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Il faro, the Lighthouse

Re: Il faro, the Lighthouse

Mi è piaciuto questo 'gioco'..

Tornando alla nave dei dannati (fu chamata così e se ne fece anche un film), volevo sottolineare che per la seconda nave virtuale penasvo di proporre il nome del comandante della nave, unico vero eroe in mezzo a tutta la vicenda..
Ma ho desistito perchè il tutto è troppo triste..
Però, anche se è OT un pensiero lo vorrei dedicare a questo episodio, visto che TUTTI rifiutarono di ospitare gli Ebrei (americani in testa) sarebbe giusto che la storia prendesse atto di come veramente andarono le cose..
Il comandante alla fine fece naufragare la nave in modo da poter salvare queste persone, e lo fece sapendo quello che avrebbe rischiato in Germania.. fu un sacrificio quasi inutile (i tedeschi presero il Belgio e ripresero quasi tutti gli scampati) ma alla fine è stato un gesto di vero onore, se anche una sola persona si è salvata per esso allora è stato anche un gesto che ha dato un frutto meraviglioso..

Salutoni!
Manlio
 
Re: Il faro, the Lighthouse

Visto che manlio parla di film, ho appena finito di vedere questo.
E' un po' "gothic" e tenebroso ma i paesaggi sono splendidi, come anche Demi Moore.
E poi c'entra un faro.


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HALF LIGHT
La vita di Rachel Carlson, autrice di mistery di successo, viene sconvolta dall'improvvisa morte del figlioletto Thomas, che a soli sette anni annega nei pressi della loro casa di Primrose Hill. A un anno di distanza dalla tragedia e malgrado abbia già riscosso un cospicuo anticipo sui diritti del nuovo romanzo, Rachel non é ancora in grado di tornare al suo lavoro. Come se non bastasse, anche il suo matrimonio con Brian, redattore e scrittore mancato, è nadato a pezzi.
A questo punto la sua migliore amica Sharon, prende in mano la situazione e affitta per lei un cottage ad Ingonish Cove, piccolo ed isolato villaggio delle Highlands scozzesi. Rachel riesce ad adattarsi alla vita del suggestivo paesino, grazie anche alla presenza di Angus McCullogh, l'affascinate guardiano del faro che vive sull'isola deserta che fronteggia la costa.
 
Re: Il faro, the Lighthouse

Spesso seguo i tuoi suggerimenti sui libri... Vediamo se anche con i film sei un ottimo recensore!
 
Re: Il faro, the Lighthouse

Queste giornate piovose mi ispirano la citazione di Maigret che nella nebbia arriva ad una casa vicino al faro. E’ il IL PORTO DELLE NEBBIE apparso nel 1932, composto a Ouistreham, e precisamente a bordo dell'Ostrogoth, il cutter che Simenon si era fatto costruire e attrezzare e che chiamava affettuosamente bateau-home. E nelle nebbie silenziose di Ouistreham il romanzo è ambientato in un'atmosfera da vaga inquietudine, un'oppressione, la sensazione di un mondo sconosciuto al quale si resta estranei e che continua a vivere di vita propria.

