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Costa Victoria - Giallo Zafferano - 11 aprile - 2 maggio 2012

Stato
Discussione chiusa ad ulteriori risposte.
Ci eravamo già rassegnati a diventare schiavi di qualche signore, visto che senza Rune d’argento non avremmo potuto comprare i tappeti da vendere ai nostri mercati.
Le nostre consorti, non vedendoci più tornare, ci avrebbero creduti morti e sarebbe stata la fine della nostra stirpe!

Il racconto, come il Diario, non ti fa staccare gli occhi dallo schermo, ed il racconto, come il Diario, contiene delle perle nascoste..

Ci dovremmo riflettere.. già questa frase fa capire la differenza tra 'viaggio' di oggi, con protesta se il cameriere ritarda un minuto, e quello che è avvenuto per millenni nel mondo..

Grazie Herminia, è una perla tra le perle..

Un saluto
Manlio
 
Grazie per questo coinvolgente diario ...
Dubai ... credo sia unica al modo ... una città in cui le moderne comodità convivono con la cultura arabo-islamica, i souk di un’epoca lontana con i più moderni centri commerciali, le dune di sabbia con i campi da golf, i villaggi dei beduini con una serie di alberghi a 5 stelle.
E' difficile definirla ... ma è sicuramente da visitare :)
 
Ar'stone vi chiede scusa per avervi fatto attendere tanto......... :-)
A voi la penultima parte de "La storia del mercante e della Tessitrice dell'Oasi di Al Khadef"



- Signora, abbiate pietà di noi e aiutateci! - implorò Alboceo, il mio aiutante, prostrandosi ai suoi piedi.

- Siamo stati depredati dei nostri beni e il nostro unico desiderio è quello di tornare alle nostre famiglie! – spiegai alla fanciulla.

- Credete voi – domandò la fanciulla, rivolgendosi a me - che l’unica Runa d’argento che avete prudentemente nascosto sotto i vostri sandali possa salvarvi? -

- Mia Signora, ma basterà appena per sfamarci per alcuni giorni. Come faremo a tornare dalle nostre donne? - fu la risposta di Alboceo

- Credete voi che l’unica Runa d’argento che avete prudentemente nascosto sotto i vostri sandali possa salvarvi? -si limitò a ripetere.

- Beh… - riuscii a balbettare io, chiedendomi come avesse fatto a sapere della mia Runa nascosta.

- Allora, prendete il pezzo d’argento e libratelo in aria, ripetendo tre volte… -

“Presi la mia Runa e come mi aveva ordinato la giovinetta, la lanciai in alto accompagnandola con la spinta del braccio ripetendo:
havala hadish mashreg!
hadala hadish mashreg!
hadala hadish mashreg!


Un raggio di sole colpì la superficie argentea della Runa che cominciò a girare vorticosamente intorno a sé stessa fino a quando esplose in mille scintille che divennero lunghi fili cadenti dall’alto.
Ne caddero un’infinità. Cercai di accoglierli fra le mie mani come si coglie la pioggia dopo un lungo periodo di siccità, ma questi, erano fili impalpabili fatti di luce luminescente!!
Anche Alboceo tentò di afferrare i coriandoli di luce sgranando gli occhi dalla meraviglia”.

- Mia Signora, diteci, vi prego…chi siete? - chiesi stupito.

- Sono la Tessitrice dell’Oasi di Al Khadef - esclamò - e sono qui per aiutarvi a credere nei vostri sogni e nei vostri più profondi desideri! -

“Mentre parlava i coriandoli di luce sembravano muoversi seguendo il ritmo e la velocità dei gesti ampi e circolari delle sue mani. Alboceo ed io guardammo allibiti il rincorrersi di quei fili incantati che man mano cominciavano a tingersi di tanti colori!
Per un po’ non capimmo cosa stesse facendo la Tessitrice, ma ce ne rendemmo subito conto appena un meraviglioso e incredibile tappeto, mai visto in nostra vita, prese forma!”

- Ma allora esiste! Esiste, esiste! Alboceo, guardate!!! - gridai a squarciagola e fuori di me dalla gioia!

