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Costa Victoria - Giallo Zafferano - 11 aprile - 2 maggio 2012

Stato
Discussione chiusa ad ulteriori risposte.
Visto che era già pronta da tempo, vi posto la ultima parte riguardante l'escursione a Kandy! :-)



La presenza di fedeli riempie gli interni del tempio e si raccoglie in preghiera nella Sala della Visione Gioiosa, davanti alla Sacra Reliquia illuminata da centinaia di fiammelle tremolanti.

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La leggenda narra che la sacra reliquia, o il dente canino del Buddha, fu salvata dalla fiamme della sua pira funeraria e fatto arrivare a Kandy, nel IV secolo d.C., nascosto fra i capelli della principessa indiana Hemamali e conservato in un prezioso reliquiario formato da sette scrigni d’oro infilati uno nell’altro.

Alcuni fedeli, comodamente seduti per terra, intonano mantra sommessi; altri spintonano con dolcezza seguendo il flusso che li porta a passare, per un attimo soltanto, davanti al reliquiario dove poter lasciare le proprie offerte.
Una ragazza tiene dei bastoncini di incenso fra le mani giunte e le porta dal petto alla fronte, inchinando lentamente il busto in avanti. La devozione che esprime è sincera e assoluta. I lunghi capelli intrecciati la seguono nei movimenti delicati.
Depongo sopra una montagna di fiori il mio prezioso bouquet certa che, da lì a poco, sarà sommerso da una incessante valanga di altri gesolmini, di altre fresche ninfee e di preziosi fiori di loto.

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Attiguo al tempio, nella ex sala delle udienze, si trova il museo della cittadina. Davanti all’ingresso principale scorgo una grande vetrina dentro la quale è custodita la statua di un grande elefante.
Il marito di Lasni mi spiega che quella non è una statua bensì Millangoda Raja, uno dei più famosi elefanti dello Sri Lanka.

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Da giovanissimo, Raja fu scelto fra tanti pachidermi che girovagavano liberi nelle foreste settentrionali cingalesi e portato a Kandy per essere consacrato ad un onorevole compito.
Ignaro che da lì a poco sarebbe diventato l’elefante più amato e venerato del paese, fuggì tornando nella sua adorata foresta. Ripescato, venne nuovamente traslato a Kandy dove vi rimase fino alla sua morte, avvenuta nel 1988 all’età di 65 anni.
In vita, Raja fu sempre alla testa della Perahera, una processione annuale in onore del Buddha, portando su di sé una teca di vetro contenente la Sacra Reliquia.

Uscendo dal tempio abbiamo appena il tempo di arrivare al nostro pulmino che si scatena una pioggia fragorosa e il conseguente inferno per le strade di Kandy.
Un nugolo di macchine fuoriesce dal nulla come una colonia di formichine impazzite, ognuna intenta a farsi strada nei millimetri di spazio disponibile.
Il cielo plumbeo è così basso che sembra quasi di poterlo toccare.
Arrivo nel girone infernale di Colombo dopo tre ore di viaggio e con un terribile mal di testa. Penso che a momenti mi piegherò in avanti con un sacchetto di plastica davanti al viso.
Dopo un’altra ora persa nel traffico, arrivo finalmente al porto, venticinque minuti prima della partenza della nave.

Sicuramente lo Sri Lanka merita molto di più di un’escursione lampo. Questa perla dell’Oceano Indiano racchiude in sé tesori inestimabili, cascate, fiumi, templi rupestri di raffinata bellezza e silenti monasteri dove trovare la memoria passata e che portano nomi esotici come Anarudhapura, Dambulla, solo per nominarne alcuni.

Un bel bagno caldo è ciò che ci vuole. Cerco invano fra le mie cose il fermaglio con il quale raccogliermi i capelli. Ma dove sarà finito? Cerco, frugo nello zaino, mi svuoto le tasche, ma niente. Mi tornano in mente alcuni istanti particolari all’inteno del tempio...ora ho capito! Scimmietta dispettosa!

