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Costa Magica - Islanda e Svalbard - 10/06/2010

Stato
Discussione chiusa ad ulteriori risposte.
Accipicchia! ...devo confessarvi che ho trattenuto il fiato per tutte le pagine del diario di ROBERTO visto che l'ho scoperto solo ora...Racconto meraviglioso, foto stupende - bravo Roberto! - di paesaggi mozzafiato tali da creare un'emozione che cresce piano piano, riservata e silenziosa come sembrano quei luoghi decisamente magici. Sono rimasta colpita dalla cornice del villaggio di Isafjord ed, ovviamente, dal campo geotermico di Námafjall, davvero incredibili. Che sogno...siamo appena tornati dalle ferie ma, stranamente, io pigra nel mio tran-tran, dopo questo diario vorrei partire per il tuo stesso itinerario...e leggendo del tuo arrivo in treno, credo proprio sarebbe fattibile anche per due, come noi, che non prendono l'aereo...
 
roberto sono così ammirata dalla bellezza e definizione delle foto che hai postato che vorrei chiederti che macchina hai usato...o sei un fotografo professionista?
 
Malgrado io ami il caldo , questi posti mi hanno inccantato , stupenda questa crociera , grazie per le bellissime foto e per i commenti tanto interessanti !
 
roberto sono così ammirata dalla bellezza e definizione delle foto che hai postato che vorrei chiederti che macchina hai usato...o sei un fotografo professionista?

Grazie per gli apprezzamenti sulle foto. No, non sono affatto un fotografo professionista, mi piace semplicemente fare fotografie: a volte riescono, a volte no. Il segreto è sulla quantità, ne scatto molte e scelgo le migliori.
Quanto alla macchina, niente di particolare, una macchinetta semplice semplice e senza alcuna pretesa, ma che tengo sempre in tasca a portata di mano. Forse l'unica cosa che può fare la differenza è che di solito non utilizzo le impostazioni di scatto automatiche ma "smanetto" un po' variando qualche parametro in manuale. Tutto qui...
 
Longyearbyen (Svalbard) – 20 giugno

Il nostro arrivo a Longyearbyen avviene in una bella giornata di sole: ancora una volta, come era accaduto il giorno precedente a Ny Ålesund, abbiamo fortuna. Ci avviamo subito a piedi verso la cittadina, che raggiungiamo in circa 15 minuti. Anche qui l’atmosfera è molto suggestiva e particolare: il terreno brullo tutto intorno con ancora ampie chiazze di neve, le case sempre coloratissime sospese dal suolo tramite palafitte, motoslitte parcheggiate ovunque in attesa della nuova stagione fredda, le evidenti testimonianze del passato minerario di questa zona, con impianti in disuso, ma interessanti da un punto di vista di architettura industriale.

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Longyearbyen però è una vera città, anche se conta soltanto poco più di 2000 abitanti. Qui ha sede il governatore delle Svalbard (Sysselmann), qui c’è il principale aeroporto con collegamenti verso la Scandinavia.
Il villaggio, poi diventato cittadina e piccola capitale delle Svalbard, fu fondato probabilmente già nel XVII secolo come punto di approdo delle navi baleniere che percorrevano i mari antistanti a caccia di cetacei. La sua posizione nel riparato Adventfjord, un ramo laterale del più vasto Isfjord, garantiva un approdo sicuro alle imbarcazioni anche in caso di tempesta. Il nome del fiordo (Adventfjord) e della valle che si apre alle sue spalle (Adventdalen) ricorda il periodo della caccia alle balene: essi derivano infatti dal nome della nave baleniera inglese Adventure che fece di questi luoghi la propria base nel 1656.
Con la scoperta però che questi territori erano ricchi di carbone, iniziarono a essere aperte numerose miniere di questo minerale, alcune proprio nei dintorni di Longyearbyen. Nei primi anni del ‘900 le miniere erano gestite dalla società norvegese Kulkompagniet Trondhjem-Spitsbergen, che nel 1905 vendette tutte le proprie attività alle Svalbard a due uomini d’affari americani John Munroe Longyear e Frederick Ayer che fondarono The Arctic Coal Company, con sede a Boston, destinata a rilanciare lo sfruttamento minerario dell’area. Il villaggio che iniziò a ospitare i minatori fu chiamato Longyear City, divenuto presto Longyearbyen (byen in norvegese significa villaggio) quando dopo il 1916 le attività estrattive passarono alla compagnia norvegese Store Norske Spitsbergen Kullkompani.