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Uscendo dalla città piombano letteralmente entro un muto di nebbia. Un cavallo ed una carretta sorgono a soli due metri di distanza, cavallo e carretta, fantasmi! Ed anche gli alberi, le case passano come fantasmi ai due lati della strada.
L’autista rallenta. Si cammina a soli dieci chilometri all’ora; ciò non impedisce che un ciclista sorga dalla nebbia ed urti contro un lato della vettura. Arresto. Fortunatamente non si è fatto alcun male.
Attraversano il villaggio di Ouistreham. Giulia abbassa i vetri.
- Continuate fino al porto ed attraversate il ponte girevole…fermatevi alla casa che si trova proprio a lato del faro!-
Fra il villaggio e il porto un nastro di strada di un chilometro circa, deserta, segnata dalle lucciole pallide dei becchi a gas. All’angolo del ponte, una finestra rischiarata dalla quale giunge un rumore di vci.
- Il Caffè della Marina!- dice Giulia- lì trascorre la maggior parte del tempo la gente addetta al porto.-
Al di là del ponte, si può dire che la strada non esista. Essa si perde fra i pantani che formano le rive dell’Orne.
Ora non vi è che il faro ed una casa ad un piano circondata da un giardino.
L’auto si ferma. Maigret osserva il suo compagno che discende nel modo più naturale e si dirige verso il cancello.
- Avete veduto, Commissario?- grida Giulia palpitante di gioia- Ha riconosciuto la casa! Sono sicura che finirà per ritornare completamente in sé.-
Ella introduce la chiave nella serratura, spinge il cancello che cigola, segue il viale ricoperto di ghiaia.
Maigret paga l’autista e rapidamente la raggiunge. L’automobile riparte, non si vede più nulla.
- Volete accendere un fiammifero? Non trovo la serratura-
Una piccola fiamma: la porta è aperta. Una forma scura passa, rasenta le gambe di maigret. Giulia nel corridoio gira il commutatore elettrico, guarda curiosamente per terra, mormora:
-E’ stato il gatto che è uscito ora? Tuttavia io sono sicura d’aver, prima di partire, messo il gatto di fuori come sempre-


Da Gorges Simenon, IL PORTO DELLE NEBBIE, Mondadori

Se poi Magellano vuole scaricarsi il film con Jean Gabin anche questo è un classico

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Re: Il faro, the Lighthouse

serbet ha detto:
HALF LIGHTA
affittaun cottage ad Ingonish Cove, piccolo ed isolato villaggio delle Highlands scozzesi. Rachel riesce ad adattarsi alla vita del suggestivo paesino, grazie anche alla presenza di Angus McCullogh, l'affascinate guardiano del faro che vive sull'isola deserta che fronteggia la costa.

Ambientato in terra di Scozia ma girato in Galles in un paesino che si chiama Porthdinlaen, il cottage e' in effetti il pub locale che si chiama Y - Ty Coch, e il faro e' su Llanddwyn Island.

Il Galles e' una stupenda regione della Gran Bretagna, da sempre poco conosciuta dal punto di vista turistico, ma che meriterebbe visite piu' approfondite che darebbero molta soddisfazione soprattutto agli amanti della natura incontaminata.

Ciao Paola
 
Re: Il faro, the Lighthouse

ed ora Paola potremmo farci sponsorizzare dall'ente del turismo, che dici?

il paesino del film
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il pub del film
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un drink ?
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il faro del film
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Re: Il faro, the Lighthouse

Pub con "tapezzeria" chiaramente scozzese.
Drink? E'' un po presto ma se dovessi scegliere opterei per un whisky di puro malto Glenfiddicch o Glenmorangie, quinta e sesta bottiglia in alto da sinistra.
Cheers
Paola
 
Re: Il faro, the Lighthouse

Accidenti, a causa di problemi familiari ho letto solo adesso il topic della settimana scorsa. Sono ancora in tempo per la spiegazione della poesia? Magari domani mattina ci lavoro un pò!
 
Re: Il faro, the Lighthouse

Certamente Mara, la spiegazione della poesia sara' certamente molto apprezzata.
Grazie Paola
 
Re: Il faro, the Lighthouse

Non sapendo quando l'alba possa venire
lascio aperta ogni porta,
che abbia ali come un uccello
oppure onde, come spiaggia


-Emily Dickinson-

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Re: Il faro, the Lighthouse

Non è certamente facile parlare di Emily Dickinson, anche perchè sembra che non vi sia quasi nulla da dire, almeno della sua vita. In effetti è un caso letterario assulutamente fuori dal comune; la vita trascorsa quasi interamente nella sua camera, nella sua casa e nella sua città natale. Una piccola città del New England, nessun avvenimento importante, amori epistolari ed assolutamente platonici. Una segregazione volontaria dal mondo, al solo scopo di scavare nell suo infinito universo interiore. Un mondo a parte straordinario, scoperto soltanto dopo la sua morte.

Good night! which put the candle out?
A jealous zephyr, not a doubt.
Ah! friend, you little knew
How long at that celestial wick
The angels labored diligent;
Extinguished, now, for you!

