Concordia
Staff Member
Visto che era già pronta da tempo, vi posto la ultima parte riguardante l'escursione a Kandy!
La presenza di fedeli riempie gli interni del tempio e si raccoglie in preghiera nella Sala della Visione Gioiosa, davanti alla Sacra Reliquia illuminata da centinaia di fiammelle tremolanti.
La leggenda narra che la sacra reliquia, o il dente canino del Buddha, fu salvata dalla fiamme della sua pira funeraria e fatto arrivare a Kandy, nel IV secolo d.C., nascosto fra i capelli della principessa indiana Hemamali e conservato in un prezioso reliquiario formato da sette scrigni d’oro infilati uno nell’altro.
Alcuni fedeli, comodamente seduti per terra, intonano mantra sommessi; altri spintonano con dolcezza seguendo il flusso che li porta a passare, per un attimo soltanto, davanti al reliquiario dove poter lasciare le proprie offerte.
Una ragazza tiene dei bastoncini di incenso fra le mani giunte e le porta dal petto alla fronte, inchinando lentamente il busto in avanti. La devozione che esprime è sincera e assoluta. I lunghi capelli intrecciati la seguono nei movimenti delicati.
Depongo sopra una montagna di fiori il mio prezioso bouquet certa che, da lì a poco, sarà sommerso da una incessante valanga di altri gesolmini, di altre fresche ninfee e di preziosi fiori di loto.
Attiguo al tempio, nella ex sala delle udienze, si trova il museo della cittadina. Davanti all’ingresso principale scorgo una grande vetrina dentro la quale è custodita la statua di un grande elefante.
Il marito di Lasni mi spiega che quella non è una statua bensì Millangoda Raja, uno dei più famosi elefanti dello Sri Lanka.
Da giovanissimo, Raja fu scelto fra tanti pachidermi che girovagavano liberi nelle foreste settentrionali cingalesi e portato a Kandy per essere consacrato ad un onorevole compito.
Ignaro che da lì a poco sarebbe diventato l’elefante più amato e venerato del paese, fuggì tornando nella sua adorata foresta. Ripescato, venne nuovamente traslato a Kandy dove vi rimase fino alla sua morte, avvenuta nel 1988 all’età di 65 anni.
In vita, Raja fu sempre alla testa della Perahera, una processione annuale in onore del Buddha, portando su di sé una teca di vetro contenente la Sacra Reliquia.
Uscendo dal tempio abbiamo appena il tempo di arrivare al nostro pulmino che si scatena una pioggia fragorosa e il conseguente inferno per le strade di Kandy.
Un nugolo di macchine fuoriesce dal nulla come una colonia di formichine impazzite, ognuna intenta a farsi strada nei millimetri di spazio disponibile.
Il cielo plumbeo è così basso che sembra quasi di poterlo toccare.
Arrivo nel girone infernale di Colombo dopo tre ore di viaggio e con un terribile mal di testa. Penso che a momenti mi piegherò in avanti con un sacchetto di plastica davanti al viso.
Dopo un’altra ora persa nel traffico, arrivo finalmente al porto, venticinque minuti prima della partenza della nave.
Sicuramente lo Sri Lanka merita molto di più di un’escursione lampo. Questa perla dell’Oceano Indiano racchiude in sé tesori inestimabili, cascate, fiumi, templi rupestri di raffinata bellezza e silenti monasteri dove trovare la memoria passata e che portano nomi esotici come Anarudhapura, Dambulla, solo per nominarne alcuni.
Un bel bagno caldo è ciò che ci vuole. Cerco invano fra le mie cose il fermaglio con il quale raccogliermi i capelli. Ma dove sarà finito? Cerco, frugo nello zaino, mi svuoto le tasche, ma niente. Mi tornano in mente alcuni istanti particolari all’inteno del tempio...ora ho capito! Scimmietta dispettosa!
A continuazione.....