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Una curiosità: Longyearbyen è così a nord che in estate il sole non tramonta mai dal 19 aprile al 23 agosto, mentre in inverno la notte artica dura ininterrottamente dal 14 novembre al 29 gennaio.

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Lasciamo il molo di Longyearbyen verso le 13 per dirigerci, con una spettacolare navigazione turistica nell’ampio Isfjord verso l’insediamento di Barentsburg.

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Barentsburg è affacciato sul Grønfjord e si trova a poco più di 50 km da Longyearbyen, ma non esistono strade che colleghino i due insediamenti. È un villaggio minerario di circa 500 abitanti, tutti provenienti dalla Russia e dall’Ucraina. La presenza russa alle Svalbard discende dalle clausole del Trattato di Spitsbergen firmato il 9 febbraio 1920, che istituendo l’arcipelago come area demilitarizzata e attribuendone la piena sovranità alla Norvegia, garantiva però ai firmatari dell’accordo di potere sfruttare economicamente il territorio. Tra tutti i firmatari (tra i quali compariva anche l’Italia), soltanto l’Unione Sovietica fece valere i propri diritti, fondando sulle isole alcuni insediamenti finalizzati allo sfruttamento minerario delle ricche risorse di carbone. Barentsburg è l’ultimo di questi insediamenti ancora attivo ed è una piccola enclave russa nel territorio delle Svalbard. Se vi capiterà di andarci o anche soltanto di transitare nelle acque del fiordo prospiciente, date un’occhiata al vostro cellulare, vedrete che si collegherà ad un operatore russo di telefonia mobile!

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Nel pomeriggio lasciamo l’Isfjord, transitando presso la stazione radio di Kapp Lime. Proseguiamo poi verso sud costeggiando a distanza le coste di Spitsbergen.
Il tempo, così sereno e limpido al mattino, è andato gradualmente peggiorando: già durante il nostro transito di fronte a Barentsburg si era fatto coperto; ora, mentre ci dirigiamo verso sud, peggiora ancora, mentre diminuisce anche la visibilità. Il mare però rimane ancora assolutamente calmo: liscio e fermo come fosse un lago, popolato da numerosissimi uccelli di diverse specie.
Le cose cambiano quando verso sera giungiamo al traverso del capo meridionale di Spitsbergen: il vento rinforza arrivando a tratti a 120 km/h, la temperatura scende a valori molto vicini allo 0, dalle nuvole basse e grigie scendono fiocchi di neve, il mare naturalmente si ingrossa tra molto mosso e agitato.
 
Ultima modifica:
Malgrado io ami il caldo , questi posti mi hanno inccantato , stupenda questa crociera , grazie per le bellissime foto e per i commenti tanto interessanti !

Purtroppo il freddo va sempre messo in conto ed è il prezzo da pagare per questi meravigliosi paesaggi. Occorre dimenticarsi che siamo in piena estate e dedicarsi a ciò che la natura qua offre. Certo che una crociera al Nord Europa va alternata con delle vacanze, crociera o non, alle "nostre" latitudini.. Io sono stato per due anni consecutivi al Nord e devo ammettere che il sole mi mancava terribilmente e la voglia di Mediterraneo era tanta!
 
Carissimo Roberto.... come sempre foto stupende e testo assolutamente evocativo...

Mi permetto di aggiungere questa renna, fotografata mentre scorrazzava libera per Longyerabyen

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E questa foto, molto poco "romantica", fatta al mattino dopo la notte di tempesta.

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Spiego...alle 3 di notte, quando il vento ha superato i 70 nodi, la parte superiore della nave (io ero al ponte 11) e le sue strutture metalliche hanno cominciato ad andare in risonanza.

Di conseguenza il 4° letto che era inclobato nel soffito della mia camera e direttamente a contatto con il pavimento esterno del ponte 12 che era all'aperto, ha cominciato a vibrare e fare un rumore così forte da sentirsi persino in corridoio...

Sono usciti quelli della manutenzione che come prima cosa hanno martellato delle viti sui pannelli, ma il problema non si è risolto perchè quello che risuonava erano i meccanismi INTERNI della mobilità del letto, non il loro pannello di copertura...

