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Perù: un viaggio ad "alta quota"

Lasciato questo spettacolare museo siamo stati accompagnati nel quartiere di Sant'Isidro, uno dei quartieri più ricchi di Lima dove si trovano molte eleganti ville circondate da giardini pieni di fiori

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Tra queste ville ce n'è una circondata da numerose sculture: è la casa della scultrice boliviana Marina Núñez del Prado Vizcarra che qui si stabilì nel 1973 insieme al marito, uno scrittore peruviano, e istituì una fondazione che ancora oggi cura questa che è diventata una casa museo. Alcune sculture sono esposte nel giardino.

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Le Case più belle sono inserite all'interno di quello che è chiamato “El Bosque el Olivar” di Sant’Isidro. Si tratta di ciò che resta di un grande uliveto impiantato a partire dal 1560 quando Antonio de Rivera portò le prime piante di olivo da Siviglia. Solo tre di queste piante sopravvissero al loro arduo viaggio nell'Atlantico, ma queste tre furono debitamente piantate e prosperarono. Solo circa duecento anni dopo, nell'oliveto furono registrati più di 2,000 ulivi. Quando il Perù divenne uno stato indipendente nel 1821, c'erano quasi 3,000 ulivi.
Con l’espansione della città parte dell’uliveto è stato eliminato: ora rimangono circa 1760 ulivi che sono protetti e sono previste multe salatissime per chi li danneggia; anche se si trovano all’interno di proprietà private non possono essere tagliati o danneggiati in alcun modo.

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Questo sotto è stato datato con moderne tecnologie ed è stato certificato che ha sicuramente più di 450 anni.


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Lasciamo questo luogo dove regna il silenzio rotto solo dal cinguettio degli uccelli. Non sembra di essere in città. Si possono anche incontrare alcuni animali come le tartarughe negli stagni o gli scoiattoli che saltano da un ramo all'altro.

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Con un breve tragitto con il nostro pulmino abbiamo raggiunto il centro storico e Plaza des Armas o Plaza Major dove si trovano la Cattedrale con l’adiacente Vescovado, il Palazzo del Governo e il Municipio
 
Alcune immagini scattate durante il percorso

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Cattedrale di Lima

Nel 1535 Francisco Pizarro pose la prima pietra della chiesa madre di Ciudad de Los Reyes (antico nome della città di Lima).

L'11 marzo 1540, lo stesso Pizarro, inaugura la chiesa, inizialmente dedicata alla Gloriosísima Asunción de Nuestra Señora. Nel 1541, con la costituzione della diocesi di Lima (elevata ad arcidiocesi nel 1546) da parte di papa Paolo III, la chiesa madre di Ciudad de Los Reyes diviene cattedrale, con la nuova intitolazione a san Giovanni evangelista.

Dal 1542, la cattedrale di Lima viene ampliata e restaurata diverse volte, distrutta, in seguito ai terremoti del 1609 e del 1746, e nuovamente ricostruita.

Nel 1797 terminarono i lavori di costruzione delle attuali torri campanarie. Nel XIX secolo, per lungo tempo non interessata da adeguati lavori di manutenzione, la cattedrale versava in grave stato di degrado, tanto che nel 1893 venne chiusa al culto. Gli ennesimi lavori di ricostruzione, che portarono all'aspetto attuale della chiesa, iniziarono nel 1896 e terminarono nel 1898.

Nel 1921 la cattedrale di Lima fu insignita del titolo di Basilica minore. La chiesa è stata oggetto di restauri dopo il terremoto del 1940 e del 2004.

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L'Arcivescovado

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Il Palazzo del Comune

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Il Palazzo del Governo del Perù (in spagnolo: Palacio de Gobierno), noto anche come Casa di Pizarro, è la sede del ramo esecutivo del governo peruviano e la residenza ufficiale del Presidente del Perù. Il palazzo occupa il lato settentrionale di Plaza Mayor e fu fatto costruire da Francisco Pizarro governatore della Nuova Castiglia nel 1535. Quando la carica di viceré del Perù fu istituito nel 1542, ne divenne la residenza e anche sede del governo. Le modifiche più recenti all'edificio furono effettuate negli anni 30, sotto la direzione del presidente Óscar R. Benavides durante il suo secondo mandato.

