Domenica, 11 giugno - Pomeriggio e sera
Domenica, 11 giugno - Pomeriggio e sera
Eccomi qui a continuare il diario. Mi scuso per l'attesa...
Dopo essere rientrati in nave ed esserci riposati un po', decidiamo di riscendere intorno alle 17.30. Fa sempre un gran caldo, ma si è un po' attenuato rispetto alla mattina, e l'aria è diventata meno afosa. Iniziamo a muovere qualche passo fuori dal porto, e subito si iniziano a sentire persone che suonano nei vicoli.
Dopo qualche altro passo raggiungiamo Plaza de Armas. A me è piaciuta molto: è larga, con un giardino al centro e locali tutto attorno. Qui i bambini corrono e giocano anche in mezzo ai calcinacci, e sono veloci come il vento. Alcuni chiedono di fare delle foto insieme a loro. Nel vederli si prova una grande gioia e anche una certa nostalgia nel pensare che, mentre qui i giochi sono quelli di una volta, da noi quasi tutti iniziano a giocare con il cellulare a 5-6 anni o anche prima. Perdendosi probabilmente la parte più bella dell'infanzia.
Con pochi passi ci si immette nella famosa
Calle del Obispo, che, per intenderci, è un po' come la nostra Via del Corso a Roma. Qui i negozi sono sistemati meglio, anche se non perdono di certo quella caratteristica "decadente" che caratterizza tutta la città. Qua e là ci sono musicisti che cantano e suonano...Passeggiare per le vie dell'Avana è un antidoto alla tristezza. C'è sempre un particolare, anche minimo, che sorprende, fa riflettere e sorridere. Vista dall'esterno, questa caratteristica dei Cubani potrebbe quasi passare per menefreghismo. Li si vede seduti ai margini della strada, davanti ai portoni dei palazzi, apparentemente intenti a non fare nulla. In realtà la vita della stragrande maggioranza della popolazione è dura; chi lavora nel settore del turismo ha una grande fortuna. Eppure, nonostante tutto, sorridono. Coloro che possono usufruire di una connessione ad Internet sono più unici che rari, le loro abitazioni cadono quasi a pezzi. Certe strade sono talmente maleodoranti che bisogna tornare indietro, nei vicoli la notte passano ratti grandi come un gattino di tre mesi. Ma loro sono abituati, è la normalità. Ed è in condizioni come queste che la popolazione è spontanea quando ti sorride. Parlare con loro è bello perché sembra quasi che non abbiano la malizia e l'arrivismo di noi Europei. Viaggi come questo non si ricordano per la magnificenza dei palazzi o il lusso dei negozi. Si ricordano per il calore della gente del posto, per la risata che ti fai parlando - alla meglio, mettendo insieme quattro parole storpiate in spagnolo con un po' di italiano - con un passante per chiedere informazioni. A mio parere, è il più bel genere di viaggio.
Una libreria...
Un tipico locale...Sembra di trovarsi in mezzo alla giungla. Però è davvero molto bello.
Alla fine della strada, si esce proprio davanti al famoso locale
El Floridita, dove lo scrittore americano Ernest Hemingway (trasferitosi poi a Cuba, e chiamatelo fesso) soleva consumare il suo
daiquiri.
E' proprio qui che, in perfetto stile Pechino Express, cercando la strada per la
Bodeguita del Medio (altro famoso locale, conosciuto per essere anch'esso stato frequentato da Hemingway, ma stavolta per il
mojito) mio padre chiede informazioni ad un ragazzo che passava di lì. Ora, la scena era abbastanza comica: costui era (ed è) un individuo alto, mentre noi non abbondiamo in statura. Ricordate Totò, nella famosissima scena dove dice:
"Dunque: noi vogliamo sapere, per andare dove dobbiamo andare, per dove dobbiamo andare? Sa, è una semplice informazione..."