Martella qui, martella la.... abbiamo tirato le 4 senza risolvere nulla (come era nelle logica delle cose, visto che era chiaro per me che il problema non era il pannello esterno, ma quello che c'era dietro...) e alla fine il problema è stato "risolto" chidendomi di tenere giù in verticale il 4 letto anche se non mi serviva e mio figlio ha dormito nel lettone con noi...

LUI è stato contento :p

Soluzione tampone....ovviamente la prossima volta che la Magica si troverà a oltre 70 nodi di vento, sembrerà di nuovo di avere le campane in cabina....
 
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Grandissimo diario! Lo sto leggendo un pò per volta (sono ancora a Rejkiavik...) e aumenta il rammarico per il fatto che le mie crociere non sono ancora uscite dal Mediterraneo...Un limite che supererò presto, almeno spero, dopo queste bellissime pagine.
Dunque, una domanda: sto seguendo con attenzione le note meteo, e vedo che in giugno a quelle latitudini il tempo non è certo propizio. Secondo voi, perchè Costa ha anticipato a giugno le due partenze verso l'estremo Nord, quando in luglio la temperatura è probabilmente più mite? Non era meglio il programma fino al 2009, che proponeva almeno una crociera verso le Svalbard a fine luglio?
 
Ultima modifica:
Ciao Gabriele, é difficile rispondere, peró se dovessi fare una crociera in quelle latitudini, la farei dal 15/6 al 20/8, secondo me é il miglior periodo anche se al tempo non si comanda.
Intanto da domani saró con te e speriamo una settimana splendida per la navigazione, te lo auguro a te e famiglia.

Un saluto.
 
Roberto, le tue foto e i tuoi commenti non li guardo più....:) :) sono una chiara"istigazione" a prenotare per quei posti. Ciao e complimenti ancora.
 
Honningsvåg (Norvegia) – 21 giugno

Il maltempo prosegue per gran parte della notte, soltanto verso mattino il tempo inizia a dare i primi, timidi segni di miglioramento. In piena notte la nave transita nelle vicinanze dell’Isola degli Orsi, che risulta però completamente invisibile per la scarsa visibilità e perché il transito in questa occasione non è stato molto ravvicinato.
Nel pomeriggio, verso sud, dritto di prua inizia a delinearsi l’inconfondibile profilo di Capo Nord con le sue alte scogliere.

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Il nome gli fu attribuito nel 1553 dall’esploratore inglese Richard Chancellor, transitato in questi luoghi durante la ricerca del cosiddetto passaggio a nord-est. In realtà però quello che noi conosciamo come Capo Nord non è affatto il lembo di terraferma più a nord d’Europa: a poca distanza infatti, verso ovest e ben visibile da Capo Nord, il promontorio di Knivskjellodden lo supera anche se di poco. Capo Nord si trova infatti a 71° 10' 21" latitudine nord, mentre capo Knivskjellodden si trova a 71° 11' 08" N. A parte questo dettaglio, entrambi i capi non fanno parte della terraferma, ma sono su di un’isola, che si chiama Magerøya (che in italiano significa isola dei pascoli magri). Il primato di punto più a nord della terraferma europea dovrebbe spettare dunque a un altro capo, sconosciuto ai più, situato sulla penisola di Nordkyn, 20 km a nord del villaggio di Mehamn: capo Kinnarodden (71° 08′ 02″ latitudine nord). Ma tutto questo poco importa. Troppo suggestiva la ripida e imponente scogliera di Capo Nord e troppo radicata la tradizione che fa di essa un luogo mitico, una meta simbolica, perché qualche secondo di grado di latitudine in più o in meno possa fare la differenza.
Costeggiamo le scogliere di Capo Nord imboccando il vasto Porsangerfjord, quindi accostiamo verso destra aggirando in parte l’isola di Magerøya, fino a trovarci davanti all’insenatura su cui si affaccia la cittadina di Honningsvåg (dal nome stranamente dolce per questi luoghi così aspri e arcigni di: baia riparata del miele).