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A continuazione.....
Kuala Lumpur e la sommossa di Piazza Merdekan;
Phuket e la caccia al vestito da sposa;
Singapore e l'arrivederci a Victoria
 
Ultima modifica:
Kuala Lumpur e i disordini a Piazza Merdeka


Il 28 aprile, giungiamo a Kuala Lumpur in pieno subbuglio. Qualche giorno fa, sono scoppiate dimostrazioni di protesta in tutta la città malese.
Piazza Merdeka è stata subito chiusa al transito, al flusso dei turisti e tutt’ora è pattugliata dalla polizia.

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Migliaia di persone sono scese in piazza per chiedere la cessazione della corruzione politica e per esigere maggior trasparenza nel sistema elettorale.
Nonostante tutto, riusciamo a sbarcare e ad assaporare, in poco tempo, il gusto di questa città straordinaria, sorta, poco più di 160 anni fa, dall’amore confluente dei fiumi Klang e Gombak.
In poco tempo, KL, come viene denominata affettuosamente dai suoi abitanti, è diventata una delle metropoli più moderne e tecnologiche del sud est asiatico, pur conservando la veste folkloristica dei popoli che la abitano.

Per questa destinazione, abbiamo prenotato un’escursione privata con Costa. Maurizio, Ester, Alessandra, Roberto ed io, percorriamo velocemente le strade modernissime e a più corsie, che dal porto ci conducono, in un ora circa, nel centro della città, a bordo di un pulmino igloo.
È cosi freddo l’abitacolo che la guida sorride di gusto nel vedermi coperta come una matrioska russa. Alessandra copre bene il pancino con una maglietta, come a voler nascondere chissà quale tesoro. Penso che a fine giornata, l’aria condizionata ci avrà conciato per le feste.
Durante il tragitto la guida ci racconta in modo minuzioso, la geografia, le usanze e i costumi della Malesia.
Ci spiega, ad esempio, le caratteristiche che differenziano le donne indù da quelle musulmane.
Le prime, - dice indicando la narice destra - portano un brillantino da questo lato; le musulmane, invece, dall’altro lato del naso. Inoltre, le donne indù celibi usano decorarsi la fronte con un bindi rosso, mentre, se ne vedete una con un bindi nero, ciò significa che la donna è sposata.
Dal finestrino della nostra vettura godiamo della vista che ci offre la città malese. Ci sorprende la sua rete stradale efficiente e moderna.
Kuala Lumpur, il cui nome significa “confluenza melmosa”, è una città eclettica, camaleontica, vibrante.

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È la città del miracolo dove la miscela potenzialmente esplosiva, costituita soprattutto da musulmani, indiani, cinesi e malesi, sembra annacquata dalla convivenza pacifica e dal rispetto delle reciproche tradizioni di questi ultimi.
Il blocco musulmano e quello indiano sembrano legati da un filo invisibile, come pure il fronte cinese-malese.
È facile scorgere, in ogni angolo della città, templi cinesi accanto a tempi indù e, non molto lontano da questi, cupole e minareti svettanti in cielo che ostentano il simbolo islamico della mezza luna.
Nel fervente mercato di Jalang Petaling, musulmani del Pakistan e del Bangladesh, espongono, su variopinte bancarelle, la loro merce accanto agli oggetti preziosi degli indiani del Cashmere e ai souvenirs dei cinesi.
Le Petronas Towers, le torri gemelle più alte del mondo, rappresentano, nella loro esplicita architettura, 2 unità collegate dal ponte della tolleranza e della fraternità.
La sezione delle due basi è composta da due quadrati che ruotati e sovrapposti fra loro, formano una stella iscritta in un cerchio. Questo è un simbolo geometrico molto usato dall'iconografia islamica che racchiude in sé il significato di unità, armonia e stabilità. Quale miglior talismano poteva meritarsi Kuala Lumpur!