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Continua....
 
Prima di lasciare la piazza scatto ancora qualche fotografia ai bellissimi balconi dei palazzi e alla fontana che dicono sia la più antica di tutto il Perù
In realtà la fontana originaria del 1578 è stata sostituita per ordine del Vicerè Conte di Salvatierra nel 1651. Nel 1900 durante alcuni lavori di restauro l'angelo che la sormonta cadde e si ruppe. Venne ricollocata una copia solo nel 1997.
Una curiosità: nel 2018 fu organizzata una festa per commemorarne la prima installazione e fu riempita con 1500 litri di Pisco (un'acquavite considerata una bevanda nazionale) che fu offerta gratuitamente ai cittadini.

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Ci spostiamo verso la vecchia stazione ferroviaria ora diventata un centro culturale di promozione della lettura e della letteratura peruviana. Da questa stazione partiva tutti i giorni Garibaldi quando venne in Perù a lavorare come raccoglitore di Guano. Per poter svolgere questa attività aveva dovuto prendere residenza e cittadinanza peruviana e viveva qui dove l’aria era meno malsana delle zone più umide e malsane della costa dove il guano veniva raccolto. Una targa poco distante ricorda il luogo dove sorgeva la casa di Garibaldi.

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Svoltiamo in un’altra via per andare alla bottega del caffè peruviano. Il Perù non è un grande produttore di caffè ma sembra che il caffè prodotto qui sia di qualità eccezionale. Viene coltivato nelle zone della foresta amazzonica a più di 1500 m di altitudine e ne vengono prodotte diverse varietà.

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Ci fanno sentire l’aroma di diversi caffè e ce ne fanno scegliere due da provare: scegliamo un caffè molto aromatico che ha un sentore di vaniglia e il caffè digerito dal koati più aromatico e con odore di frutta.

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Il koati è un piccolo procionide del Sudamerica a cui vengono fatti mangiare i frutti del caffè; poi i semi digeriti vengono raccolti, lavati, seccati e poi tostati. E’ lo stesso procedimento che viene fatto anche in Indonesia.

Il video riprodotto non è il massimo poichè l'ho registrato da un monitor in un negozio ma fa vedere i Koati all'opera


Abbiamo anche potuto scegliere il metodo di preparazione: con la moka, con la macchina espresso o con il metodo peruviano. Abbiamo scelto quest’ultimo. Prima hanno pesato il caffè che è stato macinato sul momento. La polvere è stata messa in coppette di argilla porosa e sopra è stata versata con movimenti circolari l’acqua calda attentamente dosata e di cui era stata controllata la temperatura. Man mano che il caffè filtrava veniva aggiunta altra acqua. Ne è risultata una bevanda gradevole ma molto più leggera rispetto anche al caffè americano. Il primo caffè era delicato e abbastanza dolce; il secondo, quello del koati, più intenso e con un sentore leggermente acido.

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Uscendo ci siamo trovati davanti questo piccolo spettacolo di strada.

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Passiamo poi in un negozio dove vendono maglie, poncho, sciarpe e tanto altro fatto con la lana di alpaca e ci insegnano come riconoscere la vera lana di alpaca dalle imitazioni che spesso si trovano nei mercatini: al tatto è fredda. Per colorarla vengono ancora usati anche coloranti naturali ottenuti dalle piante o dalla cocciniglia.

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Ma la giornata non è ancora finita e c'è ancora tanto da vedere......
 
Tappa successiva il monastero di San Francesco dove purtroppo non è possibile fare fotografie all’interno della chiesa, del monastero e del museo. Ho potuto fotografare solo la parte “architettonica” del chiostro ma non i quadri e gli affreschi. Le fotografie che troverete allegate sono in gran parte prese dal web.

