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Perù: un viaggio ad "alta quota"

Vedendo l'oasi dall'alto, tra quelle colline di sabbia, immagino cosa potrà essere trovarsi li in un giorno molto ventoso
 

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Attraversiamo la città di Palpa a circa 100 km da Ica e a 50 da Nazca. E' la città più popolosa dell'omonima provincia ed ha circa 6000 abitanti. Ecco alcune fotografie della città scattate dal bus.

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Questo sotto è l'ingresso di un'arena per i combattimenti dei galli, ancora particolarmente diffusi in Perù soprattutto nelle zone rurali e dove si scommettono parecchi soldi

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Ancora un'ora di viaggio e saremo a Nazca
 
Nazca (588 m s.l.m.)

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Arriviamo a Nazca, città del dipartimento di Ica dove vivono circa 35.000 abitanti, nel pomeriggio e subito incontriamo la nuova guida che ci accompagna a visitare il museo Antonini fondato da un archeologo italiano. Ancora oggi il museo e gli scavi archeologici sono finanziati in parte da una associazione culturale che ha sede a Brescia e, ci hanno detto, in parte dal Vaticano.

Antonini arrivato nella zona di Nazca era venuto a sapere del commercio illegale di reperti archeologici trovati da alcuni tombaroli. Iniziò le sue ricerche che lo portarono a scoprire sotto una collina la piramide di Cahuachi. Questa piramide portata alla luce si trova in una zona poco distante da Nazca ed è circondata da una trentina di colline simili che potrebbero celare altrettante piramidi.

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La piramide di Cahuachi ha avuto 5 fasi di costruzione nell’arco di circa un migliaio di anni, tra il 500 a.C e il 500 d.C. Le piramidi, nella cultura Nazca, erano centri di aggregazione, di riti religiosi e di sacrifici anche umani. In diversi livelli della piramide di Cahuachi sono state trovate numerose tombe contenenti le mummie di adulti e bambini sacrificati agli dei. Gli scavi hanno permesso di capire i motivi che portarono alla distruzione di parte della piramide ad opera degli stessi Nazca 1500 anni fa e all’abbandono definitivo del sito di Cahuachi. Un fenomeno del Niño particolarmente violento associato ad un violentissimo terremoto portò grandi inondazioni e il crollo di numerosi templi. A questo periodo risalgono la maggior parte dei sacrifici umani ritrovati nel sito ma probabilmente nonostante i sacrifici le inondazioni continuarono così il sito venne incendiato ed abbandonato.

I Nazca erano bravi tessitori e nel museo sono conservate alcune fasce tessute in vari colori che venivano utilizzate per vari scopi tra cui anche quello di fasciare la testa dei neonati per ottenere la deformazione del cranio. In particolare si cercava di ottenere l'allungamento del cranio verso l'alto e questa pratica era utilizzata soprattutto nelle famiglie nobili credendo che questo potesse avvicinare agli dei del cielo ed in particolare al dio creatore.

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Alcune teste sono state trovate con un foro e una corda che serviva per legarle a cinture utilizzate durante alcune cerimonie rituali.

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I Nazca seppellivano i defunti in buche rivestite di pietra posizionandoli in posizione fetale, pronti a rinascere nell’aldilà.

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Il fagotto qui sopra racchiude la mummia di un bambino probabilmente sacrificato e ritrovato presso la piramide di Cahuachi.
 
Nelle sepolture erano anche sistemati diversi alimenti e oggetti in ceramica che sarebbero serviti ai defunti nell'aldilà

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A differenza di altri popoli preincaici i loro strumenti a fiato non erano fatti di legno ma di ceramica

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Alcuni altri oggetti trovati in alcune sepolture hanno permesso di associarle a persone di alto rango, infatti gli oggetti d'oro e quelli decorati con piume provenienti dalla foresta amazzonica erano destinate solo agli appartenenti alle famiglie reali.

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Il pezzo più curioso conservato nel museo è una ceramica che riporta questa figura con un solo occhio e 3 dita in ciascuna mano. Questo ha alimentato la credenza che i Nazca abbiano avuto contatti con gli alieni. In realtà molto più plausibile la teoria che abbiano raffigurato un bambino affetto da ciclopia e da altre malformazioni.