Sezionepetronas-httpsudnascostoblogspotit201112petronas-twin-towershtml.jpg

fonte immagine sudnascosto.blogspot.it


Mi sento piccina al cospetto di queste due creature di vetro e cemento. Mi diverto come una bambina a correrle intorno per fotografarla da più punti, facendomi accecare dalla luce del sole che vi si riflette contro le 32 mila finestre che la compongono. Da quanto tempo sognavo di essere qui…

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All’ingresso di uno dei tanti tempi indiani, sotto gli sguardi increduli delle divinità, attingiamo l’anulare della mano destra nel tikka, un composto fatto di latte cagliato, burro, farina di riso e rosso vermiglio, e ci segniamo la fronte alla maniera degli indù, in segno di benedizione e buona fortuna.
Una foto ricordo e…

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via….di corsa verso il terminal crociere.

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Mi ero illusa di poter fare un salto alle vicine grotte di Bantu, ma il tempo a disposizione è stato davvero ridotto ai minimi termini. Peccato, perché Kuala Lumpur merita una visita approfondita che ti frastorni e che ti faccia battere forte il cuore, in modo da cogliere appieno il gusto puro di un piccolo angolo della Malesia.


A seguire:
Phuket e la caccia al vestito da sposa

e

Arrivederci Victoria!
 
Ultima modifica:
e

Arrivederci Victoria!

Speriamo.. il presidente è triste triste..

Non crede che la rivedrà mai più.. :(

Vedendo le immagini che proponi vengono alla mente tante considerazioni.. una è sulla politica, e si commenta da sola..

L'altra, immediata, è chiedersi cosa abbia in comune questa grande città con lo spirito del luogo..

Bella? Si, stupenda.. ma sa tanto di forzatura..

Forzatura non lo sarà certo tra qualche decennio, quando sarà lei a modellare lo spirito degli abitanti e non viceversa, come forse si converrebbe ad una costruzione umana..

Tutto evolverà verso uno spirito 'occidentale', sperando che sia una cosa reale e non uno scimmiottamento..

Posso sembrare un conservatore, ma non lo sono: io sono un ricercatore ed una parte di me guarda al futuro, anche se lo fa con un occhio costantemente puntato sul passato..

Il futuro possibile è fatto di mille cose, ed il modello " Grattacielo/megacittà/vita 'Americana' " è solo una di esse, peraltro neanche tanto Americano, visto che dell'America è solo una facciata..

Ci sono tanti modi possibili di svilupparsi, sarebbe giusto farlo trovando una propria via, non solo copiando perissequamente quella altrui..

In Nord Europa ad es. lo sanno benissimo, e si sono sviluppati in modo coerente con le loro culture..

Mentre vedevo le foto e leggevo il testo mi è passata in mente questa scena..


a vedere il film sembra che il regista si sia ben documentato, speriamo che, se quelli erano i costumi dell'epoca, tra cinquanta anni qualcuno li ricordi..

Non per rimanere ancorato a quei tempi, non per presentarli come all'estero si presenta 'O sole mio' neanche fosse una macchietta, ma per conservare dentro qualcosa di proprio che gli renda il valore di un bellissimo passato..

Un saluto
Manlio
 
I miei complimenti vivissimi a Herminia per questo splendido diario. Un diario "profondo", mistico, da viaggiatrice.
Bravissima.

Manlio, concordo abbastanza con il tuo ultimo post, ma sulla scelta del cambiamento seguendo "la propria via"...mi viene da pensare a cosa ha combinato il Giappone..che ha totalmente "violentato" la propria cultura e le proprie tradizioni...
Diciamo che...succede.

Un saluto

p.s.: sulla Vic...non è detto...non essere così pessimista..
 
I miei complimenti vivissimi a Herminia per questo splendido diario. Un diario "profondo", mistico, da viaggiatrice.
Bravissima.

Sottoscrivo!!

Manlio, concordo abbastanza con il tuo ultimo post, ma sulla scelta del cambiamento seguendo "la propria via"...mi viene da pensare a cosa ha combinato il Giappone..che ha totalmente "violentato" la propria cultura e le proprie tradizioni...
Diciamo che...succede.

Infatti.. credo sia una ''scelta'' che ha contagiato mezzo mondo, non solo il Giappone.. e con questa ''scelta'' chissà quanto abbiamo perduto..

