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Costa Victoria - Giallo Zafferano - 11 aprile - 2 maggio 2012

Stato
Discussione chiusa ad ulteriori risposte.
Concordia

Poetessa nel scrivere e nel fare fotografie ?
Troppo bello questo diario, completodi tutto, ricco di parole e ricco di colori.
Che bel cielo stellato e spiegato, nell´aria Juan Salvador Gaviota che fa le sue prove e la Victoria con la sua scia e....che bella che é questa nave.

Un saluto.
 
Un sincero grazie a tutti voi che mi seguite, a cominciare da Marghe e Maria Cristina

Loredana cara, vivere tutti i momenti è senz'altro la cosa che prediligo di più, senza nulla escludere. ;-)

Maddalena, se lo facciamo capitare, capiterà di certo. Che fai, vieni con me il prossimo gennaio in Australia e Nuova Zelanda, a bordo della Solstice? :-)

Manlio, saresti stato la torta sotto la ciliegina!

Gracias amiguito! Verdad, que te gusta a ti tambièn, este barco?


Restate collegati....prossima tappa le isole maldive!!!
 
Maddalena, se lo facciamo capitare, capiterà di certo. Che fai, vieni con me il prossimo gennaio in Australia e Nuova Zelanda, a bordo della Solstice? :-)

Restate collegati....prossima tappa le isole maldive!!!
Mhhhh gennaio ...l'idea mi tenta .....in realta' nel mio messaggio pensavo ad un periodo un po' piu lontano....Maggio 2013 ad esempio.....la data ti dice qualcosa?;)[smilie=sorrisoni[1:
 
Certo che mi dice qualcosa, Maddalena.... dobbiamo far diventare magia le notissime tappe di Barcellona, Palmas ecc....ma allora vieni anche tu??? Condividiamo, condividiamo..... :-)

Marina, che piacere risentirti! La parte che parla delle stelle te la dedico, anche se ho dovuto accorciarla per non tediare! Un bacione!
 
Grazie di cuore Herminia !! E' come essere stata affianco a te e perdermi con lo sguardo nell' immensità del cielo, emozionandomi nel poter vedere la stella più vicina a noi, tanto sentita nominare ma senza aver avuto mai l'occasione di poterla ammirare .... Un caro saluto.
 
Continuiamo allora.....scusate la lunga attesa, mi ero persa nell'Oceano Indiano :-)




.......................................ISOLE MALDIVE
........................e la “scappatella” su Paradise Island

Oggi, sabato 21 aprile, Victoria giunge al largo dell’isola di Male e, come un cigno intimidito dal guazzabuglio di pescherecci attraccati al molo, si ferma in rada, ancorandosi nel limpido fondale.
Approdo in questo arcipelago a distanza di dieci anni esatti. Percepisco lo stesso profumo salmastro e la luminosità dell’aria.
Riconosco la cupola dorata della moschea, che gareggia per splendore con quella di Gerusalemme; rivedo con piacere gli stessi piccoli edifici che coronano tutto il perimetro dell’isola.