La situazione era simile. Poi, dicendo il nome del locale, questo ragazzo - il cui nome è Osmani - si offre di farci da guida, e ci porta dritti dritti alla meta. Inizia a parlare con mio padre (il quale deve aver sfoderato tutte le sue doti oratorie per capire e farsi capire) e si mettono in testa. Non resisto e faccio una foto...notare la I e la L, entrambi in pantaloncini, con fare sicuro mentre passano per i vicoli dell'Avana.
E, dopo un po', eccoci arrivati al leggendario locale...
Mio padre propone di prenderci tutti un mojito e di offrirne uno a Osmani. Fa caldissimo, la Bodeguita è piena. La nostra guida ci porta "in terrazza". Se c'è un posto che riassume l'essenza dell'Avana, credo sia questo. Rum, musica, caldo. Un locale pieno di scritte, dove quelli che sono passati hanno lasciato la propria traccia scrivendo sui muri, incidendo i tavoli e le sedie, addirittura le travi del tetto. Il luogo dove si sedeva Hemingway, e che qui ha lasciato il famoso autografo con scritto "My daiquiri in El Floridita, My mojito in La Bodeguita" (si trova appeso dietro il bancone, appena si entra, davanti alle bottiglie di rum).
Qui compriamo anche un cd di musica cubana. Più per ricordo che per altro...Osmani ci racconta della vita da quelle parti, delle difficoltà e della povertà. Ride quando mio padre manda giù il mojito quasi tutto insieme, dicendo che i Cubani lo sorseggiano lentamente. E' stato davvero un bel momento. Io sono astemia, eppure ho bevuto un po' di quel cocktail. Io, che non bevo nemmeno lo spumante a Capodanno. Credo proprio che Cuba abbia una magia particolare, almeno su di me.
Finito il mojito, ci accingiamo a salutare Osmani. Mio padre gli dà qualche cuc, e lui ringrazia all'infinito. Dispiace un po' a tutti dover andare per strade diverse, ma si sta facendo sera e non abbiamo ancora finito il nostro giro dell'Avana vecchia.
Hasta luego, e poi ci separiamo. E' solo un arrivederci, dopotutto...
Dopo un breve tragitto arriviamo a
Plaza de la Catedral...
Sosta fotografica, e poi ci ritroviamo nuovamente in Plaza de Armas, che con l'arrivo della prima oscurità assume un fascino particolare.
Ci incamminiamo nuovamente verso Plaza San Francisco. Durante il percorso, Msc Opera appare in tutto il suo fascino, abbellita dal cielo caraibico.
Ed eccoci nuovamente alla base.
Da Plaza San Francisco si raggiunge, dopo qualche vicolo, Plaza Vieja, dove la sera c'è parecchia vita. Questa piazza è molto bella, e devo dire anche ordinata e pulita. I palazzi intorno sono verniciati con colori brillanti e - strano ma vero - non sembrano cadere a pezzi.
Sono circa le 21.00, e la fame inizia a farsi sentire, così come anche la stanchezza. Decidiamo di tornare a bordo. Passare per i vicoli della città la sera è un po' inquietante, perché non tutti sono illuminati, e in alcuni punti le strade sono piuttosto sconnesse. Come dicevo, non è raro imbattersi nei ratti. Le abitazioni hanno i portoni aperti, e faccio un paio di foto all'interno dei palazzi...
La vita di molti Cubani inizia adesso, ma per noi la giornata giunge al termine. Mentre rientriamo sulla nave incontriamo un sacco di gente abbigliata in maniera elegante che esce dal terminal: sono i partecipanti alle escursioni notturne (Tropicana e Habana Cafè). Dopo esserci lavati e vestiti andiamo a cena al ristorante. Ottimo cibo e personale gentilissimo come sempre. Dopo cena facciamo una breve visita al ponte piscina: qui sta avendo luogo la "Fiesta Cubana", con le tipiche danze e le bandierine cubane appese che abbelliscono il tutto. Sarebbe bello rimanere, ma si è fatto piuttosto tardi e domani dovremo scendere nuovamente, perché non abbiamo comprato ancora nessun souvenir per parenti e amici. Così, stanchi ma felici, decidiamo di andare a dormire.
Continua...