“Non sapevo se prostrarmi a tanta bellezza o baciare le mani della Tessitrice. Alboceo divenne come una statua di sale con la bocca aperta. E’ stato un momento incredibile, credetemi!”.

E il tappeto? Raccontateci del tappeto, Arìstone!!” chiese uno dei presenti.
 
Ultima modifica:
“Il tappeto dai fili d’argento librava ad un palmo di mano dalla sabbia. I colori e le forme dei sui disegni mutavano in continuazione! Sembrava vivo e splendere di luce propria!
Ci trovammo davanti al Tappeto Originario del Grande Spirito dell’Arcobaleno dal quale, come vuole la tradizione, discendono i tappeti che riscaldano le vostre dimore!
Di quel tappeto mi raccontava mia madre, nelle sue favole e nelle sue Storie dei Tredici Regni, e quando le chiedevo se esistesse tale meraviglia, mi assicurava di si, giurando sugli Dèi!!”

“Crediamo che pochi mortali abbiano avuto la fortuna di vederlo!” - intervenne Alboceo portandosi una mano sul petto.

“E diteci, mercanti, in quale reale dimora giace ora l’Originario del Grande Spirito dell’Arcobaleno? Quale comune mortale ha arricchito a dismisura?” domandò Màcope, il venditore di incenso.

“In verità non sappiamo. La Tessitrice dell’Oasi di Al Khadef non ci ha permesso di tenere con noi il tappeto magico e alla nostra domanda di come avremmo potuto trarne vantaggio, rispose guardandoci con gli occhi luminosi:
- Forestieri, restate a dormire nell’oasi, per questa notte. Domani, appena si sarà fatta luce, ripartite per Al Khadef! -

E se avessimo la disgrazia di incontrare ancora i Temibili Lupi di Luna? - chiese inopportunamente Alboceo.

La Tessitrice sorrise magnanima e disse:
- Chi crede in Kilim, l’Originario del Grande Spirito dell’Arcobaleno, non troverà difficoltà nel proprio cammino e non dovrà temere nulla se non la propria mancanza di fede. Quando sarete giunti alla monolitica Porta della Fenice di Al Khadef sarete avvicinati dal mio fedele Hassim, dagli occhi verdi. Seguìtelo! Egli vi porterà dal Grande Mercante, che in cambio di Kilim, vi compenserà con merce preziosa che a mala pena riuscirete a portare con l’aiuto di cento buoi! -

Ci inginocchiammo ai suoi piedi e con la fronte posata sulla sabbia calda le chiesi:
- Diteci almeno dove potremo trovarvi, Illustrissima fanciulla, perché possiamo ricompensarvi dell’aiuto che ci avete offerto, in un nostro prossimo passaggio!


“Non udendo risposta, alzammo lo sguardo, ma con nostra sorpresa scoprimmo che non era più lì!
Fu l’ultima volta che vedemmo la Tessitrice di Al Khadef, quell’emanazione di bontà che ci arricchì con tanta magia!”

Fine
 
- Allora, prendete il pezzo d’argento e libratelo in aria, ripetendo tre volte… -

“Presi la mia Runa e come mi aveva ordinato la giovinetta, la lanciai in alto accompagnandola con la spinta del braccio ripetendo:
havala hadish mashreg!
hadala hadish mashreg!
hadala hadish mashreg!

Parole a caso? Conoscendoti mi sa di no.. ;)

Herminia, il racconto ha un fascino, una dolcezza, un 'sapore' tutto suo..

Incantato..

Un salutone!
Manlio
 
Manlio, mi ci fai riflettere. Rileggendo varie volte il racconto, scopro dei significati nascosti.
Pensa ai 3 giorni trascorsi nel deserto da Aristide (da aris = il migliore) e Alboceo (da eos/alb = aurora, soffio di levante);
all’otre d’acqua che cambia sapore;
chi sono i Temerai Lupi di Luna, contrapposti al Grande Mercante, che trovi solo dopo aver attraversato la monolitica Porta della Fenice?
Cosa crea, in realta, la Tessitrice dell’Oasi di Al Khadef?
Infine….hadala = servo, servire
Hadish deriva dall’arabo haddatha = narrare, raccontare
Mashreg dalla radice araba sh-r-q = est o luogo dell’alba.
Coincidenze, forzature? Chi lo sa…..;)
 
Ma il viaggio continua......


