Cambia la rotta, i crocieristi si ammutinano Un guasto all’elica fa modificare la vacanza, scambio di accuse tra società e passeggeri. Ma con cavalleria marinaresca.La scheda: le variazioni della rottaPaolo Crecchi
Degli equipaggi, si sa. Ma che il fascino dell’ammutinamento si diffonda tra i passeggeri è novità che destabilizza, non limitandosi a negare l’autorità del comandante ma attentando a quella, ben più importante, del mercato. Alla Costa Crociere è successo due volte nel giro di ventidue mesi.
L’ultima in questi giorni, nel Mar Rosso, viaggio di ritorno dalle Maldive. Nave: la Costa Marina, varata nel 1990 ma rifatta nel 2002, 393 membri d’equipaggio e 388 cabine, 750 ospiti a bordo disposti a pagare dai 3000 ai 4000 euro per 27 giorni di sogno. Il problema è che il sogno ha avuto qualche risveglio brusco.
Un paio di scali annullati, un guasto all’elica, il ritorno anticipato sia pure di ventiquattr’ore: sono cose che mortificano, ammettiamolo, nei sogni a pagamento non ci possono essere contrattempi. Specialmente se a bordo c’è un pensionato di 62 anni, tal Carlo Sibiglia da Mondovì, che era imbarcato sulla gemella della Costa Marina - l’Allegra - ventidue mesi fa: «In montagna, la prossima vacanza! In montagna!». La Costa Allegra aveva appena evitato un tifone quando si ruppero i condizionatori dell’aria.
Ed essendo la latitudine quella che era, sulla rotta del mar Cinese, più d’un passeggero dovette fare i conti con il caldo umido del clima monsonico. Malori. Isterismi. Finì a petizioni e minacce di carte bollate, con Carlo Sibiglia decisamente rammaricato: «Sono anni che viaggio con questa compagnia e mai, dico mai, mi era successa una cosa simile».
Dopo la seconda, va da sé, non ha ostentato lo stesso aplomb. Capeggiando addirittura la rivolta che ha visto i passeggeri manifestare sul molo egiziano di Safaga, scalo alternativo a quello cancellato di Sharm-el-Sheik: «Escursione a Safaga? Per chi ci avete preso?».
In realtà, assicurano alla Costa Crociere, partendo da Safaga si possono fare le stesse escursioni sulla costa. Ma procediamo con ordine. Gli ammutinati stilano un minaccioso comunicato, intestato “I passeggeri di Costa Marina in crociera dal 15 marzo al 10 aprile”. Lo firmano i rappresentanti italiani Mariano Salis e Carlo Sibiglia, i francesi Paul Ferrara e Roger Sayan, gli spagnoli Celso Francisco Garcia e Antonio Tarife Acosta, i tedeschi Roswitha Schwald e Ingrid Gamroth.
Contestazioni: soppressi gli scali di Mombasa, ancora prima di partire, e poi quelli di Mayotte e Sharm, perché si è rotta un’elica di manovra. La sbarco in Kenia era pericoloso? «La situazione perdurava da mesi e la comunicazione, tardiva, mirava a impedire disdette».
E poi. A Sharm e Mayotte si poteva scendere a terra con le scialuppe, il rimborso offerto dalla compagnia non è sufficiente, il guasto all’elica dimostra che la nave non è all’altezza... «Abbiamo firmato la petizione in 629 su 750 - conferma al telefono Carlo Sibiglia - e sul molo abbiamo manifestato in 500. Io sarò particolarmente inviperito perché mi è già successo di rovinarmi la vacanza, con la Costa, ma non è così che si tratta chi ha pagato migliaia di euro».
La lettera è stata consegnata al comandante, Mauro Muratore, come un’intimazione di resa. Il comandante ha informato la direzione della compagnia, che attraverso lo stesso comandante ha immediatamente replicato agli ammutinati con una lettera di tre pagine. Infondate le accuse tecniche, «un cavo si è avvolto sull’elica di manovra di prua danneggiando le guardizioni di tenuta dell’olio di lubrificazione».
Dettate da ragioni di sicurezza le modifiche alla rotta, a Mombasa è stato «constatato il permanere di una situazione sociopolitica difficile» e i passeggeri sono stati avvertiti il 7 marzo. Impossibile buttare le ancora a Sharm-el-Sheikh senza elica di manovra, «in assenza di rimorchiatori e di fronte alla rilevante profondità dei fondali».
Crociera rovinata? Ma no: «In aggiunta al rimborso completo di un giorno di crociera, o in alternativa alla somma equivalente di due giorni di crociera e al rimborso di eventuali maggiori spese sofferte per il rientro anticipato, la società ha offerto la possibilità di un soggiorno in pensione completa nella città di Genova, con visita ai luoghi di maggiore interesse...».