It might have been the lighthouse spark
Some sailor, rowing in the dark,
Had importuned to see!
It might have been the waning lamp
That lit the drummer from the camp
To purer reveille!


La poesia sembra un leggero ammiccare al venticello dispettoso che ha spento la sua candela, ma la seconda strofa ci apre tutto il suo mondo: quella debole luce (la fonte della sua ispirazione, l'amore che illuminava la sua vita?) era per lei fondamentale, come il faro in una notte buia sul mare, che il marinaio cerca pieno di speranza, come il conforto per un giovanissimo soldato di guardia, che fa fatica a non cedere al sonno.

Non sapendo quando l'alba possa venire
lascio aperta ogni porta,
che abbia ali come un uccello
oppure onde, come spiaggia

Bellissima poi l'immagine di Emily nella sua stanza, con quella finestra sul mondo. La poesia citata ci parla della sua vita passata in una attesa apparentemente immobile, invece essa vive del moto leggero dell'uccello che si abbandona alle correnti e si lascia volare, o del lento via vai delle onde in una spiaggia remota.
Sono contenta di aver fatto questo tuffo nell'acqua fresca della poesia, in questo periodo sono incasinata e mi ha fatto bene. Ciao a tutti
 
Re: Il faro, the Lighthouse

Già che abbiamo attraversato l’oceano e siamo nel nuovo continente restiamoci per qualche lettura.
( prof Mara comincia a prepararti su Walt Whitman)
Trovo eccezionale la prosa di Hemingway per farci salire sul battello di Henry Morgan ed uscire con lui dal porto dell’Avana.

Salutai Frankie con la mano dopo che m’ebbe gettato la gomena a bordo e spinsi il battello a tutta velocità per il canale.
Un mercantile britannico stava uscendo dal porto ed io lo affiancai e lo sorpassai. Era carico di zucchero e aveva tutti fianchi rugginosi. Un inglese con un vecchio maglione blu mi guardava dall’alto della poppa mentre passavo accanto al piroscafo. Uscii dal porto, superai il castello del Morro e feci rotta per Key West, a nord.
Lasciai la ruota e mi spinsi a prua, dove arrotolai la gomena e quindi ritornai al timone , con l’Avana che mi si stendeva a poppa e che infine mi si nascosa dietro le montagne. Dopo un po’ persi di vista il faro del Morro, quindi il Nacional Hotel ed infine potei solo vedere la cupola del Campidoglio. Non c’era molta corrente in confronto all’ultimo giorno di pesca e soffiava una brezza leggera. Vidi un paio di pescherecci diretti verso l’Avana, provenienti da ovest, segno che la corrente era debole.
Girai la chiavetta e spensi il motore. Era inutile sciupare benzina. Intendevo lasciare andare il battello alla deriva. Quando si fosse fatto buio, avrei sempre potuto orientarmi con la luce del faro del Morro o, se il battello fosse andato troppo alla deriva con quelle di Cojimar, per puntare su Bacuranao. A giudicare dalla corrente ritenni che il battello, per quanto si fosse fatto buio avrebbe deviato lungo le dodici miglia che mi dividevano da Bacuranao tanto da farmi veder le luci di Baracca. Bene, spensi il motore e m’arrampicai fuori del buco per dare un’occhiata intorno. Non si vedevano che i due pescherecci provenienti, in lontananza, da ovest e, a poppavia, la cupola del campidoglio levarsi bianca dall’orlo del mare.
C’erano delle alghe nella corrente e qualche uccello che vi pescava.
Mi sedetti un po’ sul tetto della cabina a guardare, ma gli unici pesci che vidi furono quelli piccoli, brunastri che guizzano tra le alghe della corrente del golfo.
Ragazzi, non credete a quelli che vi dicono che non c’è poi molta acqua tra l’Avana e Key West. Io ero proprio sull’orlo.


da AVERE E NON AVERE, di Ernest Hemingway, Einaudi ed.

