre di Boabdil a compiere questo crudele atto ma non per motivi romantici, bensì per quelli più pratici di voler sterminare gli autori di una congiura ordita ai suoi danni. Comunque sia andata il nome degli Abenserragi è rimasto ad indicare una delle stanze che si aprono su questo cortile.
anche qui, ahimè, impalcature..
La guida ci mostra l'appartamento privato del sultano dopo di chè ci lascia liberi di girovagare per 10 minuti.
Realizzo che non ci porterà a vedere la parte riservata alla sultana, la "sala della due sorelle" perciò, sebbene siano passati quasi venti anni, mi dirigo sul lato destro e ...grazie al cielo la memoria non mi tradisce! Come si può sorvolare su una parte di tale bellezza e delicatezza! Lascio la parola alle immagini..giudicate da soli:
ai lati di questa vasca, le due lastre di marmo "sorelle" da cui il nome della sala.
i miei due ragazzi..
e vabbè, mi ci metto pure io
continua...
MarBor
Member
Ciao chicca
non posso che rinnovarti i miei complimenti sia per quanto riguarda la narrazione sia per quanto riguarda le fotografie; personalmente prediligo le fotografie in cui i fasci di luce attraversano il buio... direi che in queste ultime fotografie hai, almeno per quanto mi riguarda, colto nel segno.
Alla prossima Marco
PS l'Alhambrista dubito sia quello con la maglietta degli Iron Maiden...
non posso che rinnovarti i miei complimenti sia per quanto riguarda la narrazione sia per quanto riguarda le fotografie; personalmente prediligo le fotografie in cui i fasci di luce attraversano il buio... direi che in queste ultime fotografie hai, almeno per quanto mi riguarda, colto nel segno.
Alla prossima Marco
PS l'Alhambrista dubito sia quello con la maglietta degli Iron Maiden...
chicca71
Member
Ciao chicca
non posso che rinnovarti i miei complimenti sia per quanto riguarda la narrazione sia per quanto riguarda le fotografie; personalmente prediligo le fotografie in cui i fasci di luce attraversano il buio... direi che in queste ultime fotografie hai, almeno per quanto mi riguarda, colto nel segno.
Alla prossima Marco
PS l'Alhambrista dubito sia quello con la maglietta degli Iron Maiden...
Grazieeeee...ma devo ammettere che il soggetto si presta
[size=-2]ps..hai ragione "l'alhambrista" è l'altro[/size]
chicca71
Member
Riprendiamo...
La visita all'Alhambra sta per terminare. Rispetto alla visita precedente la guida non ci ha condotti nella Sala delle due sorelle, al belvedere di Lindaraja e ai bagni, oltre alla sala del Mesciuar e un altro paio di patii. Sono un po' delusa lo ammetto. Questo posto ha un suo fascino particolare probabilmente arricchito da tutte le storie romantiche e non che vengono narrate e di cui avevo letto nel libro di Irving. Meriterebbe una visita più pacata e non con tempi da mordi e fuggi perciò mi riprometto che se mai mi si ripresenterà l'occasione di passare da queste parti, tornerò a visitarla per conto mio...prenotando con largo anticipo naturalmente, visto che i tempi per quello invece sono piuttosto lunghi.
Infatti dopo una decina di minuti di permanenza, scivoliamo via dal patio dei leoni attraverso una porta definita di servizio, ma che ci conduce in un'altra parte più povera di ornamenti dove l'unica cosa che val la pena di fotografare è questa cupola
Il nostro tour continua con la visita al Generalife, la residenza estiva dei sultani. In linea d'area saranno 500 m. di distanza eppure in questo ulteriore edificio, i sovrani arabi trovavano più refrigerio durante le torridi estati andaluse.