Di nuovo, da una parte e dall’altra, minacce di carte bollate. E però: «Distinti saluti» da parte della Costa, «Alla Spettabile attenzione della direzione tramite il comandante» da parte degli ammutinati. Cambiano i protagonisti, delle rivolte a bordo, la cavalleria marinaresca mai.
http://www.ilsecoloxix.it/genova/view.p ... 03badbebe4
Degli equipaggi, si sa. Ma che il fascino dell’ammutinamento si diffonda tra i passeggeri è novità che destabilizza, non limitandosi a negare l’autorità del comandante ma attentando a quella, ben più importante, del mercato. Alla Costa Crociere è successo due volte nel giro di ventidue mesi.
L’ultima in questi giorni, nel Mar Rosso, viaggio di ritorno dalle Maldive. Nave: la Costa Marina, varata nel 1990 ma rifatta nel 2002, 393 membri d’equipaggio e 388 cabine, 750 ospiti a bordo disposti a pagare dai 3000 ai 4000 euro per 27 giorni di sogno. Il problema è che il sogno ha avuto qualche risveglio brusco.
Un paio di scali annullati, un guasto all’elica, il ritorno anticipato sia pure di ventiquattr’ore: sono cose che mortificano, ammettiamolo, nei sogni a pagamento non ci possono essere contrattempi. Specialmente se a bordo c’è un pensionato di 62 anni, tal Carlo Sibiglia da Mondovì, che era imbarcato sulla gemella della Costa Marina - l’Allegra - ventidue mesi fa: «In montagna, la prossima vacanza! In montagna!». La Costa Allegra aveva appena evitato un tifone quando si ruppero i condizionatori dell’aria.
Ed essendo la latitudine quella che era, sulla rotta del mar Cinese, più d’un passeggero dovette fare i conti con il caldo umido del clima monsonico. Malori. Isterismi. Finì a petizioni e minacce di carte bollate, con Carlo Sibiglia decisamente rammaricato: «Sono anni che viaggio con questa compagnia e mai, dico mai, mi era successa una cosa simile».
Dopo la seconda, va da sé, non ha ostentato lo stesso aplomb. Capeggiando addirittura la rivolta che ha visto i passeggeri manifestare sul molo egiziano di Safaga, scalo alternativo a quello cancellato di Sharm-el-Sheik: «Escursione a Safaga? Per chi ci avete preso?».
In realtà, assicurano alla Costa Crociere, partendo da Safaga si possono fare le stesse escursioni sulla costa. Ma procediamo con ordine. Gli ammutinati stilano un minaccioso comunicato, intestato “I passeggeri di Costa Marina in crociera dal 15 marzo al 10 aprile”. Lo firmano i rappresentanti italiani Mariano Salis e Carlo Sibiglia, i francesi Paul Ferrara e Roger Sayan, gli spagnoli Celso Francisco Garcia e Antonio Tarife Acosta, i tedeschi Roswitha Schwald e Ingrid Gamroth.
Contestazioni: soppressi gli scali di Mombasa, ancora prima di partire, e poi quelli di Mayotte e Sharm, perché si è rotta un’elica di manovra. La sbarco in Kenia era pericoloso? «La situazione perdurava da mesi e la comunicazione, tardiva, mirava a impedire disdette».
E poi. A Sharm e Mayotte si poteva scendere a terra con le scialuppe, il rimborso offerto dalla compagnia non è sufficiente, il guasto all’elica dimostra che la nave non è all’altezza... «Abbiamo firmato la petizione in 629 su 750 - conferma al telefono Carlo Sibiglia - e sul molo abbiamo manifestato in 500. Io sarò particolarmente inviperito perché mi è già successo di rovinarmi la vacanza, con la Costa, ma non è così che si tratta chi ha pagato migliaia di euro».
La lettera è stata consegnata al comandante, Mauro Muratore, come un’intimazione di resa. Il comandante ha informato la direzione della compagnia, che attraverso lo stesso comandante ha immediatamente replicato agli ammutinati con una lettera di tre pagine. Infondate le accuse tecniche, «un cavo si è avvolto sull’elica di manovra di prua danneggiando le guardizioni di tenuta dell’olio di lubrificazione».
Dettate da ragioni di sicurezza le modifiche alla rotta, a Mombasa è stato «constatato il permanere di una situazione sociopolitica difficile» e i passeggeri sono stati avvertiti il 7 marzo. Impossibile buttare le ancora a Sharm-el-Sheikh senza elica di manovra, «in assenza di rimorchiatori e di fronte alla rilevante profondità dei fondali».
Crociera rovinata? Ma no: «In aggiunta al rimborso completo di un giorno di crociera, o in alternativa alla somma equivalente di due giorni di crociera e al rimborso di eventuali maggiori spese sofferte per il rientro anticipato, la società ha offerto la possibilità di un soggiorno in pensione completa nella città di Genova, con visita ai luoghi di maggiore interesse...».
Di nuovo, da una parte e dall’altra, minacce di carte bollate. E però: «Distinti saluti» da parte della Costa, «Alla Spettabile attenzione della direzione tramite il comandante» da parte degli ammutinati. Cambiano i protagonisti, delle rivolte a bordo, la cavalleria marinaresca mai.
http://www.ilsecoloxix.it/genova/view.p ... 03badbebe4