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Gettata l’ancora, iniziano le procedure per lo sbarco con le lance; noi saremo tra gli ultimi a scendere, per via del secondo turno di cena, ma avremo il privilegio di essere a Capo Nord proprio per mezzanotte. In questa occasione ll’organizzazione della nave lascia un poco a desiderare, mostrando qualche pecca: solita trafila, soliti numerini adesivi per i pullmann, però, arrivati a terra, scopriamo che i numerini sono del tutto inutili, che il pullmann con il nostro numero è già partito da tempo e che basta mettersi a sedere sul primo pullmann che capita. Restiamo un po' perplessi... Saliamo in pullmann e facciamo il tragitto con il solo autista, senza alcun accompagnatore, senza nessuno che dica, per il ritorno, dove e a che ora sia il punto di ritrovo… al ritorno stessa situazione confusa, per fortuna che a Capo Nord è davvero difficile che qualcuno si perda, perché altrimenti…
Comunque, a parte questo piccolo inconveniente, ci inoltriamo sul desolato altopiano, popolato da numerosissime renne al pascolo, che precede Capo Nord. Lungo il tragitto sosta d’obbligo al piccolo accampamento Sami, palesemente a uso dei molti turisti che percorrono questo itinerario.

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Ed ecco finalmente il Capo, con la struttura metallica che ricorda il globo terrestre immortalata in innumerevoli scatti fotografici.

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Ed eccoci a mezzanotte in punto sulla terrazza del centro visitatori, che conserva ancora abbondanti tracce di neve, affacciata sul vasto Mare Glaciale Artico: il cielo purtroppo è nuvoloso; la presenza del sole di mezzanotte la possiamo soltanto intuire da un vago chiarore tra le nubi.

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Poco prima delle 2 siamo di ritorno in nave. Il percorso verso Hammerfest è breve, la raggiungeremo in poche ore di navigazione. Peccato che questa navigazione avvenga durante la notte, perché il percorso, che si dipana tra la terraferma e una serie di isole, molto bello e spettacolare, è lo stesso del famoso battello postale norvegese.

Hammerfest (Norvegia) – 22 giugno

Giungiamo ad Hammerfest di primo mattino, il cielo è coperto e piove a tratti. La nave ha attraccato al molo 9 di Fuglenes, non vicinissimo al centro città. È disponibile un servizio di navetta a pagamento, ma, visto che ha smesso di piovere, decidiamo di andare a piedi per gustarci meglio il panorama. Con una tranquilla passeggiata di circa 20 minuti raggiungiamo il centro.

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Hammerfest si fregia del primato di città più a nord del mondo, titolo che contende con Honningsvåg, presso Capo Nord, e con Barrow in Alaska. In realtà il problema connesso all’attribuzione di questo primato è legato a che cosa si intenda precisamente per città. In tutti e tre i casi più che di città si tratta di centri abitati che potrebbero al massimo essere dei grossi villaggi, Hammerfest è più a sud degli altri due, ma è la più popolosa con oltre 5000 abitanti… questo fatto le conferisce un certo vantaggio... certo che, nonostante tutto, 5000 abitanti sono un po’ pochi per definirla una città…
Hammerfest non offre molto ai visitatori: il padiglione per concerti all'aperto, l'Isbjørnklubben (Antica reale società dell'orso polare) e poco altro. Approfittiamo di una breve schiarita per raggiungere il punto panoramico di Salen, in alto alle spalle del centro abitato.

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La nave lascia Hammerfest a metà giornata con una gradevole navigazione tra le numerose isole che proteggono la baia, poi, giunta in mare aperto, fa rotta verso sud-ovest costeggiando a distanza la terraferma norvegese.
 
Ultima modifica:
alla prossima puntata.....aspetto :)
mi dai una dritta per le scarpe per favore? io porto sempre sneakers non pesanti come le Munich , credi sarà opportuno che compri scarponcelli ? non i moon boat immagino!
 
No, i moon-boot non servono! Però un paio di scarponcini tipo hiking secondo me sono utili, soprattutto in caso di maltempo.
 
