[smilie=cuore_02[1]:Atene, 23 Settembre[smilie=cuore_02[1]:
Parte prima
La tappa di Atene, é breve in maniera imbarazzante, per alcuni versi, ridicola.
Si attracca alle ore 7, anche prima in verità, si riparte alle 14.
Considerando che prima delle 9/9.30 molte attività in città non sono aperte, già due ore ce le perdiamo per strada, in una città, in cui, ovunque ti giri c'é da vedere e non certamente quisquilie.
Tralasciando questo fattore, che mi manda parecchio in orbita e non sono la sola, perché é palese che sia un gran peccato tutto ciò, lascio da parte il rancore ed inizio con la narrazione della giornata.
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La sveglia è puntata per le 5.30, fuori é buio pesto, notte fonda.
Dopo il rito di una colazione assonnata e stropicciata, attorno alle sei siamo già nel porto del Pireo, si scende non appena le operazioni per la sbarco sono sbrigate, attorno alle sette.
I nostri precedenti ad Atene non ci hanno mai portato a prendere la metropolitana, questa volta, la proviamo, aggregandoci ai nostri compagni di tavolo del ristorante New York, che ci guidano fino ad essa.
Zaini in spalla, di gran passo, tra battute e goliardia, in maniera scanzonata, si raggiunge la metro del Pireo che dista dal porto una ventina di minuti.
Il Pireo, malgrado l'orario, é già trafficato, si respira smog e frenesia, quella tipica di questo quartiere/città.
Si sale sulla carrozza della metro, che é una metro in superficie, in poco tempo, circa quindici minuti, si arriva alla fermata da noi scelta, quella di Monastiraki, che poi, è il quartiere che più amo, colorato, pittoresco e frenetico.
I nostri compagni di avventura invece, continueranno fino alla fermata giusta per il Partenone, dove hanno deciso di effettuare una visita.
Noi, per ragioni di scarsità di tempo, decidiamo a malincuore, di eliminare il Partenone dalla lista delle cose da dover fare, dato che in passato lo abbiamo già visitato e di Lui, conserviamo intatti i ricordi, mai sbiaditi.
Lo sperone di roccia su cui poggia come sospeso, ci guarderà dall'alto al basso con supremazia da ogni angolazione della città, in definitiva, lo abbiamo sempre vicino pur non recandoci lí, anche in questa occasione.
Non tornare al Partenone, duole e duole eliminare alla vista l'Antica Agorà, il Teatro di Dioniso, il Ceramico, l'Agorà romana, e il Tempio di Zeus Olimpo, ecc ecc.
L'elenco potrebbe continuare per pagine e pagine ancora, ma abbiamo un conto in sospeso col tempo, tiranno.
Allego qualche scatto del nostro precedente, ad Atene, di cui ho fatto un collage.
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L'Acropoli, in lontananza ci domina, ci osserva, ed é bellissimo sentirsi osservati e con gli occhi addosso da tanta magnificenza.
L'Acropoli va vista dal basso di Atene, mentre Atene va vista dall’alto dell’Acropoli, questo sta nella magia di questa città e a me, questo discorso mi ha sempre esaltata, mi ha sempre affascinata.
" La città che si propende verso il cielo"...
"Roma, città pesante. Atene, città leggera. Roma affonda. Atene prende il volo. A Roma ogni cosa è attirata verso il basso. Ad Atene tutto è attirato verso l'alto, palpita alato e occorre tagliare le ali alle statue, come i Greci lo fecero alla Vittoria, per impedire che prendano il volo."(Jean Cocteau)
Intanto, alla discesa della Metro, Piazza Monastiraki é deserta, ancora non convulsa come la ricordava la mia mente, pochi turisti passeggiano, assonnati ambulanti aprono le bancarelle di frutta nei pressi della stazione da cui siamo scesi, uva giallissima ed invitante viene esposta su precise cassette di legno, la città si sta svegliando, ma é ancora in un silenzioso dormiveglia.
Zona bizzarra e stravagante con gente bizzarra e stravagante.