Iniziamo ad incamminarci nei giardini lungo un percorso che costeggia le antiche e possenti mura e le numerosi torri che tutt'ora le ornano nonostante diverse siano andate distrutte.
a dire il vero non somigliano alle nostre torri, alte e strette, ma erano delle vere e proprie abitazioni ..o prigioni. Come quella de los infantas dove venivano tenute le figlie dei sultani e a cui è legata la leggenda delle tre principesse rinchiuse da un padre tiranno che gli consentiva di uscire solo di notte lontane sguardi indiscreti..Se volete sapere come va a finire la leggenda... dovete leggere Irving..
la nostra passeggiata ci offre diversi scorci..anche degni di cartolina
La presenza dell'acqua è una costante. Elemento prezioso e ricercato dagli arabi, viene inserito in ogni posto.. che sia all'interno di una sala o in un giardino. D'altra parte la Sierra Nevada alle spalle e i suoi innumerevoli torrenti garantiscono l'approvigionamento continuo a tutte le fontane, le vasche e i canali.
E arriviamo all'entrata del Generalife..
uno scatto ad una pianta un po' particolare..
e uno all'interno di questo cortile
una panoramica del complesso dell'Alhambra..
e siamo fuori sulla strada dell'uscita che raggiungiamo pure a piede spedito perchè in ritardo sulla tabella di marcia.
Che poi sta tabella di marcia prevedeva giusto il pranzo in un ristorante dirimpetto al parcheggio. Lo stesso di 19 anni fa...
con lo stesso gruppo pittoresco..
che ci "allietano" per tutta la durata del pranzo con le loro musiche andaluse
La visita all'Alhambra sta per terminare. Rispetto alla visita precedente la guida non ci ha condotti nella Sala delle due sorelle, al belvedere di Lindaraja e ai bagni, oltre alla sala del Mesciuar e un altro paio di patii. Sono un po' delusa lo ammetto. Questo posto ha un suo fascino particolare probabilmente arricchito da tutte le storie romantiche e non che vengono narrate e di cui avevo letto nel libro di Irving. Meriterebbe una visita più pacata e non con tempi da mordi e fuggi perciò mi riprometto che se mai mi si ripresenterà l'occasione di passare da queste parti, tornerò a visitarla per conto mio...prenotando con largo anticipo naturalmente, visto che i tempi per quello invece sono piuttosto lunghi.
Infatti dopo una decina di minuti di permanenza, scivoliamo via dal patio dei leoni attraverso una porta definita di servizio, ma che ci conduce in un'altra parte più povera di ornamenti dove l'unica cosa che val la pena di fotografare è questa cupola
Il nostro tour continua con la visita al Generalife, la residenza estiva dei sultani. In linea d'area saranno 500 m. di distanza eppure in questo ulteriore edificio, i sovrani arabi trovavano più refrigerio durante le torridi estati andaluse.
Iniziamo ad incamminarci nei giardini lungo un percorso che costeggia le antiche e possenti mura e le numerosi torri che tutt'ora le ornano nonostante diverse siano andate distrutte.
a dire il vero non somigliano alle nostre torri, alte e strette, ma erano delle vere e proprie abitazioni ..o prigioni. Come quella de los infantas dove venivano tenute le figlie dei sultani e a cui è legata la leggenda delle tre principesse rinchiuse da un padre tiranno che gli consentiva di uscire solo di notte lontane sguardi indiscreti..Se volete sapere come va a finire la leggenda... dovete leggere Irving..
la nostra passeggiata ci offre diversi scorci..anche degni di cartolina
La presenza dell'acqua è una costante. Elemento prezioso e ricercato dagli arabi, viene inserito in ogni posto.. che sia all'interno di una sala o in un giardino. D'altra parte la Sierra Nevada alle spalle e i suoi innumerevoli torrenti garantiscono l'approvigionamento continuo a tutte le fontane, le vasche e i canali.
E arriviamo all'entrata del Generalife..
uno scatto ad una pianta un po' particolare..
e uno all'interno di questo cortile
una panoramica del complesso dell'Alhambra..
e siamo fuori sulla strada dell'uscita che raggiungiamo pure a piede spedito perchè in ritardo sulla tabella di marcia.