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Raggiungo la riva a bordo di un tender, in compagnia di altri passeggeri che non hanno prenotato alcuna escursione, ma che desiderano trascorrere ugualmente alcune ore su qualche isolotto sperduto.
Io, invece, sono sbarcata con le idee ben chiare ed ho serie intenzioni di pernottare fuori.
Lungo il molo vengo attratta da un gruppo animato di turisti davanti ad un banchetto di legno, dietro al quale ci sono quattro isolani intenti a vendere costose escursioni giornaliere su qualche atollo maldiviano.
Mi avvicino furtivamente fino ad arrivare a toccare il banchetto.
Sono già le dieci. Il sole brucia di già. Odori strani iniziano ad avere il sopravvento su delicate fragranze di creme solari e deodoranti.
Il marasma è totale. Alcune donne spintonano docilmente, altre, con voce concitata, contrattano il prezzo per un sogno; altre ancora, coprendo, con le proprie urla, le richieste delle altre, chiedono informazioni, puntando gli indici su dépliants che riportano foto di spiagge da fiaba.
Gli addetti alle prenotazioni rispondono a squarciagola, facendo intravedere, in fondo alla bocca, la piccola ugola vibrante.
Sembra di essere al mercato del pesce.
I turisti non riescono a capire per quale motivo vengano loro chiesti 100 dollari americani per un’escursione con partenza odierna, e 60 dollari con partenza il giorno successivo.
Riesco ad avere la meglio quando incrocio lo sguardo di Ismail.
“Vorrei pernottare in un resort, con trattamento tutto compreso, incluso il trasporto di motoscafo veloce e tornare qui al porto, domani alle 16. Desidero pagare con carta di credito direttamente in hotel”.
Il maldiviano mi sorride, lo colpisce, forse, il mio fare deciso e la richiesta diversa da tutte le altre. M’invita a seguirlo qualche passo più in là, lontano dal caos, per poter prendere contatti con il centralino del resort.
Si aggiungono anche Lorena, il marito e il piccolo Valerio. A conti fatti, a loro viene a costare molto meno il soggiorno che la semplice escursione giornaliera.
Finalmente, dopo aver atteso venti minuti, ci imbarchiamo sul motoscafo dotato di due motori fuoribordo. E’ velocissimo come una saetta e nel giro di quindici minuti arriviamo a Paradise Island!

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Lo scenario è indescrivibilmente bello, da lasciare senza fiato.
Percorriamo il pontile a bocca aperta, completamente rapiti dal silenzio e dal fondale marino. Il desiderio di tuffarsi è irrefrenabile.

Il colore di questa acqua sembra irreale.
Le sue infinite sfumature cambiano con il trascorrere delle ore e fluttuano dal ciano all’acquamarina, con lo splendere del sole allo zenit; dal turchese della riva al blu elettrico, visibile oltre la barriera corallina; dopo il tramonto, poi, una indecifrabile nuance pervinca si tuffa su riflessi color zaffiro.

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Le isole Maldive sono l’altare e il trionfo alla bellezza di tutte le tonalità del Blu.
In esso sono contenute le gradazioni che ho visto racchiuse nei bagliore dei mosaici bizantini e negli affreschi del Giotto; i blu e il turchese avvistati nelle lontane spiagge del Nord Europa e dei Carabi; il blu lapislazzuli scovato nelle afose concerie di Marrakesh e gli azzurri presenti nelle maioliche e nelle trame dei tappeti persiani.

Ad accoglierci una graziosa indonesiana che ci offre uno squisito tè freddo al gusto di lemongrass, conosciuto in Italia come citronella, e delle salviette di cotone appena tolte dal frigorifero.
Nell’attesa di essere accompagnati nelle nostre camere, ci accomodiamo su ampi divani in vimini a farci travolgere dall’incanto della spiaggia. La sabbia è talmente bianca da accecare e disorientare in pochi minuti.
Se questo è il paradiso, cosa sarà mai ciò che ci attende oltre il limitare della nostra vita?

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Gli ospiti del resort sono pochi e molto silenziosi. Perlustro da sola l’isola prima che sopraggiunga la pioggia, annunciata sin dal nostro arrivo, da un coagulo oscuro posto poco sopra l’orizzonte, in direzione sud.
Il temporale non si fa attendere. Arriva puntuale, oscurando il vigore del sole e portando freschezza tra la vegetazione folta dell’isola.
Percorre velocemente l’arco del cielo, lasciando dietro di sé solo qualche evanescente batuffolo d’ovatta, sparpagliato qua e là.
 
Ultima modifica:
il fascino delle Maldive.........stupende ,
trasmettono pace e serenità.
 
Concordia sei grande......grazie perche é qualcosa di nuovo.
Spettacolare come l´hai infocato, arrivando con la nave.

Un saluti
 
Grazie ragazzi...Maddalena, se non fosse stato che ero stanca, non avrei neanche dormito in quel paradiso. Il giorno seguente mi sono buttata giu' dal letto alle 5 del mattino anche se avrei voluto dormire almeno fino alle 8!!!
 
