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Incidente Costa Pacifica a Marsiglia 11/12/2012

Stateroom e' il termine americano per indicare una cabina su treno o nave, in inglese invece si usa "cabin"

Paola

Grazie Paola ;-), non conoscevo questa differenza :-)
Comunque mi riferivo al sito Royal italiano che traduce in Camera la cabina e non solo, in nave i membri dell'equipaggio fanno sempre riferimento alla camera ;-)
 
Grazie Paola ;-), non conoscevo questa differenza :-)
Comunque mi riferivo al sito Royal italiano che traduce in Camera la cabina e non solo, in nave i membri dell'equipaggio fanno sempre riferimento alla camera ;-)

Magari su Royal anche la dritta è semplicemente diventata la destra... scherzi a parte speriamo che con il tempo non si annullino anche queste terminologie tipiche del mondo navale.
 
Già, ma purtroppo ahimè l'itanglese è dilagante sta producendo tanti, troppi danni alla cultura italofona, compresa quella marineresca!

Basta vedere gli innumerevoli quesiti su questo forum dove si chiedono spiegazioni sulle "traduzioni" e relativa terminologia italiana corrispondente.

Anzi mi spingo oltre. Secondo me la causa di alcuni incidenti che si verificano a bordo sono proprio dovuti all'itanglese.
Se la nave batte bandiera italiana la "lingua di lavoro" ufficiale dev'essere quella italiana punto e basta!
(Eccezion fatta per le comunicazioni radio in navigazione).

Un esempio? Schettino che nel momento delicatissimo della manovra fatale al Giglio si rivolge in inglese al timoniere indonesiano ordinando: "hard to starboard" inframezzando parti in italiano e parti in inglese con parte del personale in plancia che commenta in italiano

Non era meglio dire: tutta barra a dritta?!?!

Confondersi è un attimo... e per alcuni è stato fatale.
 
Ultima modifica:
Non son d'accordo; la lingua deve essere una sola e quella usata quasi universalmente è l'inglese. Una sola proprio per evitare incomprensioni ed interpretazioni errate. Del resto in ambito internazionale l'inglese è la lingua più parlata al mondo ed è giusto che diventi il linguaggio normale tra i vari operatori; certo è difficile raggiungere questo obiettivo, ma, del resto, in aviazione credo sia stato raggiunto da tempo.

A livello IMO si sta tentando di adottare delle frasi di base per una più chiara comunicazione tra le parti. Direi che a bordo gli ordini, sul ponte di comando, vengano impartiti quasi esclusivamente in inglese.
 
Spagnoli e francesi insegnano: vedasi le loro leggi sulla protezione della lingua, ma se lo si proponesse in Italia ecco l'accusa bella pronta di "italianizzazione fascista" cioè: sei fascista ...e chissene frega di quello che fanno i cugini di lingua neolatina in un mondo globalizzato!?
Sì perché una delle scuse più frequenti è quella di sentirsi dire in caso di rimostranza: "ma è un termine tecnico" e "viviamo nell'era della globalizzazione", "in che mondo vivi?" .

Questo problema altro non è invece che il risultato della colonizzazione commerciale americana/inglese postbellica subita dall'Italia con il "Piano Marshall" rientrante nelle decisioni di spartizione del globo in due "aree di interesse" o "blocchi" (Occidente: Piano Marshall+NATO, Oriente: Comecon+Patto di Varsavia), ambedue con lo stesso identico scopo instaurazione del circolo vizioso dell'economia per il pagamento dei danni di guerra per evitare gli errori fatti dopo il primo conflitto mondiale (fallimento inglese del sistema "gold standard" cioè il collegamento della sterlina all'oro del 1925 la cui eccessiva rivalorizzazione impedì ai britannici di ripagare i prestiti du guerra agli USA dando vita una delle cause scatenanti della crisi del '29): Hai perso la guerra? sei a terra? io ti presto i MIEI soldi per comprare i prodotti che NOI facciamo per aiutarTi a risorgere perché TU non puoi fare altrimenti.
Per permettere questo era necessario che il "populino" fosse allettato ad acquistare il "made in USA" con strategie promozionali commerciali (volgarmente dette "marketing"): ciò che ha un nome "estero" è esotico, oppure se è un prodotto allora è fatto meglio del suo corrispondente "prodotto in Italia" (non made in Italy) che invece sono quelli più apprezzati al di fuori dei nostri confini per lo stile, la moda, l'eleganza e la precisione nella fattezza.
(Vedersi i film di Alberto Sordi "Un americano a Roma" alquanto esemplificativo)
Quindi scusate se inorridisco nel sentire e leggere sulle riviste di viaggi e opuscoli per turisti i nomi delle isole e delle città dalmate (non croate!) condannate da Tito e compagni alla damnatio memoriae della secolare cultura veneta e italiana di quei luoghi, vittime ora invece della "croatizzazione titina".