La basilica e il convento di San Francisco è uno dei luoghi più emblematici e più importanti della città di Lima. Si trova nel centro della capitale, molto vicino alla piazza principale, e la prima cosa che colpisce è la facciata colossale della chiesa, notevole soprattutto per il suo colore ocra e la sua gigantesca copertura.
Questo complesso architettonico è stato costruito, come la maggior parte degli edifici più importanti di Lima, nel 1535, quando Francisco Pizarro arrivò nella città, anche se ha subito restauri e modifiche nel corso della storia.

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Il monastero è famoso soprattutto per quelle che sono chiamate “catacombe” anche se in realtà si tratta di un vero e proprio cimitero cittadino al di sotto della chiesa. Il cimitero ufficialmente è rimasto in uso fino al 1821 quando ne è stato vietato l’uso per ragioni di sanità pubblica; ma ufficiosamente si è continuato ad usarlo fino al 1840 circa. Durante la visita a questo luogo, è possibile vedere numerosi pozzi pieni di ossa, alcuni di loro sono anche messi in posizioni simmetriche. Le Catacombe sono state scoperte nel 1951 e dopo un restauro sono state aperte alle visite.

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Il convento fu istituito nel XVI secolo sulle terre donate da Pizarro ai Francescani ma fu distrutto da un violento terremoto. Il nuovo convento fu inaugurato con grande sfarzo il 3 ottobre 1672, e i lavori di ristrutturazione all'interno del convento continuarono fino al 1729.

Nel chiostro principale sono presenti azulejos che secondo la tradizione furono collocati da Alonso Godínez , nativo di Guadalajara, in Spagna , che era stato condannato all'impiccagione per aver ucciso la moglie: egli durante la confessione prima dell’esecuzione parlò al confessore della sua abilità nel installare azulejos. Senza perdere tempo, il confessore si recò immediatamente al Palazzo del Governo per chiedere la grazia a Godínez, che ottenne a condizione che indossasse l'abito di un fratello laico e non mettesse mai più piede fuori dalla porta del convento. Gli azulejos furono portati direttamente da Siviglia e donati da persone facoltose di Lima.
Sulle pareti del chiostro è possibile vedere alcuni affreschi in gran parte andati distrutti durante i terremoti e numerose tele che raffigurano alcune scene della vita di San Francesco

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L'interno della chiesa

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Nel refettorio si trova una rappresentazione dell'ultima cena con al centro del tavolo un piatto con il porcellino d'india arrostito, piatto delle feste più importanti qui in Perù e Giuda che si indica con il dito.

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In un'altra sala si trova questo grande dipinto dove è raffigurato una sorta di albero genealogico con tutti i francescani più importanti del monastero

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Infine abbiamo visitato la sala capitolare dove bellissime sono le statue lignee lungo le pareti

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Ma è venuto il momento di lasciare Lima e proseguire il nostro viaggio verso Paracas. Salutiamo la guida e risaliamo sul pulmino che ci porterà in giro ancora per i prossimi giorni. Allontanandoci dal centro iniziamo a vedere e poi ad attraversare alcune zone di favelas la cui costruzione è iniziata negli anni ’80 quando migliaia di persone , dalle campagne, si sono riversate in città per sfuggire al terrorismo e alle rappresaglie militari di quegli anni nelle zone interne del paese.

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Quartieri ben diversi da quelli visitati finora e dove vive la maggior parte della popolazione di Lima
 
Il viaggio verso Paracas inizia nel primo pomeriggio e arriveremo a destinazione dopo circa 4 ore di viaggio attraversando zone desertiche a fianco dell'Oceano Pacifico.
La strada che percorriamo è la Pan Americana Sur che costeggia l'Oceano Pacifico attraversando aree desertiche di rara bellezza che le fotografie non rendono.
Alcuni mezzi che percorrono questa strada

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Arriviamo al nostro spettacolare Hotel che è già buio

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L'hotel è situato lontano dal centro della città e siamo anche un po' stanchi della lunga giornata, perciò decidiamo di cenare nel ristorante dell'albergo e sarà una scelta vincente.