Per vari motivi, solo oggi, in vacanza con la mente sgombra (...ma non troppo...), sono riuscito a leggere le prime 6 pagine di questo affascinante diario.
Va appunto assaporato non di fretta, perchè non è un diario convenzionale. Avrei rischiato di perdere qualche aspetto insolito, che invece mi ha catturato, e di cui ringrazio Herminia per le varie sensazioni che mi ha regalato: la rosa senza profumo di Dubai, che coincide perfettamente con il mio pensiero su quella città; la fiaba del mercante di tappeti, che mi ha portato nel mistero e nel fascino delle mie letture di ragazzo; l'incredibile scenario dei contrasti indiani, con il mio grande cruccio nel verificare che l'uomo ha raggiunto grandi traguardi, sociali e scientifici, ma ancora non è riuscito a creare una serena uguaglianza con tutti i suoi consimili.

Proseguirò piano piano nella lettura, come questo reportage impone!
 
Ultima modifica:
Grazie ancora!

Per chi volesse visitare le maldive lo faccia al più presto, sono un paradiso in terra, vi ho trascorso il mio viaggio di nozze, stupende!
 
Esco dal mio bungalow seguendo i sentieri alberati ancora bagnati dall’acqua.
Il profumo e l'atmosfera del dopo temporale mi riporta, con la memoria, alle giornate di fragorose piogge tropicali vissute durante la mia infanzia, in Venezuela.
Mi infilo fra i capelli alcuni fiori di frangipane, abbandonati al suolo dal passaggio incurante del vento e dalla scure della pioggia.

Poco dopo, mi immergo, finalmente, nella laguna. L’acqua è limpida, trasparente e tiepida.
A parte una coppietta di asiatici che passeggia in lontananza, mi ritrovo da sola a godermi questo paradiso.
Una piccola colonia di pesci arlecchino mi si avvicina timidamente fino a quasi sfiorarmi le caviglie.
Sembrano tanti pezzetti di arcobaleno caduti dal cielo per esaudire un recondito desiderio del mare; hanno piccoli occhi neri e vispi e buffe boccucce che sembrano essersi cristallizzate nella vocalizzazione della lettera o.
Restiamo a lungo a giocare insieme e, per non spaventarli, mi muovo piano seguendo il loro lento fluire.
Nella trasparenza dell’acqua, intravedo anche la figura di uno squaletto che ci studia a distanza con fare sospettoso; si avvicina con un movimento serpentino, simulando di annusare il fondale per poi svanire da lì a poco.

Sono bellissimi incontri, non c’è che dire, fatti di magici silenzi e innocente e infinito stupore che ci riporta all’essenza della vita.
Un leggero bruciore sulla spalla mi dice che devo staccarmi da questo acquario naturale e spostarmi altrove per cercare un po’ di ombra.
Mi cadono sulla sabbia le chiavi del bungalow e colgo l’occasione per scattare qualche fotografia simpatica.

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A cena mi ritrovo con Lorena e famiglia. Il magnifico buffet offre un variegato e multicolore ventaglio di specialità asiatiche. Abbondano la frutta esotica, le salse e le verdure speziate, il pane indiano, il riso al vapore e le carni stufate.
Adoro passare a rassegna tutti i contenitori di acciaio inox, servirmi, sedermi a tavola e spizzicare tante bontà.

Al termine del gustoso pasto, il piccolo Valerio manifesta segni evidenti di stanchezza e di sonno e ciò obbliga i genitori a battere la ritirata per il meritato riposo.
Per me, invece, ha inizio un altro breve capitolo fatto di contemplazione del cielo australe e di ascolto delle onde fragorose che si infrangono contro la barriera corallina situata oltre il lunghissimo pontile che separa la struttura principale del resort dai lussuosi bungalow adagiati direttamente sul mare.
Il pontile termina su un terrazzone enorme dove ci sono, in un angolo, uno dei ristoranti principali e tutt’intorno dei comodi divani in vimini.
Oltre la balaustrata, il buio totale e il palcoscenico naturale dove ha luogo, da secoli, lo spettacolo più incredibile al mondo.
Mi arrendo davanti al firmamento come un fuggitivo che giunge sull’orlo di un precipizio oltre il quale non c’è via di fuga.
Il confronto con la propria interiorità è inevitabile. Percorro interminabili sentieri dentro di me senza incontrare nessuno. Percepisco soltanto un fluire, una corrente ed una coscienza, diversa dai miei pensieri, che mi legano al Tutto e a coloro che, osservando il cielo di notte, ne hanno subito il fascino, in tempi antichi.