Navigazione – 23 giugno

Durante le prime ore del mattino navighiamo lungo le coste occidentali, dapprima delle isole Vesterålen, poi delle Lofoten. A metà mattinata lasciamo alla nostra sinistra gli isolotti più meridionali dell’arcipelago per dirigerci sempre più a sud.
Queste isole più meridionali dell’arcipelago delle Lofoten hanno un insospettato e poco conosciuto collegamento con l’Italia, anzi, in particolare con Venezia: sono legate alla incredibile avventura occorsa nel XV secolo al patrizio e mercante veneziano Pietro Querini. Egli salpò a bordo della sua nave dall’isola di Creta, con un carico di merci e con 68 uomini di equipaggio il 25 aprile 1431, diretto verso le Fiandre. Superato lo stretto di Gibilterra, fecero scalo a Lisbona, dove la nave fu sottoposta a riparazioni per un banale guasto al timone. Lasciarono il Portogallo e fecero rotta verso nord per doppiare capo Finisterre: in quel luogo il 14 settembre furono investiti da una violenta tempesta, il timone, mal riparato, cedette e la nave in balia delle onde e del vento fu disalberata, per mesi fu trasportata verso nord alla deriva.
A metà dicembre Querini e il suo equipaggio furono costretti ad abbandonare la nave ormai semiaffondata e si imbarcarono su due lance. Di una delle due lance si persero le tracce, la seconda, con a bordo Querini, riuscì invece a raggiungere fortunosamente l’isolotto disabitato di Sandøy il 14 gennaio 1432. Querini insieme ai 16 compagni superstiti, ormai quasi allo stremo delle forze, riuscirono a sopravvivere per 11 giorni senza cibo ed esposti al freddo e alle intemperie, finché furono provvidenzialmente avvistati dai pescatori abitanti nella vicina isola di Røst, che li ospitarono e li aiutarono a fare ritorno a casa.
Querini ripartì dalle isole Lofoten il 14 maggio, portando con sé 60 stoccafissi che vendette a Bergen per pagarsi il viaggio di ritorno. Arrivò a Venezia il 12 ottobre 1432, portando con sé l’idea di avviare un commercio di pesce essiccato con quelle terre lontane: da quel remoto naufragio e dall’iniziativa commerciale del suo protagonista ebbe origine l’uso del merluzzo salato o essiccato nella cucina e nella cultura gastronomica della repubblica di Venezia. Un’eredità che è giunta fino ai nostri giorni…
Lasciate le isole Lofoten, la nostra navigazione procede tranquilla, su una rotta verso sud-ovest a una distanza di circa 40-50 km dalla costa norvegese. La temperatura durante il giorno non supera i 10 gradi, il mare, inizialmente ancora mosso diviene calmo in serata.

Molde e Åndalsnes (Norvegia) – 24 giugno

Arriviamo a Molde di primo mattino, per questa prima parte della giornata abbiamo prenotato l’escursione: “La via dell’atlantico fino a Bud”. Lasciamo la nave alle 8 e, in pullmann, facciamo un breve tour per la cittadina di Molde; poi ci inoltriamo nel vasto polmone verde che circonda la città, salendo fino al punto panoramico di Varden. Da qui si gode di un bel panorama sulla città, dove è ormeggiata ben visibile la nostra nave, e sul vasto Moldefjorden.

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Quindi ci dirigiamo verso la costa atlantica, attraversando una zona molto verde costellata di piccoli insediamenti rurali. In meno di un’ora arriviamo all’intersezione con la strada nazionale 64, conosciuta come Atlanterhavsveien.

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Si tratta di un breve tratto, di soli 8,3 km, parte del percorso stradale di collegamento tra Molde e Kristiansund, che unisce con un’ardita serie di ponti e viadotti una serie di piccole isole. Il collegamento, costruito tra il 1983 e il 1989, è composto di otto ponti principali, il più importante dei quali è lo Storseisundet Bridge, lungo 260 metri e alto 23 metri.

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Terminiamo la nostra escursione con una visita al villaggio di pescatori di Bud e al suo complesso difensivo, parte del cosiddetto Vallo Atlantico, costruito dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale come linea difensiva contro l’attesa invasione degli alleati.

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Ritorniamo verso Molde, giungendo alla nave poco oltre l’orario previsto per la partenza; ben presto ci rendiamo conto che altri pullmann sono ben più in ritardo di noi: così la nave parte, anziché alle 11.30 come previsto, con circa un’ora di ritardo.