Ma non è tanto quello che abbiamo perduto noi quanto quello che possono aver perduto loro..

Per es. anche la mia città, Roma, ha perso in questi ultimi trenta anni quasi tutto il suo retaggio culturale, e non ci ha guadagnato, anzi..

Specie oggi, con l'immigrazione che subisce, lo spirito della Roma delle carrozzelle, rivisto ovviamente in termini moderni, sarebbe stato ideale per gestire certe situazioni, come lo fu quando arrivarono tanti 'emigranti' dal Sud e centro Italia negli anni settanta..

Penso che oggi, se fossi un immigrante, preferirei trovare quello spirito piuttosto che quello attuale..

Enrico Bertolino, che è un personaggio 'esterno' a Roma e quindi ha la sensibilità di uno che vede le cose, se ne allontana, ritorna e le vede cambiate, in un suo spettacolo ha colto questo cambiamento e lo ha sottolineato benissimo..

Ad es. solo venti anni fa sugli autobus si sorridevano tutti e da qualunque commerciante andavi non potevi risparmiarti una chiaccherata ed una battutina, e la città era già una grande megalopoli.. lui poi è andato un po oltre questa semplice considerazione..

p.s.: sulla Vic...non è detto...non essere così pessimista..

Si dice che per la Vic ci sia un progetto 'Australia'.. sarei felice di raggiungerla sia dove opera ora che in quella possibile nuova destinazione..

Ma oggi non so come mi troverei a bordo (me ne raccontano tante.. :( ) ed in più si pongono diversi problemi a corrergli dietro..

Ritornerà?

Bhò.. non la vedo così bene.. :(

Un saluto!!
Manlio
 
Concordia che posti !!!! Un giorno ci andró, contaggi la voglia.
E che foto, ma sei sicura che sei cosí piccina ? Io credo di no.

Un salutone
 
Devo ammettere che tra mille impegni questo fantastico diario l'avevo un po' trascurato...ora ho recuperato!:)

Fantastico Herminia...sia per i posti che per come racconti tu.
Un viaggio per gli occhi e per lo spirito che farei volentieri...
 
Erminia cara, io non voglio ripetermi , ma davvero è un bel diario , il fatto che sia passato un po' di tempo non ha per niente scalfito l 'entusiasmo e la minuziosità' del viaggio e del racconto
BRAVISSIMISSIMA!!!!!!!!!!
By ros
 
Ciao Herminia, continuo a seguirti ed a rimanere affascinata del tuo modo di scrivere,lasciandomi trasportare nel tuo Viaggio, rimanendone semplicemente incantata. Un caro saluto.
 
Bella? Si, stupenda.. ma sa tanto di forzatura..

Felix, Manlio, apprezzo molto le vostre profonde considerazioni.
Ci sono stata molto poco a KL per poter dire quale sia la formula o il segreto che tiene unite le varie popolazioni. Tuttavia, non mi sembre di aver colto alcuna forzatura nelle relazioni interpersonali che intercorrono fra un cinese ed un musulmano, ad esempio.
Per esperienza personale, posso asserire, senza smentita, che quando si nasce in un contesto multiculturale, si mangia dalla stessa ciotola senza pensare alle diversità culturali o religiose.
Noi bambini giocavamo con la stessa palla, con gli stessi giochi di legno, senza guardare i capelli corvini dell’amichetto mulatto o il taglio troppo incisvo degli occhi della cinesina.
Le diversità e il razzismo li ho avvertiti appena arrivata in Italia, penisola ancora immacolata dal fenomeno dell’immgrazione, nel lontano 76. L’elemento nuovo, in un contesto stabile e immutato da secoli, rompe gli equilibri, turba gli animi.


Tutto evolverà verso uno spirito 'occidentale', sperando che sia una cosa reale e non uno scimmiottamento..

Nelle grandi città del sud est asiatico, il modello occidentale viene imposto, ma per fortuna il progetto straniero viene sostenuto e alimentato, ma chissà ancora per quannto tempo, da un principio che affonda le radici nella filosofia del pensiero buddhista, taoista, ecc. È una lotta impari dalla quale nasce il fascino incontrastato dell’oriente.