Purtroppo quello dell'itanglese utilizzato a sproposito in tutti i campi ad iniziare dai politici (che invece di farsi capire si pavoneggiano utilizzando sempre termini esterofili ad esempio come "spread" per differenziale, "spending review" per revisione della spesa, e così via), per passare poi dai giornalisti pigri che traducono assai approssimativamente i rilanci di stampa delle varie agenzie stampa anglofone, e finire poi coi termini veicolati dall'informatica e dal linguaggio dell'internauta medio (curioso ricordare però che sempre francesi e spagnoli traducono pure quei termini tecnici).
Insomma, per concludere questa breve divagazione un pochino fuori tema, se c'è gente che in Italia non conosce neppure l'italiano (perché viene insegnato male) come si può pretendere di utilizzare a bordo l'inglese?

Non so voi ma a me termini come Cruise director, Food & beverage manager, per dire "direttore di crociera" e "maestro di casa" (non me ne vogliano gli avventori appartenenti alle due categorie) mi fanno sempre storcere il naso, farsi capire è il primo obiettivo di ogni strategia di comunicazione (messaggio->filtro->ricevente) e voler imporre questo ai croceristi italiani e italofoni (la cui età media è alquanto elevata), assai refrattari allo studio delle lingue, di utilizzare terminologie di difficile comprensione, non è assolutamente possibile!
Specie nel mondo dei trasporti!
Provateci con i croceristi francesi, spagnoli e tedeschi! ...Essendo clienti paganti vi diranno che siete voi a dover parlare nei loro idiomi per farvi capire, non il contrario.
 
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Quello dell'uso di termini inglesi a sproposito è tutta un'altra cosa e se ne potrebbero riempire pagine di esempi.

Io sto parlando delle comunicazioni in ambito navale che è ben diverso dall'uso ormai consolidato, non condiviso, di usare termini anglosassoni/stranieri quando quelli del nostro vocabolario son più che validi e comprensibilissimi, come l'uso ormai "accettato" di "Welfare" al posto di Assistenza Sociale: c'è perfino il Ministro dello Welfare. Diverso, secondo me, è l'esempio che hai fatto tu in merito al Direttore di Crociera che diventa "Cruise Director"; in un ambiente che ospita passeggeri provenienti da tutto il mondo credo che un termine "universale" nella comprensione, sia più utile nell'identificare una persona o un servizio.
 
non condivido una sola parola di quello che hai scritto..... riferito al post di nullafacente,ovviamente......
l'inglese è ,da molto tempo,la lingua più usata nell'ambito di qualsiasi tipo di viaggio.....
questo permette di spostarsi senza problemi anche in alcuni paesi,come il giappone,
dove,seguendo il tuo concetto, se tutto fosse scritto solo nella lingua locale,non potresti muoverti.
a bordo deglia aerei è da sempre la lingua di riferimento e così ,spero,anche sulle navi.....
secondo te in che lingua dovrebbero comunicare con le varie capitanerie di porto,nel dialetto locale?
in quanto ai passeggeri che pretendono...no comment

dici" c'è gente in Italia che non conosce la lingua perchè viene insegnata male"
questo è un problema ...dare sempre la colpa agli altri.....
 
Ultima modifica:
Non son d'accordo; la lingua deve essere una sola e quella usata quasi universalmente è l'inglese. Una sola proprio per evitare incomprensioni ed interpretazioni errate. Del resto in ambito internazionale l'inglese è la lingua più parlata al mondo ed è giusto che diventi il linguaggio normale tra i vari operatori; certo è difficile raggiungere questo obiettivo, ma, del resto, in aviazione credo sia stato raggiunto da tempo.

A livello IMO si sta tentando di adottare delle frasi di base per una più chiara comunicazione tra le parti. Direi che a bordo gli ordini, sul ponte di comando, vengano impartiti quasi esclusivamente in inglese.

Punto di vista rispettabilissimo, so bene che a livello IMO c'è lo Standard Marine Communications Phrases:

http://www.imo.org/blast/blastDataHelper.asp?data_id=24571&filename=A918(22).pdf

Ma io infatti ho detto:

(Eccezion fatta per le comunicazioni radio in navigazione).

