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Costa Concordia; inchiesta e processo

Schettino e gli ufficiali erano su una nave che rischiava persino di ribaltarsi..
Se non fossero stati tutti sotto shock avrebbero corso il rischio di morire o avrebbero fatto qualcosa, compreso dare un calcio nel sedere del comandante?

Poi la 'negazione' dell'evento ognuno l'avrà vissuta con la sua sensibilità, qualcuno dicendo 'Aspetto ordini' qualcun altro 'Ho fiducia nel comandante', e qualcun altro, comandante compreso 'Ho fatto un guaio, ho perso la nave, addio carriera'..

Ma se Schettino avesse avuto la piena coscienza di rischiare la vita invece che la carriera o la nave, con il coraggio eroico che lo ha contraddistinto, sarebbe rimasto a guardarsi in faccia o avrebbe dato l'abbandono libera tutti?

Schettino descrive se stesso come un personaggio super freddo che ha saputo portare la nave sullo scoglio, già la voce che si sente nella famosa telefonata della guardia costiera parla di un uomo totalmente fuori di testa..

Il fatto che sotto shock si sia preoccupato in primis della carriera dice quali siano i suoi valori e le sue priorità umane (gli mancano solo le stimmate) ma non dice che lui fosse cosciente di rischiare di rimanerci per sempre dentro quello scafo..

Un saluto
Manlio

Si presume però che un ufficiale abbia un addestramento e una formazione e che Costa abbia fatto fare dei corsi di aggiornamento oltre che di Pronto Soccorso, Legge 626 anche di problem solving, li facciamo noi dipendenti capitolini che al massimo possiamo rimanere feriti con un taglierino o respirare un pò di polvere negli archivi non vedo perché non li facciano quelli di Costa Crociere.
Negare l'evidenza dei fatti dicendo che aspettava ordini o che aveva fiducia nel comandante o che ha perso la nave e si preoccupava del posto di lavoro non ha scusanti, quanti erano gli ufficiali assieme a Schettino? 4 5? Nessuno di loro che abbia fatto notare al comandante che la nave affondava, era come quando Hitler nel bunker blaterava di armate inesistenti circondato dai suoi ufficiali mentre a Berlino si combatteva casa per casa e nessuno che gli diceva che la guerra era persa e che bisognava arrendersi, stessa identica situazione con la differenza che Hitler era un criminale di guerra e quelli che lo circondavano un branco di criminali senza cervello incapaci di pensare con la propria testa.
Se al posto di Schettino ci fosse stato un Calamai o un Bergamini le vittime probabilmente sarebbero state molte di meno ma erano altri tempi e si parlava di altri uomini.
Non era fuori di testa Schettino se fosse stato fuori di testa si potevano dargli delle attenuanti, li abbiamo una persona che se ne è strafregata e ha pensato a se stesso e basta, uno che non si capiva bene cosa ci facesse li e che non aveva un briciolo di dignità non era fuori di testa era lucidissimo.
A me non ha dato l'impressione di essere sotto shock, Schettino molto semplicemente ha fatto un danno, non si è assunto le proprie responsabilità è scappato e nonostante gli ordini del comandante De Falco (altro personaggio discutibile che poteva evitare quello show) si è rifiutato di tornare a bordo.
Io non dico che doveva morire con la nave, non siamo più ai tempi dell'ammiraglio Nelson o degli uomini Gamma della Regia Marina ma il senso del dovere e di responsabilità di salvare delle vite umane ce lo devi avere quando ti trovi a ricoprire determinati incarichi.
Qualcuno dice che Schettino merita solo 13 anni di carcere io trovo che 13 anni di carcere siano pochi e che per Schettino non ci dovrebbe essere fine pena.
 
Aquilotto, in un post passato ho parlato delle genesi degli incidenti, di solito di fronte ad un disastro apparentemente imprevedibile ci si ritrova ad individuare una catena di eventi scattata a volte molti anni prima..

Ed in questa catena c'è spesso un momento cruciale che si traduce in un blocco mentale di un gruppo di lavoro, anche quando quel gruppo di lavoro è formato da gente del calibro di quella che gestisce una centrale nucleare o un gruppo di aerei da guerra in un tempo in cui ci voleva davvero qualcuno di speciale per pilotarli..

Non è un fatto anomalo, non dipende dalla preparazione, è qualcosa che può avvenire anche a gente in grado di portare astronavi nello spazio..

Lo Shuttle aveva una evidente ferita allo scudo termico, visibile dalla ISS, i Russi avevano le capsule per far scendere l'equipaggio..

