Tratto dal nostro diario della scorsa estate con la Silhouette. Due giorni
Primo giorno
Sicuramente eccoci alla tappa clou dell’itinerario. Dovendo scendere presto abbiamo ordinato la colazione in cabina che abbiamo fatto sul balconcino osservando l’attracco della nave e attendendone lo sdoganamento. Una volta sentito l’annuncio di apertura delle uscite siamo scesi. Abbiamo trovato il pullmino da 16 persone che ci avrebbe accompagnato per l’escursione a Masada e Mar* Morto** prenotato con una agenzia locale. Il tour si è svolto in inglese perfettamente comprensibile grazie alla nostra preparatissima guida israeliana. Con un pullmino veloce e snello siamo filati dritti a Masada e siamo saliti sulla teleferica che c’era poca gente e i tour della nave ovviamente non ancora arrivati.
Premesso che la fortezza è da vedere, è una di quelle cose puoi fare solo una volta nella vita….il mese di agosto. Una caldo che lo dico a fare….secco ok, ma molto, molto caldo.* Detto questo, la storia di questa fortezza, che doveva essere uno spettacolo ai tempi di Erode perchè stava a ridosso del mar Morto che ora si è ritirato parecchio, ci è stata molto ben illustrata dalla nostra guida.
Siamo rimasti li alla fortezza anche per la pausa pranzo, c’è un fornito self service che per 28 dollari (caro!!!) dava il pasto completo o il ben più economico Mc Donald. Noi ci siamo limitati a una porzione di patate fritte per non riempire lo stomaco e togliere spazio alla succulenta cena della nave.
Abbiamo ripreso poi il pullmino per dirigerci verso la parte più divertente della giornata, il bagno nel mar Morto. Abbiamo raggiunto uno stabilimento attrezzato e fatto il bagno in queste acque salatissime, a -417 metri sotto il livello del mare.
L’evaporazione è elevata ovunque il panorama pare sempre circondato da una nebbiolina, ma è affascinante, siamo nella rift valley!* Nell’acqua calda e salatissima*subito senti la pelle liscissima ma mi ha irritato la pelle e dopo una ventina di minuti mi pizzicava dappertutto.
Poi ci siamo spalmati ben bene di fango che era liberamente disponibile sulla riva in anfore di terracotta. Anche il fango dopo un po’ pizzica la pelle e comunque non basta una doccia per togliere quell’odore dalla pelle. Ho preso un souvenir dal fondo, un pezzo di sale, la cosa più difficile è stato potarlo a casa senza che si disfasse tutto.
Al rientro abbiamo fatto la strada passando da Gerusalemme. Abbiamo visto il muro costruito per dividere la parte est della città appartenente ai territori palestinesi nonchè il punto di confine presidiato.
Ashdod, secondo giorno
Di nuovo colazione in camera per scendere prestissimo e contrttare con un taxi. Gerusalemme dista un’ora abbondante di strada e c’è traffico. Alle 7.15 siamo giù e risciamo a trovare un taxi che ci accompagna per 100$. Se fosse stato più tardi forse riusciavamo a contrattare di più o condividerlo con qualcuno, ma a quell’ora c’eravamo li solo noi. Comunque riusciamo ad evitare il traffico dei lavoratori e poco dopo le otto il taxi ci lascia alla*tomba*della vergine, al monte degli ulivi e non c’è ancora nessuno. Appena scesi abbiamo iniziato a meravigliarci e abbiamo finito soltanto nel momento in cui abbiamo preso il taxi*del ritorno. Abbiamo scattato foto panoramiche della città vecchia dal cimitero ebraico e dal punto più*alto di fronte al*Seven Arches Hotel. Ma a saperlo andavamo a scattarle direttamente dal Dominus Flevit, dove*secondo me è migliore la vista.
Questo contrasto che rende così unica questa città lo si vede da dentro la chiesa del Dominus*Flevit. La particolarita’ di avere l’altare rivolto verso la cupola nella roccia con la vista mozzafiato con la croce sovrapposta alla cupola ci hanno reso l’idea della convivenza delle religioni.
Riscendiamo la strada verso la tomba della Vergine*e la grotta del Getsemani.* Scendiamo le scale della chiesa*interamente illuminata da*lampade di ottone sospese dal soffitto*e ci troviamo nel pieno di una doppia funzione: copti da una parte e armeni dall’altra, regna un’atmosfera millenaria. *Davvero bellissima esperienza, e non avere tempi o restizioni di sorta ci ha permesso di goderci alcuni minuti di queste funzioni davvero di alto misticismo. In sottofondo i cori armeni che recitavano formule sacre senza sosta, una sorta di cantilena ipnotizzante.