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Dopo cena una passeggiata nel parco attorno all'hotel e poi una sana dormita per essere pronti alla terza giornata in Perù
 
Sveglia presto, colazione e ultima foto dal balcone della nostra stanza.

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Richiudiamo le valigie e partiamo con i nostri autisti e la guida che ci accompagnerà al porto per la prima escursione della giornata.

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Paracas è una cittadina affacciata su una ampia baia e si trova all’interno di una grande riserva naturale. Qui faremo una escursione in barca alle Isole Ballestas.

Le isole Ballestas sono soprannominate le “Galapagos del Perù” per la ricchezza di animali che le abitano. Il nome (balestra) deriva probabilmente dall’attrezzo con cui venivano cacciati gli animali. Si trovano a più di 10 chilometri dalla costa e sono degli isolotti e degli enormi faraglioni battuti dal vento e dall’oceano Pacifico, che formano l’arcipelago delle Chicha assieme alle altre isole di Paracas.
Saliamo sul motoscafo dove ci accoglie un ragazzo che parla italiano e che è stato, per qualche tempo, imbarcato su Costa Magica.

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Iniziamo la navigazione ed appena fuori dal porto veniamo avvicinati da un gruppo di delfini. Ci fermiamo per poter fotografare questi splendidi animali.

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Poi il motoscafo riparte veloce verso le isole “guanere”.

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Le Ballestas sono anche chiamate anche “guanere” perché sono il centro di raccolta del guano che viene esportato prevalentemente verso l’Inghilterra. Ogni anno sulle isole vengono depositati circa 15 cm di guano che poi viene raccolto ogni 5-7 anni da persone che si trasferiscono sulle isole per circa 6 mesi.

In effetti ci sono centinaia di uccelli di specie diverse che volteggiano sopra le nostre teste o si posano sulle isole e scogli che sono tutti attorno ma ci dicono che questi sono solo circa il 10% degli uccelli che ci sono stati fino a due anni fa. L’anno scorso qui è arrivata l’influenza aviaria e li ha decimati.

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La macchia scura che si vede sopra quest'isola è un gigante stormo di cormorani

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Questo sotto invece è uni degli impianti da cui il guano viene caricato sulle imbarcazioni che lo portano a riva.

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Riusciamo a vedere anche qualche pinguino e un leone marino che poltrisce su uno scoglio sembra mettersi in posa per noi.

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Tornando verso il porto passiamo davanti a Punta Pejerrey dove è possibile ammirare il Candelabro, chiamato così per la sua forma a tre braccia. Si tratta di un disegno inciso sulla parete della collina che di notte si inumidisce indurendosi poi al sorgere del sole e si mantiene così negli anni visto che qui a Paracas non piove praticamente mai: hanno precipitazioni per 2-4 mm di pioggia all’anno! Ci sono diverse interpretazioni su questo incredibile “disegno”. Alcuni pensano che questo geoglifo, che punta verso il meridione, fosse in relazione con le Linee di Nazca. Altri affermano che fosse una sorta di faro per i naviganti; c’è invece dice che sia la sagoma di un cactus, una pianta sacra alla cultura Chavin. Infine alcuni studiosi ritengono che sia la costellazione della “croce del sud”.

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Ci allontaniamo dalle isole per rientrare in porto e continuare la nostra giornata

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Continua.....
 
Quella visitata da noi è solo una piccola parte della riserva di Paracas. Fondata nel 1975, la Reserva Nacional de Paracas è la più antica riserva marina in Perù. La Riserva è costituita dalla penisola di Paracas, zone costiere e una porzione di deserto tropicale, per un totale di 335.000 ettari: 217.594 ettari sono acque marine e 117.406 ettari sono terraferma . All’interno della Riserva ci sono circa 1.543 specie di flora e fauna: 216 specie di uccelli (nativi e migratori), 19 specie di mammiferi, 52 specie di pesci e 6 specie di rettili.