La Nasa e tutti quelli a bordo hanno trascurato il danno, ed i Russi hanno accettato l'idea che fosse tutto in regola, ma i Russi lo Shuttle lo conoscevano bene (Buran)..

Due team di livello incredibile, un gruppo di astronauti che sul quel mezzo sarebbe dovuto rientrare, un altro gruppo che rimaneva a bordo, ma era altrettanto esperto.. un allarme dato con grande anticipo ed una settimana per prevenire il disastro..

Disastro che c'è stato..

E' un brutto meccanismo, quando si insinua non riesci a scappare..

E' uno dei motivi per cui si ruotano i membri di un equipaggio, per cui si cerca un limite temporale agli imbarchi, per cui si prevedono delle ore di riposo o di divertimento..

E spesso questo funziona, magari previene dei guai e nessuno, compreso quello che ha evitato il guaio, lo saprà mai, ma quando falla purtroppo si vede..

Un saluto
Manlio
 
Ritornare sempre al passato e considerare che gli uomini di una volta fossero migliori, per me è la cosa più sbagliata che ci sia; sono accostamenti che personalmente detesto.

Ci son stati i vili, i temerari, gli eroi una volta come ci sono adesso e ci saranno domani.

Per tua informazione Aquilotto, il personale Costa, trascorre parte del periodo libero a terra (riposo) a far corsi in giro per il "mondo". Dai una occhiata sul sito di Costa i curricula dei Comandanti e quanti corsi di formazione hanno sostenuto; e non son segnati tutti.
 
Ci son stati i vili, i temerari, gli eroi una volta come ci sono adesso e ci saranno domani.

... e anche in questo caso mi pare ci sia qualcuno (Canessa?) che è rimasto fino all'ultimo, scendendo con gli ultimi soccorritori; concordo su tutto.

Manlio, ritornando invece al discorso del comandante, tralasciando la sentenza, io distinguerei comunque il suo comportamento da quello degli altri. Premetto che inizialmente la pensavo anch'io come te su di lui (shock, incapacità di reagire etc.); poi pian piano ho cominciato a cambiare idea proprio perché mi sembra che anche dopo l'impatto il suo atteggiamento sia stato il medesimo di prima (e, peraltro, assolutamente in linea con quello tenuto negli anni successivi). Ovviamente sono solo mie impressioni.

Probabilmente è vero che non ha temuto subito per la sua vita (infatti poi è "caduto" sul tetto di una scialuppa), ma penso che abbia certamente considerato immediatamente che ad altri sarebbe potuta toccare quella sorte. Nonostante questo c'è tutto un susseguirsi di tentativi di prender tempo, anche quando tanti altri gli chiedevano, più o meno insistentemente, di dare l'allarme generale e l'abbandono nave. Non penso di sbagliare nel dire che qualcuno si sia anche sostituito; sicuramente Bosio nel dare il messaggio di abbandono, come ricorda il mio omonimo; ma anche chi (se non ricordo male) ha premuto il pulsante di allarme e comunque chi ha iniziato a far salire nelle scialuppe senza ordini chiari del comandante. Senza queste persone penso che la situazione avrebbe potuto essere peggiore. Gli errori ci sono stati (e molti probabilmente) anche da parte di altri; però tutti (perlomeno così mi sembra) erano preoccupati per la sorte di chi era a bordo.

Il perché schettino abbia continuato a stare al telefono e usato questo atteggiamento in realtà può saperlo soltanto lui. Io penso però che non fosse affatto sotto shock o comunque che lo sia rimasto per molto poco; tra le latre cose, da subito mi pare abbia provato a scaricare le colpe ed anche dopo, piuttosto che risalire, concorda nel mandare un altro ufficiale (che, mi sembra, prima di arrampicarsi alla famosa "biscaggina" telefona alla moglie sapendo dei rischi che correva).

Sicuramente mi sbaglio ma oggi la vedo così;)
 
Ultima modifica:
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Il perché schettino abbia continuato a stare al telefono e usato questo atteggiamento in realtà può saperlo soltanto lui. Io penso però che non fosse affatto sotto shock o comunque che lo sia rimasto per molto poco; tra le latre cose, da subito mi pare abbia provato a scaricare le colpe ed anche dopo, piuttosto che risalire, concorda nel mandare un altro ufficiale (che, mi sembra, prima di arrampicarsi alla famosa "biscaggina" telefona alla moglie sapendo dei rischi che correva).