Manlio, concordo abbastanza con il tuo ultimo post, ma sulla scelta del cambiamento seguendo "la propria via"...mi viene da pensare a cosa ha combinato il Giappone..che ha totalmente "violentato" la propria cultura e le proprie tradizioni...

Cofermo, non per esperienza diretta ma per aver letto gli scritti del grande giornalista Tiziano Terzani, che il, Nippon Sekkai Ichi, Giappone, il numero uno, ha pagato, e lo sta ancora facendo, un prezzo davvero disumano per essere quello che appare.
Sentite cosa scrive il Terzani:
Una durezza atavica e spartana caratterezza la vita giapponese. Benestanti non sono i privati, bensì le istituzioni; ricco non è il singolo ma la collettività. ..pulizia da ospedale che regna un po’ ovunque.....la metà degli operai dorme nei dormitori gialli della fabbrica. “Una forza invisibile, ma tenace, mi tiene qui” dice un operaio.. altri dicono di fare solo quel che fanno i capi. Nell’ufficio del dottor Inaba la luce rimane accesa almeno fino alle 11 di sera....
Dissacrato, sfigurato, coperto d’immondizia, il Fuji sembra ormai incarnare il potere distruttivo dei giapposnesi e la loro decadenza spirituale.
Ogni anno, dalle automatizzate catene di montaggio del sistema scolastico, escono 28 miioni di giovani di grande affidamento, standardizzati ma senza individualità... Ogni scuola ha la sua uniforme. Tutte derivano dal modello prussiano che il Giapone adottò il secolo scorso, quando il paese, per modernizzarsi, decise di copiare tutto quel che poteva dall’occidente.



Potrei dilungarmi a lungo ma preferisco non annoiare i più. Piuttosto, invito chi fosse interessato, a leggere il libro da cui ho tratto queste brevi considerazioni.


Alle mie fans, un grazie di cuore,soprattutto per la pazienza per aver atteso cosi tanto.
Presto approderemo in Thailandia...chi viene con me a scegliere l'abito da sposa?
 
Felix, Manlio, apprezzo molto le vostre profonde considerazioni.
Ci sono stata molto poco a KL per poter dire quale sia la formula o il segreto che tiene unite le varie popolazioni. Tuttavia, non mi sembre di aver colto alcuna forzatura nelle relazioni interpersonali che intercorrono fra un cinese ed un musulmano, ad esempio.

Herminia, in realtà mi hai risposto splendidamente con le frasi successive, non mi riferivo ad un conflitto tra religioni o tra culture locali, bensì alla forzatura di istituire una cittadona Occidentalizzante in una cultura alla quale tutto questo è palesemente estraneo..

Il conflitto religioso lo possiamo vivere in altri paesi, ma non in quelli, dove ormai si convive braccio a braccio da tempo inimmaginabile..

La citazione che hai dato di Terzani apre un velo sulla mia domanda..

Chissà come è ora in Malesia, per il Giappone spero ed in parte credo che la fase descritta da Terzani sia passata, è una impressione che ho vedendoli qui, quando vengono da turisti, oppure ai congressi di lavoro internazionale..

Ma è una impressione, diciamo che la baso su quello che vedo e su una speranza..

Per il resto, anche se sono maschietto sono curioso di vedere come andrà per l'abito da sposa.. ;)