Da questo libro fu tratto il film ACQUE DEL SUD (1944) con Humphrey Bogart
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Re: Il faro, the Lighthouse

Bellissimo modo per concludere una giornata pesante! Inoltre stai toccando due punti sensibili! Adoro la letteratura americana e amo il cinema. A presto, anche se sono incasinata cercherò di tenere d'occhio il forum. Grazie ... e un saluto affettuoso a Paola se c'è.(altro punto sensibile, Londra è la mia città, ci ho vissuto quando ero una studentessa, ci torno sempre volentieri e andrei subito a viverci!)
 
Re: Il faro, the Lighthouse

mah, forse Paola in questo momento è a Buenos Aires........con Paolo

Alle prese con una verde milonga
(Paolo Conte)

Alle prese con una verde milonga
il musicista si diverte e si estenua...
E mi avrai verde milonga che sei stata scritta per me
per la mia sensibilità per le mie scarpe lucidate
per il mio tempo per il mio gusto
per tutta la mia stanchezza e la mia mia guittezza.
Mi avrai verde milonga inquieta che mi strappi un sorriso
di tregua ad ogni accordo mentre mentre fai dannare le mie dita...
Io sono qui sono venuto a suonare sono venuto ad amare
e di nascosto a danzare...
e ammesso che la milonga fosse una canzone,
ebbene io, io l'ho svegliata e l'ho guidata a un ritmo più lento
così la milonga rivelava di se molto più,
molto più di quanto apparisse la sua origine d'Africa,
la sua eleganza di zebra, il suo essere di frontiera,
una verde frontiera ...
una verde frontiera tra il suonare e l'amare,
verde spettacolo in corsa da inseguire...
da inseguire sempre, da inseguire ancora,
fino ai laghi bianchi del silenzio fin che Athaualpa
o qualche altro Dio non ti dica descansate niño,
che continuo io... ah ...io sono qui,
sono venuto a suonare, sono venuto a danzare,
e di nascosto ad amare ...
 
Re: Il faro, the Lighthouse

No Paola e' ancora a Londra.
Domattina partenza per Genova e poi Lunedi' ci si imbarca.
Dubito di riuscire a collegarmi durante la navigazione, ritorneremo nella cara Londra il 24 dicembre, per cui vi mando adesso gli auguri di Buon Natale.
Se al ritorno il fuso orario fara' scherzi, so gia' quale faro mi illuminera' per leggere brani interessanti, e rilassanti.
Grazie Serbet, Mara e pmanlio
Salutoni
Paola
 
Re: Il faro, the Lighthouse

Abbiamo visto la luce di fari potenti come quello di Nantucket per Melville o quello dell’Avana per Hemingway.
Ma a volte basta una piccola luce come la minuscola luce verde che brilla nella notte, più potente di qualunque faro per l’uomo in smoking, silenzioso che la osserva davanti alla sua lussuosa villa nella baia di Long Island.
E’ la luce che indica al Grande Gastby la casa dove vive l’amata Daisy e illumina uno dei più bei romanzi della narrativa americana del novecento, scritto da F. Scott Fitzgerald.
Ecco la prima apparizione nel romanzo di questo misterioso personaggio…

"La sagoma di un gatto oscillò nella luce lunare e voltando il capo per guardarlo mi accorsi che non ero solo: ad una ventina di passi una figura era sorta dall’ombra del palazzo del mio vicino fermandosi in piedi, con le mani in tasca, a guardare i granelli argentei delle stelle. Qualcosa nei movimenti disinvolti e nella salda presa dei piedi sul prato mi fece capire che quello era il signor Gatsby, uscito a verificare quale fosse la porzione del cielo locale che gli spettava.
Decisi di chiamarlo. La signorina Baker lo aveva nominato a cena e quello sarebbe servito da presentazione.
Ma non lo chiamai, perché d’un tratto egli diede una prova della soddisfazione nel sapersi solo: tese stranamente le braccia verso l’acqua oscura e, per quanto fossi lontano da lui, avrei giurato che stava tremando. Senza volerlo diedi un’occhiata al mare e non distinsi niente all’infuori di un’unica luce verde, minuscola e lontana, che avrebbe potuto essere l’estremità di un molo.
Quando tornai a guardare nella direzione di Gatsby, questo era scomparso ed io ero di nuovo solo nell’oscurità inquieta.
"

E queste sono le ultime righe del romanzo, che non è solo feste, jazz e liquori….