Accanto alla chiesa c’è la piccola Grotta del getsemani dove la tradizione vuole che sia avvenuto il tradimento di Gesù e l’arresto.
Attraversando la strada c’è l’Orto dei Getsemani, con splendidi ulivi che hanno 2000 anni* – eh eh chissà cosa racconterebbero se potessero parlare – e la Basilica dell’Agonia, che ricorda il luogo ove Cristo pregò la notte dell’arresto.
Seguiamo la strata che costeggia le vecchie mura passando di fronte alla Valle di Giosafat. Qui la tradizione vuole che sia il luogo ove i morti resusciteranno il giorno del giudizio per e lo spettacolo di tombe è impressionante. Ben riconoscibili le cosidette tombe dei Profeti.
camminiamo rasenti le mura accanto alla spianata del tempio, *fino a raggiungere*la porta dei Magrebini così ci dirigiamo al Muro del Pianto.
In questo luogo sacro*l’intensità spirituale è quasi respirabile.*Vedendo la*grandezza di alcuni blocchi di pietra di questo muro di contenimento, nonchè la sua altezza*si può solo immaginare la maestosità del*Tempio*di*Salomone.*La parte del muro riservata agli uomini è migliore di quella riservata alle donne.*Nel muro è presente un passaggio che i sacerdoti utilizzavano un tempo per accedere al tempio; ovviamente questa zona*è*riservata agli uomini.
*Nelle fessure del muro puoi inserire un rotolino di carta con*una preghiera, secondo la tradizione le preghiere affidate al muro saranno esaudite.
La Western wall plaza è sovrastata dal tunnel di legno che porta alla spianata delle moschee, ma per accedere al tunnel bisogna ripassare dai controlli e imboccare un corridoio che inizialmente sembra confluire in un container.
Ci siamo incamminati inizialmente con un po’ timorosi, le guardie armate incutono se non paura almeno*molto rispetto.
Raggiungiamo la spianata e timidamente veniamo avvicinati da un arabo che si propone come guida, per il resto circoliamo liberamente un po’ ovunque, l’unico limite è che solo i musulmani hanno accesso agli interni delle moschee, alla seconda intifada. Qui i turisti sono molto meno rispetto ad altre zone del centro, ma secondo noi era una cosa da non perdere. Oltre le due moschee ci sono le scuole coraniche.* Abbiamo assistito da lontato a un momento di una lezione tenuta per un numeroso gruppo di donne.
D’altra parte la Cupola della Roccia è il simbolo che compare in molte foto panoramiche della città ed è estremamente scenografica dal vero come in fotografia. I mosaici della moschea poi sono sgargianti e colorati da contrastare con l’oro della cupola.
Seduti su un muretto di fronte alla cupola ci siamo goduti una breve sosta, sempre con la macchina fotografica in mano però!
Mentre stavamo seduti si avvicina un gruppo per fare una foto con la moschea alle spalle. Si mettono tutti in posa tranne il fotografo, il frate che si prepara per immortalarli, quando dice: “non ci sta per intero la cupola”. Uno del gruppo gli risponde: “abbassati”. Il frate si inginocchia, sta per scattare quando riabbassa la macchiana ed*esclama “faccio fatica ad inginocchiarmi davanti al Padre Eterno e guarda un po’ se mi devo inginocchiare davanti a voi!”* Foto fatta in una risata generale.
Uscimo dalla porta di ferro nel souk dei mercanti di cotone che quasi la spianata chiude a non musulmani per la preghiera, il muezzin già si fa sentire….L’uscita è presidiata*dalla polizia. Questo souk è una galleria tutta al coperto,* prevalentemente composto da venditori di giocattoli, vestiti e cibo. In nessun momento qualcuno ci ha importunato o altro per venderci qualcosa.
Dopodichè abbiamo ripercorso le stazioni della via Dolorosa
*Tra tutte le cose viste nella giornata è quella che mi ha lasciato più perplessa.*In sostanza la via Dolorosa essendo parte di un souk è un caos di turisti e locali nel quale alcune stazioni mi sembrano un po’ “perse” tra un negozio e l’altro e la gente che passa.*Forse per godere appieno l’esperienza della via*Dolorosa sarebbe*meglio seguire*una delle processioni settimanali dei*frati francescani.
Comunque ci siamo fermati un attimo a tutte le stazioni per finire alle ultime stazioni che sono all’interno della Basilica del*Santo Sepolcro.