Sicuramente mi sbaglio ma oggi la vedo così;)

La penso come te. Pur non avendo certezze. Trovo una sinistra coerenza nel suo comportamento, in relazione all'impatto, al post impatto, ed a tutti gli atteggiamenti da persona "vuota" e priva di spessore e di "alti valori" avuti fino ad oggi.
 
Non solo Canessa; un altro Ufficiale Martino Pellegrini, dopo aver aiutato una lancia a scendere in mare e aver accompagnato gli occupanti a terra è ritornato a bordo, perché come disse lui "Il mio posto è a bordo". Scese solo alle prime luci dell'alba quando non c'erano più passeggeri da aiutare e dopo aver collaborato con i soccorritori. Vorrei poter aggiungere altro al suo comportamento, per sottolineare ulteriormente il suo gesto, ma entrerei in aspetti personali che credo non sia corretto riportare.

Io conosco personalmente questa storia, ma è sempre stato più coreografico parlare del cuoco che guidava l'imbarcazione o falsamente delle batterie delle cinture di salvataggio scariche, piuttosto che far conoscere questi aspetti di attaccamento al dovere. Nel "piccolo", è stato uno degli "eroi" di quella notte. Ed altri, quella sera, con la scritta "Costa" sulla divisa, di qualsiasi grado, si son prodigati per aiutare i passeggeri a differenza di qualcun altro.
 
Ultima modifica:
Difesa ed accusa fanno le loro parti, a volte mi vergognerei di fare parte di un teatrino simile, altre magari ne sarei fiero..

Certamente dover dire che Schettino è incolpevole dell'incidente e che è stato saggio a mentire ai soccorritori è qualcosa di cui mi vergognerei..

Ma capisco anche che la difesa lo debba dire..

Io, essendo una persona onesta, punterei tutto sulla perdita di autocontrollo del comandante, ma capisco che una cosa è ciò che è ragionevole ed una ciò che si vuole ottenere..


Un saluto!
Manlio
 
Ultima modifica:
a volte mi vergognerei di fare parte di un teatrino simile.

Perdona Manlio, ma io parlerei con più rispetto della Giustizia. Non è "un teatrino" e ha delle regole precise, anche se da fuori possono apparire poco comprensibili.

Certamente dover dire che Schettino è incolpevole dell'incidente e che è stato saggio a mentire ai soccorritori è qualcosa di cui mi vergognerei...

No, se per deontologia professionale tu avessi l'obbligo di difendere il tuo cliente al meglio e con tutti i mezzi consentiti dalla legge. Non facendolo andresti contro l'interesse del tuo cliente, e questo invece non è consentito. Neanche a un difensore d'ufficio che non ha mai visto il cliente in faccia.

Io, essendo una persona onesta...

... saresti un pessimo avvocato difensore! ;)
Oppure difenderesti solo gli innocenti, ma tutti hanno diritto a una difesa e a maggior ragione chi è (presunto) colpevole.

Buonanotte.
MCP
 
Ultima modifica:
MCP, chiaramente lui ha diritto ad una difesa che faccia tutto il possibile per ottenere il risultato voluto..

Proprio per questo, neanche se fossi portatissimo per le materie giuridiche mi metterei a fare l'avvocato..

Sul "teatrino" non intendevo essere dispregiativo, in alcune sue parti e ruoli un processo ha delle regole che lo fanno assomigliare ad un teatro, ma questo non vuol dire che lo sia..

Certo non mi aspetterei che l'avvocato di Schettino dicesse qualcosa di diverso da quello che ha detto come non me lo aspetterei dalla accusa..

Permettimi però di paragonarli a due attori che stanno recitando una parte..

Non vuole essere offensivo..

In ogni attività, anche nella mia, ci sono cose serissime che portano il professionista a "recitare" una parte..

Basta vedere, per es., le nostre slide (io sono "scienziato") di divulgazione e quelle tecniche..
Sono due ambiti molto diversi, cose diverse, che prepariamo come fossero "recite".

Un salutone!
Manlio
 
Sul "teatrino" non intendevo essere dispregiativo, in alcune sue parti e ruoli un processo ha delle regole che lo fanno assomigliare ad un teatro, ma questo non vuol dire che lo sia.. (...) Permettimi però di paragonarli a due attori che stanno recitando una parte.. Non vuole essere offensivo..
In ogni attività, anche nella mia, ci sono cose serissime che portano il professionista a "recitare" una parte.. Basta vedere, per es., le nostre slide (io sono "scienziato") di divulgazione e quelle tecniche.. Sono due ambiti molto diversi, cose diverse, che prepariamo come fossero "recite".