"Poi scesi lentamente sulla spiaggia e mi distesi sull’erba.
Quasi tutte le grandi ville costiere ormai erano chiuse e le luci erano rare, se si toglieva il chiarore di un ferry boat la cui ombra si spostava attraverso lo stretto. E mentre la luna si levava più alta, le case caduche incominciarono a fondersi, finchè lentamente divenni consapevole dell’antica isola che una volta fiorì per gli occhi dei marinai olandesi: un seno, fresco, verde del nuovo mondo.
Gli alberi scomparsi, gli alberi che avevano ceduto il posto alla casa di Gatsby, avevano una volta incoraggiato il più immane di sogni; per un attimo fuggevole ed incantato, l’uomo deve aver trattenuto il respiro di fronte a questo continente, costretto ad una contemplazione estetica, da lui non capita né desiderata, mentre affrontava per l’ultima volta nella storia qualcosa di adeguato alla sua meraviglia.
E mentre meditavo sull’antico mondo sconosciuto, pensai allo stupore di Gatsby la prima volta che individuò la luce verde all’estremità del molo di Daisy.
Aveva fatto molta strada per giungere a questo prato azzurro e il suo sogno doveva essergli sembrato così vicino da non poter sfuggire più. Non sapeva che il sogno era già alle sue spalle, in quella verde oscurità dietro la città, dove i campi oscuri della repubblica si stendevano nella notte.
Gastby credeva nella luce verde, il futuro orgiastico che anno per anno indietreggia davanti a noi. C’è sfuggito allora, ma non importa: domani andremo più in fretta, allargheremo di più le braccia…e una bella mattina….
Così continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato. "

FINE


Da IL GRANDE GATSBY, di F. Scott Fitzgerald, ed. Mondatori nella traduzione di Fernanda Pivano.

Unforgettable il film con Redford e la Farrow
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Re: Il faro, the Lighthouse

Serbet, ora non posso commentarti (anzi, neanche leggere..)
Ma intanto saluto..
Poi.. tornerò!!!

Salutoni!
Manlio
 
Re: Il faro, the Lighthouse

Restiamo nel nuovo mondo scendendo a sud. Una citazione sul faro è presente in questo libro ormai classico di Marquez.

