.................................................. Kandy (Sri Lanka) e la storia di Millangoda Raja
Un festoso palcoscenico di comparse in abiti tradizionali, ci accoglie nel porto di Colombo. Ci danno il benvenuto a suoni di tamburi e sorrisi.
gentilmente concessa da elvinTL
Non mi faccio incantare e corro verso il cancello d’uscita dove mi aspettano Lasni e la sua famiglia per un’escursione lampo verso Kandy, l’antica capitale, a bordo di un fiammeggiante minibus, noleggiato apposta per il mio arrivo.
Lasni è una dolce cingalese, conosciuta tramite alcuni suoi parenti che vivono in Italia. A loro va tutta la mia gratitudine per avermi dato la possibilità di combinare questo incontro singolare e visitare in loro compagnia il loro bellissima terra.
I convenevoli sono carichi di un iniziale imbarazzo, sostituito, dopo pochi minuti, da una spontanea amicizia ed una inaspettata simpatia.
Attraversiamo la trafficata metropoli.
Il sole non è ancora arrivato a rischiarare i quartieri dal sapore coloniale, dove ancora aleggia l’eco sbiadita, ma sempre presente, del ruggito feroce delle
Tigri Tamil e degli oppositori
Sinhal, che hanno violentato e scosso il paese poco più di un decennio fa.
Dopo circa un’ora di viaggio, lasciamo alle nostre spalle la periferia di Colombo e ci immergiamo in un paesaggio da sogno, seguendo la delirante A1.
Quest’ultima è l’unica strada che collega Colombo a Kandy e i circa 100 chilometri di distanza si percorrono in tre o quattro ore, a seconda del traffico.
Fra gli autisti è una lotta continua di sorpassi azzardati, di scontri frontali evitati. I cani randagi ostacolano il passaggio ai tuc-tuc; questi ultimi sbarrano la marcia ai furgoni, che a loro volta sono d’intralcio alle poche auto di grossa cilindrata.
Mi abituo subito al ritmo frenetico e cerco di rilassarmi poggiando la testa sul sedile e conversare con Lasni e la figlia.
Mi sfugge spesso lo sguardo oltre il finestrino. La mole del monte Batalegala a forma di cappello, sovrasta la verde vegetazione.
Fonte flickriver.com
Per spezzare la monotonia del viaggio, ci fermiamo per uno spuntino in un locale posto lunga la strada principale.
Che gran sorpresa! E’ qui che, dopo tanti anni, riassaggio il
Wattalappam, tipico dolce cingalese, simile ad un budino molto denso, fatto di latte di cocco, uova, anacardi e aromatizzato ai semi di cardamomo. Squisito!
Arriviamo a Kandi, finalmente. La trovo molto cambiata rispetto alla mia ultima visita risalente a dieci anni fa. E’ più caotica; il traffico incessante occupa le sue arterie principali in modo disordinato, soffocandola quasi.
Nelle vicinanze del tempio, ex palazzo imperiale e adagiato sul lago, l’atmosfera si acquieta. Una massa di fedeli si avvicina ai banchetti dei fiori prima di procedere verso l’ingresso.
Con mia grande sorpresa, Lasni mi porge fra le mani uno di quei bellissimi cuscini di fiori esposti sui banchetti e da offrire al Buddha. Riconoscente, ringrazio sorridente accennando ad un inchino. Colgo la forma, il profumo tenue e i colori di ogni pistillo e di ogni petalo delle ninfee e dei fiori di loto.
La lenta processione all’interno del tempio inizia al cancello principale, sorvegliata da alcune guardie, per proseguire poi lungo i prati alberati.
Sulla destra si intravede il lago verde smeraldo e la collina che si estende ai suoi piedi; diritto davanti a noi, la mole bianca e possente del Halada Maligawa, il Tempio del Dente.
Un istante dopo incrocio i miei cari amici, Ester e Maurizio, che hanno appena terminato la visita del luogo sacro e che si dirigono verso il giardino botanico. La sorpresa nel vederci è grande. Volano sorrisi e abbracci.
La particolarità che distingue l’ingresso principale dei templi in Sri Lanka è la presenza, sotto la gradinata, di una stuoia in pietra di forma semicircolare, finemente decorata, in rilievo, con motivi floreali o con figure antropomorfe.
Spesse volte li si vide attorniati da una miriade di sandali e scarpe, collocati alla rinfusa dalla massa di fedeli e turisti che vi fanno ingresso.