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La regione di Nazca è estremamente secca e già ai tempi di questo popolo fu realizzata una formidabile opera idraulica di condutture sotterranee per portare l'acqua dalle colline circostanti fino in città. Questo acquedotto è ancora funzionante ed utilizzato per l'agricoltura e per usi civili.
In alcuni punti l'acquedotto è visibile in superficie e una parte, restaurata ma ancora nella sua forma originaria, si trova all'interno del museo Antonini.


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Terminata questa interessante visita ci siamo spostati in città e, posate le valigie in hotel, abbiamo fatto un giro. La città non offre praticamente nulla di interessante.
Anzi è piuttosto brutta; ma è conosciutissima e molto frequentata dai turisti per le così dette "linee di Nazca"
Ci sono due strade parallele che collegano la piazza principale della città (Plaza de Armas) e un'altra piccola piazza con dei piccoli giardini. Una strada è quella degli hotel e dei ristoranti, l'altra dei negozi frequentati dai locali.

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Dopo cena ancora una passeggiata sulla via principale dove il groviglio di fili elettrici è impressionante. La strada è piena di gente e vicino all'hotel si sente musica sud americana. Ritornati in stanza scopriamo che il locale dove stanno suonando a tutto volume è proprio sotto la nostra finestra. Comunque a mezzanotte il chiasso finisce e riusciamo ad addormentarci. Domani ci aspetta una nuova giornata "emozionante".
 
Quarto giorno

Oggi è una delle giornate più attese del viaggio: sorvoleremo le linee di Nazca.
Usciamo di buon ora dall'hotel per raggiungere l'aeroporto da cui partiremo e appena uscita non posso fare a meno di fotografare questo altro veicolo tenuto insieme, stavolta, con una corda

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L'aeroporto si trova a pochi minuti dal centro città, in mezzo ad una distesa di sabbia. In realtà più che un aeroporto è una pista da cui partono e arrivano solo i piccoli aerei delle compagnie che effettuano i sorvoli delle linee di Nazca. Entriamo nella sala d'aspetto in attesa che ci chiamino per sbrigare le formalità necessarie prima di intraprendere il volo.

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E' ancora presto e l'aeroporto è ancora quasi vuoto. Ci chiedono i passaporti e ci pesano uno a uno per sistemarci poi sul piccolo aereo nel modo più opportuno per bilanciare il peso e poi ci sediamo ad attendere che venga dato l’ok per il volo. Infatti prima di iniziare i voli turistici parte un volo di ricognizione per verificare se le condizioni di visibilità sono ottimali. Se ciò non accade i voli di ricognizione si ripetono ogni 20 minuti fino a che tutte le figure saranno visibili. Quindi non si può essere sicuri di partire all’ora prefissata o anche proprio di partire. Siamo fortunati e la visibilità è ottima già al primo sorvolo: noi saremo su uno dei primi voli.

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Passiamo l'ultimo controllo e ci dirigiamo verso la pista dove sono allineati tutti i piccoli aerei

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Ed ecco il nostro (ho cancellato il viso delle altre due persone che erano con noi)

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Ed eccoci a bordo del Cessna 207 A che ci porterà in volo, in attesa che salgano i piloti. Ognuno di noi ha dovuto sedersi in un preciso posto che ci hanno indicato in base al nostro peso.

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Indossiamo le cuffie che ci proteggeranno dal rumore e che ci permetteranno di ascoltare le descrizioni di ciò che vedremo fatte dal pilota; allacciamo le cinture e ci prepariamo al decollo.

Alla prossima puntata......
 
Il piccolo Cessna inizia a spostarsi per raggiungere la pista e ci vengono date alcune istruzioni: il volo sarà "acrobatico" poichè l'aereo si inclinerà a destra e poi a sinistra disegnando una sorta di 8 sulle figure per permetterne la visuale sia a chi sta seduto a destra sia a chi è a sinistra. Ci danno alcune indicazioni per non soffrire il mal d’aria e vedere tutte le figure: guardare la punta dell’ala che inclinandosi indica la figura che si sta sorvolando e guardare il meno possibile lo schermo del cellulare. Tutte le foto che ho fatto sono state scattate in “cieco” senza guardare ciò che stavo inquadrando ma devo dire che sono riuscita abbastanza bene nell’immortalare questi enigmatici disegni.