Che poi sta tabella di marcia prevedeva giusto il pranzo in un ristorante dirimpetto al parcheggio. Lo stesso di 19 anni fa...
con lo stesso gruppo pittoresco..
che ci "allietano" per tutta la durata del pranzo con le loro musiche andaluse
Ultima modifica:
chicca71
Member
Al ristorante ritroviamo anche il nostro accompagnatore, il "Banderas de' noantri", che ci esorta a non allontanarci poichè al termine del pasto, risaliremo subito sul pullman. Questo cozza con il mio intento di fare un salto nei vicini negozietti di souvenir per procurarmi un magnete ricordo. Ci gustiamo tutto il pasto ma arrivati al dessert, approfittando di una pausa, trascino mio marito fuori del ristorante, lasciando i nostri ragazzi, per un raid di un quarto d'ora alla caccia del ricordino. Rientriamo appena in tempo, gli altri si stanno alzando. Sul nostro tavolo i dessert sono intatti: li ingoiamo nel giro di pochi nanosecondi e ci rifiondiamo verso l'uscita. Una volta risaliti sul pullman e tornati ai nostri posto, ci viene passato un questionario per una valutazione complessiva dell'escursione. Nel mentre che lo compiliamo, raggiungiamo l'Albaicin, il quartiere medioevale arabo di Granada dichiarato patrimonio dell'Umanità insieme all'Alhambra, nel 1984. Da qui l'occhio può spaziare sull'intera piana che accoglie la città.
E' ora di tornare a Malaga e risalire in nave. Il tragitto a ritroso è alquanto tranquillo..più che altro si sonnecchia.
Arriviamo con una mezz'ora di anticipo rispetto al "tutti a bordo" e c'è anche tempo per fermarsi ai negozi all'interno del Terminal.
Ci ritroviamo anche con i nostri compagni di viaggio che non ci hanno seguiti in questa escursione rimandendo a Malaga. Per comunicare con loro utilizziamo la App Costa che però funziona a fasi alterne. Dopo cena ci tratteniamo nell'Atrio dove è in corso il White Party ma a certo momento, accorgendomi di uno strano effetto luci sulle vetrate, esco sul ponte esterno e lì rimango per un bel po' ad ammirare il passaggio nello stretto di Gibilterra.
Lato Europa
lato Africa
..continua..
E' ora di tornare a Malaga e risalire in nave. Il tragitto a ritroso è alquanto tranquillo..più che altro si sonnecchia.
Arriviamo con una mezz'ora di anticipo rispetto al "tutti a bordo" e c'è anche tempo per fermarsi ai negozi all'interno del Terminal.
Ci ritroviamo anche con i nostri compagni di viaggio che non ci hanno seguiti in questa escursione rimandendo a Malaga. Per comunicare con loro utilizziamo la App Costa che però funziona a fasi alterne. Dopo cena ci tratteniamo nell'Atrio dove è in corso il White Party ma a certo momento, accorgendomi di uno strano effetto luci sulle vetrate, esco sul ponte esterno e lì rimango per un bel po' ad ammirare il passaggio nello stretto di Gibilterra.
Lato Europa
lato Africa
..continua..
chicca71
Member
Questo l'avevo perso ma ho recuperato in fretta....
Belle le foto dell'Alambra.... e non ti preoccupare più di tanto, anche se fatte con il cellulare, rendono benissimo l'idea di ciò che avete visitato e ce la mostano in tutta la sua bellezza...
Ciao
Ciao Giada
benvenuta in questo diario...spero ti piacerà anche il seguito
ugofoscolo
Active member
Ciao Giada
benvenuta in questo diario...spero ti piacerà anche il seguito
Brava Francescaaaa! Che bella l'Alhambra....
Io continuo a segurti, anche se non sempre commento..continua cosi'!!!
P.s. Siccome all'epoca ci son cascato anch'io, Giada e' Gianni...eh eh eh...
A prestoooo!
X Gianni...scusa ma non ho resistito....eh eh eh
Ciaoooo
chicca71
Member
Grazie Giuseppe! Hai fatto benissimoooo...e io che credevo di rispondere alla signora della foto
Ti seguo anch'io!!
Ciaooooo
chicca71
Member
Grazie Miryam! Felice di averti suscitato una bella emozione. L'Andalusia è una terra affascinante.....a presto!
- Stato