Un salutone!!
Manlio
 
Cofermo, non per esperienza diretta ma per aver letto gli scritti del grande giornalista Tiziano Terzani, che il, Nippon Sekkai Ichi, Giappone, il numero uno, ha pagato, e lo sta ancora facendo, un prezzo davvero disumano per essere quello che appare.
Sentite cosa scrive il Terzani:
Una durezza atavica e spartana caratterezza la vita giapponese. Benestanti non sono i privati, bensì le istituzioni; ricco non è il singolo ma la collettività. ..pulizia da ospedale che regna un po’ ovunque.....la metà degli operai dorme nei dormitori gialli della fabbrica. “Una forza invisibile, ma tenace, mi tiene qui” dice un operaio.. altri dicono di fare solo quel che fanno i capi. Nell’ufficio del dottor Inaba la luce rimane accesa almeno fino alle 11 di sera....
Dissacrato, sfigurato, coperto d’immondizia, il Fuji sembra ormai incarnare il potere distruttivo dei giapposnesi e la loro decadenza spirituale.
Ogni anno, dalle automatizzate catene di montaggio del sistema scolastico, escono 28 miioni di giovani di grande affidamento, standardizzati ma senza individualità... Ogni scuola ha la sua uniforme. Tutte derivano dal modello prussiano che il Giapone adottò il secolo scorso, quando il paese, per modernizzarsi, decise di copiare tutto quel che poteva dall’occidente.



Potrei dilungarmi a lungo ma preferisco non annoiare i più. Piuttosto, invito chi fosse interessato, a leggere il libro da cui ho tratto queste brevi considerazioni.

E' un libro che ho letto con estremo piacere (come tutti quelli di Terzani), e l'esperienza nipponica è stata per lui abbastanza traumatica, da portarlo sull'orlo della depressione.
 
Si, Felix, hai ragione. E' un libro che si legge con estremo piacere. Impari la storia contemporanea in modo chiaro e diretto.
E' il primo che leggo di Terzani....e sicuramente proverò a leggerne un'altro.

Ciao Giovanna, che carina che sei. Ti ringrazio di cuore anch'io!
A presto! [smilie=stella_mari:
 
Eccoci per la prima parte della mia sosta in Phuket....

PHUKET E LA CACCIA ALL’ABITO DA SPOSA

Ed eccomi giunta, per l’ennesima volta, in Thailandia, la mia seconda patria, la lunga terra dei sorrisi d’oro.
Questa volta approdo nel piccolo porto di Phuket, a sud del paese, dove la terra si assottiglia insinuandosi fra il Mare delle Andamane e il golfo del Siam, per poi continuare la sua corsa fino ad offrirsi alla penisola malese.

In Thailandia il saluto delle sue donne è dolcezza illimitata, i loro occhi sono mandorle di pura bellezza, pozzi di inestinguibile nobiltà e gentilezza; i loro sorrisi aprono le porte del paradiso. Le aggraziate fanciulle si inchinano al forestiero con la grazia di un cigno, trascinando a lungo l’ultima vocale del saluto nazionale: “Sawadee ka!”.
Per sentirmi parte integrante di questo angolo d’oriente, indosso l’abito tipico costituito da una lunga gonna a portafoglio blu con degli intarsi dorati e sormontata da una casacchina a maniche corte.
Così vestita, sbarco dalla nave in compagnia di Lorena e famiglia.
Che meravigliosa sensazione essere in crociera ed essere accolti in un porto lontano da una persona speciale.

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Questa persona è Monique, la stessa che ha organizzato per noi la fantastica gita alle Backwaters; vissuta a lungo in India, gestisce da diversi anni l’agenzia viaggi di cui è proprietaria.
È una ragazzina di 60 anni, dallo spirito libero e ribelle. I suoi occhi brillano di una forza inesauribile e che esprimono un entusiasmo ed una gioia che raramente si trovano in altre donne della stessa età.
È qui a Phuket, dove ha preso in affitto una casetta in riva al mare, e si tratterrà il tempo necessario per conoscere me e rivedere Lorena, Andrea e il piccolo Valerio, i quali aveva conosciuto in un loro precedente viaggio in India.
Noi cinque, dunque, a bordo di un elegante fuoristrada, noleggiato da Monique per l’occasione, raggiungiamo il vicino parco Khao Phra Thaeo e il grazioso tempio di Phra Thong.