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Ed ecco la pista, l'aereo si mette in posizione e i piloti aspettano il via dalla torre di controllo

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E si parte.......


Ma prima delle fotografie delle Linee di Nazca qualche informazione su questi disegni tracciati nel deserto.

Si parla di linee di Nazca perché le prime ad essere individuate dagli aerei erano proprio le linee che a centinaia si trovano sul terreno. Solo sorvolando la zona a quote più basse (200-300 m) è possibile individuare i disegni veri e propri.

Si ritiene che questi geoglifi siano stati tracciati durante la fioritura della Civiltà Nazca, tra il 300 a.C. ed il 500 d.C. da parte della popolazione che abitava la zona: i Nazca. Le linee sono tracciate rimuovendo le pietre contenenti ossidi di ferro dalla superficie del deserto, lasciando così un contrasto con il pietrisco sottostante, più chiaro. La pianura di Nazca non è ventosa e il clima è piuttosto stabile, così i disegni giganti sono rimasti intatti per centinaia di anni. A causa della sovrapposizione dei motivi, si crede che essi siano stati realizzati in due tappe successive: prima le figure e poi i disegni geometrici. Ciò nonostante, a causa delle caratteristiche del suolo è molto difficile poter datare con sicurezza il periodo in cui furono costruite, specialmente per la difficoltà di applicare il sistema di datazione con il Carbonio 14, che non ha dato risultati soddisfacenti. Gli scienziati si sono avvalsi di altri metodi, come il confronto tra le figure dei geoglifi e quelle trovate sul vasellame della civiltà Nazca.
Questi sotto gli strumenti che furono utilizzati per tracciare i geoglifi.

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Sebbene le linee siano state avvistate con maggiore chiarezza e frequenza con l'avvento dei voli di linea sull'area, esse sono visibili anche dalle colline circostanti tanto che il primo riferimento alle figure si deve al conquistador e cronista spagnolo Pedro Cieza de León nel 1547. Le ipotesi sul significato di queste linee e disegni sono diverse: secondo alcuni studiosi l’intera piana era un luogo di culto e le tracce venivano percorse durante le cerimonie. Questa ipotesi è suffragata dal fatto che per esempio il disegno del colibrì è collegato da una lunga linea con il tempio di Cahuachi.​
Una delle più importanti studiose delle linee di Nazca, Maria Reiche ipotizzò si trattasse di un calendario astronomico. Ella si dedicò per molti anni allo studio e al restauro dei geoglifi e a lei si deve la scoperta di alcuni disegni che ancora non erano stati documentati. Questa ipotesi però fu confutata dall’astronomo inglese Gerald Hawkins.

Ancora altri studiosi ritennero che questi disegni erano dei segnali che sarebbero serviti al dio Viracocha ( il Creatore) per tornare sulla terra e ogni disegno sarebbe da collegare ad un diverso clan del popolo Nazca. E altri che siano collegati al culto dell’acqua: in alcune cavità trovate lungo le linee sono stati trovati prodotti agricoli e resti di animali marini
Tecnicamente le linee di Nazca sono perfette. Le rette chilometriche sono tracciate con piccolissimi angoli di deviazione. I disegni sono ben proporzionati, soprattutto se pensiamo alle loro dimensioni. Queste linee sono la testimonianza di una grande conoscenza della geometria da parte degli antichi abitanti di questa zona.

L'ipotesi più accreditata e realistica circa la loro costruzione induce a pensare che gli antichi peruviani abbiano dapprima realizzato disegni in scala ridotta che sarebbero stati successivamente riportati (ingranditi) sul terreno con l'aiuto di un opportuno reticolato di corde (in maniera simile a come fece Gutzon Borglum, l'artista che scolpì i volti dei Presidenti statunitensi sul monte Rushmore). Quest'ipotesi sarebbe avvalorata anche dai reperti archeologici rinvenuti da alcuni studiosi.

Inoltre, nella zona ci sono molte colline e montagne nell'area di Nazca che avrebbero permesso agli artisti di osservare il proprio lavoro in prospettiva.

Ma ora le prime fotografie del sorvolo. Ci allontaniamo dalla città dirigendoci verso il deserto

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Ed eccoci sul deserto e intravediamo le prime linee

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Oltre a numerose linee e forme geometriche vedremo 17 delle 30 figure presenti nell'area
 
Per prima la balena, rappresentazione di una divinità marina.