Kuala Lumpur e la sommossa di Piazza Merdekan;
Phuket e la caccia al vestito da sposa;
Singapore e l'arrivederci a Victoria
La presenza di fedeli riempie gli interni del tempio e si raccoglie in preghiera nella Sala della Visione Gioiosa, davanti alla Sacra Reliquia illuminata da centinaia di fiammelle tremolanti.
La leggenda narra che la sacra reliquia, o il dente canino del Buddha, fu salvata dalla fiamme della sua pira funeraria e fatto arrivare a Kandy, nel IV secolo d.C., nascosto fra i capelli della principessa indiana Hemamali e conservato in un prezioso reliquiario formato da sette scrigni d’oro infilati uno nell’altro.
Alcuni fedeli, comodamente seduti per terra, intonano mantra sommessi; altri spintonano con dolcezza seguendo il flusso che li porta a passare, per un attimo soltanto, davanti al reliquiario dove poter lasciare le proprie offerte.
Una ragazza tiene dei bastoncini di incenso fra le mani giunte e le porta dal petto alla fronte, inchinando lentamente il busto in avanti. La devozione che esprime è sincera e assoluta. I lunghi capelli intrecciati la seguono nei movimenti delicati.
Depongo sopra una montagna di fiori il mio prezioso bouquet certa che, da lì a poco, sarà sommerso da una incessante valanga di altri gesolmini, di altre fresche ninfee e di preziosi fiori di loto.
Attiguo al tempio, nella ex sala delle udienze, si trova il museo della cittadina. Davanti all’ingresso principale scorgo una grande vetrina dentro la quale è custodita la statua di un grande elefante.
Il marito di Lasni mi spiega che quella non è una statua bensì Millangoda Raja, uno dei più famosi elefanti dello Sri Lanka.
Da giovanissimo, Raja fu scelto fra tanti pachidermi che girovagavano liberi nelle foreste settentrionali cingalesi e portato a Kandy per essere consacrato ad un onorevole compito.
Ignaro che da lì a poco sarebbe diventato l’elefante più amato e venerato del paese, fuggì tornando nella sua adorata foresta. Ripescato, venne nuovamente traslato a Kandy dove vi rimase fino alla sua morte, avvenuta nel 1988 all’età di 65 anni.
In vita, Raja fu sempre alla testa della Perahera, una processione annuale in onore del Buddha, portando su di sé una teca di vetro contenente la Sacra Reliquia.
Uscendo dal tempio abbiamo appena il tempo di arrivare al nostro pulmino che si scatena una pioggia fragorosa e il conseguente inferno per le strade di Kandy.
Un nugolo di macchine fuoriesce dal nulla come una colonia di formichine impazzite, ognuna intenta a farsi strada nei millimetri di spazio disponibile.
Il cielo plumbeo è così basso che sembra quasi di poterlo toccare.
Arrivo nel girone infernale di Colombo dopo tre ore di viaggio e con un terribile mal di testa. Penso che a momenti mi piegherò in avanti con un sacchetto di plastica davanti al viso.
Dopo un’altra ora persa nel traffico, arrivo finalmente al porto, venticinque minuti prima della partenza della nave.
Sicuramente lo Sri Lanka merita molto di più di un’escursione lampo. Questa perla dell’Oceano Indiano racchiude in sé tesori inestimabili, cascate, fiumi, templi rupestri di raffinata bellezza e silenti monasteri dove trovare la memoria passata e che portano nomi esotici come Anarudhapura, Dambulla, solo per nominarne alcuni.
Un bel bagno caldo è ciò che ci vuole. Cerco invano fra le mie cose il fermaglio con il quale raccogliermi i capelli. Ma dove sarà finito? Cerco, frugo nello zaino, mi svuoto le tasche, ma niente. Mi tornano in mente alcuni istanti particolari all’inteno del tempio...ora ho capito! Scimmietta dispettosa!
A continuazione.....
Kuala Lumpur e la sommossa di Piazza Merdekan;
Phuket e la caccia al vestito da sposa;
Singapore e l'arrivederci a Victoria
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