Alle 5 del mattino ritorno ancora qui sulla terrazza, per attendere l’arrivo dell’alba, insieme ad una compagnia di coreani armati di fedeli Canon.
Colgo la felicità dei loro volti riflessi sulla vetrata del ristorante mentre catturano la luce dei primi raggi solari giocare sulle creste delle onde.

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Le stelle, intanto, si nascondono timidamente dietro il chiarore mattutino.
Guardo in lontananza Victoria. Scorgo appena il fumaiolo e la ghirlanda di luci che abbelliscono i ponti esterni, dalla prua alla poppa.
Ho pernottato fuori e la guardo come un amante che ha tradito l’amata per una notte.
Ma ne è valsa la pena; mi perdonerà la Bella dei Mari.
 
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È giunto il momento di partire. Salgo a malincuore sul motoscafo veloce che mi porterà a Male. Guardando quest’acqua meravigliosa mi viene da pensare che l’unica cosa che vorrei in questo momento è poter avere ancora qualche ora a disposizione per tuffarmici dentro. I motori del motoscafo irrompono nel silenzio dell’isola. Viriamo a dritta per poi proseguire verso sud a tutta velocità.
Come la moglie del biblico Lot, resto immobile, come pietrificata dalla nostalgia, a guardare Paradise Island allontanarsi sempre più.

Giunta nella capitale, girovago per le sue strade trafficate, curiosando nei negozietti tipici e ammirando le uniformi bianche degli scolari che attendono l’arrivo dei propri genitori davanti ai cancelli della scuola.
Con le ultime rupie maldiviane rimastemi, compro, vicino al porticcilo, due manghi da un anziano signore. Gli scelgo a caso dalla cassetta di legno sui quali sono esposti. Hanno un colore giallo zafferano molto invitante e ci metto pochi minuti a divorarli con gusto, seduta sul molo.

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Qui, intorno al mercato della frutta e verdura e persino nell’acqua del mare, c’è tanta immondizia da far rabbrividire. “Perché tanta noncuranza persino in paradiso?” – mi chiedo e stranamente mi sento felice come una bambina, mentre il succo dolce del mango mi scorre sugli avambracci e mi pasticcia le mani.
Intanto, Victoria e la sorella Classica, in attesa di proseguire il viaggio a ritroso verso Dubai, pavoneggiano in rada, illuminate dalla luce calda del tramonto.
Quando salpiamo è giù buio. Sul balcone della suite di Maurizio ed Ester mi godo la partenza in loro compagnia.
Sento in lontanaza il canto del muezzin che si eleva al di sopra della città illuminata. Forse, per questo motivo, Victoria è partita in silenzio non facendo tuonare l’aria con i sui tre suoni di sirena.
Il tempo di farci pungere da qualche zanzarina e rientriamo in cabina, con un ricordo in più da serbare dentro al cuore.



Cari amici, mancano altre 3 tappe prima della fine di questo bellissimo viaggio!!!
Non perdetevi il Sri Lanka, Kuala Lumpur e Phuket!!!
 
.................................................. Kandy (Sri Lanka) e la storia di Millangoda Raja

Un festoso palcoscenico di comparse in abiti tradizionali, ci accoglie nel porto di Colombo. Ci danno il benvenuto a suoni di tamburi e sorrisi.

