Dalla fermata metro della Darsena all'ingresso del Palazzo Reale c'è da fare una piccola passeggiata a piedi di circa 5 minuti tra i vicoli di Genova. Per prima cosa, appena entrati, visitiamo i giardini e il cortile d'onore che sono ad ingresso libero. Il giardino pensile che circonda Palazzo Reale è in realtà una meravigliosa terrazza affacciata su via Prè. Spicca il suo lago artificiale di forma ottogonale circondato dal tipico pavimento fatto con ciottoli di mare bianchi e neri, chiamato “Risseau”. Il giardino è anche impreziosito da diverse sculture marmoree.
Mia moglie mostra evidenti segni di stanchezza e abbiamo quattro rampe di scale da fare se vogliamo visitare il secondo piano nobile. Ci stavamo rassegnando a vedere il palazzo solo esternamente ma poi abbiamo scoperto per caso che esiste un ascensore di servizio. Una impiegata del museo era infatti sbucata dal nulla accompagnando delle persone anziane. Le chiediamo se sia possibile usufruire di un passaggio per salire e approfittando del fatto che siamo in pochi ci fa salire con lei fino al secondo piano e accediamo al vestibolo che funge anche da biglietteria del Museo. Il biglietto d'ingresso costa € 6,00 a persona e alla biglietteria ci chiedono di lasciare in deposito lo zaino e la borsa. Abbiamo una guida d'eccezione, un simpatico vecchietto di 87 anni che conosce perfettamente tutti i segreti del palazzo, non potevamo chiedere di meglio.
Il centro storico di Genova è famoso per le sue bellissime residenze nobiliari, tra queste spicca il Palazzo Reale eletto dai Savoia come loro dimora fin dopo l’unità d’Italia. Pur essendo riccamente decorato, ben conservato e ancora completamente arredato è forse una delle regge meno conosciute a livello nazionale. Le volte dei salotti e delle gallerie sono affrescate da alcuni dei nomi più importanti della decorazione barocca e rococò. Tra gli oltre cento dipinti esposti nelle sale si trovano opere dei migliori artisti genovesi del Seicento insieme a capolavori dei Bassano, Tintoretto, Luca Giordano, Anton Van Dyck, Ferdinand Voet e Guercino.
Quello che oggi conosciamo con il nome di Palazzo Reale nasce in realtà nel 1643 come dimora patrizia per volere di Stefano Balbi, esponente di una famiglia di mercanti di seta e banchieri arricchitasi nel secolo precedente accumulando una vera fortuna. Nell'intento del committente la costruzione deve esaltare lo status e il potere raggiunto dai Balbi e per questo ingaggia i migliori artisti all'epoca presenti in città.
Nel 1679 gli eredi vendono il palazzo a Eugenio Durazzo, membro di un’altra potente famiglia dell’oligarchia cittadina. Originari dell’Albania i Durazzo giungono a Genova nel XIV secolo facendo fortuna in poco tempo con la lavorazione della seta, il commercio e le attività finanziarie. Il Settecento che per l’aristocrazia genovese segna l’inizio del declino è il loro periodo di massimo splendore, durante il quale diventano forse la famiglia più ricca e potente della città. Ai notevoli mezzi finanziari si affiancava il potere politico, al punto che Genova nel 1737 può essere definita come la “Repubblica dei Durazzo”.
Coi nuovi proprietari gli interni del palazzo sono ridecorati in uno spumeggiante stile rococò. Viene ingrandito il cortile, edificati i due scaloni e realizzati i grandi terrazzi che danno verso il mare e offrono un’ampia vista sul porto. Dello stesso periodo è anche l’opera più famosa della residenza, la galleria degli specchi, ispirata ai palazzi romani e all’omonima francese di Versailles. I Durazzo sono protagonisti anche nell’ambito del collezionismo accumulando una prestigiosa raccolta di opere d’arte di artisti locali e internazionali del calibro di Tintoretto, Van Dyck e Guercino.
