Io intanto vorrei rinnovare la mia stima per Guardacoste e per Matteo, ragazzi, veramente un abbraccio!!
Come sa chi mi segue sono affezionato alla Sardegna ed ho una grande stima dei Sardi, oggi rivedevo le immagini di quello che è successo e mi si stringeva il cuore..
Sulle polemiche, io vorrei che fossero più riflessioni che polemiche, le polemiche lasciano il tempo che trovano e dopo vanno via per dare spazio a quelle successive, le riflessioni invece si spera che si sedimentino e generino dei frutti..
Faccio una osservazione su quello che scrive Ric:
lucacorro il dissesto idrogeologico c'entra ben poco!!! [..]
Ric, a parte questa frase, tutto ciò che scrivi è sacrosanto ma ha un limite che non vedi..
Se oggi l'essere umano smettesse di esistere ed inquinare il pianeta continuerebbe a scaldarsi per almeno trenta anni.. oggi tu paghi le conseguenze di quello che è avvenuto negli ultimi 150 anni, non basta cambiare atteggiamento per risolvere il problema..
Il problema, se mai si risolverà, richiede dei tempi misurabili in 50/150 anni, e per questi 150 anni che fai? Fai sparire le città sotto la pioggia?
Il dissesto idrogeologico c'entra eccome, ed è un problema da affrontare con la coscienza che esiste e che dipende dai nostri comportamenti..
Quella che dobbiamo cambiare è la mentalità..
Posto un articolo da:
http://www.sardiniapost.it/cronaca/...uviali-per-loro-il-cemento-e-lunico-sviluppo/
lo copio perchè il sito è pieno di banner e poco leggibile..
Il geologo: “I sindaci dei paesi colpiti si battevano contro il Piano fasce fluviali”. Gli amministratori dicevano: “Blocca lo sviluppo”
“Eppure solo pochi giorni fa dicevano che nei loro paesi non pioveva così tanto, che il Piano stralcio delle fasce fluviali era tutto sbagliato e bloccava lo sviluppo dei Comuni. Oggi chiederei a quegli stessi amministratori locali, in testa Terralba,se la pensano ancora allo stesso modo”. Fausto Pani è uno dei geologi che ha elaborato il Pai, il Piano stralcio per l’assetto idrogeologico. E Pani non nasconde l’amarezza per la guerra che diversi sindaci hanno intentato contro il Piano delle fasce fluviali.
“Noi abbiamo solo fatto il nostro lavoro – racconta oggi il geologo -. Nel Pai abbiamo cioè indicato i rischi per la popolazione in base alle analisi dei dati storici. Parlano di ‘piena millenaria’? Ma anche una bicentenaria avrebbe causato gli stessi danni:è inutile nascondersi dietro queste cose. E soprattutto non è detto che se storicamente questi fenomeni avvengono ogni tot anni, non possano riproporsi anche a brevissima distanza l’uno dall’altro. Se i corsi d’acqua sono liberi, non si arriva a tragedie come questa. Il problema è che abbiamo creato una sorta di sistema idraulico artificiale: ai torrenti naturali abbiamo sostituito cemento, asfalto e mattoni e sono così diventati impermeabili. Si veda Olbia: negli ultimi 25 anni l’abitato si è esteso e ha occupato tutto. E i risultati – dice Pani – oggi si vedono purtroppo benissimo: l’acqua a monte si somma a quella che cade in città, non viene assorbita da alcun terreno, che non esiste quasi più, e diventa una forza incontenibile che trascina via tutto”.
Il geologo punta il dito contro gli amministratori locali e cita, oltre Uta, Olbia, Uras e Bosa, proprioTerralba. “Il Comune dell’oristanese, tra i più colpiti insieme a Olbia, ha combattuto a spada tratta contro il Piano delle fasce fluviali. Diceva che bloccava lo sviluppo, in primis edilizio. Noi, dati alla mano, nel Pai abbiamo semplicemente descritto una situazione contingente e abbiamo detto: c’è il rio Mogoro (che ieri ha esondato, ndr), che peraltro ha confini ben definiti. Se si continua a costruire, quando piove un po’ più del normale i danni non si conteranno. Loro rispondevano: ‘Macché, qui non piove così tanto’”.
Alcuni mesi fa, il Comitato spontaneo nato a Terralba per contrastare il Piano delle fasce fluviali, aveva sistemato dei manichini lungo la statale 131: il simbolo della morte del territorio legata all’approvazione del Piano delle fasce fluviali. E a metà settembre una delegazione composta dal sindaco Pietro Paolo Piras, da alcuni aderenti al Comitato e diversi residenti di Uta, Assemini e Decimomannu, aveva manifestato a Cagliari, sotto la sede dell’Autorità di bacino, per chiedere la cancellazione del Piano.
“Cosa si può fare per cambiare la situazione? Ad esempio – dice Pani – eliminare quella follia contenuta nelle norme in discussione in Regione, per cui si potrà concedere il cambio di destinazione d’uso degli scantinati. In ogni caso, diciamolo subito: i costi per la messa in sicurezza e la realizzazione delle misure di mitigazione, oggi, è di parecchio superiore a quelli che potevano essere gli accorgimenti da prendere nel tempo. Credo si parli di un costo spropositato. Anche perché dovremmosemplicemente smontare le città pezzo per pezzo”.
Pablo Sole
Ho sottolineato il passaggio sul comitato di persone che si opponevano al piano regolatore ed alla azioni proposte dai geologi..
Conosco questa situazione, per mia fortuna non ne sono investito, ma la conosco per quanto riguarda alcuni miei colleghi..
Quando si propone un'opera oppure si fa notare che nella tal zona ci sono problemi la prima a reagire in modo negativo è proprio la popolazione che di solito invece ne dovrebbe beneficiare (qui non sto parlando di cose note, ma di termovalorizzatori, linee di tram, lavori di bonifica del territorio, lotta all'abusivismo..).
Quello che dovremmo perdere è il vizio di contestare e schierarci senza parlarci mai.. è un vizio tutto Italiano.. e dovremmo anche capire che se ci sono degli studi questi vanno letti, capiti, e semmai discussi in modo costruttivo..
Invece i sindaci dicono di no ed ottengono i voti dalla gente per la nuova elezione, le case si costruiscono davanti ai letti dei fiumi ed è tutto ok..
Poi arriva la catastrofe, e quante ce ne sono state negli ultimi cinque/sette anni? E ne segue una scia di polemiche che non serve a nulla..
Speriamo che si inizi a pensare in modo strategico e che si capisce che certe attività creano benefici ed anche lavoro e non sono 'nemiche'..
Un saluto
Manlio