Dopo quattro giorni di scorribande, finalmente mi imbarco sulla Bella Signora dei Mari, alla mia terza crociera a bordo di questa nave mi sento come a casa.
Prima di accedere al suo interno dal ponte cinque, bacio la sua fiancata, poggiando la mia mano su di essa. È un mio segno personale di riconoscenza per avermi portata, durante tre lunghe traversate, alla scoperta di ben tre diversi continenti.
Poco prima della partenza, si alza una grande tempesta di sabbia.
Dubai svanisce dietro di essa come un sogno vacuo. La sommità del Burj Khalifa è l’ultima ad essere inghiottita dalla nube del deserto.
Sembra lo scenario della pianura padana, avvolta dalle nebbie dell’inverno.
Victoria saluta, con tre portentosi suoni di sirena, la sorella Favolosa e le amiche Princess e le regine Elisabeth II° e Mary II°.

I due giorni di navigazione che seguono, li trascorro a riposare e dormire.
Victoria mi coccola, mi dondola dolcemente. Mi sento al sicuro fra le sue “braccia”. Sintonizzo il mio respiro con il suo lento procedere sulle onde del mare. Mi sento quasi narcotizzata ed è bello che sia così.

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Victoria ed io....


Rivedo a bordo carissimi amici e ne conosco di nuovi con i quali trascorrerò un viaggio da sogno alla scoperta di angoli affascinanti che punteggiano le coste dell’Oceano Indiano.
Ma una spiacevole sorpresa si nasconde dietro l’angolo.
La sera prima di arrivare a Mumbai un comunicato emesso attraverso l’altoparlante, ci avverte che a causa di una emergenza medica dobbiamo cambiar rotta e dirigerci verso l’Oman.
Voci indiscrete dicono che un anziano signore abbia avuto un problema cardiaco e che dunque abbia bisogno di assistenza presso una struttura ospedaliera adeguata.
A molti non va giù il fatto cha a causa di questo disguido, perderemo un giorno di sosta a Mumbai, sui 2 previsti, e di conseguenza la visita all’isola di Elephanta.
Ma il caso ha deciso in questo modo e dobbiamo sottostare al suo volere.
Quella sera vado a dormire di buon’ora.
Ogni tanto capita di svegliarmi nel cuore della notte e sentire i motori di Victoria che la lanciano a tutta forza verso le coste omanite.

Verso le 4.30 del mattino, mi sveglio ancora.
C’è silenzio intorno e c’è anche buio; navighiamo a luci spente per non attirare l’avidità dei pirati.
La nave ha finito la sua corsa, benché prosegua la navigazione.
Mi affaccio dall’oblò e guardo il cielo. Mi accorgo che la prua, ora, punta verso est-sud-est. Il mio pensiero corre verso il nonnino e penso con tristezza che, nonostante la folle corsa della premurosa Victoria, non ce l’abbia fatta.
Il mattino seguente, le ipotesi si sprecano. C’è chi dice che all’alba sia arrivato un elicottero dall’Oman e l’abbia portato in ospedale; altri dicono che addirittura l’anziano signore sia già in Italia.
L’ipotesi più triste, però, ci viene confermata direttamente dal Comandante.
Giuseppe, questo è il suo nome, continuerà il suo viaggio su altri “mari”, su altre “terre”. Viaggiava solo, il temerario, per cogliere fino all’ultimo istante della sua vita, i gioielli di questo nostro meraviglioso pianeta.
 
Ultima modifica:
...che tristezza poverino....ma forse la sua fine in fondo lui la voleva così.....spero senza soffrire e facendo una cosa che amava.....
 