Percorrendo le vie del centro abbiamo avuto difficolta a trovare un* confino netto*e dire qui finisce la parte araba e qui inizia la parte cristiana piuttosto che ebrea. I vicoli del centro qualcuno più battuto dai turisti qualcun altro un po’ meno sono un susseguirsi*di negozietti. Gli articoli religiosi vanno alla grande, alcuni negozietti “arabi” vendono rosari cristiani e crocifissi e viceversa. Ma molto cuoriosi sono anche i negozi alimentari e con tutte quelle spezie così esotiche che pur incuriosendomi da sempre non ho mai trovato il coraggio di*comprare.
E poi giocattoli e panetterie con profumi inebrianti che uscivano dai forni. In generale non abbiamo mai avuto l’impressione dell’assalto al turista, cosa assai apprezzabile! Appena abbiamo passato l’arco con la scritta*Santo Sepolcro ci ha preso l’emozione.
La vista della facciata della Basilica del Santo Sepolcro non è stata di impatto visivo straordinario, l’impatto emotivo è di tutt’altro genere.
Ci siamo diretti all’ingresso poichè abbiamo notato che non c’era nessuan fila all’ingresso.* Pochi metri avanti ci troviamo alla pietra dell’Unzione. La tradizione vuole che questo sia il luogo dove il corpo di*Gesù venne unto e avvolto nel sudario dopo la morte.
Dopo qualche minuto di fronte alla Pietra dell’Unzione* saliamo la scala che porta alla cappella della crocifissione sul Golgota, ovvero il luogo della croce dove la tradizione vuole che ci sia il buco nel terreno ove fu piantata la croce di Cristo. Qualche minuto di coda ci serve per guardarci in torno. Il punto della croce è coperto da un tabernacolo sotto il quale si può accedere una persona per volta, ma a fianco la roccia del Golgota è visibile sotto dei pannelli di vetro.
Un prete ortodosso dirige il traffico*e i tempi di sosta al tabernacolo, ma è piuttosto evidente che è molto più*disponibile con*i pellegrini ortodossi. Perciò se dovessi ritornarci un domani*mi*premunirò. In generale all’interno della Basilica è chiaro come i riti* cristiani abbiano cercato di guadagnarsi con le unghie il proprio spazio.
Giriamo tutta la basilica, e nella Cappella di Adamo osserviamo il punto in cui secondo la tradizione la roccia del Golgota si spaccò perchè la terrà tremò dopo la morte di Cristo.
Si chiama così perchè sempre secondo tradizione Cristo è stato crocifisso sopra il luogo in cui fu sepolto Adamo.
*Ci avviciniamo al santo Sepolcro, c’è coda, almeno mezz’ora abbondante e decidiamo di ritorrnarci più tardi.
Ci incamminiamo per raggiungere la porta di Sion passando per il quartiere armeno,* ben curato, qui non ci sono turisti, anzi non passa proprio nessuno.
Al monte Sion attendiamo l’apertura pomeridiana della Basilica della Dormizione, riposandoci*nel baretto lì accanto davanti a un’acqua tonica.
Nella basilica scendiamo subito alla cripta dove c’è non c’è nessuno e il silenzio è l’unico a tener compagnia alla vergine Maria.*La tradizione cristiana* vuole**che qui la Madonna sia cadua nel suo sonno eterno e ascesa al cielo.
*Accanto alla basilica visitiamo il Cenacolo ove si sarebbe svolta l’ultima cena. E’ stato anche in epoca passata trasformato im moschea, ben visibile il simbolo che segna la direzione della Mecca. Ultima tappa la Tomba di David, qui tanti devoti ovviamente ebrei assorti nelle loro preghiere. Un Telo viola riveste la tomba. Scendendo il monte Sion l’idea è di andare all’adiacente cimitero ove c’è la tomba di Shindler, lo raggiungiamo ma è chiuso. Da questo lato del monte Sion si riesce a scorgere lontano fino al muro di Gerusalemme.
Ritorniamo indietro ripassando per la porta di Sion, ed entriamo nel quartiere*ebraico. Dopodichè ci rimane di ritornare alla basilica del*santo sepolcro. Ci mettiamo in coda e tra una gomitata e l’altra tocca anche noi entrare dopo circa una quarantina di minuti. Il prete all’ingresso è giustamente intransigente e severo come un gendarme*con tutti nel far rispettare a ognuno quella manciata di secondi che ti puoi fermare alla pietra che chiudeva il sepolcro nonchè al sepolcro stesso. L’emozione e’ una cosa non descrivibile ma strettamente privata.