La crisi però giunge anche per loro e nel 1789 iniziano i problemi finanziari che si aggravano con la successiva invasione francese. Le risorse della famiglia si riducono notevolmente tanto che nel 1808 è lo stesso Napoleone a interessarsi all'acquisto del palazzo. Col Congresso di Vienna nel 1815 Genova e i suoi territori vengono annessi al Regno di Sardegna. I Savoia che per secoli hanno tentato di espandersi in Liguria ne sono ora i padroni. Vittorio Emanuele I, non contento della sistemazione provvisoria nel Palazzo Ducale, incarica i suoi funzionari di trovare un nuovo Palazzo Reale.
È il suo successore Carlo Felice nel 1824 ad acquistare a tale scopo la residenza dei Durazzo, comprando in blocco anche arredi e collezioni d’arte che tuttavia devono essere integrate con altri acquisti a causa delle dispersioni derivate dalle difficoltà dei precedenti proprietari. Genova è la seconda città del regno per importanza e il sovrano la preferisce alla liberale Torino nella quale non ama risiedere. Il 1831 è un anno di svolta e il Palazzo Reale di Genova passa in eredità a Carlo Alberto già principe di Carignano e ora nuovo re di Sardegna.
Nel periodo albertino la residenza diventa un vero e proprio palazzo reale, sono allestite le sale del trono, del consiglio dei ministri, delle udienze, il salone da ballo e le scuderie con il maneggio. Carlo Alberto è anche promotore della costruzione del passaggio coperto che univa la reggia su via Prè e alla Regia Darsena, scavalcando con un ponte la strada carrabile. Il secondo piano nobile viene riservato al re e alla regina, l’ala di ponente è predisposta per ospitare il secondogenito di Carlo Alberto che porta il titolo di duca di Genova e al primo piano invece viene allestito nel 1842 un intero appartamento per ospitare l’erede al trono Vittorio Emanuele e la sua giovane sposa Maria Adelaide d’Asburgo-Lorena.
I Savoia trasferiscono dalle residenze piemontesi numerosi pezzi settecenteschi e ritratti dinastici che contribuiscono a dare un’impronta sabauda alla dimora.
Con Vittorio Emanuele II il Palazzo Reale di Genova diventa sempre più marginale e ha come suo ultimo inquilino il duca degli Abruzzi, Luigi Amedeo, che vi abita fino al 1919. In tale anno Vittorio Emanuele III decide di cedere la reggia al demanio.
Nel 1922 il Palazzo Reale di Genova si trasforma in museo, ospitando anche la Soprintendenza ai monumenti della Liguria, e nel 1964 per consentire la costruzione della strada sopraelevata del porto viene demolito il ponte reale che lo collegava alla darsena.
La nostra simpatica guida conosce perfettamente tutti i segreti del Palazzo e ci ha descritto ogni singolo quadro, dipinto o arazzo che ci ha fatto vedere e vi assicuro che sono centinaia. Al secondo piano nobile troviamo una serie di ambienti visitabili al pubblico ricchi di arredi perfettamente conservati. Per esempio il primo ambiente, la sala del Tempo è tappezzata alle pareti da 23 dipinti inseriti in cornici a stucco, secondo la moda barocca. Interessanti Cristo e l’adultera, attribuito a Luigi Miradori, detto il Genovesino, e le due tele di soggetto biblico di Beaumount, artista che lavorò anche a Palazzo Reale di Torino. Accanto alla finestra, Putto con Cani di Domenico Piola.
Da qui si prosegue nella sala delle battaglie ornata da grandi quadri raffiguranti combattimenti navali. Nella sala della Pace si possono ammirare tre grandi imitazioni di arazzi Gobelins realizzate con succhi d’erba su seta, dal viterbese Giovanni Francesco Romanelli. La Sala del Veronese deve il suo nome a una grande tela raffigurante la Cena di Cristo in casa di un Fariseo, copia di un originale del grande maestro veneto, opera di David Corte. L’arredamento è un bell'esempio di barocchetto genovese.
