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Uzbekistan: mille sfumature di blu

Poi il viaggio verso Samarcanda riprende. Attraversiamo una zona di frutteti e di serre dove vengono coltivate piante che all’aperto non resisterebbero come limoni, arance, pomodori e altro.

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Trasloco in corso 😂

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Passiamo accanto a una delle pochissime sardobe che si sono conservate e all’adiacente caravanserraglio Rabat -i Malik.

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Il nome di questo caravanserraglio, Rabat-i Malik, significa Fortezza del Re perciò si pensa che in origine fosse una residenza estiva reale e solo in un secondo momento sia stato trasformato in caravanserraglio. Questa ipotesi è supportata anche dalla scoperta di alti muri e colonne che a quei tempi caratterizzavano solo le residenze dei khan. La costruzione risale al periodo tra la fine del XI secolo e l’inizio del XII.

In origine la fortezza era un’imponente struttura rettangolare lunga 100 metri agli angoli della quale c’erano torri di oltre 15 metri; all’interno si trovava una moschea, una lunga galleria, un hammam, e diversi alloggi e stalle. Di tutto ciò oggi è rimasto solamente l’alto portale recentemente restaurato.



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Il complesso del caravanserraglio e della sardoba di Rabat-i Malik dei secoli XI-XII è unico non solo per l'Asia centrale, ma anche per l'intero Oriente musulmano, in quanto rappresenta un esempio preservato delle antiche strutture costruite lungo le rotte della Grande Via della Seta.

Avvicinandoci a Samarcanda iniziamo a vedere degli insediamenti industriali che sono sorti attorno ad un aeroporto costruito dai russi e che poi è stato adibito esclusivamente al trasporto commerciale.

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E poco dopo appare la periferia della città.

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Il primo impatto con questi alti e moderni palazzi fa scemare l’idea che avevo di Samarcanda: una città che ancora aveva il fascino dei tempi della via della seta….. In realtà è una città moderna in forte crescita; ovunque si vedono nuove costruzioni e gru.

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E’ la seconda città per popolazione dopo la capitale Tashkent e la maggior parte degli abitanti non parla l’uzbeko ma il tagiko di origine persiana. Infatti nella sua storia lunga 2700 anni fece parte del primo impero persiano.

Fondata tra il VII e il V secolo a.C., Samarcanda era già una importante città sotto l’influenza persiana quando Alessandro Magno la conquistò nel 329 a.C.

Tra il VI e il XIII secolo visse il periodo di massima espansione anche in termini di popolazione e fu conquistata dagli arabi che convertirono all’Islam gli abitanti della città, fu poi riconquistata dai persiani e da diverse dinastie turche che ne fecero una delle città più ricche di tutto il mondo islamico. Nel 1220 fu saccheggiata dai mongoli di Gengis Khan e gran parte degli abitanti fu uccisa. La città impiegò decenni per ristabilirsi.

Artefice della rinascita di Samarcanda fu Amir Timur (da noi conosciuto come Tamerlano) che nel 1370 la scelse come capitale del suo impero. La ricostruzione durò ben 35 anni.

Anche suo nipote Ulugh Bek, nei suoi 40 anni di governo, contribuì allo sviluppo soprattutto culturale della città facendo costruire diverse madrase in cui si studiavano anche scienze, matematica ed astronomia.

Nel XVI secolo gli Uzbeki spostarono la capitale a Bukhara e Samarcanda iniziò un lento declino e nel XVIII, secolo dopo un assalto dei Persiani, , la città fu abbandonata. L'emiro di Bukhara tentò di ripopolare la città alla fine di quel secolo.

Nel 1868, la città fu conquistata e divenne parte dell'Impero russo; diventando successivamente alla caduta degli zar capitale della Repubblica Socialista Sovietica Uzbeka dal 1925 fino al 1930. Infine dal 1991 fa parte della Repubblica Uzbeka.


Avvicinandoci al centro i palazzi assumono un aspetto più “classico” e molti costruiti durante il periodo zarista.

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Questo bel palazzo bianco e azzurro era la sede della banca russo-cinese che fu aperta a Samarcanda nel 1895; l’edificio è stato recentemente restaurato, al suo interno si trovano un museo dedicato alle relazioni uzbeko-cinesi, tra cui seta e ceramica, e l’ufficio del Rettore dell’Università.

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Questa la sede dell’Università del Turismo Internazionale aperta nel 2018 a testimonianza dell'importanza e della crescita del turismo in Uzbekistan

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Arriviamo al nostro albergo giusto in tempo per posare le valigie e si riparte per raggiungere la casa di una famiglia uzbeka dove assaggeremo il Plov fatto secondo la ricetta di Samarcanda.

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Veniamo accolti in un grande cortile coperto ai cui lati si aprono le stanze in cui vive la famiglia: nonni, zii, figli e nipoti tutti insieme.

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Veniamo accolti in un grande cortile coperto ai cui lati si aprono le stanze in cui vive la famiglia: nonni, zii, figli e nipoti tutti insieme.

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Sul fondo della pentola sono già state cotte le carote gialle e la carne con cipolle e olio di lino, cotone e girasole, più un’altra miscela di oli di cui viene custodito il segreto e che ogni famiglia si fa preparare appositamente secondo una propria ricetta. Sopra viene messo il riso e questo è il risultato.

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Terminata l’ottima cena la guida ci accompagna a vedere piazza Registan e decidiamo di fermarci per assistere allo spettacolo delle luci mentre lui torna a casa e lascia libero anche l’autista. Siamo abbastanza vicini all’hotel e torneremo a piedi. Di solito lo spettacolo viene fatto verso le 8 di sera ma l’orario può cambiare a seconda della stagione. Stasera oltre allo spettacolo delle 20.00, che abbiamo perso poiché stavamo ancora cenando, ce ne sarà un altro alle 22.00 perché è una giornata festiva: la festa dei maestri. In questa giornata festiva per tutti, si vanno a trovare i propri maestri portando loro un dono.

Piazza Registan illuminata mi lascia senza fiato

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E poi lo spettacolo inizia!

Sulle pareti della madrasa Tilya-Kori vengono proiettate immagini luminose che ripercorrono la storia della città dalla preistoria fino al 2015. Tutto l’impianto di luci e di proiezione è stato donato alla città da un ricco petroliere uzbeko nativo di Samarcanda ed è stato realizzato da una ditta tedesca. Lo spettacolo dura circa mezz’ora e l’ho filmato tutto ma è troppo lungo per caricarlo. Ho estrapolato alcune immagini e potete trovare tanti video sul web. E’ veramente uno spettacolo imperdibile se andrete a Samarcanda.

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Il giorno dopo ritorniamo a piazza Registan che in persiano significa “luogo di sabbia” o “deserto”; era il cuore dell’antica città di Samarcanda e in questa piazza la gente si riuniva per ascoltare proclami reali o per assistere alle esecuzioni. E’ delimitata da tre madrase: a sinistra la madrasa di Ulugh Bek (1417-1420), sul fondo la madrasa Tilya Kori (1646-1660) e a destra la madrasa Sher-Dor (1619-1636)

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La prima madrasa che visitiamo è la Tilya-Kori il cui nome significa “decorata con l’oro”; ha una facciata simmetrica con due piani di celle che si affacciano sulla piazza ed un alto portale sontuosamente decorato su cui spiccano elementi dorati. Ai lati è affiancata da due torri. All’interno è presente un ampio giardino su cui si affacciano altre celle. La maggior parte delle decorazioni era andata persa ma la madrasa è stata restaurata nel secolo scorso.
E’ la madrasa più recente della piazza, costruita tra il 1646 e il 1660 sopra i resti di un caravanserraglio
Nella parte occidentale della Madrasa si trova la moschea, coronata da una grande cupola smaltata.

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La sua decorazione interna stupisce per la quantità di oro applicato alle pareti su una base di carta pesta. Per lungo tempo questa moschea è stata la moschea principale di Samarcanda. Alcune parti dei muri non sono stati restaurati per far vedere la base su cui viene applicata la decorazione e in alcuni punti sono visibili dei fori appositamente praticati per favorire l’eliminazione dell’umidità causa principale del deterioramento delle decorazioni.

questo l'ingresso alla moschea

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e questi gli interni

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