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L’orario di arrivo previsto ad Åndalsnes è alle 13.30. Ci chiediamo se ci saranno ripercussioni sui programmi per il pomeriggio, ma all’ufficio informazioni non sanno nulla, mentre l’ufficio escursioni è chiuso. Per il pomeriggio abbiamo prenotato l’escursione: “nella regione di Romsdal in treno”. Ci rechiamo al punto d’incontro, ma anche qui nessuno sa niente, se non che siamo in ritardo: cosa peraltro abbastanza evidente. Attraccata la nave in banchina, attendiamo di potere sbarcare. Finalmente alle 14,10 ci fanno sbarcare, scendiamo a terra e ci dirigiamo verso il punto dove le guide attendono i partecipanti alle escursioni. Qui veniamo subito a sapere che l’escursione è stata annullata, perché, a causa del ritardo della nave, il treno che ci avrebbe dovuto condurre in escursione era già partito.
Certo, sono cose che possono capitare. Però ci restiamo un po’ male. La cosa che personalmente mi lascia più perplesso è il fatto che l’organizzazione dell’ufficio escursioni abbia lasciato che tutto procedesse come niente fosse (ben sapendo invece come stavano le cose), delegando alle guide locali (quattro povere ragazze che non sapevano che dire…) l’onere di comunicare l’annullamento dell’escursione ai partecipanti e guardandosi bene dal farsi vedere in giro. Credo invece che un buon tour manager proprio in occasioni come queste deva dimostrarsi presente, anche a costo di essere preso a pesci in faccia da qualche “escursionista” un po’ alterato (… e ce n’erano … eccome se ce n’erano!).
A questo punto non ci resta che fare una passeggiata per Åndalsnes, dove abbiamo la possibilità di appurare definitivamente e incontrovertibilmente, che non c’è assolutamente nulla di interessante da fare o da vedere.
L’unica nota positiva riguarda il tempo, che migliora inaspettatamente, regalandoci un caldo e soleggiato pomeriggio.

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Nel tardo pomeriggio lasciamo Åndalsnes per iniziare una lunga e piacevole navigazione nel fiordo. Navigazione che si protrae anche in serata, quando abbiamo l’opportunità di goderci lo spettacolo durante la cena al ristorante Club Vicenza, comodamente seduti al nostro tavolo, strategicamente collocato dietro una delle panoramiche vetrate. Da qui assistiamo al transito della nave proprio davanti alla bella città di Ålesund.
 
Stupendo, leggo tutto sempre con il fiato sopseso! Complimenti, davvero...!!! Sull'organizzazione mi trovi perfettamente d'accordo: l'ultima volta, sulla Pacifica, in alcuni casi, ci siamo sentiti un pò allo sbaraglio: bigliettini adesivi inutili, come dicevi tu; punto di incontro cambiato senza informativa; all'orario e luogo per la partenza del pullmann di cui al famoso - inutile - adesivo, guida e accompagnatore Costa se n'erano già andati; pullmann già partiti...nessuno che forniva spiegazioni.. :-(
 
Roberto finalmente ho avuto una buona mezzora tutta per me per poter leggere il diario e ammirare le tue foto!
Complimenti !!
 
Bergen (Norvegia) – 25 giugno

Bergen ancora una volta conferma la sua fama di città piovosa e ci accoglie con un cielo imbronciato che non promette nulla di buono.

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Neanche il tempo di mettere il naso fuori dalla nave e siamo investiti dal primo acquazzone… Per fortuna siamo attrezzati con scarpe e indumenti adatti; anche se, quando la pioggia è così intensa, c’è poco da fare…
Vista la brutta giornata e la presenza di nubi basse, scartiamo subito l’ipotesi di salire al punto panoramico con la funicolare Fløybanen. Ci limiteremo a una passeggiata nel centro e a un po’ di shopping.
La zona del vecchio porto e l’antico quartiere anseatico di Bryggen sono sempre suggestivi e meritano in ogni caso una visita.

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Nel pomeriggio, dopo l’ennesimo rovescio di pioggia, decidiamo di fare ritorno in nave. Lasciamo il posto in orario, preceduti di poco dalla Eurodam di Holland America.

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Navigazione – 26 giugno

Ultimo giorno di navigazione. Il sole e il bel tempo ci accompagnano mentre doppiamo il capo di Skagen, estremità settentrionale della Danimarca: ammirando le lunghe dune bianche e l’alto faro.
Poi… la tristezza ha il sopravvento. Anche questa crociera si avvia al termine. Non resta che affidarsi al mesto rituale della preparazione dei bagagli per il viaggio di rientro a casa.

Kiel (Germania) – 27 giugno

Arriviamo a Kiel in perfetto orario. Operazioni di sbarco molto veloci. Recuperato il bagaglio andiamo alla vicina stazione ferroviaria. Abbiamo deciso di concludere in bellezza la crociera approfittando di questa ultima giornata per visitare la non lontana città di Lubecca. La scelta si dimostra azzeccata: la giornata è calda e con un bellissimo sole, l’antica città anseatica molto bella e suggestiva.
In serata con un breve spostamento ad Amburgo, prendiamo il nostro vagone letto e nella tarda mattinata del giorno dopo siamo a casa.
 
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