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I trapezi e poi, una delle figure più note e misteriose: l’astronauta disegnato sul fianco di una collina. In realtà si tratta di una figura antropomorfa che rappresenta probabilmente uno sciamano con le pupille dilatate per le droghe assunte per mettersi in contatto con gli dei e nulla ha a che fare con gli alieni.

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Tra una figura e l'altra il deserto offre immagini a dir poco incredibili

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La scimmia, con la coda a spirale e con nove dita. I Nazca associavano la scimmia al culto dell’acqua dato che questi animali erano presenti solo in zone boscose e ricche di questo elemento. Il fatto di rappresentarla con 9 dita non è un segno di inaccuratezza ma un segno divino: infatti ritenevano che animali o uomini nati con malformazioni fossero figli del tuono o del fulmine, divinità del cielo.

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Il cane

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La croce


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Il colibrì è uno dei geoglifi più famosi della piana di Nazca, per le sue proporzioni armoniose. La distanza tra gli estremi delle sue due ali è di 66 metri ed è lungo 94 m.

I colibrì erano considerati messaggeri degli dei dalle popolazioni della costa settentrionale peruviana e intermediari tra gli umani ed i condor mitologici nella regione del lago Titicaca. A Puquio, vicino a Nazca erano considerati assistere ai culti rivolti agli dei delle montagne per propiziare la pioggia.

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La spirale che colpisce per la perfezione con cui è stata disegnata.

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Le alghe marine

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Il condor che ha una lunghezza di 130 m ed una apertura alare di 115 m.

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Continua il sorvolo e ogni figura che riusciamo a scorgere è un'emozione
 
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Il ragno è una delle figure più famose della Piana di Nazca e fu la prima ad essere scoperta.

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Il pappagallo

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Il pellicano

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L'alcatraz (l'airone): questa figura, posta di fianco ad un trapezoide, mostra un grande volatile con il collo a zigzag e il becco rivolto ad est. Questo enorme uccello stilizzato ha una lunghezza di 300 m e una larghezza di 54 metri. È considerato dagli studiosi l'"Annunciatore dell'Inti Raimi" (festa incaica di adorazione del sole), perché nelle mattine tra il 20 ed il 23 giugno, la direzione che va dalla testa al becco punta verso il sorgere del sole.

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L'albero e le mani

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Della lucertola sono riuscita a fotografare solo la coda tagliata dal resto del corpo dalla Panamericana Sur; la si vede di fianco all'albero.

Il volo volge al termine; passiamo nei pressi del Cerro Blanco è la duna di sabbia più alta del mondo: alta 1176 m dalla base alla cima

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Una volta atterrati dopo questo emozionante volo partiamo per un lungo trasferimento in bus di circa 10 ore verso Arequipa nostra prossima meta. Il viaggio è effettivamente molto lungo ma i panorami tra deserto ed Oceano pacifico sono incredibili. Abbiamo anche avuto la fortuna di vedere una balena che per ben tre volte ci ha mostrato la sua coda! Ogni tratto di deserto è diverso dall'altro: mutano i colori, le rocce e la sabbia.

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Ci fermiamo in prossimità di un villaggio di pescatori per pranzare e per sgranchire un po' le gambe e qui ho fotografato questo uccello che, ho scoperto giorni dopo, era un condor. Vi domanderete “ma cosa ci faceva un condor sul mare?” Ci hanno spiegato quando abbiamo visitato il luogo chiamato la Cruz del Condor nella valle del Colca che i condor ogni giorno si alzano anche fino a 7000 m di altezza sfruttando le correnti ascensionali e dalla valle del Colca e da altre zone sulle Ande raggiungono le coste dove trovano più facilmente cibo.

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Dopo la sosta si riparte e transitiamo in una zona dove sono presenti alte dune, la più alta è il Cerro d'Arena che da nome anche al paese e siamo investiti da una piccola tempesta di sabbia

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In questo tratto di costa l'attività principale è la pesca. Qui il mare è particolarmente ricco e lungo il deserto oltre ad alcuni piccoli villaggi si vedono anche casette minuscole, praticamente costituite solamente da una stanzetta, che vengono utilizzate dai pescatori nomadi che si spostano lungo la costa nella stagione della pesca.

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