Continua Kirkwall.
I prigionieri italiani lavorarono senza sosta, giorno dopo giorno, nel loro tempo libero, per unire le due baracche Nissen in un unico edificio, usando solo rottami, scarti e pochissimo cemento. Fu così che presero vita croci, porta candele, lampade e lucernari in ferro battuto, che ancora oggi si trovano all’interno della cappella Italiana.
Usando le loro conoscenze precedentemente acquisite, fecero una piccola gettata di cemento per posarvi sopra le baracche e in seguito rivestirono le pareti interne con del legno, che ricoprirono con dei pannelli di gesso che un prigioniero, Domenico Chioccheti decorò con l’aiuto dell’amico Giovanni Pennisi, artista del campo 34, venuto appositamente. Il risultato fu un vero e proprio capolavoro e i due riuscirono a creare l’effetto di una vera navata di mattoni.
Il Chiocchetti usando solamente dell’argilla, un calco in gesso e del cemento, tutto proveniente dal cantiere delle barriere in costruzione, creò l’altare, che venne dipinto di bianco e posto su un piano rialzato. Realizzò inoltre l’affresco che si trova ancora sopra l’altare e che incanta ancora oggi tutti i visitatori della Italian Chapel, una strepitosa Madonna col Bambino, ispirandosi all’immaginetta sacra regalatagli dalla madre prima di lasciare il suo paese per andare in guerra.
Sulle finestre ai lati dell’altare Chiocchetti dipinse due figure, un San Francesco d’Assisi e una Santa Caterina da Siena, entrambe rivolte verso la Madonna col bambino, incorniciati da decori a “trompe l’oeil” che danno l’impressione di essere davanti a vere nicchie scavate nella parete che in realtà è piana.
Al centro del soffitto dipinse una splendida colomba bianca, raffigurante lo Spirito Santo, circondato da un cielo stellato e i simboli dei quattro evangelisti.
Nel frattempo Giuseppe Palumbi, altro prigioniero di guerra, nella vita da civile abile artigiano del ferro, eseguì in soli quattro mesi l’imponente cancellata divisoria dell’abside, in ferro battuto. Realizzarono le lampade del soffitto con barattoli di carne di manzo in scatola e ottennero la fonte battesimale da una carcassa di automobile, rivestita da uno strato di cemento.
Ci viene infine mostrato un cuore impresso nel pavimento della cappella sotto al cancello in ferro. La storia narra che Palumbi, l’artigiano del ferro, s’innamorò di una ragazza dell’isola, Fiona, di appena 20 anni, lui conosceva l’inglese e un po’ alla volta i due si avvicinarono sentimentalmente. Ma la loro storia finì con la fine della guerra, quando Palumbi tornò in Italia dalla sua famiglia e alla donna a cui si era promesso prima di partire per la guerra.
Prima però portò a termine il suo cancello in ferro battuto e lo mostrò alla donna. Davanti alle porte le disse di non guardare in alto verso gli affreschi, ma in basso dove le ringhiere si univano dentro a un piccolo cuore. Fu un ultimo regalo, un messaggio solo per lei, ci teneva a farle capire , con quel particolare, che lui andava via, ma il suo cuore comunque sarebbe rimasto lì.