Avvicinandoci al porto si vedono le numerose barche da pesca, principale attività degli abitanti di Paracas assieme al turismo.

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Attorno alla zona portuale fervono i commerci tra banchi del mercato e ambulanti in bicicletta. E vediamo il primo TukTuk che saranno una costante nel nostro viaggio.

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Ma è ora di rimetterci in viaggio. Risaliamo sul nostro van e ripartiamo.
Ci dirigiamo verso la città di Ica dove sale a bordo la guida che ci accompagnerà alla vicina oasi di Huacachina.
La strada si snoda all'interno del deserto ma è affiancata da costruzioni più o meno improvvisate dove vengono venduti diversi generi alimentari e dove si può consumare un pasto. Lungo la Pan Americana e altre strade non è infrequente trovare cartelli come quello qui sotto dove si pubblicizzano i piatti che possono essere consumati in questa sorta di autogrill: uno dei più frequenti è il caldo de gallina.

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Su queste strade viaggia moltissima gente e molti sono i camionisti e se si passa presto al mattino o nelle ore di pranzo o di cena si vedono moltissimi camion fermi presso queste strutture.
 
La Pan Americana Sur è un tratto di un sistema di strade che dall'Alaska arrivano fino al Cile e poi ancora giù fino ad Ushuaia collegandosi alla Routa 3.
Percorreremo la strada fino ad Arequipa transitando per Ica

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Ai lati della strada stanno aprendo i mercati domenicali dove si può trovare di tutto. Non ci fermiamo a visitarli ma avremo modo di vederne nei prossimi giorni.

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Qui sotto un taxi "ufficiale". Oltre ai mezzi pubblici che operano prevalentemente nelle città o nei collegamenti tra città esistono altri mezzi molto utilizzati. I taxi, molti dei quali abusivi, i pulmini collettivi che transitano lungo tragitti prefissati e che si possono prendere fermandoli sulla strada e i tuk tuk che sono ovunque nei piccoli paesi .

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Poi se proprio non si trova altro si può chiedere un passaggio sul cassone di un triciclo...

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Ma eccoci arrivati alla prima meta della giornata

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L’oasi Huacachina si è formata migliaia di anni fa nel deserto di Ica per l’affioramento di una falda acquifera che ha formato un piccolo lago. Grazie alla presenza dell’acqua attorno all’oasi è sorto un piccolo villaggio che oggi ha vocazione esclusivamente turistica e dove vive un centinaio di persone. Questo luogo è frequentato non solo dai turisti provenienti dall’estero ma anche dai locali. Qui si possono affittare pedalò per esplorare il laghetto o praticare attività sportive, come il sandboarding sulle numerose dune di sabbia che si elevano per diversi metri.

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L’oasi attrae anche molti uccelli acquatici tra cui il pollo d’acqua e aironi.

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Attorno al lago si trovano canneti e piante ad alto fusto come palme, eucalipti e huarango, una specie di carrube.

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Sulla sponda del lago si trova anche la statua di una principessa di cui una leggenda narra che mentre si stava guardando in uno specchio vide un giovane che la stava spiando. Fuggendo lasciò cadere lo specchio che rompendosi formò il lago e il suo mantello strisciando sul terreno creò le dune. Per renderla ancora più mitica la statua la riproduce come una sirena.

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Il luogo, nonostante la bellezza paesaggistica, è troppo turistico. Ho avuto un po' l'impressione di trovarmi in una sorta di luna park.

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Abbiamo mangiato in uno dei tanti locali che si trovano attorno al lago e poi siamo ripartiti per continuare il viaggio verso Nazca.
 
Il tragitto durerà circa 3 ore attraversando un deserto che muta continuamente tra salite e discese verso aree più verdi in prossimità dei corsi d'acqua.
Ora una carrellata di immagini

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Moltissimi sono i camion che incontriamo o che ci precedono. Molti sono carichi di carburante o di acidi, altri di minerali ricavati dalle miniere e cave presenti in gran numero nella zona di Arequipa.
 
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