E' così, fa parte delle regole del gioco: ma proprio perciò non c'è nulla di cui vergognarsi. Non è disonorevole, è saper fare il proprio mestiere.


Ora, visto che è domenica e ho tempo, provo a spiegare - se ci riesco - il meccanismo psicologico dei processi mediatici.

In questi processi, dove dal segreto istruttorio esce di tutto e di più (e non dovrebbe...), quella che arriva all'opinione pubblica già in fase di indagine (quindi prima del processo, quando il fatto è ancora recentissimo e accende gli animi) è sempre e solo la versione della Procura, mai quella della difesa, e ciò sbilancia fortemente la possibilità di formarsi un'opinione possibilmente obiettiva. Questo succede perché la ricostruzione dell'accusa - ipotetica, a volte anche fantasiosa - fa più sensazione e scalpore (sbatti il mostro in prima pagina, avete presente?), mentre la versione della difesa non interessa a nessuno (sostanzialmente non fa vendere i giornali e la pubblicità in tv, quindi viene ignorata dai mezzi d'informazione).
Di conseguenza l'opinione pubblica, sulla scorta delle sole informazioni parziali che gli arrivano dai media - e che vengono scambiate per verità assoluta già accertata mentre sono solo una ricostruzione ipotetica dell'accusa -, già prima del processo (anzi, già prima della conclusione delle indagini e dell'eventuale rinvio a giudizio) ha dedotto e deciso che l'indagato è colpevole, gli va dato l'ergastolo e buttata via la chiave. E più i media cavalcano questo sentimento giustizialista, più vendono, perciò il giustizialismo si autoalimenta e non si riesce a fermare (bisognerebbe solo che il segreto istruttorio non trapelasse, ma sarebbe un discorso lungo).
Quando si arriva al processo, per le ragioni che ho spiegato, il giudice di primo grado si trova a dover decidere sotto una pressione mediatica fortissima che travolge tutto e tutti, e spesso non se la sente di andare troppo contro corrente (e probabilmente confida nelle correzioni del secondo grado).
Quando si arriva al secondo grado sono già passati anni dal fatto, l'opinione pubblica si è acquietata soddisfatta dalla condanna di primo grado (molti pensano che sia l'unica e definitiva), l'interesse è scemato, la pressione mediatica si è molto ridotta, e la Corte d'Appello finalmente può giudicare con maggiore serenità e obiettività. E in genere dà un giudizio molto più mite ed equilibrato del primo grado.
Poi si va in Cassazione e, se il reato non è prescritto, la Corte valuta la legittimità della sentenza di secondo grado e può confermarla, cassarla, assolvere o rinviare per un nuovo giudizio ad altra sezione della Corte d'Appello. E in quel caso si celebra un nuovo processo e si ricomincia...
Quando (dopo un decennio dal fatto) si arriva in fondo, alla sentenza passata in giudicato, di chi era l'imputato e cosa aveva fatto non importa ormai più a nessuno o quasi: ed è perciò che la pena definitiva è sempre molto diversa da quella che l'opinione pubblica si aspettava e chiedeva a gran voce al momento del fatto e subito dopo.

Se capite questo meccanismo psicologico, lo troverete illuminante...

Buona domenica.
MCP
 
Ultima modifica:
MCP, la tua risposta è chiarissima e-per quanto mi riguarda- condivisibile in toto! D'accordissimo sopratutto nel ritenere che nulla dovrebbe trapelare del relativo segreto in fase istruttoria...ma purtroppo cosi non è, e.... in nome di un abusato diritto all'informazione (o cos'altro...sennò?) si compiono di quelle scempiaggini...di quei processi del popolo, che.. anzichè culminare, cominciano direttamente con lo sbattimento del (presunto) mostro in prima pagina, passando poi per tutti i possibili salottti, reali, televisivi, social...in cui chi è del mestiere ma anche chi non lo è, si sente legittimato a dire la propria..., a chiedere una giustizia esemplare (ma dove spesso tale richiesta è dettata dalla pancia,dal sentimento,da un senso della morale comune che non è l'etica del diritto!)... oppure a spendersi per un innocentismo che, parimenti, cozza contro ogni probante evidenza! e il tutto a che pro ? solo ad alimentare appunto il circo mediatico di cui dicevamo, che, sia che propenda per l'innocentismo o per il colpevolismo non è comunque di nessuna utilità alla causa, ma serve soltanto a creare e fomentare quella pressione popolare e populista...che non può non inquinare la serenità di giudizio...e un organo giudicante, per quanto super partes debba e possa riuscire ad essere, non è certo un organismo alieno che vive fuori dal mondo! Per fortuna, come hai ben esposto, la cosa si limita ai primi tempi....poi, come tutti i fuochi fatui...si spegne, e meno male!!!
Grazie per la tua risposta.
 
