Il "Monasterio de Santa Catalina", con i suoi 20.000 mq, è una città nella città. Con case, via, piazze, fontane e addirittura il cimitero. Le suore di clausura ora vivono in soli 2000 mq e tutto il resto è stato dato in affitto al comune che lo ha aperto alle visite turistiche.
Il monastero ha una lunga storia. Quando il Vicerè Francisco Toledo venne in visita ad Arequipa fu informato del desiderio di fondare un ordine monacale in città da parte delle famiglie più importanti. Venne così data l'autorizzazione a fondare il "Monastero privato di Monache dell'Ordine di Santa Caterina da Siena"
Qualche anno dopo, Doña María de Guzmán, vedova di Diego Hernández de Mendoza, una donna bella, ricca e giovane che non aveva figli, decise di isolarsi nel monastero in costruzione, rinunciando a questo scopo a tutti i suoi beni. Il 10 settembre 1579 viene firmato il capitolato tra il Consiglio Comunale e il Vescovado e vengono consegnati a Doña María 4 appezzamenti di terreno per il funzionamento del monastero e viene nominata prima Priora del Monastero. Prenderà i voti il 2 ottobre del 1580.
Nel 1582 gran parte del monastero verrà distrutto da un violento terremoto e fu dopo questo evento catastrofico che si optò per la costruzione di piccole case e piccole celle che ha portato alla struttura della cittadella.
Le ragazze che entravano in convento avevano tra i 12 e i 18 anni ed erano di famiglie piuttosto agiate che potevano permettersi di portare al convento la dote richiesta. Chi poteva pagare la dote intera poteva aspirare ai compiti migliori, godeva di una serie di privilegi all’interno del convento e poteva aspirare a diventare badessa. Chi poteva pagare somme inferiori era destinata a compiere i lavori più umili.
Le novizie rimanevano tali fino al compimento del 18° anno e comunque per almeno 2 anni in cui vivevano praticamente recluse in una cella, in solitudine, con un letto, una catino per lavarsi, un vaso da notte e un altare per pregare. Potevano uscire nel chiostro solo un’ora al giorno e i pasti venivano passati loro attraverso la finestra della cella.
Ma entriamo nel monastero..
Appena varcata la soglia ci troviamo in questo cortile circondato da muri colorati di rosso e di fronte a noi l'accesso al primo chiostro con il monito che ci ricorda che stiamo comunque entrando in un monastero di clausura ancora attivo anche se ormai le monache presenti sono solo una ventina
La visita inizia dal parlatorio dove le suore potevano ricevere le visite dei parenti solo una volta al mese ed avere qualche oggetto a d uso privato attraverso una ruota.
Il parlatorio è in un corridoio piuttosto angusto con una serie di panche posizionate lungo il muro di fronte alle grate dietro cui stavano le monache: praticamente si potevano solo sentire le voci delle ragazze e dei loro parenti che venivano a trovarle. La luce arrivava da piccole aperture nel soffitto
Superato il parlatorio, attraverso un vicolo colorato di un azzurro intenso che contrasta con tutto il rosso circostante, arriviamo in un primo chiostro.
Si tratta del chiostro delle novizie su cui si aprono le piccole celle a loro destinate. Lungo i muri perimetrali sono dipinte le invocazioni che le novizie dovevano imparare a memoria.