E' difficile prendere una posizione sui recenti avvenimenti senza cadere in stereotipi, in letture troppo superficiali o tirando bilanci affrettati. In tutta franchezza io mi sono trovato a cambiare opinione più volte nel corso dell'ultimo mese e mezzo. La Libia inoltre è molto diversa dagli altri paesi del Maghreb e del Medio Oriente ed è molto difficile da comprendere per chi non vi sia davvero molto vicino, e gli europei, a mio avviso, lo sono molto poco. Devo riconoscere che ciò che stava accadendo di fronte alle nostre coste negli ultimi giorni mi avrebbe fatto protendere ad un attacco a Gheddafi immediato. Ogni chilometro percorso verso Bengasi mi dava il gusto di un'occasione mancata per dare alla Libia, dopo millenni, un futuro diverso. Naturalmente un cambiamento politico avvenuto senza interferenze esterne, come per la Tunisia (già meno in Egitto) sarebbe stata la via più auspicabile. Ciò che invece mi ha lasciato assolutamente scettico è stato il lungo tempo occorso alla coalizione per intervenire (due giorni in più e la riconquista di Gheddafi sarebbe stata opera compiuta) e che non si sia considerato di intervenire anche altrove. In Yemen, solo due giorni fa la polizia ha ucciso 52 civili. Avvenimenti analoghi si ripetono in Bahrein. Ma, temo, qui siamo troppo vicini per un intervento, al Medio Oriente geograficamente e sostanzialmiente si hanno maggiori timori. Mi domando allora, perchè si interviene in protezione dei civili libici e si resta a guardare tutti gli altri paesi? Questo è il primo segnale che ci sia qualcosa sotto. Si grida, in Libia e ovunque si sia contrari all'azione armata, che si voglia il petrolio libico. Vi pongo allora un quesito, e lo faccio in tutta sincerità, ovvero non conosco la risposta.. Non si interviene in Libia: Gheddafi con la forza riassume il controllo del paese. Non vende il petrolio come si è fatto finora? Penso di si, per la Libia è assolutamente una quantità enorme ed i soldi piacciono a tutti, al Colonnello e famiglia particolarmente. Oppure: si interviene militarmente e si fa cadere il vecchio Muhammar, gli insorti, fra mille difficoltà, lavoreranno, si spera, per creare uno stato di diritto. Essi, poi, non cederanno più il petrolio? E su cosa camperanno? Pertanto mi chiedo, igenuamente, perchè una guerra per il petrolio? Forse soltanto per un sovvertimento degli equilibri su chi sfrutti tale petrolio? Allora sarei d'accordo, altrimenti non capisco. Di neocolonialismo, sinceramente, non ne parlerei. E' un termine che piace a Gheddafi e sul quale ha sempre fatto forza per richiamare adesione e compattezza nel suo popolo. Purtroppo ha quasi sempre funzionato ma in questo momento, almeno in parte, sembra di no.
Partiamo dal principio che nessuno di noi voglia vedere guerre in giro per il mondo. Dobbiamo fare di tutto, diplomaticamente, per evitarle. Qui però la questione mi sembra semplice: o si crede al Colonnello o non gli si crede e allora è difficile non intervenire. Mi spiego meglio: Gheddafi sostiene che Al Qaeda si sia impossessata delle sue città. Egli pertanto reagisce militarmente per liberarle. Il popolo è con lui. Lo scrive pure ad Obama in una tenera lettera... Se così stanno le cose allora sta agendo nella legittimità, anzi, le armi andrebbro inviate a lui per aiutarlo in una cosi nobile ed ovvia operazione. Ma il "nostro" ci ha ormai abituato ai suoi racconti, sin da quando era piccolo e saliva sugli sgabelli di Sirte per arringare i suoi compagni di classe, passando per il colpo di stato, per l'uscita dal governo, per gli scontri con Reagan, per la politica voltafaccia (più la sua che non l'attuale italiana) con l'Italietta degli anni Settanta e Ottanta. Personalmente non gli credo. Se non gli crediamo, allora, in virtù di Norimberga e del passaggio a competenza internazionale della difesa dei diritti dell'uomo, qualcosa bisogna fare. La sola dchiarazione di avanzare verso Bengasi e Tobruk senza pietà varrebbe da sola una riunione Onu. Se non vogliamo tornare indietro fino a prima della seconda guerra mondiale, quando ciò che avveniva all'interno di uno stato era ad appannaggio esclusivo dell'autorità sovrana in quello stato, un provvedimento va preso. Congelamento dei beni, minacce, lusinghe, preghiere non hanno funzionato. Brega, Ras Lanuf, Agedabia cadono a colpi di blindati e di bombardamenti aerei. E' giusto stare a guardare? Direi di no se non tornassero nuovamente in mente le scene apocalittiche dello Yemen, dove parimenti si spara sulla folla. Fece più eco Bava Beccaris un secolo fa che questi stati autoritari al giorno d'oggi, quando ci consideriamo redenti, cresciuti, incivilizzati...
Formalmente, ma ho piena consapevolezza che non sia cosi, la coalizione sta intervenendo non per rovesciare Gheddafi ma per impedire che i militari agiscano sui civili in armi. Gli obiettivi militari sono pertanto i blindati, i velivoli, la contraerea. Ma già oggi si è bombardato Bab el Azizia, ceebre bunker di Gheddafi, per un soffio mancato da Reagan.