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gentilmente concessa da elvinTL

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Non mi faccio incantare e corro verso il cancello d’uscita dove mi aspettano Lasni e la sua famiglia per un’escursione lampo verso Kandy, l’antica capitale, a bordo di un fiammeggiante minibus, noleggiato apposta per il mio arrivo.
Lasni è una dolce cingalese, conosciuta tramite alcuni suoi parenti che vivono in Italia. A loro va tutta la mia gratitudine per avermi dato la possibilità di combinare questo incontro singolare e visitare in loro compagnia il loro bellissima terra.
I convenevoli sono carichi di un iniziale imbarazzo, sostituito, dopo pochi minuti, da una spontanea amicizia ed una inaspettata simpatia.

Attraversiamo la trafficata metropoli.
Il sole non è ancora arrivato a rischiarare i quartieri dal sapore coloniale, dove ancora aleggia l’eco sbiadita, ma sempre presente, del ruggito feroce delle Tigri Tamil e degli oppositori Sinhal, che hanno violentato e scosso il paese poco più di un decennio fa.
Dopo circa un’ora di viaggio, lasciamo alle nostre spalle la periferia di Colombo e ci immergiamo in un paesaggio da sogno, seguendo la delirante A1.
Quest’ultima è l’unica strada che collega Colombo a Kandy e i circa 100 chilometri di distanza si percorrono in tre o quattro ore, a seconda del traffico.
Fra gli autisti è una lotta continua di sorpassi azzardati, di scontri frontali evitati. I cani randagi ostacolano il passaggio ai tuc-tuc; questi ultimi sbarrano la marcia ai furgoni, che a loro volta sono d’intralcio alle poche auto di grossa cilindrata.
Mi abituo subito al ritmo frenetico e cerco di rilassarmi poggiando la testa sul sedile e conversare con Lasni e la figlia.
Mi sfugge spesso lo sguardo oltre il finestrino. La mole del monte Batalegala a forma di cappello, sovrasta la verde vegetazione.

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Fonte flickriver.com


Per spezzare la monotonia del viaggio, ci fermiamo per uno spuntino in un locale posto lunga la strada principale.
Che gran sorpresa! E’ qui che, dopo tanti anni, riassaggio il Wattalappam, tipico dolce cingalese, simile ad un budino molto denso, fatto di latte di cocco, uova, anacardi e aromatizzato ai semi di cardamomo. Squisito!

Arriviamo a Kandi, finalmente. La trovo molto cambiata rispetto alla mia ultima visita risalente a dieci anni fa. E’ più caotica; il traffico incessante occupa le sue arterie principali in modo disordinato, soffocandola quasi.
Nelle vicinanze del tempio, ex palazzo imperiale e adagiato sul lago, l’atmosfera si acquieta. Una massa di fedeli si avvicina ai banchetti dei fiori prima di procedere verso l’ingresso.

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Con mia grande sorpresa, Lasni mi porge fra le mani uno di quei bellissimi cuscini di fiori esposti sui banchetti e da offrire al Buddha. Riconoscente, ringrazio sorridente accennando ad un inchino. Colgo la forma, il profumo tenue e i colori di ogni pistillo e di ogni petalo delle ninfee e dei fiori di loto.

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La lenta processione all’interno del tempio inizia al cancello principale, sorvegliata da alcune guardie, per proseguire poi lungo i prati alberati.
Sulla destra si intravede il lago verde smeraldo e la collina che si estende ai suoi piedi; diritto davanti a noi, la mole bianca e possente del Halada Maligawa, il Tempio del Dente.

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Un istante dopo incrocio i miei cari amici, Ester e Maurizio, che hanno appena terminato la visita del luogo sacro e che si dirigono verso il giardino botanico. La sorpresa nel vederci è grande. Volano sorrisi e abbracci.

La particolarità che distingue l’ingresso principale dei templi in Sri Lanka è la presenza, sotto la gradinata, di una stuoia in pietra di forma semicircolare, finemente decorata, in rilievo, con motivi floreali o con figure antropomorfe.
Spesse volte li si vide attorniati da una miriade di sandali e scarpe, collocati alla rinfusa dalla massa di fedeli e turisti che vi fanno ingresso.

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