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Sono due piccoli gioielli nascosti e protetti dalla sfrontatezza del turismo di massa. Il parco è un habitat di assoluta tranquillità, avvolto dall’aura calda degli alberi tropicali e dalla freschezza di laghetti e cascate. Il sole splende sulle larghe foglie di banano e i cinguettii degli uccelli e il fluire dell’acqua delle cascate sono le uniche note ad essere udibili.
Percorriamo i sentieri del parco in assoluta tranquillità, scattandoci fotografie e chiacchierando sottovoce, quasi come a non voler distogliere la natura dalla sua quiete.
“Emìna!!”- mi sento chiamare, ancora una volta, dalla vocina aguzza del piccolo Valerio che indica, con il suo ditino indice, un punto imprecisato del fogliame.
Non scorgo assolutamente nulla, o almeno, così mi sembra. Probabilmente vuole catturare la mia attenzione e far confluire il mondo nei suoi occhietti vispi e sul suo broncetto.
“Ehi, ci sono anch’io!” mi pare che voglia dire.

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Monique ci racconta dei suoi progetti, del suo desiderio di lasciar l’India per trasferirsi in sud America. Una volta partita da Phuket, ha deciso che raggiungerà il Portogallo attraversando la Mongolia e parte della Russia. Quando parla e si racconta, sento la sua onda travolgente di energia.
Saliti sul fuoristrada, l’autista ci porta al vicino tempio di Phra Thong, uno dei più antichi di Phuket. Mi colpiscono da subito i colori sgargianti del tempio, gli innumerevoli alberi di frangipane e alcuni galletti che hanno le piume colorate come quelli dei pappagalli tropicali! Questi galletti sono donazioni fatte al tempio dai residenti devoti.

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La seconda parte del pomeriggio la trascorriamo nel terrazzone della casa di Monique e, naturalmente, prima di diventare prede ambite delle zanzare, ci cospargiamo la pelle con un buon repellente.
La spiaggia sottostante si raggiunge percorrendo un sentierino ombroso. L’acqua verde del mare è invitante, ma decido di non immergermi, come invece fa Andrea, in quanto non ho un ricambio di abiti.
E’ una pausa strana e insolita quella che ci vede rilassati a sgranocchiare dei biscotti e bere del thè; non sembra neppure di essere in crociera, ma in vacanza, in casa di una cara amica.
Giunta la sera consumiamo la nostra gustosa cena in un piccolo ristorante thai. Durante la prima portata, già pregusto il sapore del Khao Niaow Ma Muang, il mio dessert preferito. Lo sticky rice with mango, come viene chiamato in lingua inglese, è un delizioso dolce fatto di riso basmati, cotto nel latte di cocco, guarnito con una fetta di mango e cosparso con una manciata di semi di sesamo. E’ il paradiso!


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Dopo cena, Monique ci accompagna al vicino porto.
È il momento dei saluti; chissà quando la rivedremo ancora.
È difficile inseguire la sua vela e ritrovare la scia impetuosa che lascia al suo passaggio su questa terra.
Il buio stende la sua mano sulle colline circondanti il porticciolo.
Victoria approfitta di questo momento per accendersi di bellezza. Per questa notte sarà lei l’Imperatrice di Phuket.
Prima di imbarcarmi, mi perdo fra bancarelle antistanti la banchina. Espongono merce di ogni tipo dall’abbigliamento agli oggetti di artigianato. Una forza irrefrenabile mi spinge ad avvicinarmi alle bancarelle della frutta. Non resisto al colore e al profumo del mango. In men che non si dica, gusto due preziosi frutti sotto la prua slanciata di Victoria.

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Herminia, il tuo racconto è coinvolgente.. e vedere certi volti e certi bimbi apre il cuore..

Ma ammetto di sentire anche un po' di malinconia: con il volgere al termine del tuo viaggio anche Vic

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inizia a distaccarsi..

Per me era impossibile venire, sono contento che almeno tu e gli altri ci abbiate fatto quello che forse è il viaggio più bello che abbia mai offerto ai suoi ospiti..

Un salutone!
Manlio
 
OH Dio che buon piatto " semplice" e poi....il mango. Adoro il mango !!!! Faccio gelato al mango, squisito !!!!!
Concordia che racconto e le foto parlano sole. Super Victoria e super Copncordia.

Saludos !!!
 
Stato
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