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Uzbekistan: mille sfumature di blu

Visitiamo la madrasa Sher Dor o Porta dei Leoni che è stata costruita tra il 1619 e il 1636. In origine ricevette il nome dell’architetto che la costruì ma fin da subito la popolazione la chiamò Sher Dor per la presenza dei mosaici sull’aiwan della facciata principale dove compaiono due grandi leoni (o forse tigri). In origine la scena raffigurata era stata interpretata come una scena di caccia ma successivamente, data anche la funzione della madrasa e il fatto che le gazzelle sono raffigurate con il capo rivolto all’indietro, è stato stabilito che i leoni (i giovani studenti) inseguono la conoscenza (rappresentata dalle gazzelle). Su tutto campeggia il sole reminiscenza zoroastriana. Questo mosaico è ritenuto molto interessante per il fatto che non viene rispettato il divieto islamico di raffigurare visi e animali che abbiamo visto già non rispettato nella madrasa di Nadir Divan-begi a Bukhara eretta nella stessa epoca (1622).

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Ai lati si trovano due torri ed è sormontata da due meravigliose cupole scanalate

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All'interno il grande cortile su cui si affacciano le celle degli studenti e dove sono disposti i grandi "divani" dove le persone possono sedere su tappeti e sorseggiare the verde su bassi tavolini posizionati nel centro del divano

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Infine ci spostiamo alla madrasa di Ulugh Bek, la più antica della piazza; ha un portale imponente affiancato da alti minareti. Il pannello di mosaico sopra l’arco d'ingresso è decorato da ornamenti con stilizzazioni geometriche che richiamano le stelle (il suo committente fu anche scienziato e astronomo). Il cortile quadrato è circondato da celle dormitorio in cui gli studenti hanno vissuto. Questa madrasa è stata una delle migliori università nel secolo XV dove si studiava il corano ma anche matematica, filosofia e astronomia.

Oggi all’interno delle celle trovano spazio piccole botteghe artigiane e caffè.

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Lasciando piazza Registan passiamo accanto al Bazar Cupola Chorsu. Chorsu significa incrocio: infatti questo edificio era stata costruito nel XV secolo dove si incrociavano ben quattro strade che collegavano Samarcanda ad altrettante città. Si tratta di un padiglione esagonale sormontato da una cupola centrale e da 6 cupole più piccole su ogni lato. Qui si incontravano commercianti e uomini d’affari provenienti dalle zone circostanti. All’inizio del XVIII secolo l’edificio fu ricostruito e divenne un negozio di copricapi.

L’edificio finì poi 3 metri di terra ed è stato riscoperto e restaurato nel 2005.

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Percorriamo un lungo viale e arriviamo alla moschea Bibi Khanum o Bibi Khanym.

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Ed eccoci all'ingresso del sito

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Questa mastodontica moschea fu fatta costruire da Tamerlano in onore della moglie tra il 1399 e il 1404 con le ricchezze razziate nella campagna di conquista dell’India. Doveva diventare la più grande moschea di tutto il mondo islamico e quando fu terminata aveva una enorme cupola, un alto portale rivestito di marmo, un immenso giardino circondato da gallerie e da 300 colonne di marmo. E numerosi minareti. Già dopo poco che la costruzione fu terminata iniziarono ad essere evidenti i problemi di stabilità di un edificio così imponente. Parti della cupola iniziarono a crollare e con il passare del tempo, la mancanza di manutenzione e restauri e diversi terremoti contribuirono alla quasi completa distruzione della moschea. Inoltre a seguito del definitivo abbandono a partire dal XVI secolo molti materiali utilizzati nella costruzione furono saccheggiati.

Oggi rimangono parte del portale d’accesso al giardino (che da accesso al sito), il portale della moschea che dava accesso alla sala di preghiera il cui accesso è oggi interdetto (ho fatto le foto attraverso la cancellata), una cupola minore e due minareti troncati. Tutt’attorno si vedono i resti delle colonne di marmo che circondavano i giardini.

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Secondo una leggenda, la moschea fu costruita dall’amata moglie di Timur Bibi-khanum in onore del ritorno di suo marito da una campagna in India. Secondo il suo piano, la moschea doveva diventare la creazione più ambiziosa di Samarcanda. L’architetto, che diresse la costruzione della moschea, si innamorò perdutamente della bella regina e in ogni modo ritardò il completamento dell’opera. Bibi Khanum era furiosa per questo ritardo, poiché Timur sarebbe dovuto tornare molto presto e l’edificio non era ancora pronto. Quando la regina chiese che l’architetto si affrettasse con la costruzione della moschea, l’architetto le pose una condizione: l’edificio sarebbe stato pronto in tempo se gli avesse permesso di baciarla.