Questo frasario serve per comunicare gli eventuali problemi della nave al mondo là fuori in ascolto: sempre in virtù delle altre convenzioni IMO sulla sicurezza come la COLREG, la SOLAS e la STCW

Io mi riferisco invece al fatto che non si possono trasporre i linguaggi e i termini tecnici propinandoli anche al livello clientela, perché, come detto, la regola principe di ogni successo comunicativo è farsi capire. E il crocerista medio, anziano e poco incline allo studio delle lingue, non ci capisce. Se un membro italiano di un equipaggio di una nave italiana parla a un suo connazionale alla sua prima crociera di "muster station", anziché di "punto di riunione" è logico aspettarsi che chi si ha difronte non ci capisca correttamente. E ciò secondo me è a svantaggio della sicurezza dei passeggeri in primis e della sicurezza della nave poi.

Provare con francesi, tedeschi e spagnoli, lamentela assicurata. :D
 
Certo e ad una comitiva di giapponesi dirà "punto di riunione", e di sicuro tutti si recheranno al ........... Credo che l'interpretazione di certi termini sia doverosa anche per persone anziane. E' evidente che bisogna trovare un "punto di incontro" in maniera che tutti possano comprendere, altrimenti su navi italiane solo passeggeri italiani, tedesche solo tedeschi......

Mi piacerebbe sapere come organizzeresti tu.
 
Certo e ad una comitiva di giapponesi dirà "punto di riunione", e di sicuro tutti si recheranno al ........... Credo che l'interpretazione di certi termini sia doverosa anche per persone anziane. E' evidente che bisogna trovare un "punto di incontro" in maniera che tutti possano comprendere, altrimenti su navi italiane solo passeggeri italiani, tedesche solo tedeschi......

Mi piacerebbe sapere come organizzeresti tu.

condivido in pieno.........per esperienza,mi sembrano i giovani Italiani a bordo" imbranati" più degli anziani...;)
 
Rispondo ad entrambi, evidentemente non mi sono spiegato bene, io mi sto lamentando del fatto che su una nave italiana si usi una lingua miscuglio, né italiano né inglese come appunto l'itanglese.

siccome repetita iuvant ho detto:

(Eccezion fatta per le comunicazioni radio in navigazione).

e onde evitare che mi si mettano in bocca cose che non ho detto:

"Se un membro italiano di un equipaggio di una nave italiana parla a un suo connazionale alla sua prima crociera di "muster station", anziché di "punto di riunione" è logico aspettarsi che chi si ha difronte non ci capisca correttamente"

Quindi non ho mai parlato di voler imporre a chi che sia, siano essi giapponesi, il termine "punto di riunione" in luogo di quello "muster station", ma, al contrario ho detto "membro italiano di un equipaggio di una nave italiana parla a un suo connazionale alla sua prima crociera... è logico aspettarsi che chi si ha difronte non ci capisca correttamente"

Quanto all'italiano che non venga insegnato correttamente è un dato di fatto come a non essere insegnate altrettanto bene sono le lingue straniere (c'è fior di bibliografia e di studi di ambito accademico a livello europeo che mostrano appunto come la italica gioventù non brilli affatto in specifiche materie scolastiche), non è infatti un caso che un "tal" comandante di una nave di circa 115.000 TSL si rivolga al suo secondo durante la fase d'abbandono nave con un dialettale "vabbuò".

Io mi organizzerei semplicemente rispettando le regole IMO, e dando le informazioni in 2 lingue ufficiali, non in un loro miscuglio! prima in inglese e poi in italiano (ribadisco: miscuglio, l'itanglese è un miscuglio)

Quando si usa l'inglese si usa "muster station", quando si spiega in italiano si dica "punto di riunione".

Sugli aerei nazionali, come fai giustamente notare Rodlfo, a differenza delle navi, giusto per fare un paio di esempi, durante la doppia spiegazione una volta te lo dicono in inglese: "emergency exit" o "door" e un'altra volta mi dicono in italiano "uscita d'emergenza" o "portello d'emergenza" o "fasten your seatbelts" in inglese, e "allacciatevi le cinture di sicurezza" in italiano poi. Non in un loro miscuglio tipo "siete pregati di allacciarvi le vostre seatbelts" e di utilizzare le "emergency exit". Se sono su un aereo spagonolo mi sorbisco la cosa in inglese e spagnolo, di certo non ho mai preteso si spiegassero le cose per idioma a secondo dei singoli gruppi etno/linguistici presenti a bordo, sarebbe impossibile e oltremodo assurdo, tutto qua. ;)
 
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