Un pensiero al nonnino Giuseppe......
Bellissima la descrizione dei momenti tuoi con " Victoria" ...ti abbraccio
Maddalena
 
Manlio, mi ci fai riflettere. Rileggendo varie volte il racconto, scopro dei significati nascosti.
Pensa ai 3 giorni trascorsi nel deserto da Aristide (da aris = il migliore) e Alboceo (da eos/alb = aurora, soffio di levante);
all’otre d’acqua che cambia sapore;
chi sono i Temerai Lupi di Luna, contrapposti al Grande Mercante, che trovi solo dopo aver attraversato la monolitica Porta della Fenice?
Cosa crea, in realta, la Tessitrice dell’Oasi di Al Khadef?
Infine….hadala = servo, servire
Hadish deriva dall’arabo haddatha = narrare, raccontare
Mashreg dalla radice araba sh-r-q = est o luogo dell’alba.
Coincidenze, forzature? Chi lo sa…..;)

Herminia, dietro ad ogni racconto di questo tipo ci sono mille significati.. ed alcuni sono ben nascosti..

Ero sicuro che ci fossero.. una parte li posso capire, un'altra no.. ed una parte me l'hai spiegata adesso!!

Da qui non vedo le foto di Vic, ma leggo il testo, vorrei riportare parzialmente tre interventi dalla diretta di Maurizio:

http://forum.crocieristi.it/showthr...ictoria-crociera-Giallo-zafferano-11-04-01-05


essepi2 ha detto:
Ciao carissimi, purtroppo un'emergenza medica ci sta costringendo a fare rotta su Muscat. In questo momento hanno comunicato che saremo nel porto di Muscat alle ore 4 di questa notte. Quindi 8 ore per andare ed 8 per riprendere la posizione perduta ci faranno perdere la prima giornata a Mumbay ma spero con tutto il cuore, ed il nostro pensiero è per lei, che la persona in emergenza si salvi. Sarei disposto perdere anche le altre escursioni se questo servisse a salvare una persona: una escursione si recupera, la vita no!

Concordia ha detto:
Un piccolo aggiornamento. La Victoria e' arrivata al largo delle coste omanite in nottata per virare subito dopo verso l'India. A quanto pare un elicottero si e' accostato alla nave portando via la persona bisognosa di cure. Speriamo bene per lei e per la sua famiglia. [..]

essepi2 ha detto:
Purtroppo quella scitta da Erminia era la speranza ma la rfealtà è purtroppo diversa: il signore è venuto a mancare, 88 anni, solo in crociera, ma facendo la cosa che più amava al mondo, viaggiare. Purtroppo nessuno ha voluto inviare elicotteri, prima promessi e poi negati ( l'attesa delle risposte ha fatto perdere molto tempo prezioso ), sapete com'è la burocrazia. Quando c'èstato il decesso la nave non era ancora in Oman e a decesso avvenuto si è ritenuto riprendere la navigazione verso la meta di Mumbay, aspettando di sbarcare la salma in un altro porto, probabilmente meno formale nella burocrazia. Abbiamo incontrato stamane il Comandante ed altri ufficiali, molto provati nel fisico ma più nello spirito, per la nottata trascorsa per questo evento luttuoso. Una frecciatina da parte del comandante ai militari: in questa zona incrociano moltissime navi militari di ogni nazione con a bordo equipes mediche e strutture avanzatissime ma dato che noi siamo civili a nessuno è lecito chiedere aiuto perchè nessuno ci avrebbe aiutati: tristissimo dover constatare questa sordità tra "uomini", pur amando io i militari. Ha aggiunto anche che nel vecchio e caro Mediterraneo, dalla tanto vituperata Europa e dal non certamente ricco nord Africa, in un'ora al massimo sarebbero arrivati elicotteri a decine e forse la vicenda avrebbe avuto esito diverso.

Nel vostro racconto si legge la concitazione del momento e la vostra partecipazione..

Le cose da dire sarebbero moltissime, una sinceramente è che si rimane a bocca aperta sapendo che nessuno fuori dalla nave ha mosso un dito mentre un uomo moriva, un'altra è invece la partecipazione e lo sforzo non solo dell'equipaggio, ma di tutti, al tentativo di salvare una vita..

In tutto questo permettemi di 'invidiare' un uomo che ad ottantotto anni sale su una nave alla scoperta del mondo, e che se ne va si, ma con la consapevolezza che tutti quelli a lui vicini hanno tentato qualcosa per lui, e con la possibilità di aver visto per l'ultima volta una cosa bella che sembra appartenere ad un mondo migliore e già scomparso come la 'mia' Vic..