MCP, in termini generali ti faccio un sentitissimo e forte applauso..
Tra l'altro non capisco come la 'libera' stampa sia libera di pubblicare notizie riservate..
Potrei capire che chi ne ha un vantaggio le faccia uscire, ma non che chi le pubblica possa fare come vuole..

Nel caso di Schettino però ciò che abbiamo mi sembra molto documentato, specifico, quanto controverbile?

Specie ora che il primo processo è agli atti..

Una considerazione poi: il fatto che il terzo grado di giudizio arrivi dopo quindici/venti anni, sottolineo, non credo proprio per colpa dei singoli, ma di un sistema immobilizzato da mille problemi, è uno dei grandi guai della giustizia italiana..

Tornando a quello che hai scritto, e che capisco benissimo, non so però quanto sia accettabile..

È possibile avere fiducia in un sistema che in tre gradi diversi esprime tre risultati a volte anche contrastanti fra di loro?

Un saluto!
Manlio
 
E' così, fa parte delle regole del gioco: ma proprio perciò non c'è nulla di cui vergognarsi. Non è disonorevole, è saper fare il proprio mestiere.


Ora, visto che è domenica e ho tempo, provo a spiegare - se ci riesco - il meccanismo psicologico dei processi mediatici.

In questi processi, dove dal segreto istruttorio esce di tutto e di più (e non dovrebbe...), quella che arriva all'opinione pubblica già in fase di indagine (quindi prima del processo, quando il fatto è ancora recentissimo e accende gli animi) è sempre e solo la versione della Procura, mai quella della difesa, e ciò sbilancia fortemente la possibilità di formarsi un'opinione possibilmente obiettiva. Questo succede perché la ricostruzione dell'accusa - ipotetica, a volte anche fantasiosa - fa più sensazione e scalpore (sbatti il mostro in prima pagina, avete presente?), mentre la versione della difesa non interessa a nessuno (sostanzialmente non fa vendere i giornali e la pubblicità in tv, quindi viene ignorata dai mezzi d'informazione).
Di conseguenza l'opinione pubblica, sulla scorta delle sole informazioni parziali che gli arrivano dai media - e che vengono scambiate per verità assoluta già accertata mentre sono solo una ricostruzione ipotetica dell'accusa -, già prima del processo (anzi, già prima della conclusione delle indagini e dell'eventuale rinvio a giudizio) ha dedotto e deciso che l'indagato è colpevole, gli va dato l'ergastolo e buttata via la chiave. E più i media cavalcano questo sentimento giustizialista, più vendono, perciò il giustizialismo si autoalimenta e non si riesce a fermare (bisognerebbe solo che il segreto istruttorio non trapelasse, ma sarebbe un discorso lungo).
Quando si arriva al processo, per le ragioni che ho spiegato, il giudice di primo grado si trova a dover decidere sotto una pressione mediatica fortissima che travolge tutto e tutti, e spesso non se la sente di andare troppo contro corrente (e probabilmente confida nelle correzioni del secondo grado).
Quando si arriva al secondo grado sono già passati anni dal fatto, l'opinione pubblica si è acquietata soddisfatta dalla condanna di primo grado (molti pensano che sia l'unica e definitiva), l'interesse è scemato, la pressione mediatica si è molto ridotta, e la Corte d'Appello finalmente può giudicare con maggiore serenità e obiettività. E in genere dà un giudizio molto più mite ed equilibrato del primo grado.
Poi si va in Cassazione e, se il reato non è prescritto, la Corte valuta la legittimità della sentenza di secondo grado e può confermarla, cassarla, assolvere o rinviare per un nuovo giudizio ad altra sezione della Corte d'Appello. E in quel caso si celebra un nuovo processo e si ricomincia...
Quando (dopo un decennio dal fatto) si arriva in fondo, alla sentenza passata in giudicato, di chi era l'imputato e cosa aveva fatto non importa ormai più a nessuno o quasi: ed è perciò che la pena definitiva è sempre molto diversa da quella che l'opinione pubblica si aspettava e chiedeva a gran voce al momento del fatto e subito dopo.

Se capite questo meccanismo psicologico, lo troverete illuminante...