In risposta, la regina ordinò al servitore di portare le uova dipinte in diversi colori e disse all’architetto: “Guarda queste uova. Solo in apparenza sono tutti diversi, ma dentro sono tutte uguali. Queste siamo noi le donne! Posso darti una qualsiasi delle concubine che desideri. ” Quindi l’architetto ha chiesto di portare due bicchieri: uno di loro ha riempito d’acqua e l’altro di vino bianco: “Guarda questi bicchieri: sembrano uguali. Ma se ne bevo uno, non sentirò nulla; se ne bevo un altro, mi brucerà. Quello è amore!”

Quindi la regina dovette concordare con le condizioni dell’impudente architetto, ma il suo bacio fu così appassionato che una traccia luminosa rimase sulla guancia delicata di Bibi Khanum. Bibi per celare il segno del bacio sul suo viso indossò un velo e ordino che tutte le donne del regno facessero altrettanto. Quando Timur tornò dalla campagna in India fu molto felice del dono di sua moglie, una maestosa moschea del venerdì, ma si accorse della traccia lasciata dal bacio sul viso della moglie e ordinò che l’architetto e la moglie fossero buttati giù dal minareto più alto.
 
I danni subiti dall'edificio sono evidenti anche nelle aree esterne

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Nel giardino si trova un enorme leggio di pietra che doveva accogliere un grande corano. Una credenza diffusa a Samarcanda ritiene che se una donna cammina carponi sotto questo piedistallo avrà molti figli e fino a qualche tempo fa capitava che i turisti vedessero qualche donna “gattonare” attorno alla pietra. Ma da qualche tempo l’amministrazione ha fatto mettere una teca di vetro attorno al leggio per evitare questa pratica.

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Ma ora è il momento di visitare il mercato più grande e frequentato di Samarcanda. E’ costituito da un grande padiglione centrale circondato da altri padiglioni nelle vie circostanti e banchi di merci di tutti i tipi. L’accesso principale è segnalato da tre archi decorati con ceramiche i cui decori ricordano quelli delle madrase di piazza Registan.

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Una volta varcato l’ingresso ci si trova immersi in un mondo di colori e profumi di spezie.

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Alcuni hanno un modo di presentare i prodotti ineguagliabile!
Mi sembra anche che le condizioni igieniche siano buone, soprattutto rispetto ad altri paesi islamici.
 
Alcuni hanno un modo di presentare i prodotti ineguagliabile!
Mi sembra anche che le condizioni igieniche siano buone, soprattutto rispetto ad altri paesi islamici.
Vedendo l'ordine nell'esporre le varie merci penso che dovremmo noi imparare...
L'esposizione era molto scenografica e mi ha ricordato un po' quella della boqueria di Barcellona ma le condizioni igieniche non erano proprio il massimo. Dalle fotografie non si vede la quantità di mosche che volavano sulle cari appese e sulla frutta secca; in più all'interno del mercato volavano diverse tortore che si appoggiavano sui banchi. Anche la carne appesa fuori dai frigoriferi con temperature che hanno sfiorato anche i 30°C non è il massimo dell'igiene e della corretta conservazione degli alimenti.
 
Dopo il pranzo ci aspetta il mausoleo di Amir Timur la cui grande statua si trova proprio vicino al nostro albergo. Il re è ritratto seduto, con uno sguardo severo.

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Noi lo conosciamo come Tamerlano ma i Samarcandesi si risentono se lo chiamiamo così poiché il nome Tamerlano deriva dall’espressione Timur-i-Lenk che significa “Timur lo zoppo”.

Timur nella seconda metà del XIV secolo creò un vasto impero i cui limiti si estendevano dall’Asia Centrale e Persia orientale sino alla Mesopotamia e fece di Samarcanda una splendida capitale del suo regno.

Quando morì fu sepolto nel mausoleo di Gur-e-Amir (“la tomba dell’emiro”), gioiello dell’architettura timuride. Eretto per il nipote favorito del sovrano, Mohammed Sultan, morto improvvisamente nel 1403, finì per ospitare anche le spoglie di Tamerlano e di altri illustri esponenti della sua dinastia. Il celebre mausoleo, a pianta ottagonale, è caratterizzato da una grandiosa cupola azzurra e da un iwan ornato di arabeschi e di raffinati motivi geometrici.

La decorazione esterna della muratura consiste di piastrelle blu, bianche e azzurre disposte secondo motivi geometrici, insieme ad epigrafi poste su una base in mattoni di terracotta. La cupola (15 metri di diametro e 12,5 di altezza) è anch'essa di colore blu brillante, decorata da stelle ed punti bianchi. Le scanalature sono molto evidenti.
Il sontuoso portale che da accesso al cortile in cui si trova il mausoleo è stato fatto costruire successivamente dal nipote di Ulug Bek.

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