La Galleria degli Specchi è il locale più celebre del palazzo per il suo aspetto fastoso e scenografico. Fatta costruire da Eugenio Durazzo tra il 1682 e il 1685, si ispira alle gallerie dei più famosi palazzi del tempo. Modesta nelle dimensioni, sfrutta il gioco degli specchi per moltiplicare gli spazi. La decorazione a fresco (1730) è di Domenico Parodi, completata da una serie di statue romane largamente restaurate. La galleria nell'insieme delle raffigurazioni che l’adornano costituiva una specie di messaggio morale per i potenti che la frequentavano: affreschi e statue vogliono infatti ammonire per i vizi possono condurre alla rovina coloro che la virtù ha innalzato. Sulla parete di fondo il Ratto di Proserpina, famoso dipinto di Francesco Schiaffino.
Purtroppo le camere del Duca di Genova nell'ala destra del palazzo non erano visitabili. Si prosegue passando per la galleria della cappella per arrivare alla sala del trono. Nella Sala del Trono vi sono due grandi tele di Luca Giordano: Clorinda impedisce l’uccisione di Olindo e Sofronia dalla Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso e Perseo pietrifica Fineo con la testa della Gorgone ispirata a Ovidio.
Si prosegue nella grande sala delle udienze dove, accanto all'ingresso, c’è il “Ritratto di Caterina Durazzo” di Van Dyck.
Nella camera da letto del re vi sono belle allegorie delle “Stagioni” del savonese Bartolomeo Guidobono e il pregevolissimo Narciso di Jan Roos. Si passa quindi attraverso due piccoli ambienti che sono rispettivamente il bagno del re e il bagno della regina per poi proseguire nel salotto giallo e nel salotto bianco.
Il salotto celeste è arredato in stile Luigi XV; mentre l’arredamento del salotto giallo, nello studio della regina, proviene dai palazzi reali del Piemonte. Il salotto della regina ha conservato il suo aspetto settecentesco. La sala è dominata dal Cristo in casa del fariseo di Domenico Fiasella, sensibile all’influsso del Caravaggio. La camera della regina ha invece cambiato l’arredo originale; sulle pareti due ottime tele di Bernardo Strozzi: Santa Chiara e San Lorenzo. La sala dell’aurora prende nome dall’affresco del soffitto, opera di Jacopo Antonio Boni (1760). Sulla parete d’ingresso, “Estasi di Santa Teresa”, bella tela di Bernardo Strozzi.
Nella sala degli arazzi sono presenti alcuni ritratti di principi e sovrani di casa Savoia. Il salone da Ballo, già barocco, fu rifatto nel 1842. Infine la sala dei fiamminghi con alle pareti due interessanti tavole raffiguranti Episodi del martirio di santa Caterina e santa Agnese. Nella parete di fondo un crocefisso di Van Dyck.
La nostra visita si conclude con una passeggiata sul terrazzo esterno con vista sul porto dove si vede bene MSC Meraviglia in attesa dei prossimi crocieristi.
La visita al Palazzo Reale è durata circa un'ora. Recuperati zaino e borsa abbiamo ringraziato la nostra guida e ci siamo diretti verso l'uscita percorrendo questa volta a piedi le due rampe di scala in discesa. Nel portico interno fa bella mostra di se una carrozza reale.
A questo punto mia moglie ha proprio "finito il carburante" e non me la sento di chiederle di visitare anche la cattedrale di San Lorenzo e il Palazzo Ducale. Decidiamo di andare direttamente in aeroporto con molto anticipo rispetto a quanto preventivato. Dalla stazione Darsena riprendiamo nuovamente la metro per Brignole, quindi ritirati i nostri bagagli al deposito usciamo sul piazzale all'esterno di fronte alla stazione dei treni in attesa del Volabus, il servizio urbano che permette di raggiungere l'aeroporto proprio da Piazza Giuseppe Verdi dove ci troviamo.
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