Usciamo di nuovo dalla basilica, con un senso profondo di soddisfazione. Tante altre cose abbiamo visto e tante cose vorremmo già rivedere, ma ora siamo stanchi e per il momento va bene cosi’. Per esempio la prossima volta non mancheremo di visitare la Cittadella e fare il giro sopra le mura.*Prendiamo un**taxi alla porta di Jaffa- con il traffico siamo meno fortunati del mattino, ma la*tariffa contrattata la medesima -*che ci lascia all’ingresso del porto dove abbiamo preso la navetta gratuita per la nave.
La visita per conto nostro della città è stata la cosa che più indicata per le nostre esigenze, per aver adattato a nostro piacere i tempi e le soste a ogni singolo posto. Ci sono così tante cose da fare!
...le foto le trovate qui...
http://scorrazzandoperilmondo.wordpress.com/
Invece per Haifa ecco il racconto.
Facciamo nuovamente colazione in camera sul nostro balconcino così recuperiamo un po’ di tempo e scensiamo presto dalla nave, appena possibile. Dal balcone siamo fortunati perchè abbiamo la vista sulla terra, di fornte a noi c’è la cittadina di Haifa e il porto consente un panorama migliore rispetto a quello del porto di Ashdod. Vediamo da lontano i giardini di Baha. Appena fuori dal porto ci aspetta il pullmino per il tour, con la stessa agenzia usata per Masada ed è anche la stessa guida. Pure i compagni i tour della nave sono più o meno le stesse persone. Prima tappa i giardini di Baha più da vicino. Li fotografiamo da fuori, sono carini, curatissimi ma nulla di strabiliante, e comunque solo i credenti di questa strampalata religione possono accedervi liberamente. Risaliamo il pullmino e ci aspetta un bel tour in Galilea, come è verde questa regione rispetto al paesaggio desertico dei due giorni precedenti. Arriviamo al monte delle Beatitudini,*in posizione sopraelevata con un panorama splendido sul mar di Galilea (lago Tiberiade). La chiesa sta in un giardino molto molto bello, curatissimo e il senso di pace e serenità del luogo ci contagia. Sui vetri della chiesa sono impresse le parole delle beatitudini.
Dopodichè ci dirigiamo a Taghba dove il complesso monastico comprende la chiesa della Moltiplicazione dei pani e dei pesci. All’interno c’è un grosso mosaico a ricordo dell’avvenimento ma merita più per il simbolo in sè che per la bellezza del disegno stesso.
Ci fermiamo poi a Cafarnao, complesso archeologico che comprende i resti di un villaggio di pescatori poichè sito sulle rive del lago tiberiade e i resti di una sinagoga che sembrerebbe di epoca più recente rispetto al villagio. Sui resti del villaggio una chiesa moderna ricorda*quella che la tradizone vorrebbe essere stata la casa di Pietro.
Poco lontano da Cafarnao la guida ci porta al ristorante San Pietro, sulla riva del*mar di Galilea,*dove per 20$ mangiamo un antipasto, un pesce (il san Pietro) e contorno, acqua e caffè. Cibo buono, posto un po’ sporco, personale gentilissimo.
Essendo un gruppo snello e in orario sulla tabella di marcia abbiamo percorso con il pullmino l’intera circonferenza del lago Tiberiade, passando perciò anche a ridosso delle alture del Golan.
Penultima tappa a Nazareth per visitare la*moderna Basilica dell’Annunciazione che racchiude visibili i resti della casa di*Maria dove la tradizione vuole sia avvenuta l’annunciazione*dell’Arcangelo Gabriele alla Vergine. Nel complesso è visibile l’apporto che ogni nazione credente abbia voluto rendere, con vari mosaici nello stile proprio di ogni Paese.
Ultima sosta al* Giordano, per toccare le acque dove è avvenuto il Battesimo di Gesù. Nel posto dove siamo stati per l’esosa somma di 25$ potevi acquistare una camicia bianca di cotone per immergerti nel fiume stile battesimo. Io sono entrata solo fino alle ginocchia, l’acqua è piuttosto torbida e lì intorno c’erano parecchie nutrie che nuotavano. Ho scoperto che sono della famiglia dei castori, ma sul momento mi sono sembrate molto piu’ simili alla pantegana che al castoro.
La guida ci ha gentilmente regalato il certificato di Pellegrini, rilasciato dall’ente del turismo israeliano a chiunque si rechi a Gerusalemme con un’organizzazione. Anche se non abbiamo fatto con l’agenzia il tour di Gerusalemme sono stati davvero carini.