Buona domenica.
MCP

Sarebbe utile sapere se quanto da te riportato trova fondamento in anni di studi giuridici con conseguente carriera presso qualche procura o ufficio legale...
Perche' in questo caso...sarebbe un'opinione bizzarra, opinabile, ma in qualche modo qualificata...
Diversamente, e' una visione fantasiosa e del tutto surreale, oltre che profondamente denigratoria della magistratura, la quale non giudica certo sulla base di presunte "pressioni mediatiche", ne' in primo, ne' in secondo grado di giudizio, tantomeno in cassazione.
 
No vabbe dai ........ La Magistratura che decide secondo opinione pubblica ........maddaiiiii
Per favore .......
I Magistrati sperano poi che ci pensa il secondo grado di giudizio a sistemare i danni del primo giudice ? Bella prospettiva. Bella figura.



Marina
 
Ragazzi, posso assicurarvi che certe scelte che vengono fatte nella ricerca sono fortemente influenzate dalla pubblica opinione..

La ricerca è una cosa serissima, ma una parte della stessa "deve" rispondere anche alla gente.. e magari sono quei temi che uno approfondirebbe di meno..

MCP di fatto dice che il primo giudice accetta la pena più pesante, il secondo o terzo, a parità di prove, ne accetta una più leggera, come tendenza naturalmente..
Vero? Falso?

Non sarà una cosa che avviene spesso, ma non possiamo illuderci che su un fatto di cui parla mezzo mondo si possa essere insensibili ad ogni spinta esterna..

In tanti casi abbiamo visto addirittura sentenze ribaltate..

Non è detto ci sia una volontà precisa, ma una spinta non possiamo negare che esista..

Pensiamo a casi particolari di cronaca, con interferenze di ogni tipo, dichiarazioni di personaggi famosi, visione di parenti ecc. ecc.

Un saluto!
Manlio
 
Ragazzi, posso assicurarvi che certe scelte che vengono fatte nella ricerca sono fortemente influenzate dalla pubblica opinione..

La ricerca è una cosa serissima, ma una parte della stessa "deve" rispondere anche alla gente.. e magari sono quei temi che uno approfondirebbe di meno..

MCP di fatto dice che il primo giudice accetta la pena più pesante, il secondo o terzo, a parità di prove, ne accetta una più leggera, come tendenza naturalmente..
Vero? Falso?

Non sarà una cosa che avviene spesso, ma non possiamo illuderci che su un fatto di cui parla mezzo mondo si possa essere insensibili ad ogni spinta esterna..

In tanti casi abbiamo visto addirittura sentenze ribaltate..

Non è detto ci sia una volontà precisa, ma una spinta non possiamo negare che esista..

Pensiamo a casi particolari di cronaca, con interferenze di ogni tipo, dichiarazioni di personaggi famosi, visione di parenti ecc. ecc.

Un saluto!
Manlio

Concordo sul fatto che la pressione possa influenzare in qualche modo chi deve decidere e comprendo in linea generale il discorso di MCP; però non è che poi avvenga sempre come descritto e non è neppure detto che chi è chiamato a giudicare dopo non sia più "influenzato" dei primi.

Ci sono casi (anche mediatici) in cui addirittura più di tre giudici hanno deciso in maniera sempre diversa (non l'ho seguito perché ovviamente non mi interessava quanto la Concordia, ma mi sembra che nel caso di Perugia, nel secondo appello :(, la condanna sia stata ancora più pesante rispetto a quella di primo grado, con poi un annullamento definitivo della Cassazione). Bisognerebbe conoscere caso per caso le sentenze e soprattutto gli atti di causa per poter capire il perché; non penso si possa generalizzare.

Nel caso della Concordia, come ricordava Manlio, la condanna non è stata certo quella auspicata dall'opinione pubblica e dalla procura. Ed anche la Procura, se si volesse seguire il ragionamento di MCP, avrebbe potuto (è già successo) invocare il dolo eventuale piuttosto che parlare di delitti colposi. Certo tutto può cambiare in appello (e in Cassazione), ma non penso si possa generalizzare senza conoscere i dettagli delle varie cause e soprattutto delle prove entrate in ogni singolo processo.
 
Non posso certamente escludere che certi casi siano stati condizionati da pressioni mediatiche o di altra natura, in fin dei conti anche i Giudici sono degli Uomini, ma detto come lo ha esposto MCP sembra quasi una sorta di "protocollo", non scritto, ma abitualmente percorso dai Magistrati.
 
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