Per me è il coronamento di una vita ben vissuta, con lo spirito giusto, con la voglia di vedere e conoscere conservata fino alla fine..

Mi dispiace però che viaggiasse da solo, anche se sarà stato accudito con affetto chissà chi avrebbe voluto con sè..

Spero che in cielo abbia ritrovato tante delle persone a lui care, e che in terra qualcuno lo pensi ancora..

Manlio
 
Hai ragione, c'è da restare allibiti di fronte a cose del genere. Se si fosse trattato di "qualcun altro", come dice Maurizio, quei soccorsi sarebbero arrivati sì in un'ora.....
In ogni caso, se proprio doveva succedere, meglio a bordo di una nave che sul letto di un ospedale.

Grazie Manlio, riportando qui le nostre dirette, hai dato al diario un nonsochè di attuale e ancora più vivo.

In giornata, arriverò con Mumbai!!!!
 
.....................................................................MUMBAY - INDIA

L’India è un tappeto dai mille colori, dai variegati e intriganti profumi, dagli indefinibili sapori.
E’ un gioiello intarsiato con incredibili contrasti; un vaso traboccante di incontenibile spiritualità, ricchezza culturale e dignitosa povertà.
L’india, dunque, è un tappeto che impari a calpestare con rispetto e sul quale ti genufletti, in segno di sottomissione, alla brutalità che ti schiaffeggia dall’alto del suo dominio.
L’ordito dei gas di scarico, prodotti dal caotico traffico, s’intreccia armoniosamente con i fili profumati delle spezie inebrianti e della frutta esposta nei mercati rionali.

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La fragranza intensa del gelsomino ti esalta quando giunge dritto fino al cervello, solo per essere sostituita, un istante dopo, dall’odore fetido delle fogne a cielo aperto.
Passeggiando lungo le strade, insieme ai miei compagni di viaggio, mi guardo intorno frastornata da mille stimoli.
Ti disorienta l’occhio, il contrasto brutale delle magnifiche facciate dei palazzi, retaggio dell’impero britannico, e il sudiciume esasperante che s’annida in ogni fibra di questo tappeto magnifico.

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Vicoli polverosi si alternano a scene di edifici decadenti, a baracche fatiscenti dove carcasse di animali macellati vengono esposti alla vendita e al logorio delle mosche, al sole cocente, all’umidità e all’afa incontenibili.
Ogni angolo di strada, ogni mercato, ogni mezzo pubblico e centro commerciale, brulica di persone.
Passando davanti al Victoria Station riesci a concepire vagamente quanti milioni di persone vivano in India.

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Molte di queste viaggiano nelle vecchie Ambassador britanniche, altre a bordo di velocissimi tuc-tuc; calessi trainati da bufali intralciano la strada ad autobus pubblici senza vetri ai finestrini dai quali fuoriescono braccia a penzoloni, volti bruciacchiati dal sole, sorrisi smaglianti.
L’india sembra un formicaio, un vespaio immenso, dove mai, però, verrai punto da alcuna ape.
I cani randagi e le mucche sacre, ne ho viste poche, a dir la verità, girovagano indifferenti su questo folle palcoscenico e sembrano interrompere la frenesia di questa città con il loro lenti e ampi movimenti.

Le donne in sontuosi sari, come leggiadre farfalle che svolazzano questa bolgia infernale, sembrano portare con sé colore e speranza, fra le pieghe tenebrose della città. Anche Aishwarya Rai, attrice bollywoodiana e una delle donne più belle del mondo, sembra fuoriuscire dai cartelloni pubblicitari, come una dea amorevole,
per elargire il suo sorriso ai passanti.

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A Mumbay sei presente a te stesso. Non puoi sfuggire insieme ai tuoi pensieri. Il continuo strombazzare dei clacson ti incatenano all’eterno presente. L’afa, che ti si incolla alla pelle come il miele, ti conferma che respiri a fatica e che, dunque, sei vivo.
Sei desto a Mumbay.
I tuoi principi, le tue idee vengono messe in discussione in questo angolo di terra; si sgretolano come castelli di sabbia al vento.
 
Stato
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