"In quei giorni Euclides era tornato a galla con talmente tante prove della sua favola che non era più tempo di continuare a tirar su alla rinfusa orecchini e anelli sparpagliati fra i coralli, ma di capitalizzare una grande impresa per recuperare la cinquantina di navi con la fortuna babilonese che avevano dentro. Allora accadde quello che presto o tardi doveva accadere, che Fiorentino Ariza chiese aiuto a sua madre per portare a buon fine la sua avventura. A lei bastò mordere il metallo dei gioielli e guardare in controluce le pietre di vetro per rendersi conto che qualcuno stava speculando sul candore di suo figlio. Euclides giurò in ginocchio a Fiorentino Ariza che non c'era niente di torbido in quella faccenda ma non si fece vedere la domenica dopo al porto dei pescatori né mai più da nessuna parte.
L'unica cosa che rimase di quell'infortunio a Fiorentino Ariza, fu il rifugio d'amore del faro. Era arrivato fin lì con la canoa di Euclides una notte in cui li aveva sorpresi la tempesta in mare aperto e da allora era solito andare di pomeriggio a conversare con l'uomo del faro sulle innumerevoli meraviglie della terra e dell'acqua che l'uomo conosceva. Era stato l'inizio di un'amicizia che sopravvisse ai molti cambiamenti del mondo. Fiorentino Ariza imparò ad alimentare la luce, prima con carichi di legna e poi con orci di olio, prima dell'arrivo dell'energia elettrica. Imparò a dirigerla e ad aumentarla con gli specchi, e in svariate occasioni in cui l'uomo del faro non poté farlo si fermò a vigilare dalla torre le notti del mare. Imparò a conoscere le imbarcazioni dalle loro voci, dalla misura delle loro luci sull'orizzonte, e a percepire che qualcosa di loro gli tornava indietro nei lampi del faro.
Durante il giorno il piacere era un altro, soprattutto la domenica. Nel quartiere dei Viceré, dove vivevano i ricchi della città vecchia, le spiagge delle donne erano separate da quelle degli uomini da un muro di malta: una alla destra e l'altra alla sinistra del faro... Cosicché l'uomo del faro aveva installato un cannocchiale mediante il quale si poteva contemplare, pagando un centesimo, la spiaggia delle donne. Senza sapersi osservate, le signorine si mostravano alla meglio che potevano dentro ai loro costumi da bagno dai grandi volants, con scarpette e cappelli che nascondevano i corpi quasi come gli abiti per la strada, e inoltre erano meno attraenti. Le madri le vigilavano dalla riva, sedute in pieno sole su sedie a dondolo di vimini con gli stessi vestiti, gli stessi cappelli di piume, gli stessi ombrellini di organza con cui erano andate alla messa solenne, per paura che gli uomini delle spiagge vicine le seducessero sott'acqua. La realtà era che col cannocchiale non si poteva vedere niente di più eccitante di quello che si poteva vedere per la strada, ma erano molti i clienti che venivano ogni domenica a contendersi il telescopio per il puro diletto di assaggiare i frutti insipidi della vicinanza altrui.
Fiorentino Ariza era uno di loro, più per noia che per piacere, ma non era stato per quel motivo in più che era diventato così buon amico dell'uomo del faro. Il motivo reale era che dopo l'affronto di Fermina Daza, quando lo aveva preso la febbre degli amori sparpagliati per cercare di rimpiazzarla, in nessun altro luogo diverso dal faro aveva vissuto le ore più felici né aveva trovato miglior consolazione alle sue infelicità. Fu il posto che amò di più. Tanto che per anni cercò di convincere sua madre, e più tardi lo zio Leòn XII, di aiutarlo a comprarlo. Poiché i fari del Caribe erano a quell'epoca di proprietà privata e i loro proprietari riscuotevano il diritto di passo fino al porto a seconda della grandezza delle imbarcazioni. Fiorentino Ariza pensava che quella fosse l'unica maniera onorevole di fare un buon affare con la poesia, ma né la madre né lo zio la pensavano allo stesso modo, e quando avrebbe potuto farlo con le sue risorse i fari erano già diventati proprietà dello stato.
Nessuna di quelle illusioni fu vana, però. La favola del galeone, e poi la novità del faro, gli alleviarono l'assenza di Fermina Daza, e quando meno se lo sentiva gli arrivò la notizia del suo ritorno."


da L'AMORE AI TEMPI DEL COLERA, di Gabriel Garcia Marquez, Mondadori
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il film
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Re: Il faro, the Lighthouse

Cari lettori, il guardiano del faro sta per terminare queste paginette intorno alla figura letteraria del faro.

Ultimamente mi avete lasciato un po’ solo ma son contento così perchè io ho sempre scritto per il piacer vostro, non leggete voi per il piacer mio.

La lettura di testi appartenenti a diversi periodi storici e a diverse culture ha visto la molteplicità dei significati a cui è legata la figura del faro nell’ambito della storia della letteratura.
Per alcuni autori il suo raggio illumina e rassicura come l’amore (Shakespeare, Montale, Saffo) ; per altri è il simbolo della fine di un viaggio, o comunque dell’approdo sicuro (Giulio Verne, Hemingway, Marquez); per altri ancora rappresenta la meta ambita ma mai raggiunta, la disillusione (Virginia Woolf, Scott Fitzgerald, Dickinson); è stato un divertissement leggero (Paperino, favola di Colapesce) o ambiente ideale per scrittori di gialli (Simenon, James, Failler).
In generale l’immagine del faro costituisce la metafora della vita stessa o della conoscenza che con la sua luce cerca di svelare le tenebre dell’ignoto.

Non ci lasceremo comunque senza gli auguri per le prossime festività con una lettura che riguarda i guardiani del faro, e l'ho trovata, pensate un po', nel più classico dei classici natalizi: il Canto di Natale di Dickens.
a presto
serbet
 
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