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Costa Victoria - Giallo Zafferano - 11 aprile - 2 maggio 2012

Stato
Discussione chiusa ad ulteriori risposte.
Ciao Herminia
Splendido diario.
Ma diario è un termine riduttivo perchè non ti sei limitata alla descrizione ma hai coinvolto chi ti legge con riflessioni a volte molto profonde.
havala hadish mashreg
Ho passato una buona mezzora a cercare un significato alle parole; le prime due possono essere nomi di persone ma la terza? :)
Belle anche le immagini...insomma un'intarsio di valutazioni, osservazioni e tanta poesia.
Complimenti ;)

H.Carter ;)
 
Ciao zio Horward! Grazie per i complimenti. Vedo con piacere che alcuni di voi non si limitano a leggere il "diario" ma vanno alla ricerca dei significati delle cose. Bravo!
Hadala hadish mashreg....le parole le avevo inventate li sul momento, ma a seguito dei dubbi di Manlio, ho fatto una ricerca e
a pagina 5 avevo dato questa possibile spiegazione che potrebbe aiutarti a capire...

hadala = servo, servire
Hadish deriva dall’arabo haddatha = narrare, raccontare
Mashreg dalla radice araba sh-r-q = est o luogo dell’alba.
Coincidenze, forzature? Chi lo sa…..;)


Il viaggio in India continua. Prossima tappa Goa. Chi ha voglia di sbarcare con me?
 
Ultima modifica:
........................................INDIA - GOA

Non essendo Goa una destinazione che mi esalti più di tanto, prenoto, all’ultimo momento, un’escursione con Costa.
Ignoro le belle spiagge per cui questa zona è famosa e decido di intraprendere un viaggio nell’entroterra alla scoperta di templi e chiese cristiane.
Durante il tragitto attraversiamo paesaggi suggestivi; grandi specchi d’acqua si alternano ad immense risaie, mentre imponenti palme da cocco fanno ombra a verdi colline; mandrie di bufali pascolano pacifici condividendo lo spazio con docili mucche;
una manciata di ibis interrompe la monotonia del territorio puntellandolo di bianco e dando ad esso uno scintillante movimento.
Magnifici templi sorgono all’improvviso dal verde rigoglioso della vegetazione, riempiendoci di sorpresa con le loro cupole dorate, con archi che dividono con armonia gli ampi saloni interni dai luminosi cortili. Gli stili architettonici indù, musulmani e cristiani si alternano con semplicità ed eleganza.
Si avverte che la vita scorre più lenta in quest’angolo d’India.

Lasciato il porto, e dopo aver percorso circa 35 chilometri, giungiamo a Goa.
Mi sembra di essere a Fatima ma in versione ridotta.
Prima di accedere al tempio di Shanta Durga, difatti, siamo obbligati a passare attraverso il pronaos di bancarelle che vendono la merce più svariata tra cui statuine votive, cestini di frutta da offrire alle divinità, bevande gassate, bastoncini d’incenso.

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Mi allontano dal gruppo per cogliere appieno la magia del luogo e della sua gente. Mi perdo qualche spiegazione, certo, ma è impagabile il senso di libertà e di scoperta che riesco ad ottenere in questo modo.

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Mentre il gruppo si affolla verso l’ingresso del tempio, io mi accovaccio accanto ad una signora che sta creando una ghirlanda di fiori. Accenna ad un timido sorriso e con lo sguardo fisso verso il basso mi mostra con fierezza il procedimento semplice di infilatura di un fiore dopo l’altro, di una fragranza dietro l’altra.
Le sue mani esperte si muovono velocissime.

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Non riusciamo a parlare per ovvie difficoltà linguistiche ma immagino che questa donna infili sogni e fiori di gelsomino da quando era una ragazza.

Lasciato quell’angolino profumato, corro verso il fiume e cerco di fotografare il paesaggio da prospettive diverse.
Sono a pochi metri dal piccolo centro, ma mi sembra davvero di essere in un luogo lontano dal mondo.
Una volta che il mio gruppo abbandona il tempio, io mi ci precipito per assaporare appieno il raccoglimento e il silenzio in esso presenti.
Prima di accedere mi tolgo i sandali. Il pavimento sembra una piastra da barbecue arroventata e, in men che non si dica, mi ritrovo a saltellare come una pulce impazzita fino a quando non raggiungo i primi gradini all’ombra.
All’interno del tempio principale, alcune ventole poste sul soffitto, smuovono l’aria calda nel vano tentativo di portare un po’ di sollievo a turisti e pellegrini.
L’odore di incenso misto a quello di burro che brucia nei lumini, pervadono lo spazio, conferendo ad esso un’aria ancor più mistica.
Questo tempio, costruito nel 1713, è consacrato a Shanta Durga che mediò nell’infinita lotta che vide fronteggiare Shiva e Vishnu.
L’ampio cortile esterno è caratterizzato dalla presenza di una alta torre bianca, stile pagoda, che si staglia netta sui restanti tre complessi.

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Al pomeriggio visitiamo due gioielli, rispettivamente dell’architettura barocca e di quella gotica, eredità della presenza portoghese in questa parte dell’India: la cattedrale della Sè e la basilica del Bom Jesus.
Quest’ultima, risalente alla seconda metà del ‘600, conserva le spoglie di San Francesco Saverio, cofondatore insieme ad Ignazio di Loyola, della Compagnia di Gesù, conosciuta anche con il nome di Gesuiti.

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.....Ultima tappa di questa escursione a sorpresa è Panjim, la capitale di questo stato.
E’ famosa per il suo mercato coperto in cui abbonda la frutta più squisita e succulente, per il pescato dai colori vivissimi e non ultimo per il casinò galleggiante, ricavato da una vecchia imbarcazione.

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Entriamo poi, nel piccolo e silenzioso quartiere residenziale in perfetto stile coloniale. Ho la sensazione di trovarmi in un quartiere di Sintra, in Portogallo o di passeggiare lungo alcune stradine di Tenerife.
Una miriade di casette a due piani si susseguono separate da minuscole balaustre bianche; rigogliose bouganville fucsia decorano le facciate e le terrazze in legno.

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.....Di ritorno al porto, ripercorriamo le stesse splendide campagne, ammiriamo le medesime risaie e le palme altissime che si riflettono sui grandi specchi d’acqua.
Sembrerebbe tutto uguale, ma la luce addolcita del sole sfuma le linee, dona al paesaggio una nuova veste dorata e in modo inatteso mi tornano in mente alcuni versi del poeta libanese Khalil Gibran:

Anch’essi sono raccoglitori di incenso e di frutti, e ciò che vi offrono, benché sia fatto della sostanza dei sogni, distillano ornamento e cibo all’anima vostra,
poiché lo spirito supremo della terra non dormirà in pace nel vento sino a quando il bisogno dell’ultimo di voi non sarà appagato
”.
 
Grazie Marghe. I luoghi e le circostanze offrono tante possibilità di fare foto particolari.

A breve ci imbarchiamo per una crociera sulla laguna....CHi ha voglia di venire con me?
 
Signore mie, mettetevi comode....il viaggio continua.....




..............................................COCHIN

...Il 19 aprile giungiamo a Cochin, terza e ultima tappa del mio viaggio in India.
Fu qui che portoghesi e olandesi vi approdarono più di 500 anni fa, scoprendo le sue coste immacolate e spingendosi nell’entroterra. Molti di loro si smarrirono nelle foreste di palme solo per scoprire, più in là, rigogliosi arbusti di zenzero, alberi di anacardi e per sorprendersi davanti al passaggio fulmineo di animali bizzarri mai visti prima di allora.
E fu qui che il grande navigatore Vasco da Gama, nel lontano 1524, dopo innumerevoli avventure marinare, si separò dal timone, piegò le vele per sempre e abbandonò ogni terrena ambizione. Le Vie per le Indie era ormai spianata.
Ancor prima, fenici e romani vi giunsero, sfruttando i monsoni che da maggio a settembre soffiano da sud-ovest, portando con loro preziosi carichi: anfore di monete d’oro e d’argento, rame e stagno, lini ricamati, coralli e vetro e, non ultimo, botti di prezioso vino italiano da cedere ai ragià in cambio di perle pregiate, zaffiri, diamanti spigonardo e gusci di tartaruga.

L’india, proprio come il dio Brahma, ha varie facce e una di queste è proprio il Kerala, regione incantevole, vero e proprio paradiso tropicale, così diverso dalla caotica Mumbai, così dissimile dalle lontane regioni del Kashmir e dalla cattolicissima Goa.
Posta nell’estremità sud occidentale del paese, mi sorprende con la serenità che si respira intorno alle sue pianure e lungo le sue strade soleggiate.
Mi cattura con la bellezza delle sue backwaters, una infinita rete di canali navigabili che si estende per chilometri all’interno della vegetazione tropicale e tra assonnati villaggi posti sulle sue rive.

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Decido di cogliere la totale magia del Kerala; mi imbarco dal molo di Alleppey, insieme ai miei compagni di viaggio, a bordo di un grande kettuvallam, tipica imbarcazione costruita in legno, bambù e fibra di cocco.
Al suo interno vi sono persino dalle due alle tre camere da letto, un bagno e un cucinino. Spesso, queste imbarcazioni vengono noleggiate dai turisti per trascorrere alcuni giorni di totale relax.

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Non c’è niente di meglio, per i visitatori che giungono fin qui, di una tranquilla crociera su queste acque che nulla hanno da invidiare al verde dello smeraldo. E’ un must a cui non bisogna rinunciare.
Lo snodo di canali si getta in immense lagune e le sue acque vengono utilizzate per irrigare le fertili pianure che producono, ogni anno, fino a tre raccolti di riso, una quantità inimmaginabile di frutta della migliore qualità, essenze e spezie tra cui il black gold, il pepe migliore al mondo!

Lungo i canali la vita scorre seguendo ritmi antichi, perduti da tempo, purtroppo, nella nostra civilissima società.
Gli uomini, che pescano a bordo di piccole barchette, hanno corpi asciutti e la pelle bruciata dal sole; restano immobili a lungo nell’attesa trepidante di pesci che accorrano al loro amo;

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alcune donne passeggiano con le amiche lungo le rive, sfoggiando sari variopinti.
I lembi delle vesti vengono sollevati lievemente dalla delicatezza del vento; i loro lunghi capelli, dai riflessi blu notte, brillano al sole;

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vedo alcune di loro lavare le proprie chiome nel fiume, e strizzarli con le mani per tutta la loro lunghezza. Sono gesti semplici che, tuttavia, racchiudono in sé qualcosa di sacro e di ancestrale.
Per pudore e rispetto fotografo solo una di esse.
Mi sembra sempre di poter risultare troppo irrispettosa, se solo fisso a lungo e fotografo a ripetizione le persone del posto, soprattutto se assorte nel loro vivere quotidiano.

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Le risate dei bambini che giocano, ravvivano lo scenario bucolico. Nuvolette di terra, si sollevano a mezz’aria quando uno di essi rincorre sorridente una bambina.

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Signore mie, una meritata pausa...gradite una tazza di the, prima di continuare?
 
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Loredana, Mariacristina, finite quei biscottini....andiamo avanti.....



Numerose reti da pesca, esili come ragnatele, si stagliano nette contro il blu del cielo.
Sembra siano state importate qui in India dai cinesi, nel 1350 circa, da cui il nome “reti da pesca cinesi”. Costruite in legno di teak e bambù, funzionano su un particolare sistema di contrappesi che consentono di calare le reti in acqua e sollevarle cariche di pescato, senza difficoltà alcuna.
La nostra guida Parsim, ci dice che ogni rete è di proprietà di una decina di famiglie che ne dividono il ricavato, vendendolo sul posto.

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...Mentre ammiro il paesaggio, sorseggio un delizioso thè accompagnato da alcuni pasticcini offerti dal capitano del kettuvallam.
Lise, una signora canadese che viaggia insieme al marito, è estasiata e mi ringrazia per averla invitata a fare questa meravigliosa escursione. “Quel bonheur!” mi dice continuamente.
Si fa sera impercettibilmente, dolcemente. L’incanto della laguna aumenta.
Le volte arboree delle palme all’orizzonte, ricamano di nero il cielo color cipria. L’acqua, sempre più quieta, si tinge di oro liquido.

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La luce del tramonto trasforma questo paradiso in un immagine indelebile che va a fissarsi nella mia mente e nei miei ricordi.

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Poco dopo, sbarchiamo a malincuore.
Saliamo a bordo del nostro pulmino privato e ci dirigiamo verso un locale tipico dove ci attende una cena deliziosa e uno spettacolo di danza kathakali, ai quali non possiamo mancare.