Monastiraki è stata, durante i 400 anni di dominio ottomano, il centro commerciale della città. E' per questo che, fino ai giorni nostri, ha mantenuto ancora molto di quel suo caratteristico stile orientale, che tanto mi avvolge e tanto mi rapisce.
É la zona del mercato delle pulci, dove viene esposto tutto e il contrario di tutto, é divertentissimo cercare, scorgere, ciacciare tra mille cianfrusaglie.
Dopo aver sbirciato tra vecchie monete e vecchi monili, si riparte...
I nostri piedi ci guidano senza una direzione prefissata, ovunque i nostri occhi si soffermino, anche su un minimo particolare, c'è del bello. Non si sbaglia.
Atene, Santuario della Democrazia che, tra musei, monumenti e teatri dal passato glorioso, racconta ancora oggi storie di cui mai siamo sazi, città che non può annoiare.
Tra mito e realtà, tutto ci parla, tutto racconta.
Amo questa città da sempre, é viva, ha un gran cuore che batte ed é sempre disponibile, aperta, disponibile ad un sorriso, ad un saluto, ad un cenno.
Eppure, Atene, é amore e odio per molti.
Non ho mai capito esattamente il perché, forse, qualche colpa é della scuola, che in molteplici occasioni ce l'ha raccontata forse austera, forse irreale come se, solo le pagine di libroni polverosi la potessero sostenere.
Io, da curiosa cronica quale sono, non mi sono voluta fermare ai ricordi scolastici e universitari in cui tomi astratti la raccontavano vecchia e arrugginita, ho voluto toccare con mano e camminare su cotanto terreno sacro volendo sbirciare e conoscere aldilà delle nozioni statiche, a tratti noiose.
La trovo una città ruvida, ma anche dolce, quando riesce a sciogliersi, come quegli abbracci che vorresti dare, ma ti trattieni.
Si attraversano con casualità più quartieri fino ad arrivare in Piazza Syntagma, la grande piazza principale, dove il Parlamento, tutto domina e tutto osserva.
I famosi Euzoni, "le guardie d'onore in gonnellino e scarpe col pompon" vengono fotografate da visitatori curiosi, il cambio della guardia poi, è un bellissimo spettacolo da aspettare con trepidante attesa.
Non distanti, i superlativi giardini nazionali o Zapeion, curati e verdi smeraldo.
Nella grande fontana della Piazza, fa ridere, incontrare e riconoscere il solito cane che, ogni volta ci rechiamo ad Atene, lo vediamo sguazzare nella fontana, per lui, piscina.
Ogni volta lo fotografiamo e lui, apprezza gli scatti, ogni volta é più vecchio, ma il caldo non gli passa mai e quella voglia di essere pesce, quando incombe, non si arresta.
E poi occhi sempre sull'orologio, via verso la Plaka, la Signora anziana della città, dove botteghine espongono prodotti locali fatti dei colori di questa Grecia fatta di sole e appiccicoso calore.
La zona della Plaka viene chiamata dai greci il quartiere degli Dei, oggi è una delle principali attrazioni per i turisti, piena di ristoranti, caffetterie, negozi di souvenir in cui si trova veramente di tutto.
Facciamo scorta di olive verdi che al ritorno a casa avranno il sapore di ricordo e fragranza di vacanza.
Mi ci vuole una pausa "caffè sbroscia", il mio maledetto raffreddore mi manda in apnea, la mia febbre non accenna ad abbassarsi, ma anzi, é decisa ad arrivare ai quaranta, quaranta di febbre sotto quasi quaranta gradi, é tutto un bollore in questa Atene...
Ho deciso però, che non mi arrenderò, che non perderò il mio combattimento con la Signora influenza, quasi sono affezionata a lei, lei, presa sotto il vento e il freddo nello Stretto dei Dardanelli, lei che sa di Turchia e che me la porteró a casa come souvenir.
Pausa caffè e si riparte verso altre strade e stradine...
Continua...
Ely&Ale[smilie=cuore_02[1]: