Prima di proporvi le foto di Palermo vi faccio fare una piccola "digressione virtuale" per mostrarvi un'altro posto "magico" che dista pochi km da Mazara del Vallo. Si va verso Marsala, la città del vino e delle cantine e superata la città costeggiando il mare sulla "vecchia" strada per Trapani, la SP21 si arriva alle saline dello Stagnone.
Lo Stagnone è la laguna più estesa della Sicilia ed è anche riserva naturale. Comprende quattro piccole isole, l'isola Longa, Santa Maria, San Pantaleo e Schola. La più importante è San Pantaleo, qui sorgeva l'antico insediamento fenicio di Mozia, nato come emporio nell’VIII secolo a.C. Qui i fenici trovarono condizioni assai simili a quelle della loro antica capitale Tiro. I fenici vissero in pace e in buoni rapporti con la popolazione autoctona degli Elimi fino all'arrivo dei Greci. Mozia divenne fra le più importanti basi commerciali del mondo antico controllato da Cartagine. Ma nel 397 a.c. venne attaccata da Dionisio di Siracusa. I fenici nel tentativo di difendersi distrussero la strada di collegamento alla terra ferma ma i siracusani fecero interrare il breve tratto di mare per poter far attraversare le macchine d'assedio e infine sconfissero i fenici e distrussero Mozia. I profughi fuggirono sul vicino promontorio di Lilibeo e fondarono l'antica Marsala.
L'antica strada usata dai siracusani esiste ancora sotto pochi centimetri d'acqua e fino agli anni 70 veniva attraversato con carretti trainati da cavalli carichi dell'uva che cresce sull'isola. L'effetto visivo da poca distanza era sorprendente, sembrava letteralmente che il carretto camminasse sulle acque.
Oggi è possibile visitare l'antica Mozia e il suo museo della fondazione Whitaker, antica famiglia di origini inglesi che si trasferì in Sicilia e si dedicò al commercio del vino. Uno degli eredi, Joseph, che era archeologo acquistò l'isola agli inizi del novecento. Per visitare l'isola basta lasciare l'auto all'imbarcadero e salire su una delle barche dei pescatori che effettuano il collegamento con la terraferma.
Ma lo Stagnone è sede soprattutto delle antiche saline, pare che lo sfruttamento "dell'oro bianco" risalga proprio ai fenici. Qui il mare di fronte alla costa è caratterizzato da acque basse in cui sono state impiantate vasche per ricavare il sale grazie alle favorevoli condizioni climatiche caratterizzate da temperature elevate e dal vento che favorisce l'evaporazione. Caratteristica è la presenza dei mulini a vento che un tempo erano strumenti necessari per la macinazione del sale. Oggi esistono strumenti moderni ma i proprietari delle saline hanno rimesso in funzione, dopo accurato restauro, uno dei mulini cinquecenteschi per permettere ai visitatori di assistere al lavoro che si faceva un tempo. I mulini, tra le vasche, attraverso un sistema di pompaggio permettevano anche di convogliare l'acqua. Un brevetto risalente ad Archimede.
Lavoro duro e di fatica oltre che molto usurante per il fisico. Gli operai odierni lavorano muniti di sistemi adatti a proteggere la vista dal riverbero del bianco abbagliante del sale.
In estate, lo Stagnone e le sue saline, al tramonto, diventano uno spettacolo della natura, una combinazione perfetta tra sole e mare: