Ciao Rodolfo, vedo con piacere che mi hai letto, tuttavia non trovo più il mio post, non ho capito bene se è stato pubblicato (scusate la nota).
Comunque, per quanto riguarda la tua osservazione, sono perfettamente d'accordo: poteva comunque risalire sulla nave, o almeno riavvicinarsi ai soccorsi. Volevo solo evidenziare che tra scendere dalla nave per paura ed essere costretto a farlo c'è una bella differenza, e che comunque su questo non ci sono ancora certezze ma forti apparenze.
E questo fa la differenza, secondo me, tra l'essere civili e l'essere belve: garantire il giusto processo e l'equità del giudizio anche quando una persona appare o è indifendibile. E l'ordinamento giuridico italiano dice che lui ancora non è stato condannato.
Invece, mettere subito alla gogna uno e uno solo, concentrare con lui l'odio di milioni di persone mi sembra una cosa troppo semplice e credo che potrebbe far sfuggire la complessità della vicenda.
Perchè poi l'utilità degli eventi tragici sta nel comprenderli, fare STORIA, ed imparare, ad esempio raffinando i sistemi di sicurezza, le procedure di controllo da parte degli enti e dalle autorità; ho il timore che qui, dando la colpa ad uno solo, con la compagnia che lo scarica, la capitaneria che si agita e il procuratore che lo vuole sbattere in carcere si rischi di non imparare nulla per quanto riguarda lo sviluppo "globale".
La mia osservazione è motivata in parte dall'episodio di Chernobyl.
Non so se molti sanno la storia giuridica, comunque una prima commissione individuò in alcune persone della sala controllo del reattore gli unici e i soli responsabili dell'incidente. Prima causa dell'incidente: errore umano.
Anni dopo, emersero alcune lacune nel sistema che provvedeva alla loro formazione (non conoscevano tutti i dettagli di un reattore adatto anche a produrre plutonio per uso militare), nella natura fisica del sistema, nella sua progettazione, nei sistemi di controllo automatici (che erano escludibili)..insomma, la prima causa dell'incidente fu poi inviduata nella progettazione del reattore (non era, come si dice a Firenze, "a prova di bischero", o almeno non tanto quanto altri reattori...).
Gli uomini avevano sbagliato, si, ma nel contesto di una cultura della sicurezza che a livello globale non era adeguata alla delicatezza dell'oggetto.
Scusate il paragone azzardato, ma spero che si sia capito il senso ultimo dell'intervento:
1) evitare processi sommari
2) cercare di far emergere la complessità della cosa in modo da far progredire sul lungo periodo l'intera cultura della sicurezza..
L'arte di navigare è vecchia di millenni, ma le situazioni possono cambiare (qualcuno ha parlato del fatto che navi da 4000 passeggeri sono nate negli ultimi decenni) e tutto il sistema può ancora evolversi, (forse!).
Ho pensato che questo forum, animato da persone anche molto competenti, fosse il contesto più adatto a questo tipo di conversazione. Grazie