Alcune ultime considerazioni. A partire dall'Italia. Trovo l'atteggiamento del nostro paese, nel corso dei 70 anni che ci dividono dalla perdita della colonia, sostanzialmente di due tipi, entrambi eccessivi. Dapprima troppo rigido, altezzoso, intransigente verso il nuovo governo di Re Idris. A seguire, troppo remissivo, accondiscendente, superficiale, interessato. In questo secondo periodo non vedo differenze di rilievo nell'alternarsi dei governi. Ma ciò che non comprendo è il tanto stupore nell'accusa italiana al Gheddafi degli ultimi due mesi. Che i regimi nordafricani, come altri nel mondo, siano stati una farsa di democrazia lo sappiamo tutti. Tutti sappiamo il ricorso alla tortura, all'incarcerazione preventiva, alla corruzione, alla sommarietà dei processi, dal Marocco all'Egitto, passando da tutto il Maghreb e la penisola arabica. E tutti tacevamo, stringendo le mani, sedendoci allo stesso tavolo, facendo profumati affari. Ma da qui a lasciare che pubblicamente un governo bombardi la propria popolazione penso ci sia differenza. Se l'Italia si è fatta mediatrice dele marachelle libiche negli anni Ottanta, si è avvicinata alla Libia, ha chiesto scusa (sinistra), ha risarcito (destra), si è impegnata economicamente, così come la Libia lo ha fatto in Italia, non è essa autorizzata a condannare questi episodi? Io penso che rivedere le proprie posizioni in merito all'evoluzione dell'ambiente che ci circonda sia sintomo di consapevolezza e non significhi essere semplici voltafaccia per convenienza. Anzi, l'Italia avrebbe solo da perdere i propri privlegi intervenendo in Libia. Perchè allora non si schiera con Gheddafi? Manterrebbe il petrolio, l'amicizia, e terrebbe a bada i clandestini...
Un'ultima analisi strategica...Scordiamoci una Blietzkrig. Le complicazioni in un conflitto del genere possono essere molte e occorre ancora valutare molti punti ancora poco chiari.
- Quanta popolazione è veramente con Gheddafi? Occorre scindere chi segue veramente il Colonnello e chi è invece costretto a farlo per timore o perchè vive in zone sotto il loro controllo;
- Gheddafi non può chiaramente competere a livello militare con la coalizione con la quale sta combattendo. Ma è possibile che i militanti fedeli al Rais si mescolino alla folla di civili in ogni centro urbano, abbandonando l'avanzata con i mezzi. Questo escluderebbe l'azione aerea degli occidentali, obbligandoli o all'intervento di terra o alla rinuncia di un ruolo protagonista, tornando alle sanzioni.
- Il governo riceve armi dal Mali, Sudan, Algeria, Mauritania. Attraverso il deserto passa di tutto. Non sono armi che possano intimorira Eu e Usa ma i traffici del genere potrebbero allargare il conflitto in altri paesi.
- Il magnetismo del Rais, o comunque la situazione in genere, potrebbe attrarre gli antioccidentali di tutti i paesi del maghreb. E ovunque in questo periodo i governi sono deboli per evitare un evetuale loro coinvolgimento alla causa dei lealisti libici.
- La destabilizzazione in Egitto apre nuovamente la questione dei Fratelli Musulmani, recentemente calmatasi con la loro immissione nel parlamento egiziano.
- Gheddafi ha minacciato a lungo di un probabile coinvolgimento qaedista ed ha senz'altro mentito. Ma che in zone prive di governo possano avanzare celle terroristiche, ostacolando la formazione di nuovi sistemi governativi ed insediandosi in territori ove prima non vi erano è ipotesi reale.
- Dalla compattezza iniziale della volontà di intervenire si sta mano a mano tirando indietro un certo numero di paesi. La Russia non è mai stata convinta ma se fosse stata contraria avrebbe posto il veto da subito. Adesso invece deplora. La Cina ha interessi troppo grandi in Libia per favorire l'Occidente a mettervi piede. La Lega Araba era concorde, adesso non rivede la sua posizione ma non esulta ed alcuni paesi arabi hanno rivisto la propria posizione. Chaves non lo consideriamo neanche...
- L'Italia doveva essere uno dei paesi che offriva basi, assieme a Francia, Spagna, Grecia, Malta, Cipro e persino, si è ventilato, Turchia. Adesso la Turchia è contraria all'intervento, la Francia utilizza pochissimo la base in Corsica, a Cipro la base di Akrotiri ospita solo qualche velivolo inglese. Malta ha negato le sue due basi, Creta è sparita dall'elenco, così come la Spagna. Il timore è che andando avanti con il tempo la coalizione sia sempre meno coesa.
- Giusto o sbagliato che sia l'intervento, anche se fosse breve e anche se mandasse il Rais nel deserto, da dove proviene, i giochi non sarebbero fatti. Tripolitania e Cirenaica sono divise da sempre, politicamente, geograficamente, culturalmente e socialmente. La dittatura, per quanto negativa in tutto e per tutto, è però riuscita ad appiattire questo dualismo. Adesso riemergerà. La Libia è un grandissimo agglomerato di tribù che vive di un delicato equilibrio. Paradossalmente, è più efficace un guida autoritaria che non un Parlamento. Ma averne uno sarebbe un'immensa possibilità di crescita, di sviluppo, di evoluzione. La Libia è un paese bellissimo, da sempre chiuso al turismo. I libici sono persone accoglienti, affabili, molto colte ed istruite, molto intelligenti. Ma la loro intelligenza è da sempre repressa, convogliata, censurata. Mi auguro davvero che il Paese abbia un futuro come merita e che abbia la possibilità, per la prima volta in millenni, di governarsi da sola. Certo è che avrei preferito che da sola arrivasse a prendere il potere di se stessa. Il leader dell'esercito ribelle ha dichiarato di esser felice dell'intervento francese ma che avrebbe preferito vedere aerei arabi sorvolare su Bengasi...
Un saluto a tutti.