Mie care signore, se siete a dieta evitate di venire in Kerala e mangiare il thali.
Posso dire, senza esagerazione, che farei volentieri dieci ore di volo, solo per venire a mangiare qui e deliziare il palato con questo piatto tipico.
Il thali, un mix incredibile di colori e sapori, è costituito da riso al vapore, pane, lenticchie stufate, verdure saltate, pollo al latte di cocco, salsine varie, tra cui il chutney e il divino paisam, un dolce fatto con farina di riso, anacardi e lenticchie.
Le varie portate, dall’antipasto al dessert, vengono servite direttamente su una foglia di banano e mangiate con le mani. A noi occidentali ci vengono date persino le posate.

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Purtroppo e' l'unica immagine che ho. Non dice nulla, ma rende l'idea di quello che puo' essere. Una volta riempito di quelle delizie, non ho piu' pensato a fare le foto.

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fonte: whyevolutionistrue.wordpress.com

Mi diverto a guardare tutti noi mentre assaggiamo il cibo con la diffidenza tipica dei bambini che ci porta ad annusare prima, e ad assaggiare con la punta della lingua poi, ogni bocconcino, prima di metterlo in bocca.
Lorena e il marito ci guardano divertiti. Conoscono questi gusti, sono abituati a queste usanze. Non è il loro primo viaggio in India

I vari gusti si mescolano a meraviglia. Noi commensali ci scambiamo degli sguardi stupiti e i soli commenti che riusciamo a pronunciare sono degli intermnabili “Mmmm, mmmm!”
L’autista e Parsim affondano le mani nel riso, lo raccolgono con le dita, lo intingono nelle salsine e lo portano in bocca con un gesto velocissimo.
Tale gesto potrebbe urtare la sensibilità di qualcuno, ma sono convinta che il cibo, mangiato in questo modo, abbia un altro sapore.
Il gusto del paisam mi conquista. Sgrano gli occhi e invito il cameriere a servirmi ancora di quel dolce.
Nanni, nanni!!” lo ringrazio in malayalam, la lingua parlata in Kerala.




Beh, mie signore, vi e' piaciuta la crociera sulle backwaters? Cosa ne dite del cibo indiano? L'avete gradito?
Andiamo, ora, a vedere la rappresentazione del kathakali!!!
 
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Mamma mia!!
Uno sparisce un paio di giorni per lavoro ed ecco che si perde quasi un intero viaggio!!

:( :( :( :(

Herminia, è semplicemente meraviglioso!! Dovrei dire ''Senza parole'' e lasciar stare..

Ma sono un chiaccherone.. come faccio? Almeno due note dai.. ;)


Prima di far ritorno alla nave, la nostra guida ci accompagna a visitare il vicino tempio di Sri Sri Radha Gopinath Mandir, dedicato al Signore Krishna, uno fra i più venerati e amati del pantheon induista. C’è da rimanere stupiti a sentire quante similarità esistano fra la sua vita, le sue gesta e quella di Gesù, a cominciare dai loro nomi Krishna/Cristo.

Forse non è così casuale come potrebbe sembrare.. ;)

Certi gesti e storie fanno parte di un simbolismo che è diffuso nel mondo, ed ha radici comuni, e lo ritrovi profondo in diverse religioni..

Gesù è nato in grotta con un bue ed un Asinello, e la cosa ha un significato preciso, come lo hanno alcuni miracoli e passaggi della sua vita..

Rispondevano a dei simbolismi profondi, che non sono solo occidentali..

Durante il tragitto attraversiamo paesaggi suggestivi; grandi specchi d’acqua si alternano ad immense risaie, mentre imponenti palme da cocco fanno ombra a verdi colline; mandrie di bufali pascolano pacifici condividendo lo spazio con docili mucche;
una manciata di ibis interrompe la monotonia del territorio puntellandolo di bianco e dando ad esso uno scintillante movimento.
Magnifici templi sorgono all’improvviso dal verde rigoglioso della vegetazione, riempiendoci di sorpresa con le loro cupole dorate, con archi che dividono con armonia gli ampi saloni interni dai luminosi cortili. Gli stili architettonici indù, musulmani e cristiani si alternano con semplicità ed eleganza.
Si avverte che la vita scorre più lenta in quest’angolo d’India.

Forse è davvero il tempo di mettere su un libro.. coinvolgente come pochi tra l'altro.. ;)

Mi allontano dal gruppo per cogliere appieno la magia del luogo e della sua gente. Mi perdo qualche spiegazione, certo, ma è impagabile il senso di libertà e di scoperta che riesco ad ottenere in questo modo.

Posso capirti.. ;)

Il seguito è stracarico di umanità.. grazie!!

Herminia ormai non ho piu' parole...occhi e cuore da vera viaggiatrice.....

Sacrosanto!! Detto da una che può a sua volta dirlo..

Sembrerebbe tutto uguale, ma la luce addolcita del sole sfuma le linee, dona al paesaggio una nuova veste dorata e in modo inatteso mi tornano in mente alcuni versi del poeta libanese Khalil Gibran:

Anch’essi sono raccoglitori di incenso e di frutti, e ciò che vi offrono, benché sia fatto della sostanza dei sogni, distillano ornamento e cibo all’anima vostra,
poiché lo spirito supremo della terra non dormirà in pace nel vento sino a quando il bisogno dell’ultimo di voi non sarà appagato
”.

Non lo nominare.. Arriva subito LEO!!!!

:) :) :) :)



A breve ci imbarchiamo per una crociera sulla laguna....CHi ha voglia di venire con me?

Che faccio? Preparo la macchina fotografica??

:) :) :)

E fu qui che il grande navigatore Vasco da Gama, nel lontano 1524, dopo innumerevoli avventure marinare, si separò dal timone, piegò le vele per sempre e abbandonò ogni terrena ambizione. Le Vie per le Indie era ormai spianata.
Ancor prima, fenici e romani vi giunsero, sfruttando i monsoni che da maggio a settembre soffiano da sud-ovest, portando con loro preziosi carichi: anfore di monete d’oro e d’argento, rame e stagno, lini ricamati, coralli e vetro e, non ultimo, botti di prezioso vino italiano da cedere ai ragià in cambio di perle pregiate, zaffiri, diamanti spigonardo e gusci di tartaruga.

Vasco De Gama trovò un mondo non molto diverso da quello che trovarono i Romani, ed i Fenici prima di loro..

A differenza di noi l'India ha avuto una continuità nella sua storia che, penso io, ne ha forgiato una anima molto particolare..


Decido di cogliere la totale magia del Kerala; mi imbarco dal molo di Alleppey, insieme ai miei compagni di viaggio, a bordo di un grande kettuvallam, tipica imbarcazione costruita in legno, bambù e fibra di cocco.
Al suo interno vi sono persino dalle due alle tre camere da letto, un bagno e un cucinino. Spesso, queste imbarcazioni vengono noleggiate dai turisti per trascorrere alcuni giorni di totale relax.

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E' bellissima!!

Per uno come me, amante delle navi e della loro storia, è un qualcosa di stupendo!!

Per pudore e rispetto fotografo solo una di esse.
Mi sembra sempre di poter risultare troppo irrispettosa, se solo fisso a lungo e fotografo a ripetizione le persone del posto, soprattutto se assorte nel loro vivere quotidiano.

Ti capisco, è anche un mio problema.. sarà giusto? Spesso evito di farlo..

Numerose reti da pesca, esili come ragnatele, si stagliano nette contro il blu del cielo.
Sembra siano state importate qui in India dai cinesi, nel 1350 circa, da cui il nome “reti da pesca cinesi”. Costruite in legno di teak e bambù, funzionano su un particolare sistema di contrappesi che consentono di calare le reti in acqua e sollevarle cariche di pescato, senza difficoltà alcuna.
La nostra guida Parsim, ci dice che ogni rete è di proprietà di una decina di famiglie che ne dividono il ricavato, vendendolo sul posto.

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E' curioso come a distanze enormi l'essere umano trovi soluzioni simili per problemi simili..

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Questo è un Italianissimo trabucco (da Wikipedia)

negli occhi ho lo sguardo ammaliante dell’India, delle sue donne, e mi sembra di udire ancora “Namastè, namastè!”, pronunciato soavemente da un devoto di Krishna che mi saluta nella sua nobile tunica giallo zafferano.

Namastè Herminia.. ;)

Buon viaggio..

Manlio
 
Il trabucco? Grazie, Manlio. Questa si che e' una sorpresa. Non li conoscevo o almeno non li ho mai trovati in giro per l'Italia.

Non devo nominare il libanese...perche' a Leo piace? Non lo sapevo.... buono a sapersi :-)

Per quanto riguarda il libro...ne avremmo di materiale...ma all'ispirazione non si comanda...purtroppo.

Un salutone e grazie ancora per le tue note molto interessanti!
 
Stato
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