vinniem
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Solidarietà e affetto sincero alle vittime di questa ennesima strage ed ai loro familiari. Certe cose non dovrebbero mai accadere. Men che meno nei confronti di persone inermi che, in fin dei conti, non stanno facendo niente di male. Se non "omaggiando", con la loro visita, una civiltà millenaria che merita rispetto.
Tuttavia, detto questo, personalmente sono arciconvinto che la "politica della fuga immediata" da certe aree, da parte delle compagnie turistiche/aeree/di navigazione, al momento del verificarsi di attentati, equivalga a dire a questa teppaglia "Ok, bravi: avete vinto voi! Diteci dove volete che viaggiamo. E dove invece volete che NON andiamo...".
Di questo passo, un attentato qua e un attentato là, ci ridurremo davvero a dover visitare solo la Sardegna, la Sicilia e qualche altro porto minore in Adriatico.
In pratica, il terrorismo sta condizionando la nostra vita al punto che, se solo volessero, basterebbe un attentato in uno Stato meta abituale di crocieristi, perché immediatamente quello scalo venga cancellato dagli itinerari...
Insomma, capite che, andando avanti su questa linea, questi avranno il controllo totale delle nostre vite, delle nostre economie, delle nostre società.
E questo, nonostante i rischi del caso, credo sia qualcosa di inaccettabile.
Inoltre, ciò che trovo insopportabile, è questa sperequazione tra Stati di serie A e Stati di serie B. Voglio dire, Parigi ha subìto diversi attentati (tra quelli andati a segno e quelli sventati) ed è tuttora sotto pressione da parte del terrorismo internazionale. Tuttavia, nessuna compagnia si è mai neanche sognata di cancellare alcuna meta abituale su territorio francese dai propri itinerari.
Esattamente il contrario di quanto successo per Algeria, Egitto e, non ultima, la Turchia.
E, anche se mi rendo conto dei rischi che obiettivamente si corrono a mantenere "aperte" queste destinazioni, trovo che la soluzione sia quasi peggiore del problema...
Tuttavia, detto questo, personalmente sono arciconvinto che la "politica della fuga immediata" da certe aree, da parte delle compagnie turistiche/aeree/di navigazione, al momento del verificarsi di attentati, equivalga a dire a questa teppaglia "Ok, bravi: avete vinto voi! Diteci dove volete che viaggiamo. E dove invece volete che NON andiamo...".
Di questo passo, un attentato qua e un attentato là, ci ridurremo davvero a dover visitare solo la Sardegna, la Sicilia e qualche altro porto minore in Adriatico.
In pratica, il terrorismo sta condizionando la nostra vita al punto che, se solo volessero, basterebbe un attentato in uno Stato meta abituale di crocieristi, perché immediatamente quello scalo venga cancellato dagli itinerari...
Insomma, capite che, andando avanti su questa linea, questi avranno il controllo totale delle nostre vite, delle nostre economie, delle nostre società.
E questo, nonostante i rischi del caso, credo sia qualcosa di inaccettabile.
Inoltre, ciò che trovo insopportabile, è questa sperequazione tra Stati di serie A e Stati di serie B. Voglio dire, Parigi ha subìto diversi attentati (tra quelli andati a segno e quelli sventati) ed è tuttora sotto pressione da parte del terrorismo internazionale. Tuttavia, nessuna compagnia si è mai neanche sognata di cancellare alcuna meta abituale su territorio francese dai propri itinerari.
Esattamente il contrario di quanto successo per Algeria, Egitto e, non ultima, la Turchia.
E, anche se mi rendo conto dei rischi che obiettivamente si corrono a mantenere "aperte" queste destinazioni, trovo che la